A N N O IV - N . SS W ¿ L è iv e 5 C. C. POSTALI-- J ¿ © ** F E B B R A I O x £ là 28 ¿ í «j-MiîssLstîciifcaiî® < îi g osee»*»*e «1*.e lf**a.s«eÌ« ¿stseccs.sc, á¿*reí<«s <áa L U C IO ’R 1 D E Ü T I E ® I T 1 U C E “ L E F U t M F . " - T O R I N O M J E S S U f l O I U R E K A l ( « K K ^ A J \ p U t m S l C ì I I R N l o s s À V f r r a R E t» i i E K A S I t t 1 i E K I I I e e s o I I R ttM R E I m d T I t t i N N l i C « D M A R I» I o a l D I a f I l I M m a I m i s s E M B c N > o i I I V C I 1 E D A T T I u e s to Q v e c c h io r itr o v e r à u n g io v in e z z a g e n d o / I l I M d e i1 a n t ic a N t E 9 le g illu s tr a tis s im o I 4 s ig n o r e a lle g r ia e d V * v e r o f io / V tr is te e d ìa m e n is s im o L e f I M i C l O l O l * c o c k t a il M l d it u V E L I R t t i E La giostra della celebrità. Vita, morte e miracoli dei letterati italiani e stranieri. L ’arte di leggere e quella di prender moglie. Le teorie di estetica e i precetti del viver moderno. Medi tazioni sulla bibliofilia e sul black bottoni, il cinematografo, il flirt, la moda. Mille disegni bislacchi - 1001 trovate originali - 300 collaboratori notissimi 5000 nomi all’indice - 400 pagine. m 9 9 Antologia degli scrittori d’oggi — Dizionario rompitascabile degli Editori italiani — L ’Annata letteraria in dieci Nazioni — Indiscrezioni — Cari cature — Aneddoti — Malignità — Interviste apo crife — Vivisezioni — Specchi — Tragedie in due battute. C a s a E d i t r i c e A . N 0 N D A A b b o n a m e n to C u m u la tiv o i a l 1° G L e G r a n a li F i r m e e B* A l m a n a c c o M o n d a d o r i i l D r a m m a e ! A l m a n a c c a le d d e r . M o n d a d o r i L e G r a n d i F i r m e - ■■ D r a m m a e l 'A S m a n a c c o D 0 R I e n L. L. L. n a io 3 7 ,5 0 3 7 ,5 0 © 2 ,5 0 g l i n e l M , a M D U K I S T E N é 5^ ^ e s i l a i K ' a E I I I ia a C I A N 9 U M e s fa £ » £ ts fte L ’ u s e o L o m o d ra m m a b o t t Ì1B d r a m m a L o c r o s «Si c ita e g i n c o s d E I e £a>. e ls e e t r ò o g l® w a B » © sK a > i i n s s r lfia b b r is a d 1 J e rSisaSifei-iEsa l a eSS .55is a o i a e a E fA n S a s S tc a e t N i l i ^ ^ « a ^ a s tia tfa c d i s r e h A © F E B B R A I O IV ù w L J i k c g m r o d w w m w L U o d k d i c ^ o m k M C I O N. 31 *9 2 8 - A n n o V I J. CONTT o &. RE V IS S A N T SU o n B è g u » n ¡^tazzaio e vincente S A C H A fe U IT R T £41 a n n a t e j> c r ra cco n t.re le o to rie lU I D E N i c c m s u 6 ta & C t o I v-*m■ u n r w — a f l U F F IC I • V IA & IA C O M O B O V E . 2 T O R IN O (1*0» U N FASCICOLO L. 1,50 - A B B O N A M E N T O A N N U O L. 30 - ESTERO L. 60 C O R x t ^ jd X T P E R T IN A . & i » * 5 a « m & f co Un giorno domandarono a Gina Sammarco : — Perché Enrico Polese, direttore del giornale « L'Arte Drammatica» O R D IN A N D O D 'A M O R A per una volta che si occupa di voi, c u b in o d i racconta che quanto recitate guar A rs e n io Lupsn date a nord, muovete le mani a sud-ovest e gli occhi ad est? Gina Sammarco, maliziosamente rispose : — Non si tratta di me. Polese deve avermi confusa con la rosa del venti. in questa « battuta », che non è scritta, nelle parti che Gina recita, si può facilmente riconoscere quel lo spirito e quella grazia che fan T E R M O C A U T E R I O £4t a c e d o n i a d i no della Sammarco l'attrice più im p e rtin e n ze col ra te deliziosamente elegante e stiliz zata del nostro teatro di prosa. Gina recita in Compagnia Almirante-Rissone-Tofano perchè è molto più intelligente farsi pagare che pagare; via se avesse ima Compagnia sua anche il giornale degli attori troverebbe che la Sam marco merita, come poche altre attrici, di recitare le parti, che re cita. Ma il pubblico le dimostra tutte le sere di volerle molto bene. P p i i a ó n z z H a c o m J e a n C m o n t y f o e d ia é e e v ir a G g i n i r é K I B c e o r g e s n f T d i e s t i f i > .u I u e n d n i e i V is s a n t f . V P E R S O N A fc & i F«4«Hcc Des»Ul«Mes * VIMiaría C ka ie A u -M íra ñ » & acia»« Le K e rrcc * Bewidí««eU» SiMaswa C h a íe a u -M ira a r R ifa Le K e rrec »• L a a ^ n o y á P ia b a is > «iíaco« in a Pia¿«í« r A n g e la cam eríeva .„ „■«*»>■•••.* k k < i > » » ^ . . j ; , ...—t.v-rn-T ■- MON BÉGUIN PIAZZATO E VINCENTE Una sala a pianterreno nella villa dei Cha teau-Miran, vicino a Chantilly. A destra porta di comunicazione colla camera da letto dei Chateau-Miran. In primo piano a sinistra porta che dà agli appartamenti. In fondo una grande vetrata aperta lascia scorgere gli alberi del giardino. Alle pareti quadri rappresentanti scene di corse di cavalli. Sedie, tavole, poltro ne, mobili diversi. SCENA I. Gaetano, Rita, Susanna. {A ll' aprir si del sipario, Gaetano, Rita e Su sanna, stanno giocando a bridge. Sono circa le dieci di sera). Rita (gettando le carte) — Tutto il resto a me. Asse di fiore, dieci di cuore e tre che vince! Gaetano (indicandola) — Questa fa il banco e la punta! Susanna — Ha una fortuna! Rita — Gaetano, tu m ’inganni! Susanna ( prendendo sotto la tavola la. mano di Gaetano) — Tu hai torto di sospettare Gaetano, è il tipo del marito fedele. Rita — Lui! Tu non lo conosci! Solamente, che io lo sorveglio. Se dovessi venir a sape re qualcosa... Susanna (con uno sguardo significativo a Gae tano) — Che cosa faresti? Rita — E ’ semplicissimo. In ventiquatt’ore mi prenderei un amante... Susanna — Questo si dice! Rita — Si fa! Sarebbe veramente troppo stu pido privarsene mentre il proprio marito si concede dei capricci! Gaetano — Te ne sei privata sin’ora? Rita — Sì, ma ho del carattere, io... Susanna — Allora tu ti vendicheresti col p ri mo venuto? Rita — E perchè no? Se mi piacesse! Susanna — Al vostro posto, Gaetano, io dif fiderei. Gaetano Perchè? Io non temo nulla. Ho l ’anima pura come un vitellino... (pren de di tiascosto la mono di Susanna). Rita — Chiacchiera, chiacchiera caro! ma sta in guardia! Gaetano (a Susanna) — E’ di una tale gelosia! Susanna (riprendendo le carte) — Conti nuiamo? Gaetano -— Non trovate un po’ noioso, questo a bridge » in tre? Rita — Ah! non vale certo il bridge in quat tro. Ma dato che il signor Chateau-Miran non è qui per fare il quarto... (a Susanna) Quan do torna tuo marito? Susanna — Non l ’attendo prima di domattina, H suo fantino doveva arrivare oggi alle quat tro del pomeriggio col piroscafo di Douvres. Vittorio vuol pranzare con lu i a Calais e portarlo qui domattina presto. Gaetano — Sarà fresco il suo fantino, per cor rere lo stesso giorno il Gran Premio! Avreb be fatto meglio a prenderne uno francese. Susanna — Jim Cross conosce a Mon Béguin ». Ha già corso con lu i l ’anno scorso, per con to del vecchio proprietario. Mia marito pre ferisce che sia lu i a montarlo. Gaetano — E perchè non l ’ha fatto arrivare prima? Rita — I l vostro fantino è poco favorito dalla stampa. Gaetano — Ma come! Se è il designato da tutti i giornali. Susanna — No. Toc Intransigent » non lo no mina. Gaetano — Andiamo dunque! Voi avete letto male. Lo dà piazzato. Susanna — Ma no, vi assicuro... Gaetano — Scusate, so quel che dico... Susanna — Vediamo dunque. Dov’è l ’oc Intran sigent »? Rita — L ’ho portato in camera mia. Vuoi che vada a prenderlo? Susanna — Se questo non ti spiace, mia cara. (a Gaetano) Cosa pagherete se l ’cc Intransi gent » non lo nomina? (Rita esce). SCENA SECONDA Gaetano - Susanna Gaetano (appena Rita è uscita tenta abbrac ciare Susanna) — Dammi un bacio, presto! Susanna — Sei pazzo! Se tua moglie torna!... Gaetano — Oh, i l tempo che salga al secondo piano! Ma hai ragione, questi baci affrettati, di nascosto non servono che ad irritarm i. Mi ci vuole altro... Susanna — E che? Gaetano — Tu, diamine! Susanna — Sai bene che non è possibile! Gaetano — Perchè? Tuo marito è assente, approf ittiamone. Susanna — E’ troppo pericoloso! Gaetano — No! Più tardi, io tornerò qui a cercarti. Susanna — Ma perchè non attendere quando saremo a Parigi? Siamo così tranquilli nel nostro rifugio! J. CONTT E G. DE VISSANT Gaetano — Ancora due mesi di questa esisten za? Impossibile! esserti sempre vicino, desi derarti... questo non può durare... ora ci si presenta un’occasione... non lasciamocela sfuggire. Susanna — E tua moglie? Gaetano — Dormirà. Lasciami fare. Susanna — Vedrai che ci sorprenderanno! Gaetano — Andiamo dunque! (vedendo Rita che entra) Zitta, eccola! SCENA TERZA G li stessi - Rita Rita (entra coU’Intransigent) — Susanna ha ragione. L ’« Intransigent » non dà che Ralapoil e Fernambuco. Susanna (a Gaetano) — Ah, vedete! Gaetano — E’ stranissimo! Mi sembrava! (do po aver guardato il giornale) E’ vero, ho torto io. Rita — E ’ fantastico però che tu pretenda di essere giornalista sportivo, e non sappia nem meno quali sono i giornali che portano « Mon Béguin »! Gaetano — Non sono un giuocatore, io! Quel lo che m’interessa nelle corse è il migliora mento delle razze equine! Rita — Non farmi ridere! Se son tutt’al più tre mesi che sai distinguere un bue da un asino! Gaetano — Ciò non toglie che i miei articoli firmati « Vernazet » siano tenuti in grande considerazione ! Rita •—- T i voglio credere... (a Susanna) Quel lo che mi stupisce è questa passione per i cavalli che Elia preso così all’improvviso... Ecco un uomo che non ha mai saputo far qualcosa nella sua vita. Un giorno c’incontriamo con voi, facciamo conoscenza, tuo marito ci parla dei suoi cavalli, e mio marito, che non si è mai avvicinato ad un cavallo nella sua vita, si dichiara appassiona to dello sport ippico. Non ci voleva altro perchè divenissero inseparabili, e tuo ma rito spinge la sua cortesia sin ad invitarci in questa sua villa... Susanna — Questo ci ha permesso di vedérci sempre... Rita — Lo credo. Da un mese viviamo assieme! Susanna — Spero non ti spiaccia, mia cara! Gaetano — Questo non è gentile! La signora Chateau-Miran è una squisita padrona di casa... ©d io ho trovata qui tutta la tran quillità necessaria per scrivere i miei arti coli... (improvvisamente) Diamine... a pro posito di articoli... la mia cronaca per il « Paris-sportif » ho dimenticato di spedir la! Come faccio? Susanna — A quest’ora non parte più... Rita — I lettori se ne infischiano dei tuoi ar ticoli. Per una volta non moriranno! Gaetano — Già, tu, l ’accomodi così, tu! (guar dando l ’orologio) Le undici... Ho giusto il tempo di correre alla stazione per il treno delle undici e mezzo... Rita — Non avrai l ’intenzione di andare a Parigi ! Gaetano — No; consegnerò la lettera all’incaricato della vettura della corrispondenza. Così sarà distribuita colla prima posta di do mattina e nell’edizione del pomeriggio il mio articolo comparirà. Susanna — Che peccato che mio marito sia partito eoH’automobile! Gaetano — Non importa, signora, andrò a piedi. Sarà una passeggiata. Quattro chilo metri non sono una fatica! Rita — Con questa storia tu non sarai a casa prima dell’una del mattino! Gaetano — Dipende! Camminando in fretta! Ad ogni modo non aspettarmi! E’ meglio. a a coricarti e dormi tranquillamente. Io, rientrando procurerò di non svegliarti, (.l’ab braccia) Rita — Non ci sarà qualche donnina che t’atende, per combinazione? Gaetano •— Ma sì, qualche donnina ora! Ma è una malattia, la tua! Rita — Ad ogni modo ricordati che mi vendi cherei ! Gaetano (a Susanna) — Ve Elio detto che è una malattia! (si dirige verso la porta guar dandola con intelligenza) Siccome tornando, non vi vedrò, signora, vi auguro la buona notte. A domattina! (prende il suo cappello su un tavolino ed esce del fondo). SCENA QUARTA Rita, Susanna, poi Angela Rita —- Tu non trovi sospetta questa passeg giata a Chantilly a quest’ora? Susanna — Ma sei ridicola, mia piccola Rita! Colla tua mania di sospettare Gaetano, lo indurrai ad ingannarti realmente! Rita — Se questo non è già avvenuto! Susanna — Ma che vai immaginando? Rita — Niente, ma mi rendo ben tonto che Gaetano non è più quello di un tempo! Susanna — Certamente, tu l ’annoi! Rita — E tu trovi sempre la maniera di scu sarlo ! MON BÉGUIN PIAZZATO E VINCENTE Susanna — Ma no, io li parlo ragionevolmen te, ecco tutto! Ascoltami, mia piccola Rita, vuoi un buon consiglio? Smettila di fantasti care e va a dormire. Rita — Già, tu credi che io possa dormire sa pendolo fuori! Quasi quasi 1 aspetto qui! Susanna — Ah no, sai! Rita — Come? Susanna — Ma scusa, sarebbe stupido rima nere qui sino alFuna! RITa — Se gli capitasse una disgrazia! Le stra de non sono sicure a quest’ora! Susanna — Un sabato sera! Mi fai ridere, pas sano delle automobili ogni tre secondi! e in fine non ha due anni, tuo marito, e credo che possa uscire anche senza la bambinaia! Rita — Sono così nervosa, stasera! Susanna — E’ questo tempo burrascoso! Un buon consiglio. Va a riposare! Rita — Preferisci dunque ch’io ti lasci? Susanna — Ebbene, sì, sarebbe meglio, per chè io casco dal sonno... e domani bisogna passare l ’intera giornata .all’Ippodromo. Rita — Guarda che nuvole! Vuol piovere... e Gaetano è uscito .senz’ombrello! Susanna (che comincia ad essere seccata dalla presenza di Rita) — Ma non è di zucchero tuo marito ! (suonando per la cameriera) Ascolta, Rita, se tu non hai sonno, abbi pietà di me... ho sempre tanto da fare io, che di notte ho bisogno di riposo! (ad Angela che entra) E’ in ordine la mia camera, Angela? Angela — Certamente, signora, come tutte le sere ! Susanna (a Rita) — Allora tu che cosa decidi? Rita — Se anche rimango qui, non servirà a nulla non è vero? Susanna — E’ ciò che penso .anch’io! Rita — E allora « buona notte ». Susanna — Buona notte, mia cara, e non fare dei brutti sogni. (Rita. esce da sinistra. Ad Angela che sta per chiudere la vetrata) La sciate! Fa tanto caldo! Ghinderò poi io! Angela — Va bene, signora! Rita (entrando) — Dimmi, Susanna... Susanna (spaventata) — Ancora tu... Rita -— Non ti scordare di dire clic lascino aperta la porta d’entrata, altrimenti Gaetano non potrà rientrare. Susanna — Non ti impensierire. Tornerà e lo ritroverai il tuo Gaetano. (Rita esce) SCENA QUINTA Susanna - Angela Angela — La signora non ha più bisogno di me ? Susanna — No. Avete preparata la camera per il Jockey? Angela — Sì, signora, ho fatto tutto come il signore ha detto. Susanna — Va bene! Angela — La signora crede che avrà fortuna il cavallo del signore? Susanna — « Mon Béguin »! Lo credo, sì! ma spero che voi non giuocherete, Angela! Una ragazza seria come voi... Angela — Oh, signora, non è per me che do mando. E’ per Giuseppe, lo chauffeui. Io ’ non gioco. Ci tengo troppo al mio denaro. Susanno — E Giuseppe gioca? Angela — Sì, signora. Io gli do di tanto in tan to dieci lire da puntare su un cavallo... Susanna — E dite che non giuocate... Angela — Ma no, signora, è Giuseppe che giuc ca... col mio danaro. Susanna — E vincete almeno? Angela — No, signora, perchè io non gioco. Giuseppe dice che vuol farmi una dote per quando ci sposeremo... Susanna — Ma povera figliuola, a queste con dizioni sarebbe meglio che giuocaste voi stessa. Bisognerà che io parli a Giuseppe. Gli consiglierò d’impiegare in altro modo le vostre economie... (dandole una carta eh el la parlando ha gualcita) Ecco la lista della colazione di domani. Datela alla cuoca. Angela — Va bene. Buona notte, signora. Susanna — Buona notte, Angela. ( Angela esce da sinistra). SCENA SESTA Susanna - Gaetano (Rimesta sola, Susanna spegna qualche lam pada, va alla porta di sinistra e s’accerta che Angela se ne sia andata. Poi va verso la ve trata, in fondo. Fa un cenno e rientra seguita da Gaetano). Gaetano — Era ora! comincia a piovere! Susanna — Ho creduto ohe tua moglie non se ne volesse più andare... Gaetano — Ho visto! Ero là. nascosto dietro un albero. Susanna — M ’ha detto di voler passare la notte qui... Gaetano — Non ci sarebbe mancata che questa! Susanna — Ma sai che è molto imprudente ciò che facciamo? j . CONTT È G. DE VISSANT Gaetano — Le donne hanno sempre paura!... Ci capita così raramente di essere soli! Susanna — Ma ciò che facciamo non è bello! Quella povera Rita, che dorme il sonno del l ’innocenza !... Gaetano (ridendo) — E ’ ben trovata la storia dell’articolo da imbucare?... Quel caro Vernazet che m ’ha prestato il suo nome, igno rerà sempre il servizio che mi rende... Susanna — Ma lo conosci almeno questo Vernazet? Gaetano — Mai visto. Ho preso i l suo nome così, per caso, leggendo il « Paris-Sportif » il giorno nel quale mi sono consacrato gior nalista per venir in aiuto alla nostra causa. Susanna — lu tte queste bugie mi addolorano. Vittorio ha tanta fiducia in me! Credi che verrà a sapere?... Gaetano — Tuo marito è troppo occupato delle sue scuderie, per pensare a sua moglie! Susanna — Questa è la mia unica scusa! Gaetano — Mi pare anche che questo non sia il momento migliore per fare i l nostro esa me di coscienza. Abbiamo di meglio da fare! Dimmi... mi ami? Susanna — Se non ti amassi, non sarei qui! Gaetano — Nelle mie braccia... Susanna — Nelle tue braccia... Ma non ba ciarmi così... nel collo... mi farad gridare... Gaetano — E dove, allora? Susanna — Dove vuoi tu, ma non nel collo... Gaetano — Ebbene allora... di là... nella tua camera... Susanna — La camera... coniugale... Non ci pensi, tu? Gaetano — Per coniugare il verbo amare mi pare la più indicata... Susanna —» No; nella camera di mio marito non potrò mai... Gaetano — Per far del male, va molto -bene... e poi bisogna decidersi... non vorremo pas sare la notte qui. Susanna ——Mi sembra -di commettere un sacri legio... ci porterà sfortuna, vedrai! Gaetano — A l contrario! porterà fortuna a tuo marito... io scommetto che domani « Mon Béguin » vincerà brillantemente. Susanna — Speriamolo... Gaetano — Facciamolo dunque arrivare... Vie ni... vieni con me. Susanna ( uscendo con lu i « destra) — Sei pazzo!... SCENA SETTIMA Federico - poi Susanna - poi Gaetano — (Appena usciti, una testa s’affaccia alla ve trata. E’ Federico che entra in pigiama col l ’aria spaventata di uno perseguitato). Federico -—• Auf! non ne posso più... che cor sa... Speriamo che non m i scovi... (guarda di là della vetrata e ascolta)... Nessuno... l ’ho scappata bella... era tempo... Ma dove sarò adesso? (sentendo un rumore a destra)) Qualcuno... (si nasconde in un angolo). Susanna (entra, da destra in vestaglia, si fer ma un momento sulla porta) — Torno subito, mio caro! Chiudo la vetrata! E ’ più pruden te... con tutte queste storie di malandrini... (s’avvicina alla vetrata e trovandosi di fronte Federico getta un grido e indietreggia) — Ah, mio Dio! Gaetano! Gaetano! Federico — Ma non gridate così... vi spiego Susanna — Non avvicinatevi! Non muove tevi! Gaetano! presto... presto... Gaetano (appare, inquieto, in pigiama, coi suoi abiti su un braccio) — Tuo marito? Che c’è? Tuo marito? Susanna (indicando Federico che, per pru denza, s’è nascosto dietro una poltrona) — No. Un uomo là, dietro la poltrona. Gaetano (spaventatissimo, lascia cadere gli abi ti ed indietreggia, sino alla porta della ca mera) — Mio Dio! Non hai una rivoltella? Federico —• Hè là! Quante storie! Susanna — Bisogna farlo arrestare! Prendilo! Gaetano — Dici bene tu; prendilo! Chissà cosa m i fa! (a Federico con voce dolce) Arrende tevi! Non vi faremo del male! Federico (alzando le mani e raddrizzandosi) —Vedete bene che non sono pericoloso. Un assassino non passeggia in pigiama! Gaetano ( meravigliatissimo) — E’ vero, è in pigiama ! Federico — V i prego dunque di lasciarmi se dere; non mi reggo più! Gaetano (rassicuratosi a Susanna) — Non ha un’aria terribile! (a Federico, con un tono quasi di minaccia) Da dove siete entrato? Federico — Dalla vetrata. Susanna — E cosa siete venuto a fate qui? Gaetano — Una cattiva azione, senza dubbio! Federico — No, piuttosto per evitarne una sono qui. Sono inseguito. Gaetano — Dai gendarmi? Federico — No, da tur marito. Ma ora sto me glio; respiro! (alzandosi) Permettete che mi MON BÉGUIN PIAZZATO E VINCENTE presenti. Federico Desrillettes, sostituto al tribunale di Senlis. Susanna — Ma perchè passeggiate in... (indi ca il costume di Federico). Federico -— Evidentemente non è l ’abito del magistrato, ma quando vi avrò raccontata la mia avventur a ;... Ecco, in due parole : Io sono da più di un anno in relazione, diciamo pure intima, con una signora che abita una villa vicina alla vostra... Susanna (curiosa) — Ah, la conosco? Federico — Mi permetterete di tacere il suo nome... Questa signora è «posata. Susanna — Guarda... guarda. (adagio a Gae tano) credo d’indovinare... Federico — Dovendo anch’io sposarmi prossi mamente, ho voluto avere con questa signora un colloquio per rompere definitivamente... Gaetano — Tutto questo non spiega... Federico — Aspettate! I l marito di questa si gnora è geloso e furioso come tigre. E un reduce dalle Colonie e pus..- la vita con una rivoltella in pugno... Susanna — Ho indovinato: è Bouilladisce... Federico — Lo conoscete? Susanna -— E ’ il nostro allenatore... Federico — Benissimo! Ho parlato troppo! SUSANNA — Ma no; questo non ha importanza; vi ha sorpresi? Federico — Precisamente. La signora voleva approfittare della sua assenza per questo ap puntamento... Nel mezzo delle nostre spiega zioni... che necessariamente erano divenute affettuose... ecco che torna... Susanna (a Gaetano) — Vedi die cosa s’ar rischia con questi scherzi? Federico — Non ho avuto che il tempo di scappare dalla finestra, meJit’egli s’è dato ad inseguirmi colla rivoltella in pugno. For tunatamente ho potuto nascondermi qui, al trimenti sarei già morto... Susanna — Non siete ferito? Federico ( toccandosi) — No; non credo... e poi non ha sparato! Gaetano — Una storia simile m’agghiaccia! Federico — Voi capirete ora la mia emozione. Poi esser preso per mi ladro, io, un ma gistrato. Se questa storia si sapesse sarei ro vinato... la mia carriera compromessa... il mio prossimo matrimonio sfumerebbe. Susanna — Rassicuratevi, signore1! Nessuno sa prà niente; ma che possiamo fare per voi? Federico — Nascondermi, sino a che il marito tornerà a casa certo di non ritrovarmi! Gaetano — Non è molto comodo questo im piccio ! Susanna — Non vorremo certo mandar fuori questo disgraziato! Federico — Oh, grazie, signora! (a Gaetano) V i auguro signore, di non trovarvi mai in una simile situazione! Gaetano — Ne avete delle belle, voi! Federico -— Tutto quello che r i chiedo è di permettermi di passare qualche ora in questa sala. Domattina all’alba prenderò il treno per Senlis chiedendovi perdono d’aver distur bato il vostro riposo. Guardate, mi sdraierò su quel divano! Susanna — Ci starete male! Gaetano — Non vorrai metterlo nel nostro letto ! Federico — Ma no! Andate pure a dormire colla vostra signora senza occuparvi di me... (a Susanna.) Se non temessi di abusare, r i pregherei di prestarmi un abito di vostro ma rito che vi restituirò domani stesso... Susanna — Di mio marito? Federico (indicando Gaetano) — Sì, il signore ha press’a poco la mia figura. Lei capisce che difficilmente potrei domattina arrivare alla stazione in questo costume... Susanna —- E’ vero... (in questo momento si sente il suono d’una tromba d’automobile in giardino) Ah, mio Dio! Gaetano — E questo, che cos’è questo? Susanna — Mio marito; l ’automobile di mio marito! Siamo perduti! Federico — Cosa? Cosa dite? Susanna —- Non ci mancava che questa! Ora mi trova fra due uomini svestiti... Federico — Ma come! Quel signore non è dun que vostro marito? Susanna — Ma no, è il mio amante! Susanna (a Gaetano) — M avete messa in un bel pasticcio, voi! Gaetano — Io, naturalmente! Federico — Un altro marito! Decisamente io faccio il collezionista di m ariti! (vedendo gli abiti di Gaetano) degli abiti!... che buona idea! (prende gli abiti e si veste rapidamente dietro una poltrona) Susanna fa Gaetano) — Ve l ’ avevo detto che ci avrebbe portato sfortuna! Gaetano -— Mi prenderà a rivolverate come l ’altro? Susanna — Naturalmente non pensate che a Voi! J. CONTY E G. DE VESSANE Gaetano — Le donne sono ammirabili... Susanna (che è andata ad affacciarsi alla fi nestra) — E ’ lui, non si discute! E’ andato a portar la macchina in garage! ( voltandosi verso Gaetano) Ma non rimanete lì come una statua! Vestitevi! Gaetano — Avete ragione! (cercando i suoi abiti) Ma dove diavolo sono... Susanna — Cosa c’è? Gaetano — Non trovo più i miei abiti! Susanna — Ma come non li trovate! Questa è bella ! Gaetano — Ma li ho lasciati cadere lì... è inim maginabile! Gaetano (vedendo Federico che esce da dietro la poltrona vestito) — Ah! questa poi! Ma li avete voi i miei abiti. Rendetemeli imme diatamente. Federico —- Aspettateli! Ma li son presi, me li tengo! Susanna (continuando a guardare dalla fine stra) — Ecco che esce dal garage. Traversa il giardino, (a Gaetano) Spicciatevi a vestirvi. Gaetano — Vestirmi... bisogna poterlo... (a Federico) Mi volete sì o no rendere i miei abiti ! Federico — Perdonatemi, ma non posso! Gaetano — Me la pagherete questa! Susanna (sempre alla finestra) — Spicciatevi... S’avvicina... sta per entrare... (lascia la fine stra e cade in una poltrona) Ah, mio Dio!... Gaetano — Io tremo come un coniglio (si na sconde sotto la tavola mentre Federico s’al lontana più che può). SCENA OTTAVA Susanna, Federico, V itto rio e Gaetano (sotto la tavola). V itto rio (entrando) — Me ne capita una bella! Susanna — E che cosa? V itto rio (togliendosi la pelliccia e il casco) — Jim Cross non è arrivato! Susanna — Ed è per questo che arrivi tu? V itto rio — Si capisce! Che cosa volevi che fa cessi laggiù? Tu non hai ricevuto nessun te legramma ? Nulla ? Susanna — No. V itto rio — Sono ben combinato, ora! Non ho un fantino da far correre domani con « Mon Béguin » (vedendo Federico) E chi è quel si gnore? (Federico macchinalmente lo saluta). Susanna — Ah quel signore? è... è una sor presa. V itto rio — Come? Susanna — Tu non indovini? c o n h In h s u a k r n o v e lla i c a n i la a s u p e r a t o 1 ssEaa g r a n d i n a rra to ri d e l J . C O M J . L ® IR . K B IP L A IR IR © . F L e g g e t e la / del i v U IN I ¥ n e lla M II 1M © È IR I liv is fa t eSae M O IN con n o v e lle d fi B P B E © m In o lt r e A N ® f<* f e b b r a i o t ie n e © g e n e re © U S A S ® e u n a s to r ia c o n p u p a z z i d i M - & E B ® ¡ F ® M P IB MON BÉGUIN PIAZZATO E VINCENTE V itto rio — E cosa vuoi che indovini... Susanna — Ecco! questo signore è... ( Vittorio guarda Federico che Io saluta per la seconda volta)... andiamo... è... V itto rio — Ma cosa vuoi clic sappia io... Susanna — Jim Cross. V itto rio — No! Federico (stupefatto) — Che? Susanna — Si, il tuo fantino. V itto rio (a Federico) — Come siete voi? Susanna (piano a Federico) — Parlate inglese. Federico -— Jos, yes... (piano a Susanna) Io non so Finglise. Susanna (sempre piano) — Neanche lu i! V itto rio — Ah come sono contento, ma per chè non me l ’hai detto subito... Susanna — Per farti una sorpresa... volevo di vertirmi un poco... V itto rio — Ed io che mi disperavo già (a Fe derico) Ma da dove diavolo siete passato. Non vi ho visto all’arrivo del piroscafo. Federico — Yes! Susanna — E’ venuto in aeroplano... V itto rio — Ah, ecco, ora capisco, (a Federico, ridendo) Time is money ! Federico — Ah yes. (a parte) Se si mette a par lare inglese sono finito! V itto rio (guardandolo) — Che strano! Vi ho visto una volta nell’Ippodromo d’Aecot, c m’eravate parso più basso... Federico — Oh, yes! Susanna — L ’avrai visto vestito da fantino, è tu tt’altra cosa! V itto rio — Già, dev’essere cosi... Allora, mio buon amico, avete fatto buon viaggio? Siete molto stanco? Federico — No! Gaetano (sotto la tavola. non potendo tratte nere uno starnuto) — Atchoum! V itto rio — Oh là! Avete preso freddo? Federico — No! Watersproof! yes! SUSANNA (dando una pedata sotto la tavola a Gaetano) — Egli ha un waterproof! V itto rio — Avete fame? Volete prendere qual che cosa? Federico — No! V itto rio — Domani vi farò vedere il cavallo: è superlativamente in forma... Federico — Aoh! Sono mollo contento per il cavallo. V itto rio — Anzi, domattina potrete fare ima breve galoppata... per prova... Federico — Ma questo non è. necessario... V itto rio — A l contrario... ci tengo... Susanna —- Non metterti a discutere! Vedi bene che è morto di fatica! V itto rio — E’ vero... ha perfino un’aria ab brutita... Susanna — Con quel viaggio! Federico (disfatto) — Yes. Mal di mare! V itto rio — Ha sofferto mal di mare? In aero plano? Susanna — Ma sì, sarà mal di montagna ! Ascoltami! Rimanda a domani questi discor si... credo che ora abbiate sopra tutto bi sogno di riposo. V itto rio — Hai ragione! Tanto più che domani lieve star bene... (a Federico) Dormire... he... dormire! Federico — Yes! Dormire! V itto rio (a Susanna) — Hai detto ad Angela che gli prepari la camera? Susanna — Sì. V itto rio — Vado a vedere che gli manchi nul la. Torno subito. Susanna — Fai bene, va! (Vittorio esce) SCENA NONA Susanna - Federico - Gaetano Federico — E intanto, io, ine ne vado di corsa! Susanna — Ah no, voi non farete questo! Gaetano (uscendo da sotto la tavola e sbarran dogli il passo) —■Voi, rendetemi i miei abiti. Federico — Ah mai... V i ripeto che li ho e me li tengo. Come volete che me ne vada? Gaetano — Come ve ne dovete andare? Come siete venuto... in pigiama. Federico — Avete voglia di scherzare, voi! La sciatemi passare! Gaetano — Non tentatelo neppure. E’ inutile! Susanna — Bisogna che voi restiate qui, si gnore ! Federico — Ma perchè? Susanna — Perchè vi ho presentato a mio ma rito come suo fantino. Federico — E’ proprio per questo che me ne voglio andare! Aggiustatela come volete, ma lasciatemi andar via... Gaetano — Ah se ne vuol andare! (a Susanna) E’ un bel pulcino il tuo protetto... Susanna (a Federico) — Voi non potete la sciarci, Pensate alla situazione nella quale mi troverei io dinanzi a mio marito. Federico — Ma a quella nella quale volete met ter me, non ci pensate?! Io... un sostituto... trasformato in fantino!... E ’ inimmaginabile! Gaetano — Siamo stati noi forse a venire a cercarvi? Non dovevate venire qui. J. CONTI E G. DE VISSANT Susanna — V i abbiamo salvato, @voi volete ricompensarci così? Federico — Ancora una volta vi domando per dono, ma non è possibile che la mia compia cenza giunga sin dove volete voi! SCENA DECIMA Gli stessi; poi Bouilladisse, poi V itto rio Bouilladisse (si ode la voce dal di fuori) — Chàteau-Miran! Chàteau-Miran ! Susanna — Bouilladisse! Viene da noi! Federico — I l marito! Sono rovinato! Bouilladisse (sempre di fuori) — Ma aprite dunque! Sono io! Federico — Non aprite, per amor di Dio! Mi vuole uccidere! V itto rio (se ne ode la voce da una finestra del primo piano) — Siete voi Bouilladisse? Scen do subito! Gaetano — Ecco che torna! (a Federico) ma gli abiti, i miei abiti voglio! Federico — Andate al diavolo, coi vostri abti ! Quello mi ucciderà e voi mi parlate dei vo stri abiti... Susanna — Ma vi prego, signori! Non m i sem bra i l momento adatto per litigare questo... (a Gaetano)... Gaetano, nasconditi! Gaetano — Ma devo passare la vita sotto la tavola, io ? ! (si nasconde sotto la ta vola. Su sanna va ad aprire. Federico non sapendo dove nascondersi, si rannicchia in una pol trona voltandone lo schienale, in modo da non essere scorto). Bouilladisse (entrando, furioso, un revolver in mano) —- Per tutti i diavoli! Bisognerà pur che lo ritrovi! Susanna — Che cosa vi prende, signor Bouilladisse? Siete impazzito? Bouilladisse — Ah, signora, se sapeste che cosa m ’è accaduto! V itto rio (entrando da sinistra) — Ebbene, che cosa succede? E’ avvenuto qualcosa a « Mon Beguin »? BoutlladissIe — Già, ei tratta proprio di « Mon Bèguin »... M i capita uua cosa orrenda, mo struosa! V itto rio -—- Ma che cosa, dunque? Bouilladisse — Una cosa che mi fa drizzare i capelli in testa!... e non fossero che i capelli! Susanna — Ma volete spiegarvi? V itto rio — Di che si tratta? Bouilladisse — Sono becco! Susanna — Questo è tutto? Boulladisse — V i sembra che non basti! Susanna — Non è una ragione per andar gri dandolo come un pazzo, alle due di notte! V itto rio — Naturale! Non dovevate disturbar vi a quest’ora, per venirci a raccontare i vo stri infortuni matrimoniali... Susanna — E poi imparerete a sposare una graziosa donna che ha venti anni meno di voi... Bouilladisse Ah, così mi rispondete! V i rac conto che sono ingannato, tradito, e voi mi dite che il torto è mio!... V itto rio (calmandolo) — Ma no; ascoltate; calmatevi! Non è questo che Susanna voleva dire! Solamente, capirete, quando si sposa una donna troppo giovane e con un tempe ramento... un po’ ... (fa dei gesti). Bouilladisse — In quanto a temperamento la mia è un vulcano... in continua eruzione! V itto rio — Ah, perchè non è la prima volta che?... Bouilladisse —- Ma no! L ’altra volta fu col suo parrucchiere... prima con un pedicure!... Federico (a parte) — E io che credevo di es sere il primo! Susanna -— Pazienza dunque!... Questo prova che la signora Bouilladisse ama i cambia menti... Bouilladisse — Ma ci sono anch’io... e io, non l i amo i cambiamenti... Susanna — Avete torto! Finireste col crearvi delle amicizie! V itto rio — Ma andiamo, Susanna, sii un po’ pili seria; e in quanto a voi, vecchio mio, potreste esservi abituato! Non c’è niente di nuovo! Ora sono le due del mattino e oggi stesso si correrà il « Gran Premio »! Andate dunque a coricarvi! Anzi già che siete qui, vi voglio presentarvi Jim Cross... (guardando at torno) ina dov’è il mio fantino? Federico (a parte) —» Darei ciò che ho di più caro per diventare invisibile! V itto rio — Ma è un bel caso! Non l ’hai visto uscire, Susanna? Susanna — Ma no, guarda: è là... (indica la poltrona nella quale è rincantucciato Fede rico). Federico (a parte) — Ma questa donna mi vuol morto ! V itto rio — Non l ’avevo visto (gli si avvicina. Federico finge di dormire e russa)... Russa! Bouilladisse — Quello ha della fortuna*... V itto rio (scuotendo Federico) — Hè! amico! Svegliatevi ! Susanna — Ma deve essere stanchissimo! La scialo dormire! VITTORIO — Bisognerà condurlo in camera! Bouilladisse ( avvicinandosi) — Aspettate! Lo sveglierò io! (si curva su Federico e con voce potente gli grida in un orecchio) Svegliatevi, dormiglione ! Federico (spalancando di colpo gli occhi) — Hè! Che cosa? V itto rio (a Bouilladisse) — Gli avete fatto pau ra!... (a Federico) Perdonate, Jim Cross... è stata ima burla del nostro amico Bouilladisse, che non è terribile come sembra! Bouilladisse — Ho fatto così per svegliarvi... Felicissimo di conoscervi... (gli tende la ma no che Federico non osa stringere). V itto rio — Credo che esiga una presentazione diversa; gli inglesi sono formalisti... (pre sentando) I l signor Jim Cross, i l signor Bouilladisse, mio allenatore e ottimo amico! Bouilladisse (tra sè) — I l che non mi vieta di essere becco! (si stringono la mano) Am i co mio, non sposatevi mai... io sto cercando Pamante di mia moglie per farne ima... pallottola, pei- farne una... pappa! Capite? V itto rio (a Bouilladisse) — Mi sembra inutile raccontar tutto questo al mio fantino... egli se ne infischia che voi siate becco... non è vero, signor Jim Cross? Federico — Aoh! Yes! (fra se) Chissà dove vado a finire io! Susanna (a Bouilladisse) — Senza contare che date mia bella idea della donna francese a questo signore! Bouilladisse — Di questo poi non me ne im porta nulla... (guardando Federico) Eppure, è strano; ho Fimpressione d’aver già visto questo signore in qualche luogo! Federico — Che? Bouilladisse — Dicevo alla signora che ho l ’impressione di avervi già visto. Federico — No, no! V i sbagliate! non ero io! V itto rio — Dove avreste potuto vederlo? A r riva d a ll’Inghilterra! Federico — Yes! Angleterre. Susanna — Avrete vista la sua fotografia in qualche giornale! Bouilladisse — Sarà così! Federico (a parte) — Sudo! bisogna ad ogni costo che mi levi da questo impiccio! (a V it torio) Io sono molto stanco! Sleeping! Dodo! Susanna — I l signor Jim Cross vuol andare a dormire. Non ha torto! V itto rio — E’ vero. Andiamo tu tti a riposare. Anche voi, Bouilladisse! La notte porta con siglio. Susanna -— E domani quando avrete ben r i flettuto, e la notte vi avrà consigliato, perdo nerete a vostra moglie! Bouilladisse — Pei donarle? Non mi cono scete, signora! Le ho già perdonato due vol te, ora basta. V itto rio — Fate come volete, ma non dimen ticate che v’aspetto presto domattina in scu deria. Bouilladisse — Ci sarò, tanto stanotte non mi corico. Ho l ’idea che quel miserabile sia na scosto o nella vostra casa o nel vostro giar dino... V itto rio -— Nella mia casa?!... Bouilladisse —- Sì, ho perse le tracce di lui a ll’ingresso del vostro giardino... V itto rio — Spero, ad ogni modo che non avre te l ’intenzione di fare una visita domiciliare! Bouilladisse — No. M ’accontenterò di fruga re i dintorni, e vi garantisco che finirò per acchiapparlo... V itto rio — Può darsi che sia già lontano... Bouilladisse —■In pigiama? Perchè è fuggito in pigiama, il miserabile! Deve essere in qualche granaio o in qualche boscaglia, ma io lo cercherò fra foglia e foglia... Susanna — Va bene! Badate però di non rovi narmi le aiuole... Bouilladisse — Non abbiate timore... Che io lo ritrovi solamente e lo appiattisco come un ranocchio! Ah sì, mostrerò io a quel buon uomo quel che costa piantare le corna a Bouilladisse... (esce) SCENA UNDICESIMA V itto rio - Federico - Susanna Federico (tra sè) — Infine se n’è andato! Susanna — E ’ rabbioso l ’amico... V itto rio — Difende il suo onore di marito, e io non posso dargli torto... Susanna — Io invece compiango quella po vera signora Bouilladisse... essere moglie di un simile selvaggio... V itto rio — Non doveva sposarlo. Susanna — Già, queste son cose facili a dirsi. Ma guarda quel povero Jim... lo ha terroriz zato. V itto rio (a Federico) — Rassicuratevi, ami co... non tu tti i francesi sono come lui. Federico — Yes, molto villano!... V itto rio — Venite, v’accompagno in camera vostra... Fedebico — Yes.., Buona notte, milady! J. COÌN'TY E G. DE VISSANT SUSANNA — Buona notte, signore, dormite be ne! ( Vittorio esce con Federico da sinistra). SCENA DODICESIMA Susanna - Gaetano Susanna — Ouf, che serata! (a Gaetano) pre sto esci da lì sotto, i l campo è libero! Gaetano — M i par che sia ora! (stirandosi) mi sono anchilosato... non so più star ritto... ma che ora è? SUSANNA — Non Io so; le tre del mattino cre do... Ma tu vai, rientra in’ camera tua..... presto ! Gaetano — In camera mia! Ne hai -delle belle! E mia moglie? Susanna — Dorme. Gaetano — Che ne sai tu? e se non dorme c mi vede tornare in pigiama che le dico io? Susanna — Mi pare ohe ad ogni modo tu non possa restar qui. Gaetano — E dove vuoi che vada? Susanna — Non m’importa saper dove, ma so che mio marito tornando non ti deve trovar qui. Sei tu che hai creata questa bella situa zione! Vuoi anche che ti benedica? Gaetano — Potevo io forse prevedere tutto questo ? Susanna — Ho commessa una grande bestia lità il giorno che ho accettato di tradire mio marito! Geatano —• Ti prego di non pentirtene! Susanna — Ah sì invece che me ne pento, ec comi ora trascinata in ima serie di complica zioni spaventose! Dio sa dove andremo a fi nire ! Gaetano — Fra noi due, chi sta peggio, sono io, caso mai! Cosa dirà mia moglie non ve dendomi tornare? Gelosa coin’è! Susanna — Ecco gli uomini! Non pensano che a se stessi... Gaetano — Naturale! A te importa poco che la mia pace sia finita! Susanna -— Non dirai che sono stata io a cer carti spero! Io ero una donna onesta prima di conoscerti! Gaetano — Ma sì, parla del passato adesso. Questo servirà a qualcosa. Susanna — Hai ragione. E ’ invece opportuno che tu te ne vada... Gaetano — Ancora? Ma dove vuoi che vada? (andando alla finestra) Piove spaventosamen te! Non potrò andar a passeggiare con questo tempo ! Susanna (ascoltando alla porta di sinistra) — Sento i passi di mio marito. Sta scendendo la scala... per l ’amor di Dio! Vattene! Gaetano — Ricordati che se ini ammalo e muo io la colpa è tua... (salta dalla finestra nei giardino). SCENA TREDICESIMA Susanna - V itto rio V itto rio (entrando) — E ’ fatto! Jim Cross è a letto! Rassicuro che mi sento allegro quan do penso che è qui! Quando non l ’ho visto sbarcare a Calais mi son sentito male... mi vedevo già costretto a ritirare il mio cavallo dalla corsa... Ma infine tutto va bene! E Bouilladisse? Non si deve esser gelosi sin a (pici punto. Si finisce per divenir becchi sul serio! Non ti pare! Susanna — Senza dubbio. V ittorio — Io penso che l ’unico sistema per non esser traditi sia quello d’aver fiducia nel la propria donna. Susanna — Hai ragione... V itto rio — Io, t ’ho mai rimproverata? Ho mai fatto delle supposizioni sul conto tuo? Susanna — Ma tu ne avevi forse il diritto? V itto rio — No, ma ragione di più! Susanna — E poi, perchè ti dovrei tradire? In sei ricco... intelligente... V itto rio — Questo sì... Susanna — Sei bello... V itto rio — E’ vero... Susanna — E siccome non potrei trovar di me glio io non cerco... e poi... quelle storie... portano a tali complicazioni... ’ itto rio — Hai ragione! e per trovar piacevoli tali avventure bisogna chiamarsi signora Bouilladisse! Susanna — E ’ quanto penso anch’io! V itto rio — Ma tu sei... una perla ecco! E ora andiamo a dormire, che ne abbiamo il di ritto! (in questo momento si odono due ri* volvtrate nel giardino). Susanna (spaventatissima) — Ah mio Dio! e. questo cos’è questo? V itto rio — L ’avrei giurato che finiva così! E’ quell animale di Bouilladisse che ha scoperto ramante di sua moglie! Susanna (fra sè) — Questa volta ha ucciso Gaetano! SCENA QUATTORDICESIMA Gli stessi - La signora Le Kerrec - Ancela Federico - poi Bouilladisse. Angela (entrando vestito alla meglio) — Si gnora ha sentito? Hanno sparato in giardino! Rita (entrando in vestaglia) — E’ spaventoso! Hanno -assassinato qualcuno... MON BÈC-UIN PIAZZATO E VINCENTE Federico (in maniche, di camicia) — Aoli! ave te sentito? V itto rio — Ma sì; è certamente Bouilladisse! Ì'edeiiico (fra sé) — L ’Ito scampata bella io! Rita — Ma è orribile! E’ certamente con Gae tano che i banditi se la son presa! Susanna — Aveva ragione! La colpa è mia! V itto rio (ha spalancata la porta e grida) — Hè là! Chi ha sparato? Siete voi Bouilladisse? Bouilladisse (entra col revolver ancora in mano) Sì, sono stato io. Susanna — Ah! bandito! Angela — Mio Dio, ma è possibile? Bouilladisse — Ecco quello che mia moglie ha fatto di me! un assassino!... ab amici miei... clic dramma! Non mi reggo più! (si lascia cadere su una sedia). V itto rio (togliendogli dalle mani il revolver) —• Andiamo! Rimettetevi! Rita — Angela presto! Un bicchier d’acqua! Susanna — Ma infine, cos’avete fatto? Rac contate ! Bouilladisse — Non posso... soffoco! Angela (offrendogli un bicchiere) —- Bevete; vi farà bene! Bouilladisse (dopo aver bevuto) — Grazie!... ma è spaventoso! V itto rio — Diteci dunque! Cos’avete fatto? Bouilladisse — Non ricordo più! Ero là... nel giardino... quando, fra i tigli ho visto un uomo che tentava nascondersi. 11 sangue mi ha dato un tuffo... ho preso il mio revolver e... pan... pan. Due colpi... nella notte! Susanna e Rita (coprendosi il viso) — Ah! Oli! Federico — Animale! Angela — Come al cinematografo! Bouilladisse (tragico) — Andate... andate a cercare delle guardie... che mi arrestino... Susanna — Il miserabile! Lo ha ucciso! (Cade svenuta su una poltrona). V itto rio (a Bouilladisse) — Non disperatevi, vecchio mio! E’ un delitto passionale! Vi as solveranno! (vedendo Susanna svenuta) Su sanna! Susanna sta male! Rita — Presto, dei sali, dell’aceto! (Vittorio, Rita, Angela s’avvicinano a Susanna. Bouil ladisse continua a fare dei grandi gesti pen sando al suo delitto. A questo punto alla fi nestra compare la testa di Gaetano). Gaetano — Ci sono tutti! Impossibile entrare! Federico (a parte) — Ad ogni modo nel suo revolver vi sono due palle di meno! F in e d e l p r iis s © s a ffo n i n b c i i i i i i M— M B H B W ■IIIIHII lllllliIIIIIHITIIBWIIÌ p ar a 1 1 Ma a s in a m v commedia o e n lc t p tù e rA pprcjenÌA Ìià c o m m e d ia p i è ¿ iv e r ie a if J0A c o m m e d ia p i è o r i f i n a i # jQ a c o m m e d ia ciac h a r i v e l a l o c i i © i i JGa c o m m e d ia ette la & sco js e r io i ® n I i t ■ jSa com m edia ciao d ie ci com pafnie han no in re p e rio rio La stessa scena del /° - L ’indomani mattina SCENA PRIMA (A ll’alzarsi del si[xirio Angela è seduta in una poltrona con un piumino da polvere in mano) Angela (stirandosi) — Ho voglia di lavorare io stamattina come ho voglia d’annegarmi..... diavolo d’un Bollili adisse! Ci mancava co stui che venisse a tirare delle revolverate sotto le finestre alle tre di notte! Susanna (entrando dalla destra) — Siete lì An gela? Cosa fate? Angela (alzandosi in fretta) — Stavo termi nando la pulizia della sala signora... Ma ho passata una tale notte che fatico a reggermi in piedi. Anche la signora pierò non deve star molto bene... Susanna — Non ho quasi dormito... Angela — Ha ragione signora. Io quando non dormo otto ore resto stordita per l ’intero giorno. La signora desidera la colazione? Susanna — No Angela, grazie! Non voglio niente stamane... Angela (guardando dalla finestra) — Ecco il signore che torna dalla scuderia! Susanna — Finirete la sala più tardi Angela! Ora andate al primo piano! Angela —- Va bene signora! (esce da sinistra). MON BÉGUIN PIAZZATO E VINCENTE Susanna (sola) — Se penso che Gaetano può esser morto a quest’ora!... e io che non posso far nulla... nulla! V itto rio ( entra dal giardino) — Di già alzata mia cara? Ma che ocelli rossi hai! Hai pianto? Susanna — Ma no, perchè avrei dovuto pian gere! Non ho niente! V itto rio — Sei molto nervosa da qualche giorno ! t Susanna -— Deve dipendere dal tempo! Un esta te così burrascosa! V itto rio — Hai ragione. Credo che anche la pista sarà umida oggi, ma questo non mi spiace! cc Mon Bèguin » è superbamente in forma (guardando l ’orologio) le otto e mezzo. E’ ora che vada a svegliare il fantino. Susanna — A l tuo posto lo lascerei dormire an cora un po’. V itto rio — Si riposerà domani. Bisogna che monti « Mon Bèguin ». Non abbiamo tempo da perdere. E quell’animale di Bouilladisse che non s’è ancora fatto vedere! Susanna — Io non l ’ho mai potuto sopportare i l tuo allenatore. E’ un bruto! A l tuo posto me ne sarei liberato da un pezzo. V itto rio — Ha però delle qualità. Sa il suo mestiere quando non perde la testa per delle sciocchezze ma ti dò ragione quando mi dici che poteva attendere un altro giorno per sfogare la sua gelosia. Ma ora vado a sve gliare Jim Cross! (esce). SCENA SECONDA Susanna, Rita, poi Bouilladisse Susanna (sola) -— Ah non ingannerò mai più mio marito! (vedendo Rita che entra) Ah, sei tu! mia povera Rita... Rita — Sono disperata! Pensa che Gaetano non è tornato ! ^ Susanna (fìngendosi sorpresa) — Ne sei certa? Rita — Come? Se ne sono certa? Susanna — Ma sì, dicevo! Poteva darsi che fosse tornato e tu... non te ne fossi accorta. R ita — Ma cosa racconti? Se non sono uscita di camera! Susanna — Sì, ma dormivi... Rita -— Dormivo? Non ho chiuso occhio tutta la notte! Susanna —- Oh qualche volta si crede di non dormire,... e poi! R ita •— Non vorrai persuadermi che Gaetano ha passata la notte con me ed io non me ne sono aecorta,.. MU Susanna — No: hai ragione. E ’ inverosimile! Povero Gaetano ! R ita — Povero Gaetano, questo sì! Gli deve essere capitato qualcosa! Dimmi, tu credi eh® Bouilladisse abbia tirato su lui? Susanna — Ma no; non vorrai credere questo! E poi ho fatto battere tutte le boscaglie, tutti i dintorni, dai domestici i quali non hanno trovato nulla e nessuno! R ita — Già, e poi Bouilladisse sostiene d aver sparato su un uomo in pigiama; Gaetano non passeggiava certo così! Susanna — Hè! Speriamolo! Rita — Come a speriamo »? Cosa pensi tu? Susanna — No, nulla, ho detto così... coro,® avrei potuto dire : « Cosa gli sarà successo » ! Ah ma io sono ben colpevole ! Rita -— Colpevole tu? E perchè? Susanna — Perchè avrei dovuto trattenerlo... impedirgli d’andarsene... Rita — Ma d’andarsene dove? A Chantilly? Susanna — Già, dove... A Chantilly, si ca pisce! Rita — Sì, ma tu non potevi prevedere... Susanna — E’ vero. Io non potevo prevedere. Diversamente non mi sarei lasciata trasci nare... Rita — Trasentale? Susanna — Ma sì, infine volevo dire che non mi sarei lasciata trascinare da mio marito a prendere questo allenatore. Io non sono cat tiva in fondo! Vorrei tanto che tu mi perdo nassi! Rita — Ma cosa? Che io ti perdoni la scelta di Bouilladisse? Ma cosa c’entri tu? Susanna — Ho un tal rimorso. Talvolta nella vita non si riflette, poi gli avvenimenti ci travolgono... allora ci si pente... Rita — Ma t ’assicuro che tu esageri la tua parte di responsabilità... Susanna (sospirando) — Vorrei che fosse così... Rita — Ma cos’hai? Sei strana. Parli come s® tu sapessi qualcosa. Susanna — Io! Ah! vorrei ben sapere; per rassicurarci, per rassicurarti! Rita — Ecco Bouilladisse! Interroghiamolo. Susanna — Non voglio vederlo, die non metta piede qui. (a Bouilladisse che entra) Andatevene, miserabile! Andate a costituirvi, inve ce di passeggiare! Bouilladisse — E perchè? Susanna — Avete ucciso un innocente! Bouilladisse — V i prego di osservar® che i* J. CONTY E G. DE VISSANT non ho ucciso nessuno! Colui che volevo uc cidere starà bene almeno quanto voi e quan to me. Rita — Ma cosa dite? Bouilladisse — V i ho spaventati inutilmente questa notte. I l mio rivale non è stato nem meno toccato. Susanna — Che ne sapete voi? Bouilladisse — I l mio revolver era scarico. Susanna -— Veramente? Oh quale sollievo! Rita — Avreste potuto accorgervene e dircelo subito, invece di farci passare mia notte così angosciosa! Bouilladisse — Ma anch’io l ’ho saputo sola mente tornando a casa. Mia moglie m ’aveva scaricato la rivoltella! Susanna — Ringraziatela! V i ha evitato di commettere un delitto. Bouilladisse — Oli, il suo complice non avreb be avuto che ciò che si meritava! Rita — Sì, se fossimo certi che sparando non avreste sbagliato bersaglio. E ’ da stanotte che tremiamo temendo che voi abbiate ucciso mio marito! Susanna — Dì pure, che tu hai tremato! Rita — Quanto te. Susanna — Io no, poiché so che il signor Le Kerrec è a Chantilly! Bouiladisse — E poi perchè io avrei dovuto tirare sul signor Le Kerrec! Susanna — E ’ vero; e tutto questo non può interessare il signor Bouilladisse. Rita — V i voglio spiegare. Mio marito è usci to ieri sera col pretesto d’andare alla stazio ne a portare mi suo articolo; ebbene non è ancora tornato! Bouilladisse — Già, ricordo! il signor Le Kerrec scrive nel « Paris-sportif », firman do col pseudonimo di « Vcrnazet ». Tra pa rentesi, bellissimi articoli! Ricevo proprio ora l ’edizione di stamane... (toglie da una ta sca il giornale) Ma che non sia tornato è ve ramente strano! Susanna — Ma no! è Rita che si monta la te sta. Scommetto elle Gaetano ha preferito portare lu i stesso il suo articolo a Parigi, e tornerà stamane col diretto. Rita — Mi piace come l ’aocomodi tu! Bouladisse (che sta leggendo il giornale ha uno scatto, poi) — Ah! Susanna e Rita — Che c’è? Bouilladisse — Leggete, leggete, voi! Rita (prende il giornale e legge) — « Abbiamo il dolore d ’informare i nostri lettori del de cesso improvviso del nostro ottimo collabo ratore Vernazet »... Susanna — Benone, non ci mancava che questa! Rita (continuando a leggere) — Le esequie avranno luogo in Parigi il... (getta un grido e sviene). Susanna (a Bouilladisse, avvicinandosi a Rita) — Per commettere errori voi, siete nato ap posta! Bouilladisse — E come prevedere?... perdo natemi. Volete che vada a prendere dell’ac qua per bagnarle la fronte? Susannna — Lasciateci in pace! La farò ria vere io. Andate piuttosto a raggiungere mio marito che vi attende da un’ora! Bouladisse — Povero signor Le Kerrec! Ecco come siamo fatti noi!... (esce) SCENA TERZA Rita - Susanna Susanna (le bagna la fronte, le fa aspirare dei sali) — Rita! Mia piccola Rita! Andiamo su, svegliati; torna a te! Non è vero, sai!? Non è vero niente! Rita (tornando in se) — Dove sono! Oh mi ricordo, che orrore! Susanna — Ma no; non credere; non è vero! Gaetano non è morto! Rita — Come? Susanna — Ma sì; i giornali non sanno quello che dicono... e poi, no; preferisco d irti la verità. Gaetano e Vernazet sono due persone differenti. Rita — Che? Susanna — Sì, Gaetano non ha mai visto Ver nazet. E ’ una favola ch’egli ha creata. Rita — No?! Ed io che lo dubitavo ! Egli non ha mai fatto del giornalismo? Susanna — No. Rita — Ma tu come fai a sapere questo? Susanna — Io?... io... mi sono informata e ho saputo che Vernazet esisteva e che non aveva nulla in comune con tuo marito. Rita — Tu dunque sapevi che mio marito mi raccontava delle bugie e non me ne hai mai avvertita ? Susanna — Sei talmente gelosa che temevo ne nascesse un dramma! Rita — Ah, sei ima buona amica, tu! Ah, le donne! E ’ vero che gli uomini non sono m i gliori! Quando penso che Gaetano mi menti va; che non ha mai cessato di mentirmi... e tutto questo perchè m ’inganna... certo per chè m ’inganna... MON BÉGUIN PIAZZATO E VINCENTE Susanna — Ciò che t ’ho detto non prova che Bouilladisse — Avete ragione, perdonatemi, signora Chateau-Miran ma volevo farvi ca t ’inganni! pire! Rita — Tu vorresti ancora trovargli delle scuse? Susanna — Ma vedi come sei? Tu t’arrabbi, V itto rio — E ora basta! Occupiamoci del fan tino! (si guarda attorno) Ma dove va sempre non si può parlare! a finire quello lì! Rita — No, no, anzi, non sono mai stata così Bouilladisse — E ’ in quella poltrona! calma. Ora so ciò che mi resta da fare. Susanna — Non vorrai commettere qualche be V itto rio — E che fa? Dorme?!! (scuotendolo) Hè! dico, Jini Cross! spero che vorrete sve stialità ? gliarvi! Rita — Non temere! Ma mi vendicherò! E in quanto alla donna che m’ha preso mio mari Federico (svegliandosi) — Cosa c’è? (vedendo Bouilladisse ha un involontario moto di ter to, io la troverò... (si alza e fa par andar rore). sene). V itto rio (a Bouilladisse) — V i riconosce, ve Susanna — Dove vai adesso? dete ! ? Rita — A riflettere. A tra poco, (esce) Susanna (tra sè) — Che abbia capito? D altra Bouilladisse (tendendogli la mano) — Oood morning ! parte non potevo permetterle di piangere la morte di suo marito. Ma vorrei sapere dove Federico (stringendogli la mano) — Non -ono vostra sorella io... andremo a finire con quest’avventura. V itto rio — E ora basta di dormire, ragazzo SCENA QUARTA mio! Bisogna prepararsi. « Mon Bèguin » è Susanna - V itto rio - Federico - Bouii.ladisse impaziente... vi attende! Federico (entra con Vitorio assonnato e in Federico — Me ne infischio io! Può attendere tontito) — Ah! sono talmente stanco! Buon fin che vuole! se aspetta me! giorno, signora!... Suo marito vuole la mia V itto rio — Ma come? Avete imparato la nostra pelle... lingua? V itto rio — Bisogna svegliarsi, ragazzo mio! Dormirete questa sera dopo la corsa, (a Su Susanna (si avicivna a Federico e gli dà dei pizzicotti) — Alcune persone dormendo di sanna) Bouilladisse non è ancora venuto ! menticano il proprio accento! L ’ho letto in Susanna — Sì, è andato a cercarti. Non l ’hai un libro! visto? (vedendo Bouilladisse che entra) Ec V itto rio (a Federico) — Ebbene, venite dun colo... que a vedere il cavallo. E meravigliosamen Federico (a parte, sedendosi in. una poltrona) te in forma. I l pelo liscio, lucido, i garretti Per cominciare bene la giornata eccoti il ben tesi... marito ! Bouilladisse ( entrando) Ah caro amico! Avete Bouilladisse — Veramente un cavallo ammira bile! Ve ne renderete subito conto! Basterà letto il « Paris-Sportif »? Quel povero Verdie gli facciate fare una galoppatina. Tremila nazet! metri bastano! SUSANNA (piano) — Ma state zitto; non biso Federico (spaventatissimo) — Tremila! (a par gna parlarne! te) Mi romperò la testa! V itto rio — Ma sì, venite a parlarmi di VernaV itto rio — Questo vi sarà molto facile! Non zet e delle sue foglie di cavolo adesso! E vi affaticherà affatto! questo l ’ora di presentarvi? Bouilladisse — Vengo dalle scuderife, pa Federico (a parte) •— Crede questo, lu i! (for te) Ci tenete molto a questo galoppo di drone! prova? V itto rio — Sì, e invece di passare la notte presso « Mon Bèguin », come avreste dovuto, V itto rio — Enormemente. Perchè? siete andato rincorrendo l ’amante di vostra Federico — Perchè io, non ci tengo affatto. V itto rio — Ma si fa sempre un galoppo di moglie ! prova il mattino della corsa. Bouilladisse — Perdonatemi, signore, ma vor rei vedere cosa fareste voi trovandovi nelle Federico — In Inghilterra, mai! Susanna — Può darsi che abbia ragione lui. mie condizioni! Forse s’affaticherà inutilmente il cavallo. V itto rio — Oh, cosa state raccontando? Bada Bouilladisse — Ma al contrario! Bisogna sno te a quello che dite! dargli le gambe! Assolutamente! Susanna — Non sono vostra moglie, io! J. CONTI E G. 1)E VXSSANT Federico (piano) —■ Che cammello, quello lì! V itto rio — Ma ditemi, Bouilladisse... Sto guar dando Jim Cross... Mi par impossibile che pesi solo 58 elidi. Bouilladisse — E ’ quello che ha meravigliato anche me. E ’ grasso! Susanna — Ma è vestito! Quegli abiti lo in grossano. V itto rio — Ma si può subito verificare. Venite, Jim Cross... Andiamo, non abbiate paura ! Federico — Ma che volete fare di me? V itto rio — Ma venite dunque! V i pesiamo. Bouilladisse (battendogli una, spalla) — Dia volo d un Jim Cross! V i siete ingrassato! Scommetto che non avete più il peso presta bilito. Federico (toccandosi la spalla) — E voi demo litem i una spalla per questo! Che situazione! (uscendo) Che situazione! (escono) SCENA QUINTA Susanna - Gaetano Susanna (vedendo apparire la testa di Gaetatano alla finestra) — Ah, mio Dio! Sei tu Gaetano? Non ti pare che sia ora di farmi sapere qualcosa d i te? Tu non immagini certo la notte che ho passata per causa tua! Gaetano (entra avvolto in una coperta da au tomobile) — Cosa dovrei dire io? Susanna — Tu! sempre tu! Ah, m© li ricor derò i tuoi appuntamenti notturni! Gaetano — Rimproverami anche, ora! poco è mancato non mi facessi uccidere per te! Susanna — Che eroismo! Gaetano -— Due colpi di rivoltella mi hanno tirato, se lo vuoi sapere! Susanna — E dove? E quando? Gaetano — Qui, nel tuo giardino. Ho sentito le palle fischiarmi nelle orecchie. Susanna — D i’ la verità. Hai sentite le pal lottole ? Gaetano — Perfettamente. Susanna — E che odore hanno? Gaetano — Ma tu non sai dunque che Boudladisse ha tirato su me? Susanna — Sì, ma con un revolver scarico. Gaetano — Chi t ’ha detto questo? Susanna — Bouilladisse. Gaetano — Se lo avessi saputo... Susanna — Avresti avuto meno paura : Coni glio! E io che m ’impietosivo già sulla tua sorte ! Gaetano — Ma sai, che hai un bel modo di accogliermi? Quasi quasi mi rimproveri di non esser* morto. Susanna — Sarebbe stata una magnifica morte. E t ’avrei rimpianto per sempre! Gaetano — T i ringrazio infinitamente! Ne hai dede belle, tu ! ? Susanna — Ad ogni modo, per me, sei mor to, e poi guarda... (gli dà il « Paris-Sportif ») leggi. Gaetano (legge) — « Abbiamo il dolore di in formare... » Ah, miserabile d’un Vernazet... questa non me la doveva fare... Susanna -— Vedi dove si va a finire con le tue invenzioni ?... Gaetano — Fortunatamente, Rita non sa anancora nulla... Susanna — Rita sa tutto, invece! Gaetano -— Ma benone! Anche questa ci vo leva! E chi è queU’imbecdle che l ’ha infor mata? Susanna — Io. Gaetano — Ma brava! Hai delle felicissime idee, tu! Susanna — Non potevo permetterle di pian gerti! Gaetano — E perchè? Avrei trovata poi io la maniera di spiegarle tutto. Susanna — Con altre bugie! Ali no mio caro; basta! Gaetano — Ma brava! Quanta sincerità! Non hai raccontato per caso a mia moglie d’esser la mia amante? o d’esserla stata? Susanna — Questo non ho avuto d coraggio di dirglielo. Gaetano — Fortunatamente! Ma cosa faccio io, adesso? (toccandosi una spalla) e ho un reu ma che m i dà una noia! (a Susanna) perchè un reuma malgrado tutto me lo son preso. Susanna — Hai passata la notte sotto le stelle? Gaetano — Sotto l ’acqua, vuoi dire! Verso mat tina sono poi riuscito ad entrare nel garage e ad avvilupparmi in questa coperta d ’automobde. Ma ho sofferto tanto freddo! Susanna — Aspetta; ti faccio portare della cioccolatta. Ti riscalderà. Gaetano —• Brava! E’ ora! Susanna — Attendendola va a vestirti. Non voglio che tornando mio marito ti trovi così. Gaetano — Hai ragione, (si dirige verso la porta) Rita non sarà in camera, è vero? Susanna — Credo ci sia. Gaetano — Allora, siamo daccapo. Non posso dirle d’aver perso l ’abito sulla strada di Chantilly. Glie l ’avrei di già raccontata se fosse possibile! MON BÉGUIN PIAZZATO E VINCENTE Susanna — E! vero, E se ti dessi un abito di mio marito? Gaetano — Tutti lo riconoscerebbero. Rita per la prima. Susanna — E allora siamo daccapo. ( entra Angela). SCENA SESTA Susanna, Angela, Gaetano, poi Federico Angela — La signora ha suonato? (vedendo Gaetano ha un moto di sorpresa)... I l signor Le Kerrec... Ma non è dunque morto? Gaetano — E chi vi ha detto che sia morto? Angela — I l signor Bouilladisse. Va raccon tando questo a tutti. Susanna — E ’ un gran imbecille quello là! (od Angela) Portate della cioccolatta ben calda e dei « toast » imburrati al signor Le Kerrec. Angela — Va bene, signora! (o Gaetano) Ma i l signore non sta bene? Gaetano — Mi volete ammalato, ora? Angela — Perdoni, signore! Ma con quella co perta addosso! Gaetano — Eh, con questa coperta! Infatti non sto bene! Susanna —- Andate Angela! Fate quanto \ i ho detto. Angela (uscendo) — Va bene, signora! Susanna (a Gaetano) — Vedete? Anche i do mestici sono al corrente di questa storia. Era meglio non vi faceste vedere. Gaetano — Non vorrete pretendere che passi la mia vita nascondendomi in giardino. Se il vostro fantino non avesse presi i miei abiti!... Ma lo troverò io, costui! Federico (entra riabbigliandosi) — Ah no, no e no. Ne ho abbastanza io di questa storia! Gaetano (alzandosi) — Capitate a proposito, voi! Federico — Oh, siete tornato? Gaetano — Sì, e per causa vostra ho passata la notte all’aperto. Federico — Vorrei potervi dire altrettanto. Se credete che m i diverta, io! Anche ora mi han no preso, e m ’hanno svestito dalla testa ai piedi, m ’hanno pesato, e siccome, secondo loro, sono troppo grasso, vogliono farmi di magrire... oh ma questa volta ne ho abba stanza e me ne vado. Susanna —- Voi non farete questo, signore. Cosa racconterò a mio marito? Federico — Quello che vorrete. Ne ho abba stanza anche di vostro mario, io. Susanna — Voi siete un gentiluomo e non r i fiuterete di salvarmi. Gaetano — E ’ inutile continuare a discutere. I l signore deve rimanere qui, e vi resterà. Federico — V i faccio notare che ci sono an ch’io e che avendo deciso d’andarmene me ne andrò. Gaetano — Non vi consiglio di tentarlo; e se lo farete vi denuncierò a Bouilladisse. Federico — Non farete questo! Sarebbe un r i catto! Susanna — Non dobbiamo giungere a questo, ma voi dovete capire d’aver bisogno della nostra discrezione come noi della vostra com plicità . Federico — Mi obbligate dunque a montare il vostro ronzino? Ma lo sapete che non ho mai visto un cavallo da vicino? Susanna — Non importa. Basterà che vi av vinghiate al cavallo. Federico — E se m i ronpo la testa? Susanna — Ve la faremo aggiustare, ma ve drete che cpxesto non avverrà. Appena finita la corsa ve ne andrete e questa storia sarà finita per voi e per noi... (entra Angela col la cioccolatta). Angela — Ecco la cioccolatta, signora... Susanna — Posatela e andatevene (Angela esce. Susanna serve la. cioccolatta) SCENA SETTIMA G li stessi - Bouilladisse Bouilladisse (entrando) — Sicuro; Jim Cross pesa due chili di troppo... Federico — Che cosa vorreste farmi? Bouilladisse (si trova, dinanzi Gaetano e r i mane a bocca, aperta) — Ah questa per esem pio! Ma non è... morto? (a Gaetano) Ma cosa racconta il vostro giornale? Una bugia! Gaetano — Sicuro, una bugia. Siccome ho date le mie dimissioni da collaboratore... Bouilladisse — Ah, benissimo! Ma perchè state ravvolto in quella coperta? Avete freddo ? Susanna — Il signor Le Kerrec è reumatizzato. Gaetano (macchinalmente) — Me lo son preso stanotte, questo malanno... Bouilladisse —- Questa notte?... Ah sì, siete rimasto fuori, la vostra signora me l ’ha detto; ma... permettete... (solleva■la. coperta che lo copre)... Siete... svestito... Federico — Oh, guarda, guarda! Bouilladisse — E ’ curioso! Stanotte non siete tornato! Siete svestito! (fra sè) Fosse lui? (forte) Lo sapete, signore, che vostra moglie J. CONTY E G. DE VISSANT sospetta die voi abbiate passata la notte in un letto non vostro? Gaetano — Quest’ultimo particolare non vi r i guarda, e in quanto al resto basterà che vi dica che stamane non ho avuto tempo di farmi toeletta. Bouilladisse — Potrebbe anche darsi elle voi abbiate nei dintorni un’amante. Ohe siate andato a trovarla... Gaetano — Io? Scherzate? Bouilladisse — Non scherzo mai su questo argomento! Volevo dire invece che potrebbe darei anche, che vi avessero sorpreso, e che voi non potendo completare il vostro abbi gliamento foste fuggito così! Gaetano — Vorrei sapere cosa immaginate! Bouilladisse — Non immagino; dico che voi siete l ’amante di mia moglie! Susanna — Siete pazzo, Bouilladisse! Bouilladisse — No, signora, non sono pazzo! Ma voglio divertirmi io adesso e mostrare a questo signore che Bouilladisse non è uno stupido. Ieri sera m’è fallito il colpo ma oggi me la pagherà! Gaetano — Lasciatemi spiegare... v’assicuro che siete in errore... vi giuro che... (veden do Bouilladisse che minacciosamente tenta afferrarlo, pone delle sedie fra lu i e l ’altro, e f uSSe dalla porta del giardino) Fermate lo... Aiutatemi... Susanna (fermando Bouilladisse) — Ma calma tevi, Bouilladisse... ragionate... Bouilladisse — Lasciatemi, lasciatemi. Voglio ritrovarlo... (esce) SCENA OTTAVA Susanna - Federico, poi V itto rio Federico (s’è nel frattempo seduto dinanzi la cioccolatta e mangia tranquillamente) — Ma è un uomo impossibile quel Bouilladisse... (ride) Susanna — E voi ridete! Federico — Non vorrete vietarmi d ’essere con tento che se la prenda con lu i anziché con me! Susanna — Siete ben egoista voi, però!... Federico — Fra me e voi che mi volete far rompere la testa su « Mon Bèguin » non so chi lo sia di più... Io e quel signore non abbiamo fortuna... ecco tutto! Susanna — Ciò non vi vieta però di mangiargli la sua cioccolatta! Federico — Era sua? Oh, scusatemi, credevo proprio che l ’aveste fatta preparare per me! V itto rio (entra e vedendo Federico che matigia) — Come? Voi mangiate? Ma noli biso gna, amico mio, non bisogna! Pesate già due chili di troppo! Dieta completa sin dopo la corsa... e non basta... (gli toglie di mano la tazza). Federico — Non ho finito, sa!? V itto rio — Aspettatemi, anzi, torno subito. Federico — Ma non mi permette neanche di respirare quel signore! Mi pare che abusi mi po’ ... Susanna — Abbiate pazienza! Mangerete dopo la corsa! Federico Ma ho fame io! Non ho pranzato nemmeno ieri sera! Dovevo cenare più tardi colla signora Bouillardisse, ma il marito ce lo ha vietato! Susanna — Abbiate pazienza fino stasera. Federico Trovate tutto facile, voi! (vedendo Vittorio) Ecco quest’altro ! (a Vittorio) cosa volete da me? V itto rio (rientra con una bottiglia e un bic chiere) — Bevete! Federico — E che cos’è? V itto rio — Acqua di Montecatini! Federico — Non bevo! Assolutamente non bevo. Susanna — Lo vuoi purgare? Ma non mi par prudente! I l mattino della corsa! Si indebo lirà al punto da non tenersi in sella! V itto rio — Ma bisogna pur che perda del peso ! Ma ho un altra idea. Dov’è Bouilladisse? Susanna — E ’ uscito ora di là... (fa cenno la vetrata). V itto rio — Vado a cercarlo (esce). SCENA NONA Federico - Susanna - la signora Pingois Giacomina Federico — Chissà che cosa avrà immaginato! Vi dico che mi vuol far morire! Susanna — Ma no, vedete bene che vi evito qualsiasi guaio! Rasiscuratevi! Si tratta sola mente di guadagnar tempo! Iederico — Guadagnar tempo! Io non vedo a che ci servirà ! Signora Pingois (appare alla finestra con Gia comina) — Perdonateci, signora! Noi avrem mo un favore da chiedervi... Susanna — Ma entrino signore, le prego! Federico (mentre la signora Pingois e Giacomina stanno per entrare) — Misericordia! Susanna — Cosa c’è? Federico — Sono la mia fidanzata e sua madre! Susanna — Anche questa ci voleva! Federico — Io sarà bene che me ne vada! (la MON BÉGUIN PIAZZATO E VINCENTE signora Pingois e Giacomina entrano) Troppo tardi ! . Signora Pingois — Oh guarda, Federico. Giacomina — Che bella sorpresa! Federico — Infatti! (è imbarazzatissimo). Susanna — Vedo che vi conoscete già ! Signora Pingois — Mi par infatti d’aver bus sato ad una casa amica! Susanna — Certamente signora! Federico — Sì, sì, certamente! Signora Pingois — Presentateci dunque alla signora... . . , Federico — Presentarvi io... io : Si., si. Signora Pingois (a Giacomino) — Ma cos’ha? Ha un’ aria sconvolta! Giacomina — E ’ certamente la sosrpresa di vederci. Susanna — Evidentemente egli non 1 aspet tava. Signora Pingois —• Ebbene Federico presen tateci dunque. Federico — Sì, sì (presentando) la signora Pmgois, mia futura suocera... Signora Pingois ( presentando) — Giacomina, mia figlia. Susanna — Felicissima signora, felicissima si gnorina. Federico (continuando) — La signora ChateauMiran mia amica 'da vent’ anni... Susanna — Non invecchiatemi tanto! (alla st anca Pingois) E’ vero che ci siamo conosciuti bambini! Signora Pingois — Non si potrebbe spiegare che così! Susanna — Voi siete molto gentile! E a che debbo signora, i l piacere della vostra visita? Signora Pingois — Ecco signora. Stavamo re candoci a colazione a Chantilly. Mia figlia vuole assolutamente assistere al « Gran Premio »! Susanna — Ha ragione la signorina! E ’ sempre molto interessante! Signora Pingois — Abbiamo una piccola dieci cavalli che mia figlia stessa, guida... Susanna — Ah, la signorina ama Io sport? Signora Pingois — Come tutte le ragazze di oggi. Noi amavamo il ricamo; esse l ’auto mobile. Non so quello che serva meglio per dirigere una casa... Giacomina — Ma ci sono i domestici per que sto, mamma! Non è vero Federico? Federico — Oh si capisce! (a parte) che tegola queste donne! Signora Pingois — Dicevo dunque, che oggi si passa la vita sulle strade. E ’ il secolo che vuol così! Breve. A due passi da qui abbia mo avuta una panne, mia figlia è incapace di riparare... Giacomina — Non è che ne sia incapace... Ma m i ’secca ficcare le mani nell untume del motore! Susanna — Ha ragione signorina; non è pia cevole ! Signora Pingois — Le chiediamo dunque di permetterci di telefonare a Chantilly affinchè ci mandino un meccanico. Susanna — H mio telefono è a loro disposi zione. Signora Pingois — Siete molto gentile signora (a Federico) Ma voi non dite niente Fede rico? Avete l ’aria annoiata. V i spiace di averci viste? Federico — Io? Ma sono felicissimo invece! Giacomina — Non si direbbe! Signora Pincois (a Susanna) — Federico è il fidanzato della mia figliola. Susanna — Lo so! Giacomina — Purtroppo non lo vediamo così di sovente come vorremmo. Federico —- Io vivo a Senlis. Non è Parigi. Susanna — Oh ma non è lontano! Signora Pingois — Speravamo vederlo ieri sera a pranzo come tutti i sabati, ma egli ci ha detto ch’era costretto a rimanere a Senlis per il lavoro. Federico — E’ vero. Ho moltissimo lavoro in questo periodo. Signora Pingois (risentita) — Questo non vi vieta però di venire a Chantilly dai vostri amici! Giacomina — E ciò non è. gentile Federico! Federico — Ma dovete capire! Se sapeste com è andata ! Susanna — Non rimproveratelo! La sola colpe vole sono io. V i domando perdono signorina d’aver accaparrato il vostro fidanzato! Signora Pingois — In ogni modo il « caso » è veramente straordinario. Avere una panne proprio dinanzi a la casa nella quale egli si trova ! Federico — Sì. Significa non aver fortuna! Giacomina — Ma siete molto gentile oggi, voi! Federico — Dicevo che una panne significa non aver fortuna! SCENA DECIMA Gli stessi - V itto rio V itto rio (entrando) — Impossibile scovare Bouilladisse. Io mi domando dove può esser J. CONTT E G. DE VISSANT andato a finire! ( Vedendo in signora Pingois e Giacomina) Signore! (saluta). Susanna (presentando) —- La signora e signo rina Pingois... Mio marito... Signora Pingois — Felicissima signore! Susanna -— Queste signore hanno avuta una panne dinanzi a casa nostra e vorrebbero servirsi del nostro telefono. V itto rio — Facilissimo! (a Federico) Ditemi un po’ Jim Cross!... Signora Pingois — Come? V itto rio — Nulla signora! parlavo al mio jo ckey. Signora Pingois — Vostro jockey? V itto rio (a Susanna.) — Non Irai presentato Jim Cross a queste signore? Federico (a jxrrte) —- Ci siamo! Voglio vedere come l ’accomoda ora! Susanna — Ma sì, ma sì! V itto rio — Voi vedete uno dei migliori fan tin i d ’Inghilterra signore! (battendo sulla spalla a. Federico) Non è vero Jim Cross? Federico (piano alla signora Pingois) —- Non fate caso alle sue parole, ha il cervello scon volto. Signora Pingois (allontanandosi impaurita) — Giacomina non t ’avvicinare. V itto rio (alla signora Pingois) — Non capisce bene la nostra lingua! Susanna (per tagliar corto) — Io credo che se le signore vogliono telefonare sia meglio non attender troppo. E ’ domenica e s’arrischia di non trovar un meccanico in tutto i l paese. \ itto rio — Domanda tu la comunicazione con Chantilly! Quando l ’avrai ottenuta chiame rai le signore. Susanna — Hai ragione (esce). SCENA UNDICESIMA Signora Pingois - Giacomina - V itto rio Federico Federico (a parte) — Se potessi andarmene an ch’io. V itto rio — Le signore s’interessano delle corse? Signora Pingois — No, no. Non ce ne inten diamo affatto. V itto rio — Eppure è tanto interessante! A me, è l ’unica cosa che m ’appassioni nella vita! e posso dire di possedere una delle m igliori scuderie di Francia. Giacomina — E qualcuno dei vostri cavalli cor rerà oggi per il « Gran Premio »? V itto rio — Sì, correrà « Mon Bèguin ». Ho molte speranze su questo cavallo, special- mente montato da Jim Cross. Non è vero amico mio? Federico — Yes (piano alla signora Pingois) Vi ho già detto che non bisogna contrariarlo. E’ un ammalato. Un... pazzo! Giacomina — Non pericoloso spero! Federico — No, pericoloso no, non temete! Susanna (rientrando) — Ecco la comunica zione. Se le signore vogliono venire! Signora Pingois — Eccoci a lei signora! Vieni Giacomina. Giacomina — Sì mamma! (escono). SCENA DODICESIMA V itto rio - Federino - Bouilladisse Bouilladisse (entrando) — M ’è ancora scap pato ! V itto rio — Ah eccovi! Mi pare che ve ne in fi schiate di me voi! Bouilladisse — Ma no padrone! Ho scoperto l ’amante di mia moglie e mi è scappato una altra volta! E sapete chi è? V itto rio — Me ne infischio. Qui non si tratta dell’amante di vostra moglie. Si tratta d’oc cuparsi di Jim Cross. Da ora a mezzogiorno egli deve perdere due chili. Federico — Hè ! Se sto tanto bene così ! V itto rio — Perchè vi squilifichino? Mai mio caro! Mai. E vi dirò che non ho mai visto un fantino come voi. Ve ne infischiate di tutto e di tutti, ecco cosa fate! E non solo voi ma tutti qui! Bouilladisse — Non arrabbiatevi padrone. prendete esempio da me! Cosa bisogna fare? V itto rio — Innanzi tutto smagrire Jim Cross. Conducetelo in palestra e fategli fare della ginnastica. Molti esercizi affinchè sudi seria mente. Bouilladisse — Suderà, padrone, lasciate fare a me! Federico (fra se) — Sudo già io, stando qua! Immaginiamoci che mi faranno ora! V itto rio — Conoscete la boxe? Federico — No. Bouilladisse — Non ne ha voglia, ma scom metto che la conosce. Federico — V i dico che non la so! Non la pos so soffrire, non ne voglio nemmeno sentir parlare! V itto rio — In un inglese è veramente strana questa avversione. Bouilladisse — Secondo me, il vostro jockey ha una tremenda paura di tutto; ma lo voglio scuotere io! MON BÉGUIN PIAZZATO E VINCENTE Federico — Oh dico ! niente scuotimenti e nien te box! Voglio esser lasciato in pace io! Bouilladisse — No. Solamente qualche buon swings... (a Vittorio) Non temete padrone. Lo farò ballare io. Lo tempesterò come se avessi fra le mani ramante di mia moglie. V itto rio (ridendo) — Non demolitemelo però! (a Federico) Venite Jim Cross. V ’accompa gno a mettervi in costume. Questo vi fara bene. (A Bouilladisse) Prendetemi quei guanti di box che sono appoggiati là. Sono i m i gliori. Voglio fargli mettere delle maglie affinchè abbia ben caldo. Federico — E mi dovrei svestire ancora? V itto rio — Non vorrete fare il boxeur in abito da passeggio, spero! Venite dunque. Federico — Io domando se da morto mi lascerete in pace! (escono). SCENA TREDICESIMA Bouilladisse - Rita Rita (entra e vede Bouilladisse che sta stac cando i guanti). — E mio marito non è an cora tornato! E’ fantastico! Bouilladisse — Vostro marito l ’ho visto io. Sta scappando per la campagna in pygiama. Rita — In pygiama? Bouilladisse — Sì, e fortuna per lu i ch’io non l ’abbia raggiunto. Avrei voluto divertirmi. Rita — Ma cosa v’ha fatto? Bouilladisse — E’ lu i l ’amante di mia moglie. E questa non gliela perdono. Rita —• Ecco perchè non è tornato. Lo sapevo che quel miserabile m’ingannava ! V itto rio (dal di fuori) — Ebbene Bouilladisse, li portate o no questi guanti? Bouilladisse — Perdonatemi, mi chiamano. Ma state tranquilla, vostro marito non ci guadagna niente ad attendere! (esce). SCENA QUATTORDICESIMA Rita poi Gaetano Rita (rimane in scena sola un minuto poi scorge Gaetano che s’avvicina alla finestra. Allora si siede in una poltrona, il dorso girato alla fi nestra, prende un libro e finge di leggere) — Ora m i diverto io! Gaetano (guarda dalla finestra) — Nessuno! Ho fame e la mia cioccolatta sarà fredda... (entra). Rita — Oh eccoti Gaetano! Gaetano (sussidiando) — Mia moglie! (forte) Sì eccomi... eccomi. Rita — T ’aspettavo! Gaetano —- Ah... (piano) cosa le racconto? Rita — Hai imbucata la tua lettera? Gaetano — Sì. Rita — Hai fatto presto a tornare. Gaetano — T i spiego... Rita — Che vuoi spiegarmi? Ora è meglio an dare a dormire. Gaetano (meravigliato) — A dormire? Rita — Sì. Io casco dal sonno. Gaetano (non sapendo che rispondere) — Ah! Rita —• Susanna è andata ora in camera sua. Facciamo altrettanto. E ’ mezzanotte! Gaetano — Mezzanotte? Ma cosa racconti? Se è quasi mezzogiorno. Rita — Sei impazzito per caso? Credo non ti facciano bene le passeggiate al chiaro di luna. Gaetano (fra sè) — Ma che sia veramente im pazzito io, o che lei sogni? (forte) Non bai sentito degli spari questa notte tu? Rita — Quale notte? Gaetano — Ma quest’ultima. Non hai visto Bouilladisse? Rita — E perchè avrei dovuto vederlo? Gaetano — Perchè ha sorpreso sua moglie con un amante e ha cercato tutta la notte que st’uomo. Rita — E tu l ’hai saputa andando alla stazione questa storia? Gaetano — Ma no, me l ’hanno raccontata qui. Rita — Come qui? Se tu eri a Crantillv. Gaetano — Ebbene... dimmi Rita; come sono vestito io? Rita -— Come un’ora fa, quando te ne sei an dato alla stazione. Hai il tuo solito abito. Gaetano (si guarda) — Ah! Non sono dunque ravvolto in una coperta? Rita — Ma perchè mi chiedi di queste cose? Mi spaventi! Gaetano — Hai ragione. Mi spavento anch’io; ma è chiaro ch’io non sto affatto bene. Mi domando se ragiono, se sogno, o che cosa avviene nella mia testa (si prende la testa fra. le mani). Rita — Veramente hai l ’aria di non esser per fettamente padrone di te. Vuoi che telefoni ad un medico? SCENA QUINDICESIMA Gli stessi - Signora Pingois - Giacomina Signora Pingois (entrando con Giacomina) — Fortunatamente abbiamo trovato. Giacomina — Speriamo venga subito! Gaetano (vedendo le donne) — Ah sono felice di vedervi signore! Perchè non sogno è vero? Voi siete due donne? Signora Pingois (spaventata) — Che? J. CONTY E G. DE VISSANT Gaetano — V i prego di rispondermi. Che ora è? E’ giorno o notte? Signora Pingois ( piano a Giacomino) — Un’al tro pazzo!? (forte) Ma signore... Secondo me saranno circa le dieci del mattino. Gaetano — Del mattino? Ha ben detto del mat tino? Giacomina — Ma sì... Gaetano — Ah grazie signore, grazie! Voi non saprete mai il favore che m’avete reso... Ora sono quasi contento! (a Rita) Ma tu, cosa racconti tu (alla signora Pingois) Stava per persuadermi che sono pazzo! Tranne che la pazza non sia lei! Rita — Pazza io? Sì, può ¡darsi che lo sia stata quando ho creduto che Vemazet e Le Kerrec non fossero che una sola persona, fin che non ho saputo che mentre Vemazet moriva, il signor Le Kerrec era tra le braccia della si gnora Bouilladisse. Giacomina (a sua madre) — Non capisco più dove siamo mamma! Temo che siano tutti pazzi qui! Gaetano — Cosa c’entra la signora Bouilladisse in questa storia? Rita — Cosa c’entra? Ma se m ’inganni con lei! (rivolgendosi alle Pingois) E poi ditemi voi e¡[more se un uomo che non inganna sua mo glie torna a casa alle dieci di mattina in que sto stato. Si passeggia forse vestiti così? Signora Pingois — La signora ha ragione... proprio così non si passeggia; ma può darsi ohe il signore abbia delle ragioni... (piano a Giacomina) visto che ha persa la sua... Giacomina (piano) — Brava mamma! Non bi sogna contrariarli! Gaetano (con dignità) —- Perfettamente. E io ho delle ragioni. Rita —- Le conosco perfettamente le tue ragio ni, ma ricordati che t ’ho promesso di vendi carmi! Ora so ciò che mi resta a fare (digni tosissima esce). SCENA SEDICESIMA Gaetaon - Signora Pingois - Giacomina poi Bouilladisse Gaetano — Ah signore! Compiangetemi! Sono una vittima della fatalità! Signora Pingois e Giacomina — Certamente si gnore, noi vi compiangiamo! Gaetano — Mia moglie pur avendo un dolcis simo carattere ha il grave difetto d’essere ferocemente gelosa. Ciò malgrado, vi giuro, che io, non ho nulla a rimproverarmi. Bouilladisse (entrando di colpo) — A li mise rabile questa volta non mi scappi! Gaetano (con un sussulto) — Ci siamo! (scappa dalla porta). Bouilladisse — Bandito! Satiro! (lo insegue). SCENA DICIASSETTESIMA Signora Pingois - Giacomina - poi Federico Signora Pingois — Mio Dio, che gente! Non sono affatto tranquilla qui. Faremo bene ad andarcene al più presto! Giacomina — Lo credo anch’io mamma! Federico (entra in tenuta di boxe, con un occhio pesto) -— Aib, aih, aih! Cosa mi han no fatto! Devo avere almeno tre costole sfon date! Giacomina — Oh Federico... Signora Pingois (al colmo della sorpresa) — Ma voi cosa fate in quella tenuta ? Federico — Della boxe; sì, un po’ di boxe! La mattina fa bene; non c’è nulla di meglio per la salute. Ah sì! la boxe è veramente un’o tti mo sport! Salutare, appassionante! Giacomina — Ma se m’ avete sempre detto che avete in orrore gli sports! Federico — Una volta! Ma siccome voi li ama te... per piacervi... Giacomina — Non riuscite certo a piacermi con un occhio pesto! Signora Pingois — Ma ditemi Federico, voi li conoscete bene puesti Chateau-Miran? Federico — Molto bene! da... stamattina! Signora Pingois — Ma se avete detto che cono scete la signora da vent’anni! Federico — L ’ho detto per farle piacere! Signora Pingois — E avete anche detto che il signor Chateau-Miran... non ragiona perfetta mente; è vero? Federico — Ah sì! Signora Pingois —- Ma siete certo che nessun altro in questa casa... (vorrebbe dire oc sia pazzo »). Federico — Perchè mi chiedete questo? Giacomina — Perchè son stati qui finora un signore e una signora che ci hanno tenuti dei discorsi assolutamente incoerenti. Federico (vedendo la possibilità di mandarle via) — Ebbene sì, avete ragione, erano altri due pazzi... Giacomina — L ’avevamo dubitato! Signora Pingois — Ma non ci sono che dei pazzi dunque in questa casa? Federico — L ’avete detto signora. Questa non è una casa qualunque. E una casa di cura per allienati. MON BÉGUIN PIAZZATO E VINCENTE signora Pingois — Ah mio Dio! Adesso capi sco perchè quell’uomo s’è messo a rincor rere quello ch’era là... Federico — Voi avete visto un uomo, inseguir ne un’altro? Giacomina — Sì, ed urlava: « Tu non mi scap perai » ! Federico — Era un guardiano. Signora Pingois — E ’ spaventoso! Ma voi, co sa ci fate qui Federico? Federico — Io? Cosa faccio io? già... cosa fac cio io? Ah se voi sapeste cosa faccio io! Eb bene ascoltate: avete sentito parlare dei se questri di persona? Ebbene io sono qui per un affare di questo genere! Signora Pingois — Per la vostra professione dunque? Ah ecco, comprendo! Federico — Solamente, per la mia inchiesta è bene ch’io non sveli ciò che faccio a tutti. Ecco la ragione di molti miei atti che vi possono aver sorprese (fra sè). Ho un’imma ginazione io! Signora Pingois — Dovevate dirci subito tutto questo Federico! Federico — Non vi volevo spaventare. E poi c’era quella signora... Ma ora capirete quan to sarebbe meglio per voi andarvene. Avete telefonato a Chantilly? Giacomina — Sì, e i l meccanico non può tar dare. Federico — Ebbene, se fossi in voi, andrei ad attenderlo in vettura. E ’ più prudente. Signora Pingois — Avete ragione. E subito anche. Giacomina — E voi Federico? Non vorrete r i manere qui. Federico — Bisogna che termini la mia r i chiesta. Dovere professionale! Giacomina — Non sarò tranquilla finché non vi saprò lontano da qui. Federico — Rassicuratevi. Ho quasi finito. Signora Pingois — Noi andiamo a colazione all’hótel del « Gran Cervo ». V i attendiamo! Va bene? Federico — Siete molto gentili. Appena finito vi raggiungerò. A fra poco, cara suocera! Signora Pingois — A fra poco genero mio! Giacomina — E siate prudente se mi amate! Federico — V i adoro! (le accompagna alla porta ma in questo momento entra Vittorio). SCENA DICIOTTESIMA G li stessi - V itto rio V itto rio (entrando) — Ve ne andate signore? Signora Pingois (tenendosi a prudente distan- za — Sì! Abbiamo telefonato; non vogliamo abusare! V itto rio — Ma non abusate affatto signore! Vi prego; accomodatevi ; mia moglie verrà su bito e prenderemo assieme una goccia di Porto. Signora Pingois —- Grazie signore, ma non prendiamo mai nulla! V itto rio — Oh un dito di Porto, non si rifiuta! Anzi, siccome mia moglie non torna farò 10 da padrona di casa! Giacomina (alla madre) — Sarà meglio non contrariarlo. Signora Pingois — Sì, hai ragione. Federico (fra sè) — Doveva proprio arrivare quello lì, mentre stavano andandosene... V itto rio (servendo il Porto) — E’ ottimo... lo faccio arrivare io stesso dalla Spagna... Signora Pingois — Ah sì! dalla Spagna!? (piano a Federico) Non sarà avvelenato? Federico (piano) — No, no, potete bere! E ’ il Porto dell’Amministrazione. V itto rio — Ebbene Jim Cross! Io vi ho proi bito di mangiare, ma un po’ di Porto posso permettervelo. Questo vi sosterrà. Federico — Yes, M ilord! V itto rio — G li ho fatta fare anche la boxe a questo animale perche sudasse, ma vedo che non basta ! Signora Pingois (vedendo Federico farle dei segni) — Ah! voi credete? V itto rio — Ma ora voglio impiegare dei mezzi energici. Federico (fra sè) — Cosa mi farà? V itto rio — Ho detto che deve perdere due chili e li perderà. Signora Pingois — Sì, sì, ma non bisogna agi tarsi così! Giacomina — Mia madre ha ragione! Questo non vi serve a nulla. Calmatevi! V itto rio (fra sè) — Che cos’hanno queste qua? (a Federico). V i ho fatto preparare un ba gno a vapore! Federico — Eh? V itto rio (alle signore) — Ma dato che non ho 11 locale adatto, ho fatto riscaldare il forno del pane!... Signora Pingois (sussultando) — I l forno?... Giacomina — Ma è spaventoso! V itto ro — Affatto! Un quarto d’ora là dentro e ne uscirà come voglio io! Federco (fra sè) — Evidentemente vuol farmi morire! V itto rio (alzandosi) — Mia moglie non toma. J. CONTY E G. DE VISSANT Chiedo perdono alle signore d’esser costret to a lasciarle... (si, alza ed esce). Giacomina (vivamente a Federico) — Spero che non lo lascerete fare! Signora Pingois —- Bisogna avvertire i guar diani! Federico (osservando Vittorio) — Ma zitte! Tacete! V itto rio (dal fondo) — Ebbene venite Jkn Cross ? Federico — Eccomi! (alle donne) Andatevene! Signora Pingois — State tranquillo! V itto rio (salutando) — I miei omaggi signo re! (a Federico) Andiamo, ragazzo mio! B i sogna scuotersi un po’ che diamine! Avevate tu tt’altra energia quando vi ho visto guada gnare il « Royar Orth » a Londra, (escono). SCENA DICIANOVESIMA Signora Pingois - Giacomina - poi Rita Giacomina (guardandolo uscire) — Povero Fe derico ! Signora Pingois — Sì, ma noi noi abbiamo un minuto da perdere. Andiamocene! Gacomina — Non sono punto tranquilla per Federico. Se attendessimo che torni? Signora Pingois — Impazzisci anche tu ora? E’ un uomo lu i! Troverà la maniera di sbrogliarsela! Giacomina — Spero che quando saremo spo sati, non accetterà più simili incarichi! Signora Pingois — Tutti i mestieri hanno il loro lato cattivo! Ma andiamocene figlia mia! In questa casa, io non vivo più! Ho sempre paura di veder giungere qualcuno più pericoloso degli altri... (vedendo entra re Rita) Ecco! la pazza di poco fa! Rita — Perdonatemi signore di avervi fatto assistere ad un’odiosa scena famigliare... Signora Pingois — Ma siete completamente perdonata signora! In questa casa se ne ve dono di tu tti i colori... (prende Giacomina per mano e tenta andarsene). Rita (avanzando verso di loro le obbliga a fer marsi) — Potete ben dirlo! Ah gli uomini, che razza! La signorina non è sposata è vero? Giacomina — Non ancora signora! Rita — Ebbene non sposatevi mai! E ’ un con siglio prezioso che vi dò. I m ariti non ser vono che a far soffrire. Giacomina — Ma io credo ve ne siano dei buo ni e dei cattivi. Rita — No! Non ce ne sono che dei cattivi. Guardate Gaetano! Io ho un ottimo carat tere. Mai una parola mai un’osservazione... Signora Pingois (senza lasciare la mano di Giacomina, continua a tentare di raggiunger l ’uscita) — Sì, sì, ma non arrabbiatevi, ve ne prego! Rita (continuando) — Ebbene credete che ciò gli vieti d’ingannarmi? Ma non importa. Mi vendicherò. Voi che siete donne dovete ca pirmi. Signora Pingois — Ma certamente. Noi vi com prendiamo! (a Giacomina) E ’ in piena crisi! (a Rita) V i domando perdono signora... Tutto quello che ci dite è molto interessante ma... R ita — Ma vi annoio... Signora Pingois — Ma no, affatto, affatto ma... Rita — Se sapeste che peso ho sul cuore! Per togliermelo bisogna che mi vendichi. Fa bene la vendetta! (suono di telefono in quinta) Col primo uomo che mi capiterà mi vendi cherò! ( il telefono continua a suonare) Ma non c’è dunque nessuno che risponda al te lefono qui? (esce). Giacomina — Presto mamma! Approfittiamone per andarcene! Signora Pingois — Sono morta di paura! Non ho più la forza di fare un passo! (si lascia cadere su una sedia) Hai visto come ci guar dava? Avevo paura che ci saltasse addosso! Giacomina -— Andiamo, andiamo mamma! Un po’ di coraggio! Rita (rientrando) — Questa telefonata dev’es sere per Voi, signore! da Chantilly, a pro posito d’un meccanico! Giacomina — Ah benissimo ! grazie signora ! (alla madre) Presto, andiamo mamma! (esco no, passando lontano da Rita che le guarda stupita). Rita (guardandole) — Che cos’hanno poi da guardarmi così? SCENA VENTESIMA Rita - Federico Federico (entra in accappatoio, sudato e con gestionato) — Mi hanno rovinato in quel forno bollente! Mi par che questo basti! Non sto più in piedi! (si lascia cadere su una sedia). Rita —- Oh! il Fantino! (avvicinandosigli) Buon giorno, signor Jim Cross! Federico (seccamente) — Buon giorno signora! Rita (gentilissima) — Che vita interessante la vostra! mon béguin piazzato e vincente Federico (sempre seccamente■) — A li voi tro vate? Non siete di gusti semplici voi! R ita — E poi, di solito, i jockey sono piccoli, mezzi rachitici, mentre voi avete una figu ra... ima figura da Apollo! Ne dovete avere del successo voi, colle donne! Federico — Per quello che me n’è venuto fin ora! Rita — Si vede die non avete ancora incon trata la donna che sappia comprendervi. Federico — Cosa dite?! Rita ( toccandogli un braccio) — Avete dei muscoli d’acciaio! Non devono lagnarsi le donne che voi abbracciate! Federico — Ma vi prego, signora, voi mi sol leticate ! Rita — Mi piacciono tanto i fantini! Sarei tanto felice ad essere amata da un jockey! da voi, poi! Sarebbe dolcissimo! Federico — Oli! vi assicuro signora che in questo momento non lo sarebbe affatto! V i prego, lasciatemi in pace! Rita — Oh so bene! L ’allenamento! Ma se una donna... una donna graziosa, vi dicesse che vi attende... che non sogna che voi... (/a per abbracciarlo). Federico (staccandola dolcemente) — Ascolta te signora. Voi siete tanto graziosa, tanto gentile, ma in questo momento capitate pro prio male. V i assiemo, signora, che non po treste capitare in un momento peggiore! Rita — E se dimenticando ogni pudore vi di cessi che vi amo? Federico — Ma andiamo signora! Voi vi bur late di me ! Rita — E segno che sono sconvolta dalla pas sione. Prendimi nelle tue braccia... (si strin ge a lui). F in e d e l Federico — Ma signora, voi mi schiacciate! Non ci mancava che questa! SCENA VENTUNESIMA Gli stessi - Gaetano - poi la Signora Pingois Giacomina - V itto rio - Susanna Gaetano (entra e rimane stordito vedendo la scena) — Oh! Rita (vedendo il marito) — Sì, ti amo tanto mio caro amore! Gaetano — Ah questo poi è troppo! (s’at;vicina). Signora Pingois (entra seguita da Giacomina e vedendo Rita che continua ad abbracciare Federico grida) — Non guardare figlia mia, non guardare ! Giacomina (la quale entrando naturalmente ha già visto) — Federico fra le braccia di una donna oh... Gaetano (a Federico che è riuscito a togliersi dalle braccia di Rita) — Miserabile, questo è per voi (lo schiaffeggia). Federico (protesta, arrabbiatissimo) — Cosa c’entro io? Imbecille, sarebbe meglio che v’occupaste di vostra moglie! Signora Pingois — Che vergogna! V itto rio (entrando) — Dov’è quel diavolo di un fantino? Rita (a Gaetano) — Sì è i l mio amante e io lo amo, lo amo! Susanna (entra seguita da Angela) — Ebbene si può sapere che è avvenuto? Bouilladisse (entra e si scaglia contro Gae tano) — Ci sei questa volta canaglia! (Gae tano scappa e Bouilladisse lo insegue). Federico — Lo sapevo che sarebbe finita male! lo sapevo! (cade su una sedia) Che situazione per un galantuomo! s e c o n d o a « o Un angolo di pcsage a Chantilly. SCENA PRIMA Giacomina - Signora Pingois (A ll’alzarsi del sipario si ode suonare la campana dello starter). Signora Pingois — E’ la partenza per la se conda corsa. Oramai non viene più. Giacomina — A ll’albergatore abbiamo lasciato detto ben chiaramente che l ’aspettiamo qui, tra la tribuna della stampa e le scuderie... Signora Pingois — Oh non si tratta certo di errore... Giacomina — Gli sarà successo qualcosa! Noi non dovevamo lasciarlo. Signora Pingois — E che cosa avremmo potuto fare noi due, povere donne fra tutti quegli energumeni? L ’unica cosa era avvertire le guardie come abbiamo fatto! Giacomina — Questo è proprio servito per far ci prendere in giro! Signora Pingois — Hai ragione. Le guardie ci hanno riso in faccia e il brigadiere quasi quasi voleva arrestare noi! Giacomina — Ad ogni modo questo ci servirà per la deposizione, nel caso facciano a prezzi Federico! Signora Pingois — Ora tu non esagerare! E ’ capace di difendersi e non si lascerà tanto facilmente tagliare a prezzi! MON BEGUIN PIAZZATO E VINCENTE Giacomina — Se avesse potuto scappare, ti r i Rita — Mi sembra una bella zucca il vostro fantino! peto che sarebbe qui. Ah ubo Dio! (vedendo Gaetano — Tu taci! Ti proibisco di parlare Vittorio Chateau-Miran che entra) Oh eccodi lu i! ne uno! Quello che si crede proprietario di Rita — I l signore sarebbe geloso? cavalli... Gaetano — Non sono affatto geloso, ma non SCENA SECONDA voglio passare per un imbecille. Le stesse - V itto rio V itto rio — Signore! Sono ben felice di rincon V itto rio — Ah no! Non ricomincerete le vo stre dispute voi due! trarvi!... Voi stamane siete partite così pre cipitosamente che non ho potuto nemmeno Rita — Non ha che a lasciarmi tranquilla. chiedervi scusa dello scandalo al quale siete Gaetano — E tu, a comportarti in un modo meno scandaloso. state costrette ad assistere. Non so ancora Rita — Non si tratta che di cominciare, mio che cosa sia avvenuto alla signora Le Kerrec, caro! E ti prometto che salterò al collo di ma dev’essere ima crisi di pazzia... tutti gli uomini che mi piacerarmo! Lo sa Signora Pingois — E’ quello che anche noi pevi che m i sarei vendicata! abbiamo pensato. V itto rio — E’ possibile che sensatamente ab Susanna — Andiamo Rita! Un po’ di contegno! bia voluto gettarsi al collo del mio 1antino Rita — Ne ha lu i forse del contegno? che ha visto ieri per la prima volta? Ed è V itto rio — Ne ho abbastanza io però delle vostre discussioni che m i tolgono la pace, e così che si dà allo straniero una cattiva im mi pare, che in questo momento ci sia altro pressione della dorma francese. Ma vi assi da lare! Bisogna assolutamente sapere che curo che l ’anno venturo non la riceverò più cosa è avvenuto di Jim Cross. in casa mia!... V itto rio — Ma vi domando perdono signore! Susanna — Che sia con Bouilladisse? Io chiacchiero... chiacchiero... e 'dimentico V itto rio —- Ma no, Bouilladisse è alle scude rie, lo Ira cercato anche lui. Ma separiamoci che sto cercando il mio Jochey! in due gruppi e ciascuno lo cerchi da un Signora Pingois (a Giacomina) — E anche lato (escono). questo ricomincia! V itto rio — Un altro buffone che ha tutta l ’a SCENA QUARTA Signora Pingois - Giacomina ria di prendermi in giro! Vado ad attenderlo a Calais e giunge in areoplano... e da allora Signora Pingois (entra seguita da Giacomina) non fa che giocare a nascondersi... — S’allontanano! E ’ snervante! Cosa sarà Gacomina (a sua madre) — Vaneggia! avvenuto ? V itto rio — E ’ un’ora ch’è scomparso! Non Giacomina — Me lo domando! riesco a trovarlo e l ’ora della corsa «’avvi Signora Pingois — Che uno scappi, è spiega cina. Capirete in quale stato io sia! bile! Ma cinque o sei! Signora Pingois — Al vostro posto, vedete, io, Giacomina — Bisogna che questa casa di cura tornerei tranquillamente a casa... non sia affatto sorvegliata. Tranne che non Giacomina — Sì, questo vi farebbe meglio... abbiano strangolati tu tti i guardiani! Ho vi V itto rio — Che io tom i a casa? E a far che? sto qualcosa di simile al Grand-Guignol (ve Signora Pingois — Perchè vi troverete molto dendo Bouilladisse) Ma no eccone uno! quel meglio di qui. C’è più calma... Questa at lo di stamattina! Signore... Eh signore! Ve mosfera delle corse non può che eccitarvi... nite, venite di qua. (vede Susanna, Rita e Gaetano che vengono SCENA QUINTA verso loro) Ah mio Dio! Eccoli! Sono tutti Le stesse - Bouilladisse scappati! Giacomina vieni con me! Bouilladisse (entrando) — Desiderano le si Giacomina — Sì, salviamoci... (si allontanano). gnore? V itto rio (sorpreso) — In verità non capisco Signora Pingois — Se ne sono andati di là... più nulla! Bouilladisse — Ma chi? SCENA TERZA Giacomina — I pazzi! V itto rio - Susanna - Rita - Gaetano Bouilladisse -— I pazzi? Quali pazzi? V itto rio (a Susanna) — Ebbene l ’hai trovato? Signora Pingois — Quelli appresso ai quali Susanna — Da nessuna parte. correte. V itto rio — E’ inaudito. J. CONTY E G. DE VISSANT Bouxlladisse — Ma loro sono ben certe di non aver preso un colpo di sole? Signora Pincois — Se voi volete intenderla così, va bene! Posso capire che non ci terna te che questa storia faccia chiasso, ma que sto non vi vieta d'esser cortese! Bouilladisse — Ma volete spiegarmi che cosa vi prende? Non ho mai parlato con voi e vi credete in diritto di farmi delle rimostranze ... V i ho mai chiesto nulla, io? Signora Pingois — Avete torto di far l ’igno rante con me, signore mio! V i potrebbe co star cara una storiella come questa, perchè, infine, se l i aveste sorvegliati meglio, non sarebbe avvenuto! Bouilladisse — Ma sorvegliato che cosa? Giacomina — I pazza. Quelli della casa di cura. Bouilladisse — Casa di cura? In verità non capisco ! Giacomina — Ma sì, sulla strada da Parigi a Chantilly. La villa ohe fa angolo; di fronte alla baracca del cantoniere! Bouilladisse — Ma è la villa dei Chateau-Miran. Signora Pincois — Benissimo! Quella che Chateau-Miran crede gli appartenga! Bouilladisse — Andiamo, andiamo, cosa rac contate adesso? La villa non è sua? Signora Pingois — Ci hanno detto di no! Giacomina — E le scuderie non sono sue! Come la villa. Ma egli è persuaso del contrario! Bouilladisse — Non è proprietario delle scu derie? Ah quest’è buona! E allora io, chi sono?! Signora Pingois — Voi? voi... siete i l guar diano dei pazzi! Bouilladisse — Ma scusate, signore... V i sta te prendendo gioco di me? Io, guardiano dei pazzi?... Se lo fossi, a quest’ora vi avrei già fatte rinchiudere! Signora Pingois (urtata) — Ci insultate? Giacomina — Lascia mamma; io comincio a credere che siamo state vittime d’un cattivo scherzo. Scusateci signore, ma a noi hanno detto che la villa h i questione è ima casa di cura per allienati. Bouilladisse — Chi vi ha detto questo? Giacomina — Questo non ha importanza. Di conseguenza vi abbiamo creduto un guar diano. Bouilladisse — Ah quest’è bella! Io... un guardiano di pazzi! Signora Pingois — Ma voi chi siete, se non siete un sorvegliante? Bouilladisse — Io sono 1 allenatore del signor Chateau-Miran. Signora Pingois — Ha dunque veramente una scuderia ? Bouilladisse — Se ha una scuderia? E famo sa : anzi, se avete qualche luigi di troppo puntatelo su « Mon Béguin », vedrete nel Derhy come questo cavallo si metterà tutti gli altri in tasca! E con questo signore, ho l ’onore di salutarvi (esce). SCENA SESTA Signora Pingois - Giacomina Signora Pingois — Ebbene, cosa ne dici di quel bel tipo d’un tuo Federico? Si è bur lato di me e d i te e come burla, è di cattivo gusto. Giacomina — Ora comprendo perchè il briga diere non ha nemmeno voluto ascoltarci... Ma per qual motivo Federico avrà inventata questa storia? Signora Pingois — Avrà voluto allontanarci, è chiaro! E una ragione c’è certamente. Ba stava notare il suo contegno... e una ragione losca certamente! Qualche avventura di don ne che ci ha voluto dissimulare! Giacomina — Oh mamma, cosa dici, óra!? Signora Pingois — Ebbene vuoi tu spiegarmi perchè quando siamo rientrate questa si gnora Le Kerrec era appesa al suo collo? Giacomina — Io non lo so, ma Federico non aveva Paria di prestarsi con molta gioia! Signora Pingois — Commedia! Devi sapere fi gliuola mia che quando mi uomo comincia a mentire prima del matrimonio... non la smette più! Giacomina — Adesso non esagerare! Signora Pingois —• Naturalmente, tu vuoi an cora difenderlo, ma perdi i l tempo. La mia opinione su lu i è fatta. Non deve più com parirmi dinanzi agli occhi. SCENA SETTIMA Le stesse - Federico Federico ( entrando) — Perdonatemi... Arrivo con un po’ di ritardo... Signora Pingois — Che cinismo! e... sono i... pazzi che vi hanno vietato di giungere prima? Federico (imbarazzato) — Già... ho faticato a sbarazzarmene... ma spero di non aver mai più simili inchieste! Giacomina — Lo spero anche io! Signora Pingois — E si può sapere il risultato della vostra inchiesta. I l signor Chateau-Mi ran è dunque realmente un pazzo? mon béguin piazzato e vincente Federico — E come... e ci sono mille ragioni per rinchiuderlo... Signora Pingois — Ma non peir lasciarlo allo ra... e noi lo abbiamo visto, e abbiamo par lato con lu i sino a pochi minuti fa... Federico (fingendosi sorpreso) — L ’hanno dun que lasciato... Signora Pingois — E non solo lu i, ma sua mo glie, la signora Le Kerrec, suo marito e lo 6tesso guardiano. Sono tu tti alle corse, im maginate! Federico — E’ spaventoso quello che mi rac contate ! Signora Pingois — Sì, e quello ch’è ancora più spaventoso è che invece non rinchiuda no quelli che hanno un cervello come voi... Federico — Cosa volete dire? Signora Pingois — Vuoi dire signore, che ci hanno informate e che sappiamo di esser state indegnamente giocate da voi! Federico — Ma signora Pingois... Signora Pingois — Non c’è signora Pingois che tenga! Voi vi siete burlato dei miei capelli grigi! Giacomina — Ma tu non ne hai, mamma; Signora Pingois — Non ancora, ma m i ver ranno certamente se questo signore diverrà mio genero! (a Federico) Potete quindi con siderare che tutto è finito... Giacomina — Oh mamma ! Federico — Ascoltate signora... vi voglio spie gare... Signora Pingois — E’ inutile... conosco troppo bene ormai la vostra immaginazione! Federico — Lasciatemi almeno discolpare... se non volete ascoltarmi... Signora Pingois — Niente affatto. Giacomina vieni! Giacomina — Ma ascoltalo mamma, se vuol spiegarti... Signora Pingois — C’ingannerà ancora. Federico — Infatti riconosco d’aver mentito... Signora Pingois — Vedi? Confessa! Federico (solenne) — Ma se vi ho mentito è perchè era indispensabile... Signora Pingois — Non è mai indispensabile mentire... Federico — In questo caso non potevo agire di versamente e volete, volete sapere il perchè? ... Ci tenete assolutamente? Giacomina - Signora Pingois — Ci teniamo! Naturalmente! Federico (non sapendo proprio come cavarse la) — Ebbene ecco. Perchè la casa nella quale m ’avete incontrato... non è— una casa conveniente. Giacomina - Signora Pingois — Perchè, per chè? ^ Federico — Volete sapere perchè? E’ un po’ delicato da dire, trattandosi di gente della quale non vorrei dir male... Giacomina - Signora Pingois — Perchè? Federico — Ma siete opprimenti con questi perchè... perchè sono amici. Signora Pingois — Ma non vi domandiamo perchè non volete dir male, ma perchè c’è da dime male. Federico — Perchè sono gente da non frequen tare. Gente... da corse. Non si sa come vive, non si sa dove vivono... Signora Pingois — Ma se i l signor di ChateauMiran è milionario... Federico — Non è una ragione. Non frequenta che garzoni di scuderia... Signora Pingois — Ma voi allora, cosa ci fate in casa sua? Federico — Io ci sono momentaneamente per una ragione specialissima. Giacomina — E quale? Federico — Oh ma ossessionandomi così di domande non riuscirò mai più a spiegarvi! Sono ragioni professionali. Signora Pingois — L ’inchiesta sull’interna mento arbitrario? Ah no!... A questo non ci crediamo più. Federico — Macché internamento... Vorrei sa pere chi vi ha mai parlato d’internamento... Giacomina — Ma voi... Federico — Quando non volevo dirvi il vero motivo ! Signora Pingois — E qual’è? Federico -— Ebbene... io sono venuto per il divorzio... di Chateau-Miran! Giacomina — Vuol divorziare? e perchè? Federico — Ancora dei perchè? Ma voi mi ob bligate a raccontarvi delle cose... delle cose che vorrei sapere solo io... vuol divorziare perchè sua moglie lo inganna. Giacomina — Che peccato! Quella donna così graziosa! Federico — Già! è proprio troppo graziosa... e non solo per lu i! Giacomina — E come lo sa il marito? Federico — M i pare che mi chiediate troppo mia cara. Lo sa. Ecco tutto! Signora Pingois — Ma se sembra così gentile con lei! Federico — Si capisce: dinanzi agli estranei! J. CONTY E G. DE VISSANT Non ha bisogno di mettere tutto il mondo al corrente dei suoi infortuni coniugali. Signora Pingois — Ma io non riesco ancora a capire perchè abbia bisogno di voi. Siete il suo avvocato voi? Federico — No, ina conosco i l diritto e sicco me Chateau-Miran non ha fiducia nel suo legale m’ha pregato di dargli in amicizia qualche consiglio giuridico. In fondo, vedete qh’è molto semplice! Signora Pingois — Ma perchè non ci avete raccontato subito questo. Invece d’inventar tante storie... Federico — Vorrete considerare che i suoi se greti non sono i miei. Ma da parte mia sarei (desolato se la mia fidanzata continuasse a frequentare della gente così priva di senso morale... Signora Pingois — Rassicuratevi signore; non avete affatto a preoccuparvi delle relazioni di Giacomina che non sarà mai vostra! Federico — Come? Signora Pingois — Le vostre spiegazioni non m i soddisfano affatto e in ogni caso avete messe noi in una situazione ridicola... Giacomina — Ma no, mamma! Signora Pingois — Taci tu! Non siamo state affatto gentili col signore e la signora di Chateau-Miran che ci hanno ricevute con tanta amabilità... Giacomina — Per l ’importanza che questo ha! Signora Pingois — Ha sempre dell’importan za i l sembrare maleducati! e siamo state r i dicole perfino dinnanzi ad un brigadiere... Giacomina — Questo mi par che conti ancora meno! Signora Pingois — Tu trovi, ma una donna equilibrata come me non ha più che una pa rola da dire, ed è che per voi, signore, non esiste più nè la signora, nè la signorina Pingois! Avete troppa immaginazione, voi, signor Desrillettes, e questo non vi gioverà nella vita! Vieni, Giacomina!... Signore, ho l ’onore di salutarvi... Giacomina (a Federico) — Vedrò di aggiustare io ogni cosa! Federico —- Vedi se ti riesce, ma ho paura!... Giacomina — In ogni caso non vi dimenticherò mai Federico! Signora Pingois — Ebbene, Giacomina, vuoi farmi il piacere di seguire tua madre? (Za prende per mano ed escono) SCENA OTTAVA Federico - Susanna - Gaetano Federico (Cadendo su una sedia) — E anche il mio matrimonio è andato in fumo!... Irrim e diabilmente! E io sono venuto qui per la sciare la mia amante! In verità non ho for tuna... decisamente non ho fortuna! Susanna (entrando con Gaetano) — Oh, ec covi infine! Ma lo sapete che da un secolo vi stiamo cercando da ogni parte... Gaetano — Si corre il « Gran Premio ». Cha teau-Miran è disperato! Federico — Non parlatemi più di tutto que sto! Peggio per lu i se è disperato! Susanna — Come peggio per lu i! Tutti i fan tin i sono pronti, non si attende che voi... Federico —- Mi attender anno un pezzo! Gaetano — Non vorrete non correre!? Federico — V i prego di lasciarmi! Mi togliete la pace voi!... e se non m ’aveste trascinato in questa storia, tutto questo non sarebbe av venuto. Susanna —- Ricominciare a discutere è inutile. Alzatevi e venite! Federico — Preferisco morire qui, piuttosto die fare un passo. E poi... dopo un simile colpo... non sto più in piedi! Gaetano — Che cosa c’è di nuovo? Una cata strofe ! ? Federico — Sì, e terribile. I l mio fidanzamen to è rotto! Susanna — E questo è tutto? Federico — Naturalmente voi trovate che que sto non basta ! Io, che adoro la mia fidanzata. State pur certa che oramai non m ’importa più di nulla! Inutile che contiate su di me; i l mio matrimonio è sfumato e vi ripeto che qualsiasi conseguenza questa storia abbia non m ’interessa più! Susanna (a Gaetano) — Ora siamo davvero ro vinati! Se rifiuta di correre che facciamo? SCENA NONA G li stessi - V itto rio - R ita - poi Bouilladisse V itto rio (entrando con Rita) — L ’avete tro vato? Respiro! Gaetano — Sì, ma non vuol correre. V itto rio — Ma è pazzesco, questo! e perchè? Sta forse male? Susanna — Appunto. Sta male. R ita — E’ vero. Ha l ’aria sofferente. V itto rio — E come faccio, ora? Susanna —- E ’ colpa tua! E’ da stamattina che lo perseguiti! Tu gli vieti di mangiare, tu lo fai sudare, tu lo affatichi!... MON BÉGUIN PIAZZATO E VINCENTE V itto rio — Vediamo, vediamo, amico mio, come state? Soffrite? Dove avete male? Federico ( una mano sul cuore) — Qui! Ho il cuore che m i fa male! V itto rio — Ebbene, andrò sino al buffet a cercarvi qualcosa... Bouilladisse — Con un fantino francese, tutte queste noie non le avremmo avute! (a Su sanna) Che cos’ha? Susanna — Non so. S’è sentito male d ’un tratto. Ma non credo sia ima cosa grave! Non è vero, signor Le Kerrec? Gaetano (che dall’arrivo di Bouilladisse cerca nascondersi) — Già... già... non credo nem meno io! Bouilladisse — Oh, signor Le Kerrec sono contento di ritrovarvi! Gaetano — Non avrete Finifcenzione di battervi con me qui a ll’Ippodromo! Bouilladisse — Rassicuratevi! V i devo anzi presentare le mie scuse... (a Rita) e anche a voi, signora, devo chiedere perdono. Vostro marito non è mai stato l ’amante di mia moglie ! Rita — E come l ’avete saputo? Bouilladisse — Da una lettera che mia moglie voleva mandare al suo amante e che io ho tro vata. Eccola. V ’è i l nome completo sulla busta. (mostrando la lettera)... « A l signor Federico Desrillettes, sostituto a Senlis ». Come vedete questa volta non vi sono più dubbi... Federico (fra sè) — ... E io sono fritto ! (si al za e tenta andarsene inosservato). Bouilladisse (vede Federico che se ne va) — Hè, Jim Cross, dove andate? State meglio? Federico (andandosene) — V i saluto! T u tti — Cosa dice? Dove va? Seguiamolo! (escono tutti) SCENA DECIMA V itto rio - poi la signora Pingois - poi Gaetano V itto rio (entrando) — Più nessuno? E dove sono andati? Signora Pingois (entrando) — Perdonate, si gnore, non avete vista mia figlia? V itto rio — No, signora, non l ’ho vista. Scu satemi se me ne vado subito, ma ho premura. Signora Pingois — Ad ogni modo, prima di andarvene accettate le mie scuse... V itto rio — Scuse? Signora Pingois — Sì, signore, non vi ho trat tato come meritavate, ma mi avevano raccon tate delle storie... Ma ora il vostro amico Desrillettes m i ha detta la verità. V itto rio — I l mio amico Desrillettes? Quale Desrillettes ? Signora Pingois — Ma sì, non fingete! Federi co Desrillettes, il sostituto, che avete chia mato per la questione del vostro divorzio! V itto rio — I l mio divorzio? Signora Pingois — Sì, e so anche i l perchè. Me lo hanno detto. Vostra moglie vi tradi sce con quel Gaetano Le Kerrec... è sempre Desrillettes che mi ha raccontato. V itto rio — Ma cosa dite, signora? Mia mo glie m’inganna!... Ma questo è gravissimo! (vedendo Gaetano che entra) — A rrivi a proposito, tu ! Gaetano — Sì, e sai che per poco i l tuo fantino non scappava? V itto rio — Parleremo dopo di questo. Sai che cosa mi sta dicendo questa signora? Che tu m’inganni con mia moglie. Gaetano — Io? E ’ ima calunnia... una ignobile calunnia. Ed è... la signora che ha osato? Signora Pingois — Non faccio che ripetere quello che Desrillettes mi ha affermato. V itto rio — Ma si può sapere chi è questo De srillettes? Vorrei ben spiegarmi con lu i! Signora Pingois — Vado io a oercarvelo, si gnore... (uscendo) Suppongo che sia con Giacomina. (esce) Gaetano (arrabbiatissimo) — Dirò anch’io volentieri due parole a questo signore. SCENA UNDICESIMA V itto rio - Gaetano - Bouillidisse - Federico Susanna - Rita. Bouilladisse (entra con Federico Rita e Su sanna) — Questa volta, amico mio, non vi lascio più... Rita (a Vittorio) — Fortuna che Bouilladisse ha delle buone gambe... Non so come l ’ ab bia ripreso. V itto rio — In questo momento è un altro quello che vorrei tenere. Bouilladisse — Un altro fantino? V itto rio — No; un ignobile individuo che va raccontando a tu tti che mia moglie m ’in ganna. Fortunatamente io ho fiducia in mia moglie, e a queste storie non ci credo. Ma troverò ugualmente questo Federico Desril lettes, e vi assicuro che passerà un brutto quarto d’ora! (a Federico) E voi ora venite a vestirvi! (escono) SCENA DODICESIMA Gaetano - Rita R ita — Che storie si raccontano qui! Adesso è Susanna, che avrebbe un amante!... J. CONTY E G. DE VISSANT Gaetano — Non bisogna crederci alle storie, mia cara. E anche questa è un’ignobile ca lunnia. Rita — Evidentemente! Ma da te, io, vorrei sempre sapere dove bai passata la notte! Gaetano — Ma le scuse di Bouilladisse non ti bastano? Rita — Le scuse di Bouilladisse, vorrai am mettere, che non bastano a spiegarmi perchè tu sei arrivato a casa stamane alle 10, e svestito ! Gaetano — Eppure è molto semplice. (fra se) Che cosa le racconto?... Rita —• Raccontami dunque. Gaetano — Ebbene, senti. Ieri sera tornando da Chantilly ho trovato un disgraziato ac coccolato sul ciglio della strada, in pygiama, il quale m’ha supplicato di salvarlo. Era perseguitato da un marito geloso... Rita ■— Bouilladisse... Gaetano — Evidentemente. Non ascoltando che i l mio coraggio, e i l mio buon cuore, ho ac cettato di prestargli i miei abiti. Ero a due passi da casa, stavo per rientrare quando Bouilladisse tirò due revolverate. Ebbi ap pena i l tempo di salvarmi nel garage dove ho passata la notte avviluppato in una co perta. Rita — E non hai pensato alla mia inquietu dine? Gaetano — Non ho pensato ad altro. Ma che cosa potevo fare? Rita — Spiegarmi prima tutto questo! Gaetano — Non ne ho avuta la possibilità. Non mi hai lasciato parlare! Rita — Ebbene; non so se è vero ciò che mi racconti, ma... ti credo. (L ’abbraccia). Bouilladisse (entrando) — Vedo con piacere che tutto è accomodato. Vorrei fosse altret tanto per me! Gaetano — E ora andiamo a raggiungere Chateau-Miran. Sono curioso di vedere i l suo fantino in uniforme, (escono) SCENA TREDICESIMA Bouilladisse - Giacomina - poi V itto rio Giacomina — Perdonate, signore, non sapete per combinazione dov’è il signor Desrillettes? Voi lo conoscete sicuramente. Bouilladisse — Desrillettes?... Non lo cono sco, ma mi farebbe tanto piacere essergli presentato. Giacomina — Che noia! E ’ stato con me sino ad un momento fa, vorrei dirgli ancora qual cosa e non lo trovo più! Bouilladisse — E ’ qui? E voi, lo conoscete? Giacomina — Credo bene, è i l mio fidanzato! Bouilladisse — E ’ i l vostro fidanzato? Non m i felicito affatto con voi: anzi è bene che leggiate questa, (le dà una lettera) V itto rio (entrando) — Cosa fate qui, Bouilla disse? Bouilladisse — M ’avete detto d’andare a pun tare diecimila franchi su « Mon Bèguin ». Vado... V itto rio — Credevo fosse già fatto: andiamo dunque! (escono) SCENA QUATTORDICESIMA Giacomina - Federico Giacomina (leggendo la lettera) — ... Non vi è dubbio ! Federico (giunge dalla parte opposta a quella dalla quale se ne sono andati Vittorio e Bouil ladisse) Giacomina! V i voglio spiegare... Giacomina — Eccovi fantino, ora. Ma non ave te nulla da spiegare. Voi siete fantino per sfuggire al signor Bouilladisse! Federico — Bouilladisse? Non conosco! Giacomina — Andiamo, Federico, non rico minciate a raccontar bugie! Questa lettera è indirizzata a voi? (gli mostra l ’indirizzo). Federico — L ’indirizzo è molto chiaro, ma fra tutte queste complicazioni, fra tu tti questi avvenimenti, non sono più sicuro di quello che io sono... Ma avete ragione. E ’ meglio, Giacomina che vi racconti la verità. La si gnora Bouilladisse è stata la mia amante... Giacomina — Oh, Federico! E volevate spo sarmi! Federico — V i ho detto è stata. E ’ il passato. Ieri, ero andato da lei per l ’ultima volta. Volevo rompere definitivamente. Stavo spie gandole..... il perchè..... quando i l marito ci ha sorpresi. Io sono scappato e da quel momento comincia una tale storia di fo lli avventure che non voglio enumerarvi, ma che mi hanno costretto a trasformarmi in fantino. Ma vi giuro, Giacomina, che in tut to questo non ho cercata che ima cosa. Salva guardare i l nostro amore! Giacomina — Non so più come credervi dopo tante bugie! Federico — Giacomina, vi ho mentito solamen te per non perdervi, io non ho mai cessato dall’amarvi. Come posso convincervene? Gia comina, vi supplico, perdonatemi! Giacomina — Se io anche accettassi di perdo narvi credete che mia madre vi perdone- MON BÈGUIN PIAZZATO E VINCENTE rebbe? E chi mi assicura che non continue rete a mentirmi? Federico — Oh, Giacomina, mai più, mai più! Ve lo giuro su quello che ho di più caro... sulla vostra testa, guardate! Giacomina — Preferirei che giuraste sulla vo stra, correrei meno pericolo. Ma ad ogni modo cercherò di convincere la mamma. An zi bisogna che vada subito a ritrovarla per chè temo s’impazienti. Federico — Oh, Giacomina, voi siete un an gelo! Ora vado a cambiarmi e vi raggiungo. Voi siete un angelo!... (Giacomina esce, e mentre Federico la se gue cogli occhi entrano Vittorio, Gaetano e Susanna che lo attorniano). SCENA QUINDICESIMA Susanna - Federico - V itto rio - Gaetano V itto rio — Ma voi siete pazzo, amico mio! V i cercano dappertutto. G li altri fantini sono già in sella. Gaetano — Venite presto. « Mon Bèguin » passeggia nel paddock. Non avete che il tempo di montarlo. Federico — Non monto! V itto rio — Come, non volete correre? Federico — Non corro! V itto rio — Ma è fantastico. Non ho mai visto un simile fantino. E’ tutto i l giorno che mi sfugge e che io paziento; ora non vuol cor rere!... (a Federico) Ma riflettete! E’ un giorno di « Gran Premio » ! Se non correte la vostra e la mia reputazione saranno rovi nate. Susanna — Questo t ’insegnerà a voler far ve nire da Londra i tuoi fantini! (a Federico) Vediamo, amico mio, fate ciò che vi si chiede ! Federico — Non corro! V itto rio (si sente la scampanellata che pre cede la corsa) — Suonano! I cavalli prendo no il loro posto! C’è da rompersi la testa! Federico (vede la signora Pingois che si avan za) — Ebbene, andiamo! Susanna — Ah, alla buon’ora! V itto rio — Infine! Gaetano — Farà appena in tempo, (escono) SCENA SEDICESIMA Signora Pingois - Giacomina Signora Pingois — T i ripeto che non voglio più sentir parlare di quell’uomo... Giacomina — Ma infine, mamma, lo sposo io, e lo amo! Sicnora Pingois — Lo dimenticherai! Giacomina — Mai! Se tu non me lo lasci spo sare, non mi sposerò mai più! Signora Pingois — Cose che si dicono, figlia mia! Giacomina — Non potrò più amarne un altro. Lo so. Signora Pingois — Rimarrai zitella! Giacomina — Bel programma! Signora Pingois — Se m ’avessero proibito di sposare tuo padre, sarebbe stato molto me glio, mia cara! Giacomina — No, perchè io, non ci sarei! Signora Pingois — Già, è vero! A questo non ci pensavo! Giacomina — Andiamo dunque, mamma, non essere inesorabile; vedrai che non avrai mai a pentirtene. Signora Pingois — Questo si vedrà! Giacomina — Ah, so bene che tu vuoi vedermi felice. Andiamo dunque a cercare Federico. Signora Pingois — Lascia stare Federico era! Quello che m ’interessa più in questo momen to sono i due mila franchi che ho puntati su « Mon Bèauin ». SCENA DICIASETTESIMA Le stesse - Susanna - V itto rio - Gaetano V itto rio (entra seguito dagli altri) — Ah, no! in verità non ho mai visto nulla di simile. Credete che ci son volute minacce e lusin ghe per metterlo in sella? Si direbbe un uo mo che non ha mai montato un cavallo nella sua vita! Io credo che sia ubbriaco! Trema va come una foglia! Signora Pingois (che ascolta) — Se è del loro fantino che parlano, addio vincita! Susanna (a Vittorio) — E tu non vieni a ve dere la corsa? V itto rio — So già che per me è perduta! Non voglio assistervi! Signora Pingois — Vieni, Giacomina, andiamo a vedere se riusciamo a ricuperare i nostri duemila franchi! Giacomina (uscendo colla nuulre) — Ma no, mamma, non è la tombola questa... non rim borsano. .. SCENA DICIOTTESIMA V ittu rio - Gaetano - Susanna - Rita - poi Rosa Gaetano (che è salito su una sedia) — Venite, signore, da qui si vede molto bene! Rita — E ’ vero! Dammi il binoccolo, Gaetano! V itto rio (seduto dietro il gruppo) — Suonano! E’ la partenza. Susanna (a Rita) — Riconosci i colori? Rita — Partiti! J. CONTT E G. DE VISSANT Rita — Casacca a righe bianche e rosse, ber retto verde; sì, « Mon Bèguin » e... ultimo! Oltrepassano i l boschetto; non l i vedo più! RoSa (entrando affannata a Vittorio) — Signo re, questo telegramma, l ’hanno portato che lei era appena uscito... V itto rio — E non potevi portarmelo prima? Rosa — Sono due ore che cerco i l signore, ma fra tutta questa gente non m ’è stato facile trovarlo ! V itto rio (apre e legge) — « Impossibilitato la sciare Londra. Prego provvedere. — Jim Cross ». Gaetano — Questa è la bomba! V itto rio — Ah, ma io dunque sono vittima di mi piano diabolico, infernale! E certo per chè « Mon Bèguin » perda! Adesso capisco perchè questo disgraziato non sa stare a cavallo! Ma io lo strangolerò, questo ven duto! Susanna — Ma calmatevi, amico mio; ve ne prego! Rita (che col binoccolo segue la corsa) — Oh, « Mon Bèguin » è secondo! V itto rio — Veramente? Gaetano (guarda) — Ma certamente! (metten dosi a ridere) I l fantino è appeso alla cri niera del cavallo per non cadere! V itto rio — Miracolo che non sia già caduto! Susanna — « Mon Bèguin » passa primo! Ecco! E ’ passato »! V itto rio — Ma è pazzesco! Datemi i l binocco lo! (si odono degli applausi) E ’ vero! Ha passato il traguardo! (si lascia cadere su una sedia e sta quasi male dall’emozione) Vinto! Ha vinto... e io ho guadagnato il « Gran Premio »! Ah, che cavallo, amici miei ! che cavallo ! Ma è una cosa straordina ria! E il fantino!? Ammirevole! Ah, biso gna andare a felicitarsi con lui, lo voglio ab bracciare, anzi! Gaetano — E io non ho puntato! SCENA DICIANOVESIMA G li stessi - Bouilladisse - Federico - poi la signora Pingois e Gaiacomina Bouilladisse (entra sostenendo Federico) — Ecco il vincitore! V itto rio (precipitandosi) — Ah, amico mio, siete stato sublime, (lo abbraccia) Federico — Ah, sono morto! Bouilladisse — Ha un modo particolare di ¡ F is a ® t i e l l a montale, questo fantino, ma bisogna rico noscere ch’è meraviglioso! V itto rio — Sì, e vi meraviglierete ancor più quando saprete che non è Jim Cross! Signora Pingois (entra con Giacomino) — Ah signor Bouilladisse, vi ringrazio del consiglio : Guadagno cinquantamila franchi! (Vedendo Federico) Voi?... Federico — Permettetemi di spiegarvi... V itto rio (alla signora Pingois) — Ma perchè vi stupite? Signora Pingois — Perchè il signor Desrillettes non è mai stato fantino! E ’ il fidanzato di mia figlia!... V itto rio e Bouilladisse (insieme) — E’ lu i Desrillettes ? Federico — Stavolta, neanche l ’aver vinto il « Gran Premio » mi salva! Susanna — Ebbene che volete fare al signore? Se anche avesse delle gravissime colpe verso di noi non le avrebbe riscattate salvandoci? Chi avrebbe portato così brillantemente al traguardo a Mon Bèguin » in mancanza di Jim Cross? Giacomina — E in quanto a voi, signor Bouil ladisse, avete letta bene la lettera di vostra moglie? Bouilladisse — E’ vero: l ’avete voi, non r i cordavo! Giacomina — Ebbene, questa lettera è vecchia di sei anni. Eravate sposato voi sei anni fa? Bouilladisse — No. Giacomina — Non vorrete allora rimproverare a vostra moglie una lettera scritta prima di sposarvi ! Federico — Cara Giacomina! M i salva! Bouilladisse (guardando la lettera) — Avete ragione. Ma se il signor Le Kerrec non è, se il signor Desrrillettes non è; chi è allora l ’amante di mia moglie? V itto rio — Non cercare di risolvere queste sciarade, Bouilladisse; non ed resta che pas sarle ai profitti e perdite delle nostre ammi nistrazioni private! Giacomina — E tu, mamma, mi permetti ora di sposare Federico? Signora Pingois — M i ha fatto vincere cinquan tamila franchi; non posso quindi volergliene. Ma volete spiegarmi, genero mio, perchè voi, che siete sostituto avete voluto correre il « Gran Premio » ? Federico — Ve lo dico subito, stiocera mia! Perchè «Mon Bèguin» arrivasse al traguardo! c @ B ü m ® d is i 1 À U i n f a s l i o c u e i «S i ^ i F t t c e r d n o L i n a n d u d o t D ’ A i i m l i o r » La stanza di toeletta nella villa della contes sa. Molte eleganze. Una sola porta, in fondo. A destra, una grande tenda, che nasconde lo spo gliatoio. A sinistra, in angolo, il tavolo da toe letta, con grande specchio. mento piuttosto antico, ben conservato per me rito dei continui restauri — è seduta davanti alla toeletta. Nini, elegante e graziosa nella sua divisa bianca e nera, ravvia i capelli alla con tessa. SCENA PRIMA La Contessa -e Nini. Ninì — Che serata, signora! Deve essere una delizia, sulla spiaggia! Contessa — Una sera da innamorati! La contessa, grassoccia, matronale — monu- FERDINANDO D’AMORA Nini (sospira) — Da innamorati! Contessa — Soffri anche tu di mal d’amore, ra gazza mia? Nini — No... dicevo per lei. Chissà come si di vertirà al ballo del Grand Hotel... Contessa — Non ci vado... Nini — Allora, alla Taverna Rossa... Contessa — Non so proprio perchè dovrei an dare alla Taverna Rossa... Ma mi dici perchè vuoi mandarmi fuori? NinÌ ( contrariata) — Non esce, allora? Contessa (ridendo) — Vedi che vuoi proprio mandarmi fuori? Hai un appuntamento? Ma gari, se io uscissi... il tuo giovanotto entre rebbe subito dalla porta del giardino. Nini — Come può credere, signora? Contessa — Tu sei qui da una settimana ap pena, ma e tu lo sai, hai già conquistato la mia simpatia, ebbene... Nini — Grazie. Troppo buona. La sua bene volenza... ( Ora N ini ha finito di pettinare la contessa e l ’aiuta a infilare le scarpe). Contessa — La mia benevolenza sparirà il gior no che t i permetterai di trascinarti degli uo m ini in casa... Nini — Non saprei nemmeno pensarlo... Contessa — Anche la cameriera che aveva p ri ma di te dicevo lo stesso. Ma, ima sera, che m i spinsi fino alla cucina, la trovai seduta a tavola col bagnino che allora mi dava lezioni di nuoto... Giocavano a scopa! Nini — Chissà come si spaventarono! (intanto Nini continua ad aiutare la contessa che si veste). Contessa — Si spaventarono? Come sei inge nua! I l bagnino mi disse, con molta serietà, che, per potermi bene insegnare il nuoto, aveva bisogno di correggere la mia dieta, e perciò si era rivolto aRa mia cameriera-cuo ca. Quanto alla ragazza, fu anche più sfac ciata. Avvicinò una terza sedia alla tavola e mi invitò a sedere, dicendomi : « Se non di sdegna, una buona scopa la possiamo fare benissimo in tre! ». N ini — Che orrore! Che orrore! Contessa — Ma sentitela! Mi è cascata in casa una monachella! Chi lo direbbe, con quel musetto? Tu, insomma, odii gli uomini? Nini — Non l ’ho detto, signora... Contessa — Magari vuoi farmi credere che sei giunta ai vent’anni senza aver mai amato. Ninì (con voce che si fa improvvisamente aspra) — Ho già amato e... sofferto! Contessa — Ma senti! Altro che nemica degli uomini! Qui c’è addirittura una tragedia amorosa... N ini — Non c’è, ma poteva esserci. Contessa — Non ti amava? N ini — Andava pazzo per me... Contessa — Ma ti tradiva? Nini — Era sul punto di tradirmi. Contessa — E la tragedia? N ini (selvaggia) — L ’avrei ucciso senza pensar ci un attimo! Contessa — Che calore! E che violenza! E poi? Nini — Un’anima buona si è messa fra noi. Ha promesso di far tornare a me quel vigliacco... Contessa — E tu ci credi? Nini — Se ci credo! E ’ uno che fa miracoli. Ma io le faccia perder tempo, signora. Che cappello mette? Contessa — Siamo da capo? Non esco, mia ca ra, non esco! (siede allo specchio per aggiu starsi i gioielli). Nini — Resta in casa? Che peccato! Cioè... scusi: dicevo che, per una signora come lei, che può andare dove vuole, godere, divertirsi, è un peccato stare in casa... Contessa — Se si è soli... N ini — Ah, ecco: la signora riceve? Gli amici soliti?... Contessa (sfacciata) — No, un amico solo... Ed è nuovo di zecca. N ini — Allora, non lo conosco?... Contessa — Sino a qualche giorno fa, ossia fi no a quando non sono andata al baRo deRo Splendid, non lo conoscevo nemmeno io... Si chiama Orazio. Nini (cortigiana) Bello? Contessa (ridendo) — E giovane... (Un campanello). Contessa — Coni ad aprirgli, e giudicherai... (N ini esce. La contessa dà gli ultim i tocchi alla toeletta). SCENA SECONDA La Contessa e Orazio. (N ini introduce il visitatore, e si ritira, celan do a malapena, un sorriso furbesco. I l visi tatore — Orazio — non ha vent’anni. Bel gio vane, quasi un atleta, veste con una certa ele ganza, ma senza distinzione. E ’ impacciato : IL CUGINO DI ARSENIO LUPIN più che un don Giovanni si direbbe una v it tima. Si ferma sull’uscio). Contessa — Che cosa aspetta? Venga! ( I l giovine fa un passo : poi si ferma ancora, più che mai impacciato). Contessa — Ma che dico? I l tu ci vuole fra noi. Vieni... Vieni... Orazio (facendo un altro passo) — Buona sera. Contessa — Non sai dirmi altro? Orazio (altro passo) — Che debbo dire? Contessa (apertamente seduttrice) — D i che temi, bambino? Vedi: sono qui tutta per te! Dopo il nostro incontro, ti ho aspettato con un’ansia indicibile. Mi son fatta bella per te. Questa sera, io, di nobile lignaggio, divento umile schiava della tua giovinezza inesperta! Orazio (dopo un silenzio) -— Grazie! Contessa (sempre più infiammata) — Prendimi fra le tue braccia, sollevami, portami a tuo capriccio, fa di me quello che vuoi! T i eleggo mio padrone! Orazio (indietreggiando un poco) — Grazie! Contessa (quasi violenta) — Perchè sei cosi t i mido? Vedi ancora in me la dama che non avresti saputo neppure sognare? Ma io scen do, sono già scesa dal mio trono per chinarmi fino a te. Non so citi tu sia. Forse sei anche meno di un qualsiasi borghese, forse sei uno della strada, ad onta degli abiti che indossi. Ma che m ’importa? Sono innamorata di te! Sono stata io che ti ho scelto, che ti ho chia mato in questa alcova, che è negata ai miei pari, a tanti giovani del mio grado che sa rebbero disposti a sfidare la morte per un mio bacio... (Orazio risponde con un inchino maldestro). Contessa (furente) — Ma parla, parla, o m i farai impazzire! (Un silenzio. Poi:) Orazio — Mangerei qualche cosa! Contessa (con un sospiro di sollievo) — Ma perchè, perchè non me l ’hai detto prima, te soro mio? (prendendolo per mano, come un bambino, lo trascina verso un tavolino, che è davanti alla tenda dello spogliatoio). Contessa — Credi proprio che non avessi pen sato a farti preparare dei bocconcini da re? Chiama la cameriera, e sentirai... Ma era per più tardi. Tu invece hai fretta, ed io ti obbe disco! (Orazio, sempre impassibile, siede ac canto al tavolino). Contessa (muovendo verso il campanello) — In un lampo, come nelle fiabe, vedrai sorgere dinanzi ai tuoi occhi attoniti, non una cenetta ma un festino... (sta per premere il campa nello, ma una voce l ’arresta). SCENA TERZA La Contessa, Orazio e Diego. Diego (uscendo dalla cortina dello spogliatoio) — Un momento! Poiché state per dare ordini in cucina, vogliate non dimenticare che siamo in tre, e non in due! Contessa (spaventatissima) — Dio! Dio! Diego — Lasciate stare Dio che non si occupa di cucina! Rivolgetevi invece alla cuoca, avver tendola che i l cielo mi ha fornito di un ma gnifico appetito! Contessa (correndo verso Orazio, come in cer ca di protezione) — Un ladro! Diego (ridendo) —• Se la signora contessa non possiede altro vocabolo meno pungente, quel lo che ha adoperato mi va bene. Contessa — Un ladro in casa, a quest’ora! (fa dei gesti d’invocazione verso Orazio, che si è ritirato tranquillamente verso il fondo). Diego — Avete forse delle ore speciali per rice vere i ladri? Contessa (furibonda a Orazio) — Non vedete che occorre difendermi? Siete un uomo o un fantoccio? Orazio (sereno) — Sono un uomo senza rivol tella. Contessa — Ma allora... allora... io sono una donna perduta! Diego — Si, ma non precisamente per questo, signora contessa! (avvicinandosi al giovinetto) E tu non cacciarti in bocca delle parole trop po grosse per un bambino! Rivoltella! La vuoi di cioccolato, una rivoltella? 0 di zuc chero cotto? A cuccia, ragazzo! E lasciami scambiare quattro parole con la contessa... che, come vedi, vuole approfittare della no stra conversazione per raggiungere col ditino i l campanello elettrico... Contessa (che infatti si era mossa furtivamente verso il campanello) — Anche se fosse vero, ho bene i l diritto di difendermi... Diego — Debbo pregarvi, signora contessa, di non commettere sciocchezze. Come vedete, so no di ottimo umore, ma i gesti stupidi non riesco a digerirli. Poiché i l vostro amico si trova sprovvisto di ima rivoltella di zucchero candito, volete forse affidarvi alla protezione della bionda e fragilissima Nini? FERDINANDO D’AMORA Contessa — In casa mia ci sono anche altri do mestici ! Diego (ridendo) — Come è vero che i padroni non sanno mai quel che avviene nella loro casa! E come è vero che i l cattivo esempio rovina anche i m igliori ambienti! Con la vo stra condotta sregolata, m i sia concesso di dirvelo, signora contessa, voi autorizzate il peggiore disordine. I vostri domestici si per mettono tutte le libertà, precisamente come voi... Contessa — Non è vero! Diego — Ebbene, vi permetto di invocarli tu tti! Contessa — Insomma! Diego — Insomma, non avete i l coraggio di fare la prova. Se suonate, accorrerà soltanto Nini, a meno che non si sia già addormentata. E gli altri? Gustavo, il vostro cameriere, poiché non è più nelle vostre grazie, si consola del l ’abbandono in questo momento, a bordo di un yacht americano, qui, nelle nostre acque, ospite di miss Ruth Campanon, che, in Ame rica, capitaneggia una campagna formidabile perchè le statue dei musei siano provviste di sottanine e -di maglie. Contessa — C’è la cuoca... Diego — Rebecca, cuoca abilissima e donna ma stodontica, si è recata questa sera, come tutte le altre sere, a compiere la solita opera di ca rità. Voglio dire, a porgere i m igliori boc coni della vostra cuciiia a un giovanotto in traprendente, non so più se greco o francese, che in cambio di un po’ d ’amore, si lascia quotidianamente nutrire. Quando la cucina non lo soddisfa più, Rebeoca è costretta a placarlo con i l dono dello stipendio da pro fessore universitario che voi le pagate... Contessa — Non so perchè vi ascolto! Poiché siete un ladro, siete certo venuto per rubare. A ll’opera, dunque, e facciamola finita! V i è qui abbastanza per farvi ricco e... Diego (interrompendo) — Non esageriamo! Col carovita di adesso, ci vuole altro per mettere insieme ima ricchezza. Basta con i fumi della nobiltà! E ’ ima casa ricca, questa? Io me ne intendo, e posso dirvi, signora contessa, che un ladro intelligente — m i dispiace per me, che ho delle vecchie ubbie di aristocrazia e di finezza — non dovrebbe mai sciupare il tempo, oggi, nelle case dei cosidetti gran signori. Contessa (quasi senza volerlo) — Ah, sì? Diego (con serietà) — Ma sicuro! Oggi i l para diso terrestre è rappresentato dalle case degli arricchiti. Basta spogliarsi di certe debolezze e lasciar stare i quadri antichi, per esempio. Quelli, novantanove volte su cento, sono fal si, specialmente 6e sono ritra tti di antenati. Ma i l resto! Pietre preziose a chilogrammi, oggetti d’oro a quintali. Perciò, oggi, con tutto quel peso da portar via, prende sviluppo i l furto in automobile, e, magari, in auto carro ! Contessa — Io non ne posso più! Giacché non vi decidete a rubare e non ve ne andate, che cosa debbo o ffrirvi per liberarmi di voi? (con enfasi) La vita, forse? Diego —• Ancora esagerazioni! (rivolgendosi al giovine che, vistosi dimenticato, ha acceso una sigaretta) Vedi? Ha fretta anche con me la signora contessa. Ma io sono più freddo di te, bamboccio mio... (gli va vicino e gli porta via la sigaretta, che si mette a fumare). Contessa (sempre più eccitata) — Debbo aiu tarvi io a rubare, poiché non vi decidete a farlo da solo? Diego — Non vi disturbate. Nessuno saprebbe chiedere tanto a una dama. E poi chi vi ha parlato di rubare? L ’unica cosa che meritasse la mia attenzione, è già in mio possesso... (mostra una spazzola d'oro e tartaruga, che ha tolto da una tasca dei pantaloni). Contessa (ironica) — Non siete venuto per ¡ru bare? Diego (rimettendo la spazzola in tasca) — Altra esagerazione! Ero venuto qui precisamente per rubare; ma, dopo la scena disgustosa che si è svolta sotto i miei occhi, confesso che non ho più nessuna voglia di rubare. Contessa — La scena disgustosa? Quale? Diego — Sapete perchè, invece di aspettare il momento buono per svignarmela o per fare i l colpo, sono uscito dal mio nascondiglio? Per troncare a buon punto rinfam e tentativo di corruzione che stavate esercitando su quel bambino! (Orazio fa un vago gesto, come per protestare). Contessa (ridendo amaro) — Ah, un moralista, voi? Un ladro protettore della morale? Diego (serio) — Perchè no? Contessa — Insomma, un ladro gentiluomo, qualche cosa come Arsenio Lupin? Diego — Sempre esagerazioni! Ma siete pro prio inguaribile? La superbia non è tra i miei peccati. Io, un rivale, una copia di Arsenio IL CUGINO DI ARSENIO LUPIN nilità in rovina ad una così fresca e trion Lupin? Troppo onore! Ma certo appartengo fante primavera di vita? Credetelo, signora alla famiglia sua... contessa, ne sono rimasto stomacato. Rinun Contessa (ironica) — Suo fratello? ziando al bottino, m i sono elevato a giusti Diego — Troppo ancora! Mettiamo: suo cugi ziere. no, e facciamola finita. Dunque, io mi sono procurato i l piacere di compiere una buona Contessa — Preparate un ricatto? Diego — No, no, nella nostra famiglia, sapete azione, e... Contessa — Adesso potete andarvene. Ve ne bene, la famiglia Lupin, i ricatti sono igno rati. Voglio soltanto mettere le cose a posto. andrete? Diego — Quando avrò finito. Di fronte alla sce Vi piacerebbe che me ne andassi, dopo avervi na ignobile che qui si svolgeva, non ho saputo amabilmente intrattenuta? Non sarei ancora resistere, e mi sono mostrato; ma appunto in istrada, che già voi riprendereste i l vostro secondo i sistemi notissimi di mio cugino... abominevole assalto alla purezza di quell’in nocente! (Orazio accenna un altro gesto di Contessa — Quale cugino? protesta, poi accende un’altra sigaretta). Diego — Voi vi distraete, contessa: mio cugino Arsenio. Non ho l ’abitudine, dicevo, di la Contessa (con calma) — Adesso siete voi che esagerate ! sciare le cose a metà. Me ne andrò, quando m i sarò assicurato che quel bambino non ha Diego — Dio me ne guardi! L ’acume di fami glia mi permette di capire che quel giovi più nulla a temere da voi... netto, pur essendo ricco di grazie maschili, Contessa (al colmo del furore) — Signore! non ha mai avuto un’avventura! Cioè... Diego — Ladro? Prendete una via di mezzo. Contessa — Addirittura! Diego — E ’ questione di intuito, cara signora. Dite: signor ladro. Perchè ha ceduto alla lusinga della vostra Contessa — Ora state superando tu tti i lim iti. Da un... uno come voi non c’è da aspettarsi ricchezza? Per ingordigia? No, non avendo mai avuto un’avventura, non ha ancora im nessuna delicatezza, e tuttavia dovreste capi re che è vigliacco torturare una povera don parato come la compagnia di ima donna gio vine e bella sia da preferirsi a quella di mi na, una sventurata... rudere come voi. Per lu i, uomo di primo Diego — Vecchia... pelo, non vi è alcuna differenza tra voi e la Contessa — Questo non l ’ho detto! più fresca giovinetta! E l ’istinto? mi direte. Diego — Ma lo dice la vostra spazzola. Guar Sicuro, l ’istinto ha tentato di indicargli la date. Nini, a quanto pare, non la pulisce differenza, ma voi lo avete soffocato con la molto bene. V i ha lasciato dei capelli che brutalità del denaro. non sono precisamente biondi... Contessa — Nessuno di noi ha parlato di da Contessa — Non è vero! Io sono bionda! naro! Diego — Sì, alla superficie. Ma sotto? Parruc ca, cara signora, parrucca! Io me ne intendo. Diego — Non stento a crederlo, siete una donna furba, voi. I l denaro lo avete fatto solo b ril Voi siete una vecchia, e dovreste averne co lare nell’aria. E così avete tentato di violen scienza senza costringere la mia delicatezza tare la natura. a dirvelo. Alla vostra età, le donne, non po tendosi dare ad altri, perchè nessuno le pren Contessa (sbuffando) — Ma quale natura? derebbe, di solito si danno al Signore. Ma voi Diego (declamando) — La natura e le sue leg gi. Quando dispone i suoi accoppiamenti, la disponete di una forza magica: i l danaro. E ve ne servite per corrompere la gioventù — natura vuole che i giovani siano accanto ai Contessa — Perchè non mi uccidete, invece di giovani e le antichità con le antichità. Anche qui dentro, stasera, la natura ha fatto sentire ingiuriarmi così? che non ammette eccessive infrazioni alle sue Diego (imperterrito) — Che dico? Gioventù! leggi, per bocca di quel ragazzo... Gioventù! Voi corrompete l ’infanzia. Ma guardatela, questa vostra vittima! Sapete per Contessa — Ma se non ha parlato! che non voleva avvicinare la sua bocca alla Diego — Ha parlato, ha protestato, si è difeso col suo silenzio artico. A l momento di gettare vostra? Perchè temeva di farvi sapere che nel fango la sua stupenda giovinezza, si è ir puzza ancora di latte. Aveva vergogna per rigidito nella sua invincibile ribellione... voi! Come avete osato avvicinare la vostra se- FERDINANDO D’AMORA Contessa (ironica) — Che moralista! Diego — E ’ un. male di famiglia, signora, fa miglia Lupin. Volete vedere, invece, come si comporta la natura quando si trova sulla retta via? Vieni qui, ragazzo... ( il « ragaz zo » obbedisce come una recluta). Apri quell ’uscio! (Orazio apre). Là, in fondo al corri doio, c’è una luce. Se ti spingi fin laggiù, e metti la testa dentro l'uscio, i tuoi occhi sa ranno abbagliati da una visione d’oro, oro vero quello, e di giovinezza fragrante. E ’ Nini, la cameriera della signora contessa. Ha, più o meno, la tua età. T i ordino di metterti a contatto con quella visione, e, per il resto, di lasciar fare alla natura... Contessa — Volete corrompere la mia fidata cameriera ?! Diego — Zitta, voi! L ’avete appena da una set timana, e già la classificate fedele? Attenta alle delusioni, signora contessa... E tu, ra gazzo, avanti fino a ll’obbiettivo assegnato! Orazio ( timido) — M i metterà alla porta... Diego — Ma prima che tu sia fuori dell’uscio, t i richiamerà e ti aprirà le braccia. La natu ra fa miracoli. Avanti! (Orazio obbedisce, e svolta a sinistra. Quasi senza volerlo, la con tessa si fa sull’uscio per seguire il breve viag gio del giovine. Accanto a lei, Diego aspetta il miracolo annunziato. Si sente un piccolo grido. Pausa. Poi una porta che si chiude). Diego (trionfante) — La natura ha parlato! (chiude la porta). SCENA QUARTA Diego e la Contessa. Diego (incrociando le braccia) — Ed ora a noi! Contessa (sorpresissima) — Non è finito il mio m artirio ? Diego — E’ finita per voi la discussione del processo in cui avevate la parte di accusata. Ora, poiché siete stata giudicata colpevole, ora comincia i l castigo.... Contessa (c. s.) — Anche il castigo? Diego — Un castigo a modo mio, non abbiate paura. Una volta, le donne ritenute colpe voli di delitti contro la morale, venivano esposte, nude, al disprezzo del popolo... Contessa — Nude? Diego — Non temete. Siamo in altri tempi, e se... mi permettessi di offrire al buon gusto del popolo nostro, una brutta nudità, ràschiedei di farmi linciare. Contessa — E dunque? Diego — Ecco il verdetto, (con pomposa so lennità) La contessa Elsa di Fusciacca, di no bile prosapia ma di volgari istinti, maritata ma non fedele, ad onta dei suoi cinquanta anni... « Contessa — Quarantacinque! — Diego — Non interrompete con menzogne! Per aver tentato di corrompere l ’innocenza di un infante, crimine infame, che non le è riuscito soltanto per il provvidenziale intervento di un gentiluomo... Contessa — Un ladro! Diego — Un ladro gentiluomo. Viene condan nata a vestirsi immediatamente come meglio crederà, e ad accompagnare il gentiluomo... Contessa — Voi?! Diego — Ad accompagnare il gentiluomo ove a questi piacerà, e fino a ll’ora che egli sce glierà. Contessa (esterrefatta) — Io, a spasso con voi? A quest’ora? Ma che burla è questa?! Diego — Non è burla, signora. Obbedite. E’ i l meglio che possiate fare. Contessa — Ma che dirà la gente vedendomi con un uomo? Diego — Se qualcuno, nei luoghi che visitere mo, avrà il piacere di riconoscervi, il castigo sarà completo per voi. Contessa — Ma dove andremo? Diego — Nei ritrovi che, a quest’ora, saranno ancora aperti. Contessa — Che volete fare di me? Diego — Non certo quel che voi volevate fare di quel ragazzo. Siete pronta, signora con tessa ? Contessa — Ma questo è imo scherzo! Diego — V i pare che un uomo occupatissimo come me, abbia tempo per gli scherzi? Come vi dicevo, si tratta soltanto del supplizio della berlina a cui avrò i l piacere di sottoporre la contessa Elsa di Fusciacca. E’ tempo, si gnora. (con gesti da gentiluomo consumato ac compagna la dama presso lo specchio e le porge delicatamente il piumino della cipria perchè ripari in qualche modo ai guasti della tempestosa conversazione. Poscia, le offre il braccio e Vaccompagna fino a ll’uscio, ove si ferma. Con tono rude, che non ha mai usato prima) Filate dritto e non tentate ghermi nelle. Gustavo e Rebecca sono ancora f»ori. IL CUGINO DI ARSENIO LUPIN Due buoni amici miei pensano a trattenerli finché a me piacerà. E quando saremo per via non tentate di invocare aiuto. Ho qui, a portata di mano, un pugnaletto che comprai da un fachiro, a Simla. Contiene nella punta aguzza, sospese come lacrime, tre sole gocce di ignoto veleno : ma bastano ad abbattere un elefante in trenta secondi. A l primo vostro gesto equivoco, vi pungo con i l pugnaletto. Voi stramazzate, ed io m i squaglio. Intesi? Contessa — Mi lascerete uscire senza man tello? Diego — Ohibò! Andate pure a prenderlo nella vostra camera da letto. V i aspetto qui. Contessa — V i fidate di me? Sono io che ora non mi fido. Possibile che ignoriate che nella mia camera c’è il telefono? Diego — Non lo ignoro, ma m i fido. Contessa (seduttrice) — Comincio a pensare che siate davvero un gentiluomo. Diego — Andate piano : può spuntare i l ladro. Contessa (c. s.) —- Ladro di cuori? Diego (con una smorfia) — Ladro di ruderi, no! (la contessa sta per uscire, ma Diego la trat tiene ancora) Per uscire dalla vostra camera dovete passare dinanzi a questa porta, e se poi vi proverete ad aprire l ’unica finestra del la camera stessa per invocare aiuto, farete la conoscenza dei miei amici, che sorvegliano dalla strada. Quanto al telefono, vi garanti sco il premio Nobel se riuscirete a far fun zionare mi apparecchio i cui fili sono stati ta gliati. Contessa (furente) — Ecco, perchè vi fidate! Diego — « Se ti fidi ti uccidi! » è il mio motto. E adesso andate. V i aspetto qui. Poi, quando passeremo dinanzi alla camera di Nini, vi prego di camminare con passo di piuma. E’ un delitto disturbare due colombi che tubano. Che bella cosa la giovinezza, signora contessa! Che bella cosa! (La contessa esce). SCENA ULTIM A Diego, Nini, Orazio (Appena solo, Diego corre all’uscio e fa un cenno a sinistra. Poco dopo accorrono Nini e Orazio). Dieco (al giovane) — Tu resta nel corridoio. Appena la contessa esce dalla sua camera, mi avverti. Orazio — Sì, zio. (esce e chiude la porta) Nini (gli si getta al collo) — Come sei stato buono ! Diego — No, piccola, non è questo i l momento delle effusioni! Nini — Come t i voglio bene! Diego (scherzoso) — A me? Se avessi l ’età di mio nipote, non mi dispiacerebbe portarti via a lu i! Stasera mi è capitato di assomigliarmi ad Arsenio Lupin. E non mi dispiace. Ma es sere anche Don Giovanni, no. Tuttavia, quan do nei giorni scorsi ho visto riempirsi di la grime i tuoi occhioni profóndi, perchè la con tessa ti aveva rubato quell’imbecille di Orazio, non sono stato capace di frenarmi ed ho voluto ridarti mio nipote e punire la vecchia. Nini — Poco fa, nella mia stanza, Orano ha implorato il mio perdone. Diego — Bravi, così avete perduto tempo ! N ini — No, no. Tutte le stanze sono state spaz zate come tu hai ordinato e appena la con tessa sarà uscita con te... Diego — Farete il repulisti anche qui... Nini — L ’automobile non basterà a contenere tanta roba! E che roba! Diego — Fra un’ora vi troverete, con l ’automo bile, nel punto che abbiamo stabilito. Dì a Orazio di essere preciso. Per allora mi sarò sbarazzato della contessa. Nini (abbracciandolo ancora) — Lo sai che sei grande? E tutto questo hai fatto per me... Diego — Non esagerare, cara. I l sentimento non deve mai offuscare le visioni pratiche. E’ ve ro che mi son messo al lavoro per ridarti la felicità, ma, poiché mentre operavo per far sorridere ancora i l tuo grugnetto da baci, mi è capitato di mettere insieme un superbo bot tino... ebbene, ti confesso che questo bottino non lo disprezzo. Orazio (affacciandosi) — La signora contessa è nel corridoio. Diego (con degnazione) — Che aspetti! Nini — Dopo tutto, quella donna mi fa pietà. Non la trattare troppo male. Diego (con gravità) — Te lo prometto. Ma non sarebbe giusto che dovesse pagare salato l ’ono re di potersi mostrare in pubblico nienteme no che in compagnia del cugino di Arsenio Lupin? (esce ridendo). SIPARIO ffE R D B N A N D ® D 'A M O R A T E R M O C A U T E R I O » Tatiana Pavlova ila rappresentato con grande simo cretino » Virgilio Fiorentino del Brillante di successo anche a Roma — dopo Torino e Milano — Doma, che da perfetto incassatore rispunta timida Delitto e Castigo di Fiodor Dostojewski, ridotto per mente — dopo tre mesi — dalle colonne del giornale le scene da Strentowiski e Ridenti. dove scrìve. Tutti sanno ormai, dato il grande numero di re Ma il nostro amico Daquanno, direttore del Bril pliche, quale magnifica, interpretazione faccia Re lante, esempio di dignità giornalistica, quando lo nato Cialente della parte del protagonista: Raskol- rimanderà a scrivere i suoi libri pornografici, in bu nikoff. sta chiusa? Ma Marco Ramperti che non è andato al Manzoni, t II Torchio, l'unico giornale per i giornalisti, quando si è rappresentato a Milano e non ha mai l’unico giornale per gli artisti, il più bel giornale letto il romanzo e non lo ha mai nemmeno visto per il pubblico intelligente — diretto da Gastone in film al cinematografo, incontrando la Pavlova in Gorrieri — ha scritto mia lettera aperta a Niecotreno, le dice : cìemi, Vergani, Cimara, Lupi, per sapere quando — Molto berne, signora, molto bene : vi ho ammi hanno intenzione di recitare in Italia, in un teatro rata nella parta di Raskolnikoff che voi interpretate italiano, in lingua italiana, una commedia di autore a meraviglia... italiano, sia pure di Orio Vergani, fratello di Vera — Grazie — rispose amabile Tatiana Pavlova — (sono parole del Torchio). ma vi prego di venire a sentire Cialente nella Si Sul palcoscenico del Teatro Carignano, Biliotti gnora dalle Camelie; egli interpreta la parte di legge l ’articolo ad alta voce e gli altri attori in Margherita allo stesso modo come voi fate il critico. torno, ascoltano. Poi Tatiana cambiò scompartimento. Entra Ernesto Ferrerò, direttore della compa gnia, e vedendo i comici insolitamente riuniti, Questo aneddoto può anche servire per il « fieris domanda : TERMOCAUTERIO — Che cosa vi interes sa tanto? Un attore che, ascol tando, non aveva capi to bene, risponde : — La Compagnia Niccodemi ha scoperto un nuovo autore italiano! — So, so — risponde Ferrerò sornione e sorri dendo — è l ’autore della Tredicesima sedia. w Armando Falconi e Paola Borboni sono ri tornati dall’America del Sud, « carichi di gloria e di pesetas » — come dice Enrico Polese ni tutti i comici che si re cano in America, meno Sainati — ed appena sbarcati a Genova hanno dovuto prendere il tre no per Firenze dove la sera hanno recitato. Un signore che viag giava nel loro scompar timento, dopo molti ten tativi per attaccar di scorso, finalmente vi riu scì e disse alla bella Paola : — Io ho qui una sua fotografia che porto sem pre con me; ho anche la penna stilografica, vuol firmarmela? Paola, lusingata, firma la fotografia. Armando Falconi che aveva chiuso un occhio solo, interviene: — Scusi, signore, come ha fatto a riconoscere Paola che ha un cappel lo calato sugli occhi, il bavero della pelliccia fi no al naso e tra gli oc chi e il naso una veletta? — La seguo da tre mesi — spiegò il signore —; mi sono imbarcato a Buenos Aires perchè ho saputo che durante la traversata di ritorno in Italia, la signorina avrebbe letto i copioni in viati a Dramma. In quindici giorni le ho sempre visto- leggere un solo -copione: il mio. Come vuole non ricono scere la donna che cono sce il tormento della mia anima? Armando Falconi e Paola Borboni a questo punto domandano scuse e si addormentano. f i e n i f i U l T R l m a n u a le p e r r a c c o n t a r e l e s t o r i e l l e 1 Anzitutto, intendiamoci sul significato della parola « storiella ». Una storiella, ciò che si è convenuto di chiamare storiella, è un piccolo rac conto destinato a far ridere, del quale non è conosciuta la provenienza e l ’au tore rimane ignorato, e che fa i l suo cammino nel mondo, con una incredibile rapidità, grazie alla sua sola potenza co mica e senza il concorso della scrittura. 2 Una buona storiella deve perdere due terzi del suo valore se è scritta, vale a dire se è letta. Le buone storielle sono fatte per essere raccontate. 3 La carriera di una storiella è assolutamente subordinata alla sua qualità. Conosco delle storielle che sono diven tate definitivamente popolari, perchè sono solide, semplici e irresistibilmente lèpide. Sono fond,amentali : si ripetono incessantemente. Ve n’è di ammirabili, che spariscono presto perchè erano sottili, perchè erano singolari, perché erano indipendenti, ed era impossibile classificarle, metterle in serie. 4 Perchè le storielle vanno in serie. V i vono in compagnia e si riproducono fra loro. s Non incominciate mai una storiella senza averla ripassata mentalmente. Prendere la parola, attirare l ’attenzio ne di un uditorio è cosa grave. Rinviate questa gioia delicata se dubi tate del vostro successo, se avete dimen ticata, per esempio, la parte in cui r i siede l ’interesse, la « chiusa » che giusti fica la storiella che state per incominciare. fi Non pensate alla storiella che raccon terete appena terminata quella che vi si racconta. La 6era, a Firenze, al Teatro Niccolini, improv visamente Armando do manda a Paola: — Ma che copione hai letto durante la traver sata? E Paola, candida: — Io ho letto soltanto la vita di S. Agostino... Armando Falconi, di strattissimo, rivolto a suo figlio Dino, con clude : — Sai che oggi Paola ha firmato un suo ritrat to a S. Agostino?! ■f — Pare che Gian Ca po vada aJla sede pari gina del Corriere della Sera — asserisce in un crocchio d’amici fìiccardo Bacchelli. — Infatti, — commen ta il pittore Nino Nanni, sempre maligno (ohi quanto maligno!) —- da qualche tempo prende kzioni di francese alla Berlitz... senza ài che non potrebbe accettare il posto... — Allora, — conclude Dino Falconi, felice di poter dire una freddura — diremo : o Berlit o af fogarli!! <£ La società Suvini e Zerboni ha bandito un feroce ukase allo scopo di limitare la distribu zione dei posti gratuiti nei proprii teatri. Ciò ha creato qualche scon tento nel gruppo degli sbafatori abitudinari. — Non capisco! — di ceva sere or sono Luigi Chiarelli. — Al Manzoni ci sono i russi del Tea tro d’Arte di Mosca, al l ’Eden i francesi dello Studio des Champ Elysées, al Dal Verme ver ranno i Balletti Argenti ni, ai Filodrammatici re citeranno gli ungheresi, Con tanto internazionali smo perchè boicottare i. portoghesi? tu Dice Enrico Sorretta: — Con quella polemica interminabile sulla pa ternità del Marito Segre to, con Bracco che non sa niente e Corei e Sal vini che ne sanno invece anche troppo, Nulli non ci fa bella figura... TERMOCAUTERIO Leonida Depaci com menta : — Povero Nulld! Lui avrà forse ridotto bene il Marito Segreto, ma il Marito Segreto ha ridotto male lui! * In un gruppo di at tori, qualcuno riferisce ad Ernesto Almirante, il più divertente ammini stratore del teatro italia no, che Hesperia Spera mi ha litigato col proprio socio Paolo Raviglia. — Dicono — aggiunge — che lei gli abbia dato uno schiaffo... Ed Ernesto Almiran te, accendendo il tosca no, flemmaticamente : — Ma tanto Raviglia è sordo!... + II Travaso pubblica: QUIRINO — La Com pagnia Betrone ha cin que attori con lo stesso cognome : Paoli. Per ve derli tutti insieme biso gna recarsi ad ascoltare la nuova divertente com media : Presa al laccio. Sappiamo che, prossima^ mente, tutti i Paoli si faranno fotografare in gruppo per la collezione delle belle famiglie Ita liane. Abbiamo subito tele grafato a Lina Paoli, presso la Compagnia Pirandello, affinchè pos sa unirsi al gruppo fa miliare. Il nostro amico Ferdinando d'Amora, di rettore della « Domenica del Corriere » lascerà pubblicare a noi la fo tografia. tx> Un’attrice che recitò per molto tempo sotto la direzione di Virgilio Tal li, si recava, lo scorso novembre, al cimitero di Milano, con un maz zo di fiori, tutta avvolta in fitti veli neri. — Vado a portare que sti fiori sulla tomba di mio marito. — Povera signora! — la compianse qualcuno. — Oh, ma ne ho un altro — ella disse — al cimitero di Palermo. Orio Vergani, il più giovane fra ì grandi M t l A ® il U R I M a n u a le p e r r a c c o n t a r e l e s t o r i e l l e i — Se — come sempre succede — si è sentito altrove raccontare le storielle più lèpide terminanti con frasi violentemente grossolane, non traetene la conclusione ohe potete, a vostra volta, raccontare le peggiori sozzure. Afferrate, — ah! ecco i l più difficile! — afferrate la differenza che esiste tra mia storiella che è lèpida perchè è pic cante, e una storiella che non è lèpida perchè è stomachevole. s Raccomandate cortesemente a vostra moglie di non sospirare quando inco minciate una storiella che avete già rac contata davanti a lei cinquanta e anche cento volte — poiché ciò non vi impedirà di raccontarla ! 9 Quando i l racconto che avete intrapreso è lungo e poco interessante, così lungo e cosi poco interessante che vi accorgerete voi stesso della necessità di concludere e di finirla, non dite ad ogni istante: a Per farla breve... ». Non servitevi della parola « breve » co me di un piccolo pacco di zavorra che si sacrifica all’impazienza degli uditori, per ripartire con nuova lena. £0 Quando ima storiella è stata bene ac colta, perdete rabitudine di dire: — Tornerò a raccontarla! Sappiamo tu tti che la racconterete di nuovo, e male. 11 Quando una delle vostre storielle non ha attecchito, non aggiungete : — E il più buffo è ohe è accaduta davvero ! No, non aggiungete nulla. Fatevi per donare la vostra storiella ridendo di gu sto di quella che è già incominciata. 12 Soprattutto, quando qualcuno incomin cia una storiella, non dite, raggiante: — La conosco! giornalisti italiani, quan do si ferma in qualche stazione in attesa di un treno che non arriva, se gna sul suo taccuino qualcuna di quelle Soste iel capogiro, che pub blicate dal dinamico edi tore Dall'Oglio si ven dono a dieci lire il volu me. Ma in verità valgo no almeno quanto i te legrammi per la Guiana: 37 lire per parola. — Quando la fanciulla si avvia a diventar don na, le ginocchia sono le ultime a ricordarsi che non sono più ragazzine e hanno bisogno di infi niti richiami all’ordine per non far più le loro innocenti scappate fuori dall’orlo della gonna, co me due sorelline gemel le in vacanza. — C’è in tutti i baci, an che nei più appassiona ti, qualche momento do po il primo contatto del le labbra, un pensiero clandestino e irrispetto so che si fa pian piano strada, cominciando die tro la nuca; il pensiero che cerca di determinare il momento opportuno per staccarsi dalle lab bra dell’amata. — Certi profumi hanno ancora un sentore pira tesco, e fanno pensare che il loro segreto sia stato attinto in un mo mento di nostalgia per la donna amata, da un pirata sceso nella stiva della fusta corsara, là dove si accumulava nel viaggio senza fine il bottino carpito all’orien te; cassette di droghe, vasi di essenze e vesti di seta strappate con mani convulse a donne di lontanissime terre, dalla pelle color d’oro e di rame, color azzurro e pallore, lasciate piangen ti e ignude nelle deva state case delle città ma rine. f i A questo punto uno scrupolo ci assale: ab biamo dimenticato Bragaglia. Nominiamolo: Bragaglia, Bragaglia Bragaglia. (Continua). proprietà’ le tte ra ria e a rtistica riservate 5TAB. C. MULATERO E A. PERRERO - VIA MONTI, 9-11 - TORINO ERNESTO SCIALPI, RESPONSABILE J t ® o r d n o G tc r n a ie p e r i g i c m a l i d i e per a d ib ii Iia lia a i D i r G «• i a G $ c < i c i f i e n e i * ! M R c d a iic r e C apei G » . T a z O V I T A U n c a p o la v o r o d e lla L e tte ra tu ra E u r o p e a t F D J O S O T O D J E V ( I S K O S H R I J Enee c tfn i « e d im a n a e c e s ia i r e n i a c e n ie s im » ♦ M ila n e l ♦ *» V i a i *5. T e n u n a s o » 2 0 A B B O N A T E V I L ’ E c o d e lla S ta m S A p a U ffic io d i r if a g li d a g io r n a li e r iv is te R o m S S I a n z o T r a d u z io n e i n t e g r a l e d a l ru s s o , p r e f a z io n e , c e n n i b io - b ib lio g r a fic i d i O lg a R e s n e v i c Fondaco n e l 1901 D i r e U N B E R T O t t o r e : F R D C IU E L E O P E R A IN M C o rs o IL A N O 1112] C O M P L E T A T R E L i r e F R A N C O V O 3 L U M 5 C ftM P IT E L L I P o r t a N u o v a , N. 2 4 T e le C o n o N. 6 4 - 3 0 1 E d it o r e I - F o lig n o

Documenti

Tipologia

Il dramma : rivista mensile di commedie di grande successo. - Torino : Grandi firme, 1925-1992.

Fondi collegati

appartiene a