«g " A N N O w d & k 1 - J f & c f f c M * x I"* V e t v ie - n / i- à t c i t T ' & P Ï M C E Î î I C « L E I G d w i c v t L U iM r f i, X R ï R -Ì A € N o a c Ü L D I F I R M __:_____________ - L m m a m 'K u t o t iû L m m U v x i a I E ” ~ T O R I N © --— DJ DJ C.AR L0 1051 &C.Soc.AnoN. MlLAHO·VaALEloMBARDIAZZ4 C A R L O T O S I & C S o c . A r t o r i M I L A N O ‘ V i A U L o m b a r d ia Z 2 4 H B E 4 E D R l . E U s L E B H O t E A c ie l I L d e m le m d e u ie s la T - - ie r p lu s ^ a t d e " V a lla n A p r e m p lu s L O A le E a T I C q u a r iie r e l r T S T R e O o r d ir e i M q u a r t ie r E ia jd o v is i d & n s la i v a lle ^ a r e — le B a ie c e n tr a le e i B o ir { fla e « e ^ C l i a u f f a ^ e c e n e r a i ^ A s c e t i s c e u r — B a ie a r a t a le d a n s A m r a r is ie c r a itq u e d e la i ic u ie s e u lile m le s com a— c K a m l> r e s e iii a r iis iiq u e — — Tom ai c e r n i e r i ix t o d e a r ia e . R E N D E Z -V O U S P E N S I O N D U I R O M E , R id u z io n e e P e n s i o n - (2 5 ) d e l i M O N D E , R - T E E, L 1 5 ° |o g i o d a S T E, P a g ii r n a 4 5 IN T E L L E C T U E L A H . U R A N T 3 0 -9 3 2 s c r ii!© r i, a r tis ti l i s t i . l i r e i n s u # f e * m é i ™ cT u in xU cirtia te xa ìT to ise U ^^i dei. in a s s ü n i s c ritto ri. d ire tto d a ^ A v p ilJ t y c c n ie n ^ o n s , n e i n . 3 5 ( le i I e à l e e m Î» *r e A L F R E D O T E S T O N I P A O L O B U Z Z I M U R A F R E D E R IC B O U T E T F O U C H A R D IÈ R E A N D R É B IR A B E A U R O B E R T D IE U D O N N É G E O R G E S E E K H O U D A N D R É D A H L F R A N Ç O IS M A H U T T E A n n o S - N. 1 1 r i/\X t« ? O d i e p ’a L t v t & j r w k P y u ’ lf e d i < 3 À L c c e J ^ 6 , I T X G r R I L o c m m 1925 ju s U jL c U jq s & g lis U x . L I U F F IC I» C O R S O P R IN C IP E O P P O N E , 20 b it - T O R IN O U N F A S C IC O L O L . 1.50 - A B B O N A M E N T O A N N U O L . 15 - E S T E R O L . 30 L U IG I AN TO NELLI t&l dram m a, la commedia, la la r s * L U C IO R IP E N T Ì (Stai non è Ai scena, iu o r i ? $ A C H A G U IT R Y 3Jere e b e n e in v e n ia le J E A N F A T A R © ¡dèi lo lle amore ebe non esisie C O P E R T IN A Qnesto fascicolo è intitolalo «DRAMMA », e per estere coe renti, cominciamo con lina com media comica. Il sottotitolo di ce: fascicolo di commedie di «grande successo ». Sempre per essere coerenti, invece di pre sentarci con una commedia che abbia avuto grande successo, pubblichiamo una commedia che non è ancora stata rappresenta ta. Ma lo sarà. * * * Programma? Il programma è quella certa cosa che si annun cia sempre, ma ehe non si man tiene mai. D’altro Iato il pro porsi un programma vnol dire essere statici, cristallizzarsi in nna forma. Noi invece segui remo il gusto del pubblico. Il direttore di un giornale è ano strumento nelle mani dei lettori, perchè in ogni lettore c’c nn giornalista inconsapevole. * »* La fotografia di Paola Rorboui e Armando Falconi è sta ta fatta durante una crisi di nervi della bella attrice, in piaz za del Quirinale, a Roma. Pro vocata da qualehe cortese ma lignità mormoratale dal Suo ca pocomico, la bella Paola af ferrò un pirotecnico sopracciglio di Armando, e non l’avrebbe mollato, se il sopracciglio, più ragionevole, non le fosse rima sto in mano. T E R M O C A U T E R IO i^taced cnia d i im p e rtin e n ze cclcraie P IN O F A L C O N I l e t t u r a dà c o p i o n i P IE R R E SAl t u r i s m i V E B E R te a tr a li P A N L E N O £ome im p a ro la m ia p a rte , S U W K I francesi, quando ci si met tono, sono proprio divertenti. E questa volta ci si sono messi di proposito : Un gruppo di scrittori d’avan guardia ha composto un « qua derno di scenari » che non han no nulla a che vedere con ì ca novacci della commedia dell’arte. Questi scenari « sostituiscono alla introspezione psicologica la notazione plastica, cercano di « far vedere », di rendere sensi bile il loro mondo direttamente, all’infuori di ogni discussione di idee e di ogni sviluppo sentimen tale. Una scena è per sua na tura concreta e attuale; perciò lo « scenario » non comporta al tro tempo che il presente del l ’indicativo: il futuro e il pas sato non vi hanno posto che nella misura con cui sono assorbiti dal presente » ! ! Ed ancora : « Preminenza della vista, senza escludere gli scenari auditivi, ol fattivi o tattili; anzi tendendo al l'unione dei tre sensi, e avendo inoltre presente che si sono ot- i tenuti scenari della vita interiore sotto forma di monologhi i quali servono ad esprimere ciò che v’ha di sensibile, nel pensiero ». Esempio di scenario « audi tivo » : — Sveglia — Le orecchie si aprono — Rumore sordo di passi sull’impiantito della camera vici na, a piedi nudi — Canto del gallo — Una mucca muggisce lontano — strepito del rastrello in giardino: i ciottoli passano tra i denti metallici e suonano — Pausa — Una voce femminile: — Bel tempo stamane!.. « Questo genere — che è uno dei documenti caratteristici del l’epoca — in Italia deve ancora nascere... ». — Grazie: non fumiamo! 2 « La rinomata artista dramma tica Herzi Marton si è tolta la vita ingerendo una forte dose di veronal. Essa era la beniamina del pubblico. D i una bellezza rara, viveva divisa dal manto, direttore del Teatro Kolomann ' I I Halle, ed aveva infinito numero di ammiratori e conquistatori. Si è tolta la vita perchè si è sen tita offesa nel suo amor proprio avendole la Direzione assegnato parti secondarie ». Ma non c’è stalo proprio nes suno, in Ungheria, a consigliare Herzi Marton di venire in Ita lia? In pochi mesi avrebbe imparato qualche cosa della nostra lingua — è così facile — ; poi con una tenda — al posto delle so lite « parapettate » — e l ’aiuto di un impresario, ridiventava più che rinomata : celebre ! 3 Quando un capocomico forma compagnia il giornale L ’ Arte drammatica — che è la « Ste fani » degli attori — reca uno stelloncino con questa dicitura in variabile: L ’ha fatta! — Vuol dire che la purga è già ingoiata. 4 Sullo stesso giornale, quando si dà la notizia che due attori CHI NON E DI SCENA, FUORI! si sono sposati, l ’annuncio è pre ceduto dal titolo : «Imeneo! Imeneo! ». E pensare che di imene ce n’è così poco nel nostro mestiere! s Privilegi ferroviari dell’attore : — Non dover mai guardare l ’orario. — Infischiarsene se allo spor tello c’è la coda. — Non possedere il biglietto da esibire « ad ogni richiesta del personale ». — Passare da tutte le sale e da ogni porta, dicendo: Com pagnia! 6 In Italia si è così poco abi tuati a vedere delle attrici belle in palcoscenico, che di questa rara qualità non si tiene mai gran conto. Paola Borboni, dopo aver di mostrato per anni di essere brava, si è denudata fino alla cintura per spalancare gli occhi al pubblico. Qualche critico, abbagliato, ha parlato della donna, dimenticando 1attrice. Decisamente bisogna osservare la regola : o soltanto donna o soltanto attrice: possedere le due qualità è proibito. Ma Paola Borboni è un’ ec cezione ! 3 Per i capicomici, autori, critici e impresari la « crisi del teatro » è come il « serpente di mare » pei giornalisti: si trova sempre a portata di mano. S La critica teatrale, in provin cia, è fatta generalmente con i ritagli di Simoni, Praga, Tilgher, D ’Amico, Fracchia. Così da cinque belle recensioni se ne ricava una brutta. 9 Ecco che cosa scriveva degli attori — nel 1865 — Barbey d’Aurevilly, illustre critico fran cese: « ...ha recitato la sua parte con finezza, ma troppo da ra gazza del Palais - Royal ; ed è perciò che gli sbucciatori d’aran ce 1 hanno applaudita come la migliore attrice ». « ...M.me Montonet è interpre tata dalla signora non so chi, la cui faccia di luna piena assomi glia a non so che. La signorina Moïno che passa per una bella ragazza perchè crepa di salute in un teatro dove non è di questa che si muore, ha delle braccia sproporzionate alle spalle. Quanto alla sua parte essa la mangia bene ». « ...gli attori sono stali discre ti, come lo si è sempre in parti senza importanza facili a essere recitate: anche Victorin e Porel, ma soprattutto Pradeau che ha grottescamente barbuglialo nella immensa volgarità della sua fi gura, della sua voce, delle sue mani, del suo abito nero e della boccia che ha per testa... ». Dal 1865 ad oggi, Barbey D ’Aurevilly, è stato l ’unico cri tico europeo che non abbia pos seduto un copione proprio. 1.0 Gémier, celebre attore (occorre dirlo? francese) ha avuto una «magnifica pensata» facendosi promotore di una Société des Na tions du Théâtre. Scopo del pro getto è di riunire tutti coloro che vivono del teatro — direttori, at tori, autori, tecnici, ecc. — in ciascuna nazione aderente alla So cietà: formare un’assemblea, eleg gere un ufficio (composto di un presidente, due vice-presidenti e un segretario), nominare una de legazione. Ogni assemblea nazio nale sceglie e sottopone all’as semblea internazionale le comme die che dovranno essere recitate, naturalmente a Parigi, sotto il patrocinio della Società delle Na- zioni del Teatro. Con questo scopo Gémier si è già recato a Berlino dove ha incontrato pieno favore (ogni ade sione con relativo banchetto) ed andrà in Inghilterra, America, Olanda e molti altri paesi, fuor ché in Italia. L ’Italia, dunque, è categorica mente esclusa. Si ignorano le ragioni di questo speciale trattamento di favore per la Nazione sorella, ma — in caso di richiesta adesione — im maginiamo facilmente ciò che sa rebbe avvenuto fra noi : — Arrivo di Gémier in Italia: primo contatto, naturalmente, con Lorenzo Ruggì: banchetto e vi sita, in carrozza, ai monumenti. — Costituzione e riunione del l ’assemblea nazionale: nomina di un presidente (Lorenzo Ruggì) ; due vice-presidenti (Ruggì Loren zo e Lorenzo Ruggi) ; un segre tario (Mario Sandri) : banchetto e visita, in carrozza, ai monumenti. — Approvazione dei copioni già sottoposti alla lettura della zia di Mario Sandri: banchetto in timo fra Mario Sandri e la zia. — Scelta della commedia di autore ignoto: partenza per Parigi del presidente, due v.ce-presidenti, segretario, zia del segretario : ban chetto e visita, in carrozza, ai monumenti. — Rappresentazione a Parigi: insuccesso. — Pagamento di tutte le spese da parte dell autore. Esperimenti del genere sono già stati fatti, in Italia, con ot timi risultati. Quando Gémier lo saprà! ! Tea<»*o P e r c o la - F ir e n z e Dicem bre 1925. D L Q S A E U P N N O I V I liS ® C O M i IO S M P > A f$ © t a m s a D an Leno non è uno scrtfioire. Fu uno dei p iù ^ a n d i &.4i0*£. com ici in g le si, ed è m orio a lc u n i a n n i ia. Non c'è inglese cke non r ic o r d i le sue cre a zio n i a l T e a iro D ru ry Lane d i L on dra. a r^is^a d i pestio era supremamente elisfratio. U n a volta passeggiava tr a n q u il lam ente p e r le vie d i Londra. B e rn a rd Sitavi? lo vede, l'a vvicin a , 1 che aveva guadagnato laggiù. .Lguadagnato molto oro? - le domanuava l amtca. - Non quanto tu c~edi ... menea. I:Jru. n n n ,.,.,,, n,,,,,.,,.,, ... , - Ma c'è un monte d'oro, dicono,, laggiù. - E vero, ma questo monte si elevava su un mare di diamante e allora io ho lasciato jl monte per il mare ... S' Dranem che racconta. Tanto era soddisfatto della sua cameriera, che, per ricompensarla, una volta le donò ·un biglietto, perchè ella potesse assistere a una sua rappresentazione. Il giorno dopo, servendo a tavola, la carneriera l~ guarda e tutto d'un tratto scoppia in una gran risata. - E più forte di me - ella si scusa - ma dopo che ho visto Vossignoria a teatro non posso più guardarla senza sorridere. E èosì ogni giorno, mentre serviva. la cameriera non poteva rattenere le risa. In fondo in fondo Dranem · si sentiva abbastanza lusingato, perchè questo era come il riflesso del grande pubblico. Però, egli confessa, si trovava abbastanza a disagio quando aveva invitati. ~ Parigi, oggi è di moda il fachiro. Se non tutte le celebrità si dànno d'attorno per avere i suoi talismani, molte, tuttavia, aocorrono a vederlo o lo invitano a casa loro. Così Mistinguett, che lo ha ricevuto nel suo camerino, lo prega con molta insistenza a volerle svelare uno dei suoi più misteriosi segreti . - Come fate gli domanda a tenere viva l'attenzione del pubblico per tanto tempo, parlando a bassa voce e con tanta monotonia? Non capisco... certo dovete essere un grande artista per ottenere, con così pochi mezzi, un simile risultato... · Non sappiamo cosa il fachiro abbia risposto, ma non dubitiamo che egli si sia sentito molto lusingato. ebeneli ricevuti autori sovente si lamentano di non essere dai direttori, da cui vorrebbero fare rappresentare qualche commedia. Non da oggi soltanto i direttori evitano ostinatamente i · disgraziati autori. Nestor Roqueplan, che ha lasciato, come direttore di teatro, crrandissima fama, racconta questo aneddoto,., che è bene riferire a consolazione dei debuttanti. Volendo mandare a monte un rendez-Vous che gli era stato carpito da due autori, si rifugiò in una piccola casa solitaria. · Sicuro di non essere scoperto, aveva aperto le finestre per godere il sole d'aprile che en; trava nella camera, ove egli pa.sseggiava avanti 35 SACHA GUITRY e indietro, soddisfatto del tiro giocato ai due autori. Ma d'improvviso egli vide profilarsi alla finestra due ombre e esse tosto riconobbe gli autori, che, prese due scale, avevano dato l' assalto al rifugio di Roqueplan. - Adesso, ascoltateci, signore, essi gridarono ad una voce. - Vi ascolto, ma ad una condizione: non muovetevi dal posto in cui vi trovate. Se voi salterete dentro, io non leggerò i vostri lavori. E poichè i due accettarono volentieri, Nestor Roqueplan dovette leggere la loro commedia. Non sappiamo se essa fosse un capolavoro, ma tuttavia fu poi rappresentata. Le promesse ? l sogni ? E dalla galleria: - Non è possibile! Quando avevi vent'anni - urla una voce la piccola non era ancora nata. m ~n una città di provincia, una compagnia di dilettanti rappresenta, in o:::casione della festa patronale, una commedia del vecchio repertorio. A un certo punto della rappresentazione, in t:n momento supremamente patetico, il primo attore abbraccia con molta effusione la prima donna. Allora, nel silenzio solenne, una voce dalla · platea grida: - Eh! giovanotto, siate meno espansivo... con mia moglie! La rappresentazione continuò non senza difficoltà. ~nche a Parigi, talvolta, si hanno interruzioni da parte del ·pubblioo . . In una commedia di Savoir, la parte del marito era sostenuta da un attore molto celebre, ma anche molto vecchio, mentre quella della moglie da un'attrice giovanissima. Per tale troppo evidente anacronismo, le scene che si svolgevano fra marito e moglie, creavano una certa indisposizione nel pubblico. Ad un certo punto il marito dice alla moglie: - Ricordi quando si aveva vent'anni? I baci? ~ue grandi attrici parigine sono, tutt'e due, già arrivate all'età in cui è necessario ricorrere all' arte per difendersi dagli oltraggi del tempo. Riescono però a meraviglia in simile bisogna, perchè sono ancora le donne più in vista di Parigi. Non occorre dire che naturalmente regna tra loro una certa rivalità, ma, quando si incontrano, FORNITRICE DELLA REAL CASA L:i.qu"re Al berti Benevento .Ditta M n'n n 36 n n e l e e l n c 2 l e n l T e n n n n n n n e n l ',...;;.v-, l'e' n f!aMH':V 'c e , , n Gn l, e' n'n e l l n n 1 c c. n l n: n n ' t H . T n e c C:ftAN: l n. c o e . . . VERE E BENE INVENTATE non tralasciano di complimentarsi .a vicenda e anche se è il caso darsi reciproci consigli. L' ;ltro mese assi~tevano a una serata di gala. Erano vicine e fra un atto e l'altro, si poterono rilevare questi graziosi spunti di conversazione. - Cara, mettetevi un po' di rosso, perchè sembrate alquanto pallida. - Il vostro nero agli occhi è scomparso, mettetevene un poco, cara. - Oh! non ridete così, questo vi fa corrugare la fronte. - Non fate, cara, questa smorfia, vi marca troppo la bocca ! . . E tutto questo esse si ~cevano ~o~ .squisita naturalezza e senza cattiveria o mahgmta. Otn signore molto ricco faceva una .corte assidua a una giovane artista della Coméd1e. Un giorno, con risolutezza, le domandò a bruciapelo : . . - In breve, signora, cosa prefente: 11 mio cuore o un collier di perle? Contrariamente a ogni aspettativa, la gwvane artista rispose: - Il vostro cuore. E l'ebbe tutto intero. Ma dopo un p<>' 'di tempo, il signore si most~? inquieto perchè il suo cuore non sembrava p1u ben custodito. - Oh! no, disse la sentimentale attrice - lo custodisco bene, lo curo, ne ascolto tutti i desideri ... - E quali desideri ha il mio cuore? - l'uomo domandò lusingato. - Desidera che tu mi regali il collier di perle! ... SCI Moulin Rouge si rappresentava con grande successo una rivista. Fra gli artisti vi erano anche alcune bambine. Una di esse, che sosteneva la parte di Cecil Sorel, quando Ceci! Sorel non faceva ancora parlare di sè, portò, mesi fa, alla donna un'immagine sacra. po' stupita, l'attrice domandò alla piccola le voleva donare un simile oggetto. · fatto la prima comunione stamattina, disse. prima donna sorrise e accettò l'omaggio. perchè, nei camerini del Moulin Rouge vedere immagini sacre, che non si tanto facilmente in locali così pro-fani. tempo fa, in una <:ittà di provmc1a, un murale vantava i preclari meriti di un certo M.F ..., un attore, secondo il suo impresario, degno della più grande consi1erazione. Nell' affiche, il suo nome era segutlo da queste parole: « M.F ... , il solo uomo che ha sostenuto per mille voi te la parte di Giovanna d'Arco ». ~ ignoret provava una commedia di un autore moderno. Ma l'autore, non completamente soddisfatto della interpretazione, ~li dis~: , . - Ma perchè, Signoret,. voi ~he siete ~SI gaiO nella vita, così rigo/o, siete mvece cos1 triste nella mia commedia? Perchè? Perchè nella vita il testo è mio! ~ na cantante lirica, un giorno, volle abbandonare· il medico di fiducia, già piuttosto anziano per un altro medico giovane e galante. - Quale cura vi faceva il mio predecessore? - domandò il giovane medico. - Dio mio, dottore, delle iniezioni sous ... soustanées! - Intendete dire: sottocutanee? E l'artista arrossendo, tutta confusa, mormorò : - Veramente... non pensavo che fosse necessario specificare il luogo! ~elen Max andò a consultare il celebre dottore Evans. . - Non avete niente, signorina o... solamente voi siete giunta all'età in cui sarebbe conveniente prendere marito! - Ma... sono sposata da alcuni anni ! - Oh! Allora, divorziate. e ecil Sorel assisteva, in una casa signorile, ad un gioco di società, che consisteva nel fare delle smorfie. Dopo che ciascun presente ebbe fatta la sua smorfia,! il giudice del concorso. si avvicinò alla grande artista e con il più grazioso sorriso: - Credo, signora, - esclamò - che vo1 meritiate il premio! - Io? - rispose Cecil Sorel ma 10 non ho concorso! edi linovità. aneddoti di Becque hanno sempre un sapore Per esempio, m una rmrnone di affaristi, si sparge la voce che c'è arrivato il commissano di Polizia. - Viene per arrestare qualcuno! E voi non vi turbate? - Io? E perchè.? Sono affarista e devo essere sempre preparato a tutte le sorprese! E un altro: Dopo un interrogatorio lungo e serrato, il gm37 SACHA GUITRY dice istruttore dichiara un finanziere in arresto per uno scandalo di borsa. Ma il finanziere domanda un'ora di tempo, un'ora sola per ultimare un affare molto importante. Cosa dovete fare - domanda il - giudice. - Devo presiedere un giury d'onore. Otn giovane autore era riuscito a presentare a Pierre Veber un suo copione. Dopo qualche tempo andò da lui per averne notizie. - Non è male gli rispose V eber - j personaggi son ben tratteggiati, l'intrect:io è ottimo, vi è del movimento ed anche dello spirito, soltanto, qualche volta, per volere fare trO?P<> spirito commettete alcune sciocchezze. - Scusate, ma in molte commedie che voi rappresentate si trovano sciocchezze anche maggiori. - Lo so, lo so, - rispose bonariamente V eber, - ma quante sciocchezze non può permettersi chi è già arrivato ! ~ l'Empire, Groch codtinua a divertire grandi e piccini. In un suo numero, un tale gli domanda: - Suonate il piano ? Sì! Bene? Certamente. Conoscete Paderewsky? Altrochè! Ebbene, Paderewshy suona meglio di me! Saclaa Gruit•y. , , , , , , . , . , , , , , , , , , , , . , , , , , , , , , , , • • , , , , , , , , , , , , , , , C Q ' ' C ' ' ' ' ' ' + + & ' S C ? . . . ' I ' ' ! ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' f ' ' ' ' " ' ' • ' ' ' ' ' ' ' ' *. . IL FOLLE AMORE CHE NON ESISTE Ccan . . ed{a ltr~llaa:fe d{ Jeaft Fayard I. roso, non la si ama... ma se invece fa piacere, allora non c'è nessun dubbio, si è inU:N CAFFÈ namorati. Ma, ben inteso, più le si è infedeli, (come tutti i caffè). più si pensa a lei. Tu, per esempio, fili con la piccola Ginetta, ma non pensi a lei, altro GIACOMO Straordinario. che per paragonarla a Odette. BERNARDO Che cosa? GIACOMO Sì, paragono tutto a Odette: è GIACOMO Tutto! anche tu, :e questo poco come la mia unità di misura, il mio franco m'importa; ma perfino io! oro. BERNARDO Perchè credi di essere straordiBERNARDO Ebbene, vecchio mio, non c' è dinario, sciocco ? nulla di curioso nel tuo fenomeno. Tu ami BERNARDO E trovi la cosa tanto originale. talmente Odette che vuoi ritrovarla in ogni GIACOMO Perchè inganno Odette. BERNARDO Credevo avessi per lo meno scotuo atto, in ogni circostanza della tua esistenza... e perciò corri dietro ad altre donne che, perto un. nuovo co.c ktail o un metodo onesto per barare al poker. ogni volta, devono renderti appieno il suo valore e le sue grazie. Ingannala, ingannala più GIAçOMO Tu non capisci mai niente. Non che puoi, se desideri realmente esserle fe" ti faccio un rimprovero: ho troppa stima del tue, spirito così elegantemente limitato. Ma se dele con lo spirito... ingannala, ma non dir· glielo, poichè le donne non capiscono oome si ti dico che mi stupisco di tradire Odette, si possa ingannarle pe1· amore. Ma, soprattutto, è perchè, in realtà, trovo in ciò qualche cosa non insuperbirti, non crederti originale. Io di straordinario. BERNARDO - Se gli uomini pensassero a quello stesso, quando ero con Etyennette de Santa F é de Bo gota... (Bernardo racconta la sua che fanno, passerebbero la vita a stupirsi. storia, fin dagli inizi, naturalmente, e, natuGIA~,;OMO Eccoti finalmente un po' meno mente, Giacomo non ascolta una parola). bestia. E per quanto la cosa mi appaia inquie- . tante, voglio farti una domanda: francamente, II. non trovi strano che io inganni Odette, pur volendo le molto bene; che io la inganni più A CASA che posso, e che più la inganno, più sento 0DETTE - A che pensi? d'amarla? GIACOMO - A tutto: BERNARDO È naturalissimo. E dimmi, ti fa 0DETTE ~ Salvo che a me. piacere ingannarla? GIACOMO Non penso mai a te in tua preGIACOMO - Molto. senza. BERNARDO - Benissimo. Ebbene, mio caro, queSe ti disturbo, posso andarmene, sta non è altro che una prova che tu le vuoi 0DETTE bene. Quando uno dubita del suo amore per GIACOMO - T e lo chiederei, infatti, se volessi pensare a te. Ma in questo momento non vouna donna, non vi è che un esperimento, in· fallibile: ingannar la... se ciò è un po' dologlio; per riposarmi. t• S'''' ,,,,,,,, 'p'p'''St••ppp•••pp•nnn••p'p•nsppp•p••pp••••nzzsspr•nnzzpssssns:ssj''R,,,,,,,,,,,,,,,, 3!1 JEAN FAYARD 0DETTE Pensi tanto a me, quando non mt - vedi? GIACOMO - Credo... ogni cosa m1 fa pensare a te. E quando mi vedi? È molto differente. Tu m1 fai pensare ad ogni cosa. Mi capisci? 0DETTE Poco. · GIACOMO E allora, va bene. Anch'io non capisco bene quello che dico; ma questo non prova nulla. Dev'essere quel fenomeno che si suol chiamare eloquenza. O DETTE Semplicemente!... E tu credi che quando uno fa un discorso non capisca quello che dice? GIACOMO Certo, altrimenti non direbbe una parola. E ·io, se ti dico soltanto: «ti amo», ti assicuro che non mi capisco. 0DETTE Non sei troppo gentile. GIACOMO Anzi, appunto perchè ti voglio molto bene, le parole « ti amo >>, così enfatiche e comuni non hanno alcun rapporto con · un sentimento così complicato c·om'è il mio amore. Ti assicuro che quando penso veramente a te ... O DETTE E sei solo .. . GIACOMO Naturalmente ... ,ebbene, penso a te in mille modi: ti vedo mentre ti metti il cappello, o nel salotto, o in atto di prendere il tè; ti vedo davanti allo specchio che ti pettini, nel letto al tuo svegliarti, in abito da ·sera, in accappatoio da bagno... T al volta penso a te ·con ira o con rancore... Ma non un istante mi dico: « Quanto l'amo! ·,,. Questo mi viene in mente dopo, quando non ti amo più, quando ho finito - di pensare a te per' pensare a me... E terribilmente egoista la parola « amare >>. 0DETTE Tu devi essere tutt'altro che egoista, perchè ogni volta che ti chiedo se mi ami, non mi rispondi mai. GIACOMO Probabilmente. Del resto, che cosa provet1esti, se ti ripetessi « ti amo >> dalla mattina alla sera? 0DETTE Nulla, senza dubbio, ma mi farebbe piacere. È come per la pubblicità: se leggo dappertutto che il cioccolato X è il migliore, ciò non mi prova nulla... ma mi convince. Se ogni momento tu mi dicessi .di amarmi, crederei forse al tuo amore, come credo al cioccolato ben lanciato. GIACOMO Se no, non mi credi? 0DETTE Un poco, ma per ragionamento. GIACOMO E le donne non credono mai per ragionamento. 0DETTE - GIACOMO cnnnnnnnn••p 40 - ssr c : : f ' ' P' ' ' " ' ' ' ' ' ' W ' ' I & I Sì, ma per ragionamento è facile credere una cosa, ma è anche più facile credere poi il contrario. GIACOMO E tu credi ·qualche volta il contrario? 0DETTE Certo ... GIACOMO Non è gentile quello che mi dici. 0DETTE Sarebbe ben peggio che ti dicessi quello che penso. E poi, non varrebbe la pena amarsi, senza approfittarne qualche volta per dirsi delle cose poco .gentili. GIACOMO Ebbene! approfittane. 0DETTE Sì, volevo ancora dirti un'altra cosa. GIACOMO Sono pronto. 0DETTE Spesso ... credo perfino che tu mi mganm ... GIACOMO Piccola mia, è la decima volta che mi fai questa riflessione. Scusami se te lo dico, ma non potrebbe essere più stupida. 0DETTE Vedi, t'inquieti. Quando mostro di non creder"~ al tuo amore, ti rattristi; quando penso che tu mi inganni, t'offendi... una dunque, delle mie idee, è vera.... se l'altra è falsa. GIACOMO, a corto d'argomenti Questi sono ragionamenti... Credevo che tu non potessi credere nulla per ragionamento. 0DETTE Sì, ho detto che posso credere una cosa e poi il contrario ... GIACOMO, tentanJo un tono persuasivo, poichè non ha argomenti validi da opporre - - Ebbene, credi il contrario. 0DETTE III. U:N ALTR.O CAFFÈ (esattam ente uguale al primo) Straordinarie. Chi? Le donne. BERNARDO Si crede sempre così. Sono straordinarie se ci occupiamo cl.i loro, e non lo · sono affatto se ce ne infischiamo. È lo stesso per gli oggetti d'arte. Quando diciamo di una cosa: « Bellissimo! >> non è vero che l' oggetto sia bellissimo, siamo noi che tale lo vediamo. GIACOMO Ciò significa che sono io che trovo le donne straordinarie ... BERNARDO Vuoi ancora raccontarmi una storia di Odette? GIACOMO Hai indovinato. BERNARDO T'i~ganna? GIACOMO BERNARDO GIACOMO - IW.'''''''''TZ'' C'''''' ' ''' 7 'P Q! ' ' 'S' ' Stf ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' ' 00 02 ' ''M'''+ - - -- - - - - IL FOLLE AMORE CHE NON ESISTE GIACOMO - Sei pazzo... Ti prevengo che certi scherzi idioti non mi piacciono. BERNARDO Non la inganni, tu? GIACOMO - Non è una ragione. BERNARDO Già, tu lo fai per amore! GIACOMO Infatti, ma il male è che essa sospetta. BERNARDO Dal momento che è vero ... GIACOMO Non bisogna che sia vero. BERNARDO E tu non ingannarla. GIACOMO - E molto più semplice continuare a nasoonderglielo. BERNARDO - Come ti pare... E poi dicono che le donne sono bugiarde. GIACOMO Non fare riflessioni. Sai benissimo che cosa mi accade. Odettc non lascia; passar giorno senza chiedermi se la inganno, e con chi, e dove, e quando... e come ... Qualche volta mi domando se non proverebbe piacere un po' sàdico a farsi raccontare ogni cosa, oon tutti i particolari. BERNARDO Diffida di questa impressione ... E il mezzo più facile, per una donna scaltra, di far confessare... Non !asciarti sfuggire nulla! GIACOMO Naturalmente... e pure mi sembra. di compromettermi di più a negare. E poj, negando, siamo sempre al medesimo ,punto, mentre se confessassi una buona volta, almeno saremmo un po' più avanti ... BERNARDO Non nella buona direzione. GIACOMO - Sarà, ma nulla è più noioso qua~to il sentirsi dire ad ogni istante : « Con chi mi hai ingannato? » (Aria scherzosa), oppure: « Oggi mi hai ingannato! » (Aria tragica), ovvero: «Dimmi, ti piace ingannarmi? » (Aria candida), o ancora: «Vedi, caro, se tu mi ingannassi ... ;.., (Aria patetica) . BERNARDO Mi sembra abbastanza vario. E le tue risposte? GIACOMO - Sono assortite: indignazione: « Oh! » Ironia: « Ah! ah! come sei stupida! » Impazienza: « Ne ho abbastanza, alla fine. » Drammaticità: « Che io muoia all' istante, se ... » . BERNARDO Dev'essere uno spettacolo emozionante. GIACOMO - Scherza, se vuoi. lo ne ho abbastanza. BERNARDO Ebbene! è semplicissimo. Confessa. GIACOMO .Credi? BERNARDO - Ma certo; confessa senza confesssznp•r•ns••pp•••• sare, non dir nulla di ciò che è vero. Inventa una falsa avventura, e poi confessala. GIACOMO - Capisco... ma se lei ci crede sul serio? BERNARDO - Nessun pericolo. Le donne hanno molta famigliarità con le menzogne; non è possibile far loro credere vera una cosa falsa. Fin dalle prime parole essa reagirà, non trovando naturale una confessione così rapida ... Tu inventerai tanti particolari vaghi, indefiniti... ed essa non crederà una parola di tutto ciò, ma si divertirà al gioco, fingerà di credere, e per lei sarà la miglior prova della tua fedeltà. Dal momento che è gelosa, ossia affetta dalla malattia del dubbio, falla dubitare di ciò che le dici, piuttosto che di quello che non dici. GIACOMO - Sei sicuro del tuo mezzo? BERNARDO - Sicurissimo. Tanto più che quando ero con Marmala di Dundée... (La storia prose~ue, perdendosi ' nel rumore del bar). IV. UAI IUSTOilA.TOilE. (adatto per due amanti che si conoscono ~ià abbastanza e che si amano ancora. Un po' di musica in modo che non si possa udire tutto quanto si dice e si possa anche tacere senza, troppo imbarazzo. Non troppa musioa affinchè sia sempre possibile una conversazione. Conoscenti; ma abbastanza dista11ti e disseminati perchè non sia possibile parlar loro da posto... ma soltanto lanciare qualche sorriso). 0DETTE ~ Dì al cameriere -che il mio coltello è sporco. GIACOMO Non è ·sporco, sono impronte digitali. 0DETTE E ti sembrano pulite? GIACOMO E sacro sudore proletario. 0DETTE - Non fare dello spirito. Non posso adoperare questo coltello... Allora dammi il tuo. GIACOMO - Per carità! (Chiama il cameriere, con rammarico, poichè trova ridicolo fare osservazioni per conto di terzi). Cameriere! potete portar via il vostro cartellino antro• pometrico. IL CAMERIERE - ? ? ? GIACOMO, tendendo~li il coltello per evitare una spiegazione troppo lunga ed oziosa POf'tatemi un coltello pulito. (Il cameriere si allontana). •ppp•p••p•••••p••p•pp••'•••p'''T'S•p•pn••:••p•p•••'',''S'''''T'''"'' ' ••••••••p•s••s••• JEAN FAYARD GIACOMO Ma no ! · In fondo, mi fa p lacere che tu sia gelosa. 0DETTE - Che vuoi ? Mi fa male vederti guardare le altre donne. Ti ho fatto delle scene ridicole, ma ti giuro che non te ne farò più ..• Tu però avrai ben flirtato con qualche donna, da quando mi conosci... Ebbene, raccontami l'ultima tua avventura... ti assicuro che ciò mi divertirà infinitamente. GIACOMO Veramente? Ci tieni? 0DETTE, stupita di una resistenza così debole -Ma sì! ... GIACOMO L'ultima? 0DETTE . - Sì. GIACOMO E mi gmn che non m1 chiederai più nulla, dopo? 0DETTE - Giuro. GIACOMO Non ti dirò il suo nome, tanto più che non la conosci... E una donna. .. una donna bionda, bionda sai... alta un metro e settanta... E sempre vestita di turchino.. . o verde, poichè dice che questi colori meglio si confanno al suo viso, e del resto, è vero... Ama la musica, la poesia; legge Anatole France ... 0DETTE, sorridente, già tranquilla, con aria sorniona - Ah! legge Anatole France? (Il seguito si perde nel frastuono di una strada illuminala). 0DETTE Bravo! Riesci a prendere m g1ro 1 camenen. GIACOMO Perchè? 0DETTE - Quello non ha capito nulla. GIACOMO Lo spero. Mi sarebbe seccato se avesse nso. 0DETTE E rimasto sbalordito. (Approfitta della musica e degli asparagi per rimanere silenziosa qualche minuto) . O DETTE A chi sorridi? GIACOMO · - A me stesso, per la musica. Ricordi : questa canzone: Y es l W e have not bananps ... OoETTE - Non hai sorriso come quando si sorride ad una canzone. Tu sorridevi ad una donna! GIACOMO - E come si sorride ad una canzone? 0DETTE - Così. (Sorride come quando si sorride ad una canzone). E tu hai sorriso così. (Sorride come quando si sorride ad una donna). Scommetto che sorridevi a Maud. GIACOMO Ah! ci sei caduta. Maud è a destra, mentre io sorridevo a sinistra. 0DETTE Confessi che guardavi qualcuno. GIACOMO E un'abitudine. 0DETTE - Oh! Te ne supplico, non fare dell'ironia... Facevi l'occhietto a Peggy. GIACOMO - Peggy! Oh! questa è buffa! Conosco Peggy da dieci anni e mai ho pensato di farle la corte... Non è il mio genere! O DETTE E qual' è il tuo genere? GIACOMO Non lo so, nulla di beri definito, ma in ogni caso non una donna grassa, molle e pigra come Peggy. 0DETTE Preferiresti Maud? GIACOMO Se dovessi scegliere tra le due, certamente! 0DETTE Ebbene, valla a trovare, la tua Maud, se ci tieni tanto. GIACOMO Chi ti ha detto che io tenga a Maud? 0DETTE - Tu, in questo momento. GIACOMO - Sei completamente pazza, mia cara; è un'ipotesi alla quale nemmeno tu credi ... Io non faccio ipotesi. 0DETTE, definitiva - VI. A (Un letto piuttosto largo. Giacomo è sotto le coperte, solo, non esaltament.e nel mezzo, e aspetta Odette che s'indugia in mille operazioni inutili). OoETTE, passeggiando, col pretesto di andare a vedere se la porta è ben chiusa - Come bacia la tua signora bionda? GIACOMO - Mio Dio... un po' come tutte le donne dipende dal desiderio che s1 ha di esse .... OoETTE - E di buona famiglia? GIACOMO - Buonissima... E divorziata, e perciò in rapporti un po' tesi con la famiglia ... una vecchia famiglia cattol~ca come nei romanzi di Huysmaus ... OoETTE, pettinandosi - Come l'hai conosciuta? GIACOMO - Ad un ricevimento... OoETTE Come si chiama? · GIACOMO - No! Non mi chiedere il suo nome. Ti ho già detto , abbastanza. Sì, caro. OoETTE GIACOMO - Vieni a letto, abbiamo parlato abbastanza di lei. v. IN CA.I\.ROZZA (Una carrozza è sempre più intima di un albergo; la presenza di un vago pericolo avvicina sempre di più gli occupanti) . OoETTE O 7 n n C 0 l 0! T • p Non mi tieni mica il broncio, vero? T n n 2 l C 5 nn C D C n C R T 0 nn l T T n l T n T l D T T n l T T C C O nn l CASA ! l l n C R l l n 0 l ; ! 0! ; z ! C 1 7 C T C l E T . . . . . . ., C C S n 0 l l C n C 2 7 e l 0 l IL FOLLE AMORE CHE NON ESISTE QoETTE, ora sta caricando l'orologio. No, no! mi diverte molto quella donna ... Sono belle le sue mani? GIACOMO Bellissime... Lunghe, sottili ... OoETTE - Un po' rosse, forse? GIACOMO - Anzi, bianche, come l'avorio. OoETTE, abbracciandolo Ah! ti adoro, topolino mio. Bacia così, Lei? GIACOMO - Pressappoco. OoETTE Meglio di così? GIACOMO - Non sono stato ben attento: ncomlilCia. Ebbene? OoETTE, baciandolo a lungo GIACOMO - Baci meglio tu. OoETTE - Ah! stavo per diventare gelosa, sai? GIACOMO Non bisogna. È soltanto un capriCCIO. OoETTE Saresti contento che io fossi gelosa di lei? GIACOMO- Forse, un pochino... Anzi mi dispiace che tu non lo sia ... · OoETTE, finalmente è entrata nel letto Oh! sono gelosissima, in fondo, mi contengo, ma avrei una voglia matta di cavarle gli occhi. GIACOMO - Non esagerare! OoETTE - Non mi conosci, caro. GIACOMO Sì, sì, ti conosco. Sai, ha delle attaccature deliziose ... OoETTE, sempre sorridente - E le spalle? GIACOMO Meravigliose! Sono forse ciò che ha di più bello. OoETTE Ti adoro! GIACOMO, irritato da quest'assenza di reazione, e proseguendo - E . poi ha un bel sorriso, in un angolo della bocca; così... (Fa un sorri~o così, senza tuttavia turbare la tranquillità ~i Odette). VII. A CASA OoETTE Le sette e dieci. È tardi, caro; avete almeno preso il tè dalla vostra amica? GIACOMO - Non si può nascondervi nulla ... O DETTE - E l'ufficio? GIACOMO - Sono andato via alle cinque. Sapete... Quando si ama ... 0DETTE A chi lo dite! Com: era vestita? GIACOMO - Seta verde... speranza! 1 0DETTE - Un po' fuori di moda, senza dubbio. GIACOMO Per carità. Ultimo figurino. OoETTE - E il tè, a casa sua? GIACOMO - Certamente. OoETTE - Che piano? ,,,,,.,,,,,,,,, n GIACOMO - Quarto. OoETTE - È alto. GIACOMO Ma c'è una bella ·vista. OoETTE - Su che cosa? GIACOMO Su Parigi... sopra un pezzo ui Parigi. 0DETTE - Quanti pezzi? GIACOMO Uno solo, grazie. OoETTE - Ascensore? GIACOMO - Certo. Vorreste mica ... OoETTE - Vi sono tante case vecchie. GIACOM;O - La casa invece è nuoviSSima; ancor più della vostra, cara. OoETTE - Non vi offendete. Esistono case vecchie, bellissime; hanno una loro bellezza particolate, più rraccolta. GIACOMO - Vi assicuro che la casa della mia amica non .possiede alcuna di queste bellezze particolari. 0DETTE - Eravate solo? GIACOMO - Solo, con lei, SI capisce. 0DETTE - Lo spero. GIACOMO Ed ora, cara, abbracci_atemi. 0DETTE Così prresto? Non avete paura di cancellare le tenere impron::e? GIACOMO - Il ricordo è incancellabile. 0DETTE - Bisogna che vi occupiate molto di lei, poichè non ha molte distrazioni. Poche famiglie ric ~vono volen tieri un~ doHna divorziata. GIACOMO Chi ve lo dice? Anzi, è molto ricercata... È lei che ... O DETTE - È da buon cavaliere il difenderla ... Ma ho le mie informazioni... le sue avventure hanno fatto molto parlare la gente. GIACOMO Dite senz'altro che è una sgualdrina. 0DETTE Non ho nessuna intenzione di parlar male di una donna che amate. Constato, semplicemente. GIACOMO - Fate delle maligne insinuazioni. Sei contento, stupido, 0DETTE, ad un tratto che io sia gelosa di lei. GIACOMO, tentando di continuare il gioco - No, non voglio che diciate male di una donna per la quale nutro una sincera amicizia. VIII. QUALU!MQUE LUOG.O GIACOMO È gelosissima. BERNARDO Ancora? GIACOMO - Più che mai... Ora è gelosa di lei. BERNARDO Di chi ? Di Laura? GIACOMO Nemmeno per sogno; pensi forse ,,,,, ,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,., ,,,,,,,.,, ... , •.... , ........ ,,,,,,.,,,, Q''~···••nnr. 43 JEAN FAYARD che le abbia raccontato... Dell'altra, :d ell'Amante Immaginaria! BERNARDO - Ed è molto gelosa? GIACOMO - Lo diviene. BERNARDO Tuttavia, . essa non può credere alla sua esistenza. GIACOMO Evidentemente... ha capito benissimo il gioco... per otto giorni ci siamo divertiti un mondo. Ora, però; fa sul serio. BERNARDO E ti dispiace che sia .gelosa? GIACOMO Sì e no ! È un po' lusinghiero il fatto che essa sia gelosa di un fantasma ... e non è pericoloso... Ma ora comincia a diventare un'ossessione. BERNARDO - È colpa tua. Avrai esagerato. GIACOMO Forse! In principio non era affatto gelosa, e io ero un po' seccato. BERNARDO - È adesso? GIACOMO Ora fa mille appunti spiace_voli, mille insinuazioni bugiarde. BERNARDO - Non possono essere bugiarde, dal momento che questa donna non esiste. GIACOMO - Sì che lo sono. Essa esiste per me. Ho inventato una donna ideale, che avre1 potuto amare. Bella, elegante, un po' artista ..._ Ed è assai spiacevole udire che essa conduce una · vita irregolare, che i suoi vestiti sono fuori di moda, e che bacia come una provinciale. Poichè invento, non sono mica così bestia da. inventare una :donna brutta, inelegante te grossolana: per quello che mi costa farla di mio gusto! BERNARDO Sono sicuro che ·sei stato tu a trovarle dei difetti. Odette non avrebbe potuto trovarli da sola, senza qualche indicazione. GIACOMO Bisognava pure... per darle una apparenza di realtà... Non potevo mica dire: è bella come il sole, ha la voce del cristallo, i più piccoli piedi del mondo, un vi tino da . vespa, una bocca simile ad uno scrigno tempestato da trentadue perle splendenti. Perciò ho fatto due o tre piccole restrizioni... Ma guarda come Odette è in mala fede! Ho detto che l'Amante Immaginaria è alta un metro e settanta... È molto, ma non poi esagerato... Ebbene? ora mi dice continuamente: « Come va la Donna Gigante? » Una donna di un metro e settanta... Non trovi ciò idiota? BERNARDO, convinto Oh! Sì! che vuoi? Sono triste. Non vorrru m1ca Impedirmelo. GIACOMO - È idiota essere triste. Se vuoi non rivedrò più quella donna. 0DETTE - Non basterebbe ... penseresti sempre a lei ! Sono triste che tu pensi ad altri che a me, ecco tutto... È idiota, è stupido, ma è · l'amore! GIACOMO, non può fare il giro della tavola rotonda per andare a baciare Odette, perchè la mossa gli pare ridicola e di dubbia efficacia - Mi ami male. 0DETTE - Non si ama nè male, nè bene. GIACOMO Se vuo1 non parleremo mai più di lei. 0DETTE - Sì, ma ogni volta che tu ci penserai, io lo saprò, e ne soffrirò lo stesso. GIACOMO - Non ci penserò più ... Sei tu che mi obbligavi a pensarci parlandomi sempre di lei... In fondo essa è insignificante... Se tu la conoscessi ... Non è pm insignificante, ora che 0DETTE ha potuto rattristarci. GIACOMO . - Andiamo, finiamola una buona volta... Sorridi, via, sii buona... ti giuro che non penserò più che a te... come ,prima. 0DETTE, sorridendo, ma con un po' di tristezza - Non potrà mai più essere del tutto come prima, caro ! (Giacomo, che non ha nulla da rispondere, non risponde. Sorride soltmzto con tristezza, con Jean Fay.arcl. molt.a tristezza). ...... (Traduzione di ENRICO LEOTARDI DI BOYON). ,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,, 1.5 IX. A CASA GrACOMO - Mi fai sempre il muso? 0DETTE - Non te l'ho mai fatto, caro!... Ma ''#d 'F'?,,,,,,,, 'j ,,, 1 ,,e,,!,,,,,,,,,,,, CS,SS','SCQS''S'''''''S'''''S'''''''''''''''•'S'SS•'' . . ' TERMOCAUTf:RIO +In una delle trentas.ei Le dcfte eLe letftfere:fe •• que- +Una giovane filodrampiazze fatte dalla compa- da rul.nea scac were e lalse. matica, una di quelle signia Alda Rorelli lo scorgnorine che sono sempre so anno, all'attrice Alda Quelle passal.W le ab'LaaSftCJ alla ricerca di un asilo inMerighi capitò la rara i•we•:fa:fe acl e quelle s:fupide fantile o di un istituto fortuna di dover dormire dei rachitici a ·cui benefiscac aeeadu:fe. una sera, a Lodi, in una cio recitare • Fiuoco al camera d'albergo che fu già di Don Rodrigo. convento » e l'inseppellibile • Cantido dei canL'indomani mattina- Lucio Ridenti andò a prentici », domandò a N ella Regini se c Una partita dere Ia Merighi per recarsi alla prova e la trovò a scacchi, di Giacosa fu vinta da !oLanda o da addormentata su una poltrona. Paggio Fernando. - Perchè non sei anelata a letto - domandò - Fu vinta dal padre della bionda !olanda lucio Ridenti - in questa camera storica dove rispose Nella Regini - il quale è finalmente riudormì Don Rodrigo? scito a trovare un marito per quella zitellona ro- .Perchè mi sono accorta - rispose malinmantica e petulante. conica la Merighi - che da allora non hanno cambiato le storiche lenzuola. Lucio Ridenti sa che il dott. Benassi, dentista · a 'Parma, ha- una speciale predilezione per gli La pailiona di una casa di tolleranza, a Foattori: li cura con coscienza e disinteresse. Anzi ligno, ha l'abitudine di mandare a rilevare alla a Lucio Ridenti, ultimata la cura, ha regalato un stazione - ogni quindicina - le sue nuove _inpacchetto di sigarette, aggiungendo: - ·Prenda pure; tanto poi mi rifaccio .... quiline. La persona che si reca ad attenderle è naturalmente conosciuta dai ragazzi che si aggi?! ... rano fuori del piazzale per SL~'(lppare le valigie - Metto in un 'c appello alcuni biglietti con i di mano ai viaggiatori in arrivo . Per una malaugunomi cli certi miei clienti, rimescolo, chiudo gli ;·ata oombinazkme il primo di un mese giunse a occhi, ne estraggo uno. Il c favorito • dalla so.r te Foligno una compagnia drammatica che contava paga il conto. - Chiude gli oc'chi e ne estrae uno? E fa anche ~ra le generiche parecchie donnine eleganti ed Imbellettate. Appena le attrici giunsero sul piazoosì quando cava i denti? - domandò, sempre zale, furono avvicinate per errore dalla perwna ingrato, Lucio Ridenti. nota ai ragazzi. E pdma che la fJflffe potesse · ~s ere chiarita, i monelli saltando allegramente • Rosso di S. Secondo, Massnno Bontempelli Intorno al gruppo, gridarono: ed Alessandro De Stefani discutono al Caffè - So' arrivete le puttene! So' arrivete le di letteratura. Dopo aver stroncato i ·c ontempp,r aPUiten eJ nei, il focoso Rosso attacca i classid e non uno ~ ~ .... ,....... ,,,,,,,,,,, .. •...... , ........ , .. , .. , .. ,..... ,., _,,,,,,.,, ... ,.,, .. ,,,,,,,,,,,,,, ...•. ,,,, .. ,. Nel prossimo numero: IL BOIA DI SIVIGLIA P. MuaGz Seea eCJ.....e.laa .la :E. Grarc{• Atwarez e ~,,,,,,,,,,,,,,,,,,,, l S ....... ,., ,,.,,, ...... ,.,,,,,,,,,,,,,,.,, ....•. H.' ~. ~ C....!n~ie~ale J4 "'•esse:succe#FScacs casuusssc ~ E II'R'I'" DOPO CHE HO SENTITO PlllANDELLO f"N. .O. .N. . . . . M. .'i"l SPOSATE l l l J co--••Ua .U Herwé Lauwicl. .. ue:uca ea a a su se aes a a wc sua eucsueau ,...... su c su su a :.r AFORISMI SULLA SCENA DEL TEATRO E DELLA "ITA , , !C •m P' S I I SCO! SSTE n s n n l 00 . . . . . . 1! n nn n 11 c CHI NON.uÈL~!., S~!!!~• FUORI! ~ca l ... sua sa ca u .z:ccu sa :a cusuu:c caceuees: suss.sssu a :o: az cuca acue:: a:sssusc a~ - TER ·MOCAUTERIO a.. . .a.eedCJaaa da pemaeaze eCJI.oraie l. TERMOCAUTERIO sfugge alle sue ire. Renato (Ralente che pure ha il raro merito di saper sempre tacere, dopo aver ascoltato la demolizione di Leopardi, Man zoni, Carducci, ecc., domanda a Rosso che cosa ne pensa, almeno, di Dante Alighieri. 1 tre si guardano negli occhi intensamente, poi Rosso esclama: — Per la Divina passi, ma la Commedia, no! Qualche giorno prima che Lucien Guitry mo risse, una deliziosa attrice gli domandò che cosa ancora desiderasse dalla vita, dopo aver ricevuto fan li onori e tanta gloria. — Vorrei poter cancellare tutti gli aneddoti che mi sono stati attribuiti a tor to, per scriverne so lo uno, vero, mera viglioso. — Quale? Domau■T . incuriosita la j icU-, Via attrice. — Quello che noi ora scriveremo insieme. — E lentamente cominciò a slacciarle il pruno bot tone della camicetta. * M'slinguett rischia di non liberarsi più di un soprannome che le è stato appioppato da una fi gurante. L’affascinante étoile si preparava ad entrare in scena quando ia piccola comparsa non fece a tempo a togliersi di mezzo, irritando la nervosa «diva i che l’apostrofo: — Vous ne pouvez pas aller flâner ailleurs? Con prontezza tutta parigina, la figurante ri battè: — Eh! va donc, espèce de fille mal cardée!... Mistinguett impallidì, ma finse di non aver udito. La frase della comparsa sta facendo il giro di Parigi. Per comprendere la gioia delle piccole nemiche di Mistinguett bisogna sapere che la madre di lei era cardatrice di materassi ad Enghien. § Armando Falconi, il sempre verde, ebbe, tem po fa, un’insana passione: l’automobile. E fin qui niente di male. Ma la cosa minacciava di diventare pericolosa, perchè pretendeva di guidare lui. Un giorno volle persuadere delle sue abilità automo bilistiche il fratello Arturo. Percorrevano a Napoli via Caracciolo. Armando era talmente serio, che pareva per sino sapesse guidare davvero. Anche Arturo era serio; col terrore non si scherza. Solo, a tratti, strillava: — Armando, c’è il marciapiede... Armando, c’è il muro... Armando, lasciami rivedere mia moglie e i miei figli... Armando, inflessibile, seguitava a guidare. A un certo punto Arturo, che si era sporto per qual che minuto, grida folle di spavento al fratello : — Armando, bada che c’è una carrozza dietro di noi... Non si comprende quale fastidio potesse dare allo chauffeur quella povera carrozzella che li seguiva. Pure anche Armando si impressionò. Sterzò... e la macchina e i due fratelli andarono a finire nell 'hall dell’Hòtel Vésuve, con accom pagnamento di vetri rotti. Accorrono direttore, portiere, lifis, facchini, clienti... E Armando, per darsi un contegno, chie de con autorità sorridente al direttore: — Scusi... Ha una camera con garage? Lucio Ridenti, di Luigi (da non confondersi con altri) era al Teatro Rossini di Torino a sen tire una deliziosa rivista di Rip e Bel Ami. Nei prendere posto, Manolo che lo accompa gnava, notò come la poltrona di Ridenti fosse quasi nascosla da una colonna, e — sempre gen tile — disse: — Vuoi passare al mio posto? Questa colonna ti starà sullo stomaco... — Da quando recito con la Pavlova — bor bottò Ridenti, malinconico — non mi dà fa stidio più nulla. ^Maria Melato possiede una cagnetta volpina che si chiama Adriana, e alla quale, impietosita dalla dolorosa asti nenza, diede final mente uno sposo. Era un piccolo, volpino dal pelo di seta e dal muso lun go, che assolse così degnamente il suo compito, da indurre la Melato a non congedarlo dopo la operazione, ma a trattenerlo al fianco della piccola Adria na defiorata. — Che nome dar gli? — domandò Maria Melato a Gino Dame rini. — Tom, il nome che aveva prima, non mi piace. — Non saprei — rispose Gino Damerini. — Poichéla femmina si chiama Adriana, il ma schio chiamatelo Lecouvreur. — Non capisco lo spirito — fece la Melato. — Le couvreur ■— sillabò Damerini. Un celebre critico francese, De Pawlowski, discorrendo del teatro italiano con Renato Simoni, TERMOCAUTERIO gli domandò come si chiama quella grande at trice italiana, sorella d’un’altra attrice ugualmente grande, il cui nome comincia per Gr... Gramat... E Renato Simoni rispose prontamente: — Tatiana Pavlova. Lola Braccini, l’elegantissima prima donna del la compagnia di Antonio Gandusio, pranzava al Cova col suo illu stre capocomico e mangiava un fritto di pesci, inquietan dosi con le spine. Esasperala dall’ope razione, angosciata dal particolare sta to d’animo creatole la sera prima da una commedia ultra cerebrale di Piran dello, disse: «In que sto mare chissà quante donne si sono annegate perchè ogni pesce abbia potuto ingoiare un pet tine simile». Carla De Viti, attrice della Compagnia Pa vlova, domandò un giorno a diverse sue compa gne d’arte se conoscevano la storia di Tristano e Isotta. L ’ultima interrogata fu Tania Scialiapin, che non dimenticando d’essere figlia di un celebre cantante, rispose: — Conosco soltanto quella di Cavalleria e Pagliacci! X Se lo «chic » di un’attrice si misurasse dal numero dei bauli, sarebbero tutte elegantissime. Al trasporto dei bauli pensa, per contratto, la compagnia; perciò ogni attrice che vuol farsi ri spettare, teatralmente, ne possiede non meno di dieci : Due, a bagaglio (abiti di moda; drappi e tende). Quattro, a Piccola Velocita (abiti della stagione precedente). : Quattro, in deposito (vuoti, ma per fare il peso, c’è in ognuno un libro di Michele Saponaro). A metà del secondo atto di «Voglia color di rosa » la biondissima Dirce Marella appare in un gustoso costume che la ricopre interamente dai fianchi in giù. Un signore in poltrona, col viso congestionato, deponendo il binoccolo, protesta: — È una bella vergogna! — Come fa a saperlo se è proprio la cosa che non si vede? —■ gli chiede Domenico Lanza che gli siede accanto. * f* (Pubblichiamo questa storiella grandguignolesca per far piacere ad Alfredo Sainati che poLrà senz’altro servirsene per un atto unico apponen dovi la propria firma). Due ufficiali inglesi, distaccati nella juntfla, sono ubriachi fradici. E diciamo fradici perchè non c’è un aggettivo più energico per definire una. sbornia. A un tratto uno dei due chiede all’altro: — Di un po’... Sei ben tu quello che tentasti di baciar mia moglie, la settimana scorsa? L’altro è troppo stordito per mentire. Dice: — Oh... acqua passata! — Ad ogni modo ti piace... — Ah, questo si!... — Ti - piacerebbe diventarne l’amante?... •— Evidentemente... — Beh, se la vuoi... È lì... E accenna al bungalow, poco discosto. L’altro' rimane un po’ stupito, ma, poiché il compagno insiste con cortese fermezza, si alza e barcollando come una trottola ai suoi ultimi giri, sparisce nel l’abitazione. Un silenzio di mezz’ora aromatizzato di whisky e di capstain. Poi, quello che s’era al lontanato, ritorna. '•* — Sei sodisfatto? — gli chiede il mai-ito - 1 Come t’è parsa?... — Bella donna, sì... — dice un po’ disilluso l’altro — Ma fredda, fredda, fredda... — Sfido io! — osserva sorridendo il marito'** — È morta da due giorni! L’indomani della recita a Como, di Amore e Raggiro di Schiller, l’impresario teatrale Mercenaro disse a Ernesto Sabbatini. — Ma perchè rappresentale quelli Schiller? Mi pare che imiti Forzano. SÉ Mimi Aylmer, come tutte le arliste arrivate alla gloria, si dedica alle opere di pietà. La sua anima dolce, in capsulata in carni così salde, la induce talvolta a visitare i sanatori, i manico mi, le redazioni dei quotidiani, per por tare il suo sorriso e la sua parola di pietà. Recentemente visitò una materni tà, indugiandosi nel padiglione delle don ne che non hanno un marito regolare. — Com’è bello il vostro bimbo —• disse av vicinandosi al letto d’una donna che si strin geva al seno un marmocchio dal cranio nero come se lo avessero lucidato col Nubian. — Anche suo padre era bruno? — Non lo so — rispose secca la puerpera. — Non ho visto. Suo padre non s’era nemmeno levato il cappello. PROPRIETÀ LETTERARIA E ARTISTICARISERVATE DOTT. P. F. ZAPPA. REDATTORE-CAPO RESPONSABILE STABILIMENTO TIPOGRAFICO QUARTARA - TORINO P R E P A R A T E un p ra n z o a p p e t it o s o IN POCHI e jÀp ( f ilili sane w W j f acm e Se comperate un chilo di piselli impiegherete mezza giornata per sgusciarli e perderete almeno mezzo chilo di peso.... 1 P3SELLI “ CIRIO” sono sgusciati, cotti, pronti per l’uso, di peso netto...e deliziosi ! P r o v a te li d o m a n i a p ra n z o Gen. delle Conserve Alimentari CIRIO- S. Giovanni aTeduccio (Napoli)

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Il dramma : rivista mensile di commedie di grande successo. - Torino : Grandi firme, 1925-1992.

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