LO R EN Z© tt L a a p p ©♦ p e a s L I R I O S l l e s ì ® D r a m m a in L ir e L A V I ! SOCIETÀ’ DI AUTORI STRANIERI IN VERSIONI INTEGRALI TO R IN O — Corso Oporto, N. 2 — TO R IN O LA PIU’ VASTA :: :: LA PIU’ BELLA COLLEZIONE DI AUTORI STRANIERI G IG L I g r i n n a a t a 4 a tti 1 5 ,2 ® S g e n i o s l a v o Capolavori narrativi delle letterature RUSSA - POLACCA • CECOSLOVACCA - SERBA CROATA - SLOVENA - BULGARA Densi, nitidi, artistici volumi, con disegni o (regi originali slavi nell'interno e sulla copertina SONO USCITI I PRIMI TRE VOLUMI Un grande capolavoro russo: F r a te lli L U IG I I l !♦ G O N C IA R Q V O b l o m o v Prima versione integrale di ETTORE LO GATTO I due volumi di 350 e 390 pagine: L. 24 8 gioielli di arte polacca: S. T u Z E R O I C I C - E d it o r i W A L P IA G G I I S B E I C o n t r i b u t o s v ila s t o r i » d e l c o s tu m e it a lia n o n e l s e c o io X V III Operai p o s tu m a c o n p re fa z io n e e a c a ra d i L. P ic c io n i. «o n u n d ic i ta v o le in o r i te sto d a Q u a d ri d e l *700 ; e le g a n te m e n te le g a to a lla b o d o n ia n a i lir e SS N S K I f f o e n u l l a E ALTRE NO VELLE Prima versione dal polacco di CRISTINA AGOSTI GAROSO e CLOTILDE GAROSO UN VOLUME DI 320 PAGINE: L. 10 Chiedere il programma generale con le agevolazioni di abbonamento. ABBONAMENTI DI SAGGIO . T re v e s « C A S A ID IT B E C E G IO V A N N I C H IA N T I O R E Successore ERMANNO IOES HE X V i a V i t t o r i o A m e d e o l i . N. 1S «mi T O R I N O q -- ■'*« C U R V I - - ■>■■■ ‘ ■‘ * ■ w nw aw »■--J M % I ® A A N M E S Wf R T O Ò A R , S T W E f if n w v v m w n w T V 'im A A R R R I , A « iiiir n in vendica In iu iie le e d ic a le b ì I p f 0 o 1 1 m o n u m e r o ' C O M M HL w S@ sm JSp fegi E D MBS P orag h |»C> tea teàd feifeSf om I A H 3 H B tecSI w^M R « iD P r « ie itg a fa E I S A I Ü T R SBrau IA ma » M|Sk B J H H JP m s^ ^ s r c o n M E A T «a mt R Bss M n f am i W jp ® , o ra n d o E R T I m «a HUB EH D I M n RB I! ra S Ir li s u c c c s io L I d a I 15 6E 1S ÌÌA IO 19S9 - A » » o A m* <5 "% ? ù u u M J à x \ d iw w \ c k J & ù c f r o u n d s L L U C I O R I D E c n O P & R T I M n m m X X o N T I A d J L a T O R IN O (H O ) JL. SO - ESTERO L. 60 ik La più russa delle attrici italiane, la più italiana delle attrici russe. Sarebbe inutile aggiungere il nome, perchè cinque anni di successi sulle ribalte italiane l’hanno iscritta nelle «Grandi Firme» del nostro teatro, al quale ha dato non soltanto la sua deliziosa vena e la sua profonda in d’interprete, ma la raffina L U I C r I C H I A R E U I telligenza tezza di una messinscena che, pur JB a. m o r i e rispettando la realtà scenica, la sfu d e ^ li a m a n ti ma in un alone fantastico profonda mente suggestivo. Attrice complessa, quindi, e artista inconfondibile, che dalle agili battute della commedia sì trasforma fino alle espressioni più vigorose del dramma. Lo stesso esotismo della sua pronun cia che stimolò da principio il risen timento dei critici e sfrenò i loro pirotecnici, aggiunse e ag G IA C O M O G A G L IA N O fulmini giunge più dolcemente arrotondato e M a rc e llo G io rd a levigato, oggi, uno charme alla sua dizione. Con ouore italiano, e con riconoscen za verso II nostro grande Paese, l’at trice della Russia lontana ha reso al nostro teatro un omaggio artistico che va da Goldoni ai modernissimi Gino Rocca e Rosso di S. Secondo. Si potrebbe — come abbiamo acoenM A U R I C E D E K O B R A nato — omettere il suo nome perché tutti i nostri lettori l’hanno indovi JBa commedia a lesa nato. Ma il nome è troppo bello da pronunciare, per non ripeterlo per la ennesima volta: T~ u c U U F F IC I» V IA . G. I A C O M © B O V E ,, 2 U N FASCICOLO L. 1,50 - A B B O N A M E N T O A N N U O C N. 58 V II A .-M -A P . jn - v - l- o - p - a . M A SL I O P OM P E I jSe ¿sre faglio le tifi. Pa»CC3 jPa 1&2SIC7 C H A R. L O T {M a lin c o n ia d e lla celebrità T E R M O C A U T E R IO L A D E € L © N U M G M I L m G D O I A 1 A I i n C R M A T R H I E A il R T E N T ? f E I i R L I L I P K IU S O N A & & I ConleAUreéta Salice B a ron e S andro SeSio a ie y H a r c à e o e R o la n d o F r o n d a i Franco Ta.cpi y Z*rinc ip e CtOoiiraffi a d i Saapolato di barche illuminate. E’ una festa sul mare. S’ode ancora i l coro cantare. A ltri cori più lontani. S’odono gli scoppi dei fuochi d’ar tificio, e a tratti delle luci di bengala colorano vivamente la terrazza. Nel bel mezzo del cielo la luna delle grandi occasioni, impassibile come un personaggio uf ficiale. Nell’aria è una festevolezza rumorosa e spensierata. (Isabelle è a destra, seduta su una poltrona. In piedi, presso di lei, è il Principe Gontra no che porta, i suoi novant’nnn'i con la stessa dignitosa eleganza con la quale porta la de corazione all’occhiello. Con un grande venta glio di penne di struzzo egli fa vento ad Isa belle, che a tratti lo illumina col suo sorriso settantenne nel quale c’è ancora allusione di una promessa. I loro abiti sono di un’eleganza remota, come la loro giovinezza, ma piena di nobiltà. A lfredo è semisdraiato sul divano che è a sinistra, e si gode il vento che Eleonora, in piedi presso di lui, gli fa con un grande ventaglio giapponese. Ella è vestita di molta pelle e poca stoffa. Gli uomini sono in frale, le signore in abito scollato). Eleonora (dopo un lunghissimo silenzio, con voce languida) — Ah, questa notte di settem bre, così piena di musiche e di profumi, mi ubbriaca. Se io chiudo gli occhi mi sembra di essere una. vela sul mare, gonfia di voluttà! Alfredo (come un’eco lontana) — ...tà!..,, Eleonora — Una vela abbandonata che si per da lontano nella .serenità!... Alfredo —- ... tà!... Gontrano (a Isabelle, con tenera sollecitudine) — Siete stanca, amica mia?... Isabelle — Non, mori chéti... Gontrano — Volete, che vi faccia servire da bere ?... Isabelle — Non, merci!... A lfredo (a Eleonora) — lo, invece, berrei vo lentieri qualche cosa di fresco!... Eleonora — Che cosa, amico mio?... A lfredo — Una bibita qualunque, purché sia fresca!... Eleonora — V i faccio subito servire, (esce sul la terrazza). A lfredo (a Gontrano) — Com’è gentile la pa drona di casa!... Gontrano — Oh, squisita!... A lfredo — Non c’è che dire: le donne vanno migliorando da quando... Gontrano —■D.a quando gli uomini vanno peg giorando. Alfredo — Può darsi!... Come vedete ci sacrichiamo noi purché le donne diventino per fette!... E’ un compito difficile, e che consuma tutte le nostre energie. Pazienza, moriremo giovani!... Non avremo la preoccupazione di vivere oltre i novant’anni, come il nostro ec cellente amico il principe di Santarsiero. Gontrano ( infastidito) — Novant’anni!... Che cosa c’entra questo?... Isabelle — Lasciatelo dire, amico mio: si vede bene ch’egli invece è molto giovane dal modo come parla!... Alfredo — Non dite male della giovinezza, ma dame Isabelle: la vostra è stata sfolgorante !... Isabelle (con un sorriso acre) — Vedo bene che me la invidiate!... (A Gontrano per in terrompere la conversazione con Alfredo) Non vi sembra che faccia caldo?... Gontrano — E l ’aria è molto pesante!... (le offre il braccio, ed entrambi lentamente, d i gnitosamente, escono sulla terrazza, mentre Eleonora rientra, recando da bere). A lfredo — Ab, come sono noiosi questi ruderi! Eleonora — Che cosa vi hanno fatto? A lfredo (prendendo il bicchiere che ella gli porge) — Non ci possono perdonare di essere giovani!... E si capisce: lu i novanta, lei set tanta, fate il conto : tutto tra trattato di storia ! (Beve). Eleonora — Fresca? Alfredo — Freschissima!... (le. rende il bic chiere e si guarda attorno) Grazie, amor mio ! Eleonora (va a deporr e il bicchiere su un mo bile) — Guarda com’è bella Napoli laggiù tutta illuminata !... A lfredo — Queste feste notturne sul mare sono deliziose !... LUIGI CHIARELLI Eleonora — Come sono felice di stare un mo mento vicino a te !... A lfredo — Bada, può entrare tuo marito!... Eleonora — Oh, alla fine, che m ’importa?!... Può entrare?... Tanto meglio!... Così finireb be questa vita di sotterfugi, di menzogne, di... Alfredo — Hai ragione!... E potremmo amarci liberamente, alla luce del sole!... Ma lu i non entra!... Eleonora — Già!... Ma... e poi?... Lo scan dalo, la posizione equivoca... le porte dei sa lotti si chiudono, le amiche mi tolgono il sa luto, la gente mi mostra a dito... A lfredo — E vivere, poi? Come si farebbe?... Io non sono ricco, tu tt’altro!... Sono il di scendente di una famiglia illustre, è vero, ma quattrini niente!... Eleonora — E anch’io... tutta la mia dote: una corona di fio ri d’arancio!... Alfredo — Se anche tu fossi milionaria, credi che permetterei?... Eleonora — Oh, lo so che sei un gentiluomo!... Alfredo -— E che gentiluomo!... E allora? Eleonora — E allora?... Impossibile!... Ah, la vita !... Alfredo — E poi c’è chi predica la morale!... E’ facile!... Siate sinceri, siate onesti, siate... già... Si fa presto a dirlo!... Chi più di noi lo vorrebbe?... Ma pure!... Si è costretti a men tire, a ingannare !... Eleonora — Purtroppo!... Alfredo — Tuo marito va anche stanotte allo stabilimento ? Eleonora — Credo di sì... Alfredo — E allora, quando tutti saranno an dati via, potrò venire nella tua camera come le altre notti?... Eleonora — Potrai!... Però è triste!... Alfredo — A chi lo dici!... E poi, dover ap profittare in tal modo dell’ospitalità che mi è stata offerta in questa vostra villa !... Do versi aggirare in questa casa di notte, ,al buio, come un ladro, con le scarpe in mano, eoi terrore di ammaccarsi la testa contro i mobili! Eleonora — E’ umiliante!... Alfredo — E anche pericoloso!... Eleonora — Pericoloso?... No!... Non ci sono che le piccole .anime borghesi che vedano lo .adulterio sotto una luce di dramma!... Nulla è più stupido e più pacifico dell’adulterio!... A lfredo — Finché la va bene!... Eleonora — E quando va male... un fatterello qualunque di cronaca, sempre uguale!... Alfredo — Ad ogni modo, taiiLo meglio se il fatterello non avviene!... Morire... oh, morire per amore è bello, è sublime!... Ma... tutti i piccoli fastidi che porta seco il drammetto comune, così privo di poesia, di originalità, ah, quelli proprio non saprei sopportarli!... E poi... speriamo in Dio!... Tuo marito va allo stabilimento in automobile, come al solito ? Eleonora — Certo!... Alfredo — Eh, l ’automobile... l ’automobile... che macchina strana, capricciosa!... Ogni giorno, sui giornali, si legge che ne ha fatta qualcuna delle sue!... Eleonora — Che cosa pensi?... Alfredo — Penso... niente!... Eleonora — Oh, questo no!... Fino ad augura re la morte a mio marito, no!... Lo sai clic ho un’anima nobile!... Alfredo — Molto nobile, lo so!... Eleonora — Oh, fra di noi c’è un abisso, è vero!... Egli è un uomo pratico, positivo, volgare, brutale; io invece... la poesia, il sogno!... Mi costringe a rubare l ’amore, a nascondere il mio cuore, a portare una ma schera che mi soffoca... A lfredo — E perchè lo hai sposato?... Eleonora — Perchè?... I l solito matrimonio di interesse!... La mia famiglia lo ha voluto!... Io m’ero segretamente fidanzata ad un bravo giovane... quel Franco Tespi che è lì sulla terrazza, che è tornato oggi dall’America; ma egli non aveva una posizione... partì per far sela... e intanto io dovetti subire la volontà della mia famiglia!... Eccolo che viene!... Franco (venendo dalla terrazza) — Hiim !... Cara signora!... Eleonora — Caro amico!... Franco — Caro signore!... Alfredo — Egregio signore!... Franco — Che luna!... Eleonora — Già, che luna!... A lfredo — Non c’è che dire, proprio... che luna!... Franco — Disturbo? Eleonora — Perchè?... Tutt’altro!... A lfredo — V i aspettavamo!... Franco — Me?... Eleonora — V i avevamo visto venire... Franco — Ah!... Alfredo — Dunque... siete arrivato oggi?!... Franco — Sì! A lfredo — Da?... LA MORTE DEGLI AMANTI Eleonora — Da] Canada!... Alfredo — Sarete stanco!... Accomodatevi!... Franco — No, grazie!... Alfredo — E... chi avete visto al Canadà?... Franco — Nessuno!... Alfredo — Come... è deserto il Canada?... E allora che cosa ci siete andato a fare? Franco — Non vi riguarda!... Eleonora — Ci è andato come tanti altri gio vani d’ingegno e d’iniziativa: a far fortuna!... Franco (guardandola) — Già!... A lfredo — E... avete fatto fortuna?... Franco — No!... Alfredo — E allora, tanto valeva restare qui, non vi sembra?... Franco — No!... Eleonora — Quattro anni siete rimasto laggiù! Franco — Tre anni e undici mesi!... Eleonora — Appunto: siete partito... Franco —• Un mese e mezzo prima del vostro matrimonio !... Eleonora ( imbarazzata) — Ah!... Che luna!... Franco — Già detto!... A lfredo — Giustissimo, già detto, poco fa, me lo ricordo anch’io!... E che impressione vi ha fatto il nostro mondo, ritrovandolo dopo una così lunga assenza?... Franco — Porcheria!... Alfredo — Grazie!... Eleonora — Capisco: laggiù la vita dev’essere più rude, più semplice, più onesta!... Franco — No, come qui!... Eleonora — Credevo che... Franco — Errore!... Uomini, donne, da per tutto !... A lfredo (porgendogli il portasigarette) — Fu mate ?... Franco — No, grazie!... Alfredo (seccato) — Io sì! Permesso?... Che luna!... (Trae un sospiro di sollievo, ed esce sulla terrazza, rimanendo però in vista). Franco — Dunque?... Eleonora — Tacete, tacete!... Capisco tutti i rimproveri che volete farm i!... V i domando perdono!... Franco -— No!... Eleonora — Ma che cosa potevo fare?... E’ vero, vi avevo giurato eterno amore, di essere vostra o di nessuno, ma la vita... Franco — Non la vita: voi!... Eleonora — Io... io... una povera fanciulla!... Potevo resistere alla volontà dei miei genito ri che volevano assolutamente che io sposassi quell’uomo che non amavo?... Ma quell’uo mo era ricco, la mia famiglia era povera... ci fui costretta!... Se voi aveste avuto una fortuna anche modesta, una posizione!... Ah, vi amavo tanto!... Franco — Tanto, che dopo due me3Ì e mezzo... Eleonora — Non si lotta contro il destino!... Non dovevate partire!... Franco — Me lo imponeste!... Eleonora — Non dovevate!... Franco — Per far fortuna, e così potervi spo sare !... Eleonora — Ed ora, con quale intenzione siete tornato?... Oh, leggo nei vostri occhi un di segno terribile!... Che cosa volete fare? Franco — Mah!... Eleonora — Ah, capisco : siete riuscito a sapere che questa notte sarò sola, qui, e voi verrete a cogliermi nel sonno, mi prenderete semi nuda fra le vostre braccia, e via, nella notte, sotto la luna, al galoppo sfrenato del vostro focoso corsiero. Franco — No!... Eleonora (un po’ delusa) —- No?... Ah, com prendo: la rivincita, la vendetta!... Una sera, mentre io passeggero sola sulla riva del mare, voi improvvisamente sorgerete dall’ombra, balzerete su di me, e mi farete violenza! Franco — No!... Eleonora (ancora più delusa) —- No?... A h!... Eh, vedo, vedo!... Vorrete semplicemente... così... i soliti appuntamenti di nascosto... le solite camere ammobiliate... le solite conver sazioni di un’ora!... Franco — No!... Eleonora — Ma... allora... che cosa?... Franco — Niente!... Eleonora -— Eh?!... Ahi... Ma allora potevate dirmelo prima!... D ’altronde vi sareste fatte delle illusioni... Amo mio marito!... E’ un uomo hello, ardente, squisito, che mi com prende, che è la mia anima gemella!... Mi avete costretta a dirvi la verità? Eccola!... Ve la volevo risparmiare per non farvi sof frire !... Franco (beffardo) — Lo amate?!... Eleonora — O Dio, che cosa volete fare?... Sfi darlo a duello, e ucciderlo? Franco — No!... Eleonora — Ah... temevo... Lo amo tanto!... Franco (beffardo) — Lo amate?!... Eleonora — Sì, lo amo, e sono e sarò sempre tutta sua, unicamente sua!... Franco (indicando Alfredo che è sulla soglia della terrazza) — E... quel Romeo lì?... LUIGI CHIARELLI Eleonora — Chi?... Franco — I l vostro drudo!... Eleonora —- Signore, vi proibisco... Franco -— Che cosa?... Eleonora — O Dio, vi volete battere?... Ah!... ( emette un gemito fioc.o, e cade sul divano). Franco (ad Alfredo, che ha udito e che entra) — Signore, la vostra druda finge di essere svenuta; provvedete, vi prego!... (ed esce sulla terrazza). Alfredo (stupito) — Eh?... (si avvicina a Eleo nora) Signora... Eleonora... Su... su... Eleonora (come destandosi, con un gemito fio co) — A h!... Alfredo — Su... che cos’hai?... Eleonora — Ah... (con voce di terrore) Quel l ’uomo... quell’uomo... dov’è?... A lfredo — E ’ andato lì, sulla terrazza! Eleonora — Ho paura... ho paura!... Senti come mi batte il cuore!... A lfredo (a voce bassa) — Bada, viene gente!... (si allontana per prenderei un sandwich). (Dal fondo entrano Fronda, Santarsiero, Clara, Giana, Isabelle, Rolando e Sandro). Rolando — Che nottata magnifica!... Giana — Fatta per l ’amore!... Clara — Fatta per dormire, fra poco. E ’ già tardi. Alfredo -— Dormire? E’ impossibile dormire quando l ’argentea luna splende, e mormoriti Fonde, e stormiscon le fronde, e l ’aria è pie na di canzoni, e ogni fiore sospira d’amore! Eleonora (incantata) — Come parlate bene!... A lfredo — Sì!... Clara —- Benissimo, come un poeta; ma... b i sogna pur dormire!... Non ti sembra, Ro lando?... Rolando — Oli, per me... ne farei a meno!... Clara (a Giarva, lievemente1ironica) — Già!... E anche voi... Giana — Non ci tengo affatto!... E’ così bello vegliare!... Clara — Già!... Eleonora —- In fondo tu, Clara, confessalo, sei un po’ borghese!... Clara — Sarà!... Sandro (a. Clara) — Non le date ascolto; ce ne fossero di donne come voi!... E vostro marito stesso non sa quale tesoro possieda! Rolando — Lo so benissimo!... (si apjxirta con Giana). Eleonora (a Sandro) ■ — E tu lo sai quale tesoro possiedi, tu? Sandro — Un tesoro nascosto!... Eleonora — Stupido!... Un marito industriale, che disgrazia : ha un blocco di acciaio al po sto del cuore!... Giana (piano a Rolando) — Che cosa pagherei per passare questa nottata con te sul mare!... Rolando — E io?!... Clara (che ha osservato Rolando e Giana) — Signorina, voi che avete un’anima così poe tica, guardate la luna! E’ più bella di mio marito, siatene certa!... Giana (finge di non comprendere, e si avvia lentamente verso il fondo) — Oh, la luna!... Franco (seccato) — Oli, la luna!... Sandro — Ne avete abbastanza? Anch’io vera mente, ma c’è, e lasciamogliela godere!... (indicando Isabelle e Contrario che si avvi cinano) Conoscete?... Franco — No. Sandro (a Isabelle) — Permettete? (fa la pre sentazione) I l signor Franco Tespi, madame Isabelle de la Renaudière. Sua Eccellenza il principe Gontrano di Santarsiero. Isabelle — Stavo dicendo che comincia a farsi tardi, che si avvicina l ’ora di andare a dor mire. Sandro — Anche voi? Così presto?... Non te mete che vi accusino di essere borghese? Isabelle -— No, non lo temo! (a Gontrano) Non lo temiamo, non è vero, amico mio?... Aver sonno è ancora una prova di gioventù, e nien te è meno borghese della gioventù. Alfredo — Non sempre!... Isabelle — Tacete, voi, signor impertinente! A i miei tempi « l ’argentea luna » non era più di moda, e il « mormorio delle onde » nè me no. Potreste essere mio nonno!... A lfredo — E che cos’era di moda ai vostri tempi? Isabelle — La cortesia, la prodezza e l ’amore! A lfredo — L ’amore!... Isabelle — A i miei tempi... oh... era una re li gione e una demenza... era una musica e una tempesta, ai miei tempi... quando si sapeva amare!... N ’est ce jms, mon ami? Gontrano — Proprio così, amica mia! Sandro — Io non so esattamente... non ho il tempo di fare indagini in proposito... Che vo lete, passo gran j>arte della mia vita negli sta bilimenti, tra una fusione e una colata, ma mi pare che l ’amore... gli amanti... i grandi amanti, sul genere di quelli che ci ha tra mandato la poesia e la leggenda, siano scom- LA MORTE DEGLI AMANTI parsi... non esistano più! Non è vero, madame Franco — Come sarebbe a dire: come se lo fossero?... Isabelle? Isabelle — Vrai; U n’y en a plus, ils sont tous Rolando — Sarebbe a dire che sono insieme da morts... ou... (con un sorriso, volendo allu tanti e tanti anni, che... dere a se stessa)... ou presque!... Franco — Vivono, dunque, in concubinaggio?... Clara — Si possono ancóra vedere, qualche Rolando — Oli, che paroioni!... E ’ un’unione volta, al cinematografo!... V i diverte il cine così simpatica, così onesta!... matografo?... Franco — Onesta?!... E da che parte sono ve Isabelle — Ci sono stata una volta sola: quel nuti fuori?... le horreur!... Preferisco la Comédie fran A lfredo — Oli, è ima storia lunga!... Lei era, çaise!... molti, moltissimi anni fa, s’intende, una del Eleonora (ad Alfredo) — E voi non dite nulla? le più belle e più note donne di Parigi, una Alfredo (indicando Sandro e Fi anco) — Li com di quelle donne nel cui nome si definisce tutto patisco!... Poveretti, la natura è stata avara un periodo storico; e Parigi ne ha viste passa con loro, la grazia della divinità non li ha re di queste donne!... Un giorno un gentiluo toccati!... Sanno essi che cosa sia una grande mo si presentò a lei, e si offrì di accompa passione?... Sanno essi che d’amore si può gnarla da un re che tutti gli anni andava a morire?... respirare un poco la polvere nera dei bou Franco — Volete un accompagnamento di chi levards. tarra ? Alfredo (additandolo con disprezzo) — Ecco!... Franco — Che roba!... non l ’hanno voluto nemmeno al Canada !... Alfredo — Dopo un’ora tutta Parigi lo sapeva, e Isabelle de la Renaudière diventava defi Che peso!... nitivamente celebre!... I giornali ufficiosi pub Franco (che non ha compreso) — Che cosa blicarono il suo ritratto. I l Presidente della dite? Repubblica si recò da lei in incognito per farsi A lfredo (provocante) — Dico., dico... se voi, ripetere i propositi politici che il sovrano le invece, volete un accompagnamento funebre!? aveva espressi in quel memorabile convegno. Clara — Dio, che discorsi lugubri che fate!... Franco — Ah!... Isabelle — Discorsi!... A lfredo — L ’anno dopo il re tornò, come di Sandro — Che non valgono certo ad invogliarvi consueto, ma Isabelle s’incontrò col suo p ri a restare. Venite, venite qui sulla terrazza; c’è mo ministro!... una poltrona che fa dimenticare tutte le Franco — Così la gloria durò un anno!... piccole sciocchezze della vita!... E poi, c’è A lfredo — Già, come un campione di lotta: l ’argentea luna, il mormorar dell’onda... fino al prossimo campionato!... L ’anno di poi Alfredo — Che idiota anche lu i!... il re tornò ancóra a Parigi, ed ella... si giac Eleonora — Sono sempre preferibili al tempe que con un suo aiutante di campo!... E poi stare dei tuoi maledetti m artelli!... (esce, e ancora l ’anno che venne, il re non mancò di va a sedersi sulla terrazza). -fare il suo pellegrinaggio nella città santa del Isabelle — Vedete?... Mandate in collera i no piacere, ed ella, che ormai aveva preso l ’abi stri cari sentimentali !... tudine della Corte, conobbe il suo cocchiere!.. Sandro — Niente di grave!... Restate dunque? Isabelle (volgendosi a Gontrano) — Che ne di Franco — Rotolava!... te, amico mio, vogliamo restare ancora un A lfredo — La vita!... Una sera, mentre ella scendeva dalla sua carrozza davanti all’Opera,’ moménto?... le cadde un guanto : un signore severo ed ele Gontrano — Se vi fa piacere... sono ai vostri gantissimo si chinò a raccoglierlo e lo rese al ordini!... la bella dama. Ella prese il guanto, sorrise al Isabelle — Grazie!... (prende il braccio che ■gentiluomo, si staccò una rosa che teneva ap Gontraiio le offre, e insieme eseòno sulla ter puntata sul petto, e gliela porse. Egli prese razza accompagnati da Eleonora e da Clara). la rosa, baciò la mano che gliela donava, offrì Franco (a Sandro) — Perchè quei due vecchi il suo braccio alla bella dama, ed insieme, len hanno dei nomi diversi?... Non sono marito tamente, salirono i gradini dell’Opéra. F non e moglie?... si lasciarono più!... Bello, eh?... Sandro — No, non sono sposati; ma è come se Rolando — Ecco un amore!... lo fossero !... LUIGI CHIARELLI Franco — Ripugnante!... Alfredo — Ora da quella sera, essi ripeterono immancabilmente, ogni giorno, quella breve scena dalla quale ebbe origine la loro felicità: ella si lascia cadere un guanto, eccetera... Franco — E si amano sempre? Alfredo — Sempre!... Rolando — Miracoloso!... Alfredo (avviandosi con Franco e Sandro verso la terrazza) ■— Pensate ebe egli ha conosciuto Alfredo de Musset!... Giana (a Rolando) — Hai sentito?... Ecco un amante!... Rolando — E io?... Giana — Tu... tu! Non sai fare altro che ob bedire a tua moglie! Rolando — Sei ingiusta!... Giana — Ella si dev’essere accorta del nostro amore!... E se t ’imponesse di lasciarmi?... Rolando — Ab, mai!... Giana — Chiedimi la vita, ed io te la darò, come t ’ho dato il fiore della mia giovinezza, il grido della mia purezza; chiedimi quello che vuoi, mio padrone, ma lasciarti, mai!... Che cosa sarei senza di te?!... Rolando — Mia, è vero, mia, soltanto mia, tut ta mia; tu non servi più a nessun ricordo di... di quell’altro che conoscesti prima di me, è vero?.. Giana — Chi?... Ah!... ma no!... E poi, te l ’ho giurato, lo sai, fu una cosa soltanto pla tonica ! Rolando — Lo hai proprio dimenticato?... (Clara entra dalla terrazza c resta a guarda re i due amanti). Giana — Dimenticatissimo!... Non l ’ho visto più... è morto... Rolando (coti gioia) — Morto?... Giana — Sì. l ’ho incontrato ieri che... Rolando — Come, è morto, e l ’hai incontrato ieri?.. . Giana — ... che lo portavano al cimitero. Rolando — Requìescat in pace! Giana — Amen! (Clara volge le spalle ai due amanti e lascia cadere il ventaglio). Rolando (volgendosi a Clara) — Ah, sei qui?... Giana (a Rolando) — Raccogliete il ventaglio alla signora Clara!... Rotando — E ’ quello che stavo facendo!... (Raccatta il ventaglio e lo dà a Clara). Clara — Grazie!... Giana (uscendo per la terrazza) —. Che marito modello, non è vero? Clara — Purché nou me lo guastino!... Giana — Oh, non c’è pericolo!... (Esce). Clara — Ah, mio povero Rolando!... Rolando — Che c’è?... Clara — C’è che ti dovrei fare una scena!... Ti dò invece un consiglio: non ti fidare di quel la maestrina di piano!... Rolando — Ma tu sogni!... Clara — Non io: tu !... Una donna ti guarda, e tu credi che sia giunto il destino con la grande passione!... E ti accendi, e ti esalti... Dammi retta: lasciala andare per la sua stra da. se no domani sarà lei a lasciarti, e io. come è già accaduto altre A'olte. io ti dovrò consolare, povero il mio ingenuo! Rolando — Tu dici, tu disdici... Franco (entrando dalla terrazza, indicando Cla ra) — Ecco una donna buona, una donna one sta. Se non foste maritata, vi sposerei io!... Rolando — Si accomodi, la prego!... Clara — Aspettiamo che passi la legge sul di vorzio!... Franco — Ohibò!... Allora non sarebbe roba per me!... Una donna che nella ròta ha co nosciuto più di un uomo, non è altro che un pubblico ritrovo!... A lfredo (entra nella terrazza con Sandro. Egli ha in mano una chitarra) — C’è una confe renza?... Clara — Oh, se sentiste che cosa sta dicendo: roba da inorridire!... (Esce sulla terrazza). Alfredo — Me lo immagino!... Isabelle (entrando con Gontranó) — Ed ora, buona notte sul serio. Sandro (entrando con gli altri) — Volete che vi accompagni con la mia automobile? Isabelle — Ohibò!... (Mentre parla va salutan do gli astanti) Quelle o rrib ili macchine stre pitose e fetide, che vi sballottano senza nes sun riguardo... (Salutando Alfredo) E che l ’argentea luna vi sia leggera!... ( Continuan do il discorso) No. no, preferisco la mia pari glia di sauri e la mia soffice mylorde; io sono a ll’antica!... Gontrano (rientrando dalla, terrazza, a Isabel le) — La vostra carrozza è pronta!... Isabelle — Grazie, amico mio. (Salutando Eleonora che rientra) Buona notte!... E r i cordatevi che l ’amore è l ’unica cosa seria che rifugga dalla riflessione. Io non ho mai rifle t tuto, e... c sono ancora amata! (A Gontrano che Vattende con un grande scialle spiegato) Scusatemi, sono da voi, amico mio!... Buona LA MORTE DEGLI AMANTI notte... (Si fa mettere lo scialle sulle: spalle. Poi il guanto le cade di mano: Gontrano si china lentamente sulle sue gambe tremolanti, raccoglie il guanto, e lo porge ad Isabelle. Ella lo prende, si toglie la rosa che ha ap puntata sul seno e gliela offre; egli prende la rosa, le bacia la mano, le offre il braccio, e lentamente escono per la terrazza. Eleonora li accompagna per un fratto sulla terrazza). Franco — Quella vecchia morirà dunque senza aver conosciuto il pudore? Giara (« Franco) — Che cosa vi è successo nella vita, che siete sempre così amaro?... A lfredo — Niente, gli è successo, per questo!... Franco — E ’ il mio senso morale, la mia co scienza che si ribellano!... Clara — Invece a me non mi si ribellano che gli occhi... pel sonno! E ’ tardi!... (a Rolan do) Vogliamo andare, caro? Rolando (dando una lunga occhiata triste a Giana) — Andiamo pure, cara!... (sospira). Clara (a Eleonora che rientra) —• Addio, Eleo nora. Rolando — Buona notte, Alfredo. Arrivederci, Sandro. Franco — Anch’io me ne vado. (saluta, ma re sta presso la soglia della terrazza). Alfredo — Buon passeggio!... Eleonora — Buona notte a tu tti!... (esce con gli ospiti). Sandro (a Giana che ancora non è uscita) — Volete che vi riconduca in macchina? Giana — Grazie. Sandro —• Anzi, perchè non venite a visitare lo stabilimento prima di rientrare? Ci sono tu tti i forni accesi. Giana — Perchè no? Sandro — E vi farò vedere il mio studio : è bel lissimo. Giana — Sì?... Che cosa c’è di bello? Sandro — Oli, è lo studio di un ingegnere, di un industriale: c’è una grande divano, delle poltrone molto soffici, dei fiori, un secchio con una bottiglia di champagne in ghiaccio, dei cioccolattini... (senza darvi importanza) E in un angolo una piccola scrivania... con del le ir-tite . Giana E allora... andiamo. Sandro — Aspettatemi giù. Vengo sùbito. Giana — Non vi fate troppo attendere, (si. av via per uscire). Sandro — Sùbito, (esce ¡ter la porta di destra). Franco (a Giana, mentre escono) — Fate dun que incetta di mariti?... Giana —- Invece di dire sciocchezze, potreste offrirm i il braccio!... Eleonora (rientrando, incontra Giana e Franco sulla soglia della terrazza). — Ve ne andate anche voi?... Buona notte!... Giana — Buona notte!... (Giana e Franco escono). Alfredo (che ha intanto preso la chitarra) — Buona notte! (egli comincia a cantare nna canzone napoletana accompugn ondosi, con la chitarra). Eleonora (ad Alfredo, dopo essere restata qual che momento ad ascoltare, estasiata) — Che anima d’artista che sei!... Si direbbe che tu spremi la musica da questo mare che mor mora, da questo cielo di velluto, da questa notte piena d’incanti!.., Alfredo (aggravando il suo atteggiamento ispi rato) — Taci!.., (e continua a suonare, men tre ella lo ascolta beata. Quando egli ha finito di suonare, restano entrambi in silenzio come presi nei veli di un. sogno). Sandro (rientra, rumor osamente, da destra, sbattendosi l ’uscio dietro. Alfredo ed Eleo nora si scuotono bruscamente) — Siete qui? Eleonora — Ecco la realtà! Alfredo (infastidito) — Che domanda! Non lo vedi che siamo qui? Eleonora (a Sandro) — Che cosa fai? Sandro — Vado allo stabilimento. Eleonora — Allo stabilimento? Sandro — Perchè, ti sorprende? (guarda la mo glie che non risponde. Dopo un lungo silen zio, scrollando le spalle, va a salutare Alfre do) Ciao. Alfredo —- Arrivederci. Sandro — Cioè... buon riposo... Il lavoro, tu!... Alfredo — Ognuno lavora a modo suo, a que sto mondo!... Sandro (avvicinandosi di nuovo a sua moglie) —• Dunque... buona notte... Si può sapere che cosa c’è?... Eleonora — Che cosa c’è?... Eli, già!... Tu mi dici: buona notte, e con questo credi di aver compiuto il tuo dovere di marito!... Sandro — Che cosa ti devo dire: Buon giorno? E ’ notte!... Eleonora — Non fare l ’imbecille! Appunto per chè è notte dovresti rimanere a casa, nel tempio degli affetti intim i e puri, nella san tità della famiglia, presso la fida compagna... Sandro — Ma che t i succede?... Eleonora — E invece vai allo stabilimento! LUIGI CHIARELLI Sandro (cominéiando a perdere la pazienza) —Ebbene?... Se vado allo stabilimento è ap punto per... per... per arricchire il tempio... per nutrire la santità della famiglia... e la fida compagna mi ha seccato, capito? Sec cato!... A lfredo (corona il discorso con un accordo sui bassi della chitarra,. Quindi avvicinandosi) — A me pare, a parte la forma che è un po’ volgare, che egli abbia ragione. Perchè volete trattenerlo? Eleonora — Ah, ti ho seccato, è vero?!... Sandro — Ho detto cosi... Faresti perdere la pazienza anche a Giobbe! Eleonora — Che c’entra Giobbe?... (ad Alfre do) Avete sentito? Giobbe!... A lfredo — Va bene, era una bravissima per sona!... Eleonora — Dio, potrei essere più infelice?... Sandro — Ah!... (E’ sulle spine perchè pensa che Giana Vattende in giardino. Va sulla so glia della terrazza, e parla a qualcuno che è in basso) Vengo subito, attendetemi!... Eleonora — A chi hai detto di attenderti? Sandro — A... a... lo chauffeur. Eleonora — Lo sentite? Qui siamo in pieno dramma familiare, e lui... lu i pensa... Eh, già, chi sono io?... Che cosa conto?... Io ven go dopo lo chauffeur, dopo Giobbe, dopo... Dio fatemi morire!... (scoppia in singhiozzi e si abbandona su una poltrona). Sandro — Auff !... Alfredo (a Sandro) — Siamo giusti: ha ragio ne!... Lo chauffeur, Giobbe... ti sembrano di scorsi da fare ad una signora?... Eleonora — Dio, quella luce mi acceca, spe gnetela!.., Non si rispetta nemmeno il dolo re, nemmeno piangere si può, con questo mo stro!... (riprende a piangere). Alfredo (a Sandro) — Ha ragione; non hai proprio tatto!... Ti sembra una luce adatta, ouesta, per una donna che singhiozza?... Muoviti, spegni!... Sandro — Auff!... (spegno il lampadario cen trale; restano accesi soltanto due lumi che sono sui mobili) Va bene così? Mp ne posso andare? Eleonora (si leva di scatto, e va verso Sandro) — E quando si è davanti ad lina donna che soffre, ci si leva il cappello!... (gli strappa i l cappello dal capo, 'là scaglia sulla poltrona, ci si siede sopra. E singhiozza). A lfredo (a Sandro) — Ma che razza di educa zione bai ricevuto?!... Sandro —- Ah, be’ andate al diavolo!... (si av via per uscire). Eleonora (si leva di nuovo, e gli sbarra il pas so) — Ah, ,al diavolo? Ebbene, sì, sì, per chè fra questo inferno e quell’altro, preferisco quell’altro!... Sandro — Anch’io!... Eleonora — Quell’altro!... Sandro — Ho capito... Eleonora — Ah, e pensare... i miei sogni di fanciulla, la mia vocazione religiosa... Perchè non sono rimasta in convento?... Il matri monio !... Sandro — Eh, il matrimonio!... Eleonora — Così, la vita terrena un martirio, e la vita eterna... Sandro — Sarà quel che sarà!... Eleonora — Perchè quando si vive nel pecca to!... Ma è forse mia la colpa? Sandro — No, è mia!... Eleonora (a Sandro) — Sì, tua, tua, perchè tu mi ci hai spinta, con la tua indifferenza, con la tua volgarità, col tuo cinismo. Alfredo (a Sandro) — Bel tipo che sei!... Eleonora — E’ per colpa tua che mi sono dan nata!... Alfredo (a Sandro) — Mefistofeie !... Sandro — Sì, sono tutto quello che volete, ma lasciatemi andare!... Eleonora — E’ in giuoco il destino di mìa fa miglia, e qui si sta al buio, si parla al buio!... Ma accendi!... Alfredo — Ma non sai proprio vivere!... Ac cendi !... Sandro (con una specie di ruggito) — A li!... (accende. Poi grida rivolto al giardino) — Vengo subito!... Eleonora — Eh già, a te che cosa importa? Te ne vai!... Sandro — Vorrei... sarebbe ora!... Eleonora — E io? Io posso fare quello che vo glio, non è vero? Basta che tu te ne possa andare!... Sandro — Proprio così!.,. Eleonora — Perchè l ’onore, che cosa conta per te l ’onore? Sandro — L ’onore? A lfredo Non .tocchiamo certi argomenti! Eleonora — Sì, l ’onore!... Se anche avessi un amante, che t ’importerebbe? Lo stabilimento prima di tutto!... Sandro (concitato) — Che cosa dici? LA MORTE DECIJ AMANTI Eleonora —- Un amante!.., Sandro — Scherzi? Eleonora — Volevi fingere di non saperlo? Ora non puoi più, lo sai! Sandro — Un amante? Eleonora — Un rifugio ' per il mio povero cuore !... Sandro — D i’ che non è vero!... Eleonora — E ’ la prima verità che dico in tutta la mia vita... Sandro — Tu, tu?... Eleonora — Uccidimi!... Alfredo — No, dico, non facciamo scherzi!... (a Sandro) Ma non c’è una parola di vero!... Eleonora — Non sei nemmeno capace di com piere un bel delitto!... Sandro (dominandosi, ma a denti stretti, e cer cando di leggere la verità) — Un amante?... Eleonora (ad Alfredo) — Ma guardatelo!... Non sembra convinto .ancora!... Ma diteglielo voi... diteglielo! Alfredo — Io?... Eleonora — Sì, perchè si persuada!... Sandro (prendendo Alfredo per un risvolto del l ’abito) — Che cosa sai tu? A lfredo — Io?!... Sandro (più imperioso) — Che cosa sai?... Eleonora (prendendo Alfredo per l ’altro r i svolto dell’abito) — Ma diteglielo dunque an che voi !... Alfredo — Io non so nulla!... Eleonora — Eh?... A lfredo — Cioè... sì... mi pare d’aver sentito dire qualche cosa... già... appunto... Sandro — Eh?!... Alfredo — Ma., calunnie... certo... calunnie!... Eleonora — Ma non abbiate pietà di lu i: di teglielo!... Sandro — D i’ quello che sai, non mentire!... A lfredo (sciogliendosi, con uno strappo, dalla presa di entrambi) — Oh, insomma, basta!... (con tono solenne.) La verità è abituata a farsi strada da sè!... Sandro — La verità?... Tutta la voglio sapere! Eleonora — Perchè, non ti basta ancóra?... Sandro — Tutta!... Chi è il tuo amante? Eleonora — Chi?... (bulicando Alfredo, che cautamente indietreggia di qualche passo) Lui !... F in e d e l Sandro — Lui?!... (avanza gonfio di collera r di minacce su Alfredo) — Tu?!... Tu?!... Alfredo (brandisce la chitarra, e prende una monumentale jiosa da combat lini mio) — A distanza!... Sandro (fermandosi, più freddamente, c guar dando con uno sguardo acuto Alfredo) — Tu?!... (Restano tutti così per lunghissimo tempo, immobili, Alfredo sempre con la chitarra brandita). Alfredo (comincia a stancarsi, del suo inutile atteggiamento; dopo qualche tempo il peso della chitarra comincia lentamente a fargli declinare il braccio. Non regge quasi più) — Insomma, che cosa si decide?... Sandro (che ha ripreso tutto il suo sangue fred do, sogghignando) — Tu... l ’amante?!... (sor ride, poi ride, poi ride più forte). Eleonora — Ah, è questa la conclusione? M i serabile!... Sandro (sempre ridendo) — E io che... ah!... Eleonora — Lo sai che cosa sei tu?... Sandro — Una stupida!... (si avvia per uscire). A lfredo (sbarrandogli il passo) — Ma io... Sandro — Uno stupido!... (varca la soglia del la terrazza. Parla rivolto al giardino) Sono qui, scendo!... A lfredo — Come hai detto?... Mi renderai ra gione... Sandro (prendendo un cappello che ha trova to su una sedia iti terrazza) — Domani... do mani ne riparleremo!... Alfredo — D i’, oh, quel cappello, è mio quel cappello!... (vedendo che Sandro se lo mette, in testa, e se ne va) E’ mio!... E’ mio!... E ini porta via il cappello!... Eleonora — Lascialo andare!... A lfredo — Mah!... E adesso?... Eleonora — Che cosa si fa?... Alfredo — Siamo rovinati!... M.a perchè gli hai fatto quella scena? Eleonora — E chi lo sa?... M i è venuta!.., Alfredo — Ah!... Eleonora — Eh !... (Alfredo si lascia cadere a sedere; ma si r i leva come rimbalzando; sul sedile c’era an córa il cappello informe di Sandro. Lo pren de, lo scaglia a. terra). p r im o a lio A T T O V La gtessa scena dei primo atto. Dalla fine dal primo atto è scorsa una mezza ora. Alfredo ed Eleonora sono ancóra seduti sulle due poltrone Furio di faccia all'altra. A l fredo ha fra le mani il cappello di Sandro, e ci giuoca, lo deforma, lo strapazza, ma distrat tamente, senza che questa occupazione allegge risca la preoccupazione che grava sii entrambi, e che U rende muti e taciturni. Alfredo — E così? (si leva e getta il cappello sulla poltrona). Eleonora — E così?... (Altro silenzio). A lfredo — Una via d’uscita non la trovo!... Eleonora — Neanch’io; è mezz’ora che ci pen so, ma... Alfredo — I na via d’uscita degna rii noi!... Eleonora — Del nostro amore, della nostra anima!... A lfredo — La verità è che la vita non offre delle soluzioni che alla piccola gente, ai casi meschini!... Eleonora •— Per gli spiriti nobi li, per gli esseri squisiti non ce n’è che una: la morte!... Alfredo — Ma purtroppo noi sia mo vivi!... Eleonora — Ma sulla soglia del dramma!... Alfredo — E’ vero!... Eccolo dunque il dramma, eccolo che si avanza col suo fosco lampeggio, lasciandosi dietro profonde orme insanguinate; e nella notte il fruscio del suo ampio mantello di velluto è simile alla voce di una foresta sotto il vento!... ( re sta un momento in atteggiamento eroico, poi si lascia cadere sul la poltrona, ma si leva di nuovo come di rimbalzo, perchè si è an cora seduto sul cappello di San dro. Prende il cappello e lo lancia lontano, indispettito) Quel male detto cappello mi perseguiterà dunque per tutta la vita?... Eleonora — Sembra un simbolo della brutale realtà!... Tende a deturpare le emozioni più delicate e pili alte. Ma noi siamo fatti per metterci al disopra della realtà, come tu ti sei messo al di sopra di quel cappello!... Alfredo — Va bene; ma ora lasciamo da parte il cappello, lasciamo da parte la realtà. Non sai che di realtà ce n ’è tante quanti sono i cap pelli, cioè quante sono le teste, e anche di più, perchè una sola testa può creare infinite realtà?... (Con superiorità) Vedo che tu non sei al corrente delle nuove concezioni filo sofiche !... Eleonora — Non sapevo : ad ogni modo qui si tratta del cappello di mio marito, della sua testa, e quindi della realtà che ora è in essa; cioè che noi due... LA MORTE DEGLI AMAM I Alfredo — Appunto!... E ora che egli sa, che cosa facciamo?,,. Eleonora — Che cosa?... Ho trovato: fuggiamo insieme!... Alfredo — Fuggiamo!... Ma... e poi?... Eleonora — Ci ameremo follemente, per tutta la vila... Alfredo — Per tutta la vita, certo!... Ma a vivere, come faremo? Tu sai che... Eleonora — E ’ vero!... A lfredo — E poi? E lo scandalo? Tu ne hai orrore, e io... Eleonora — Ebbene, andremo lontano, dove non ci conosce nessuno, o, per lo meno, dove è facile nascondersi: a Parigi!... Alfredo — A Parigi ? Ancora peggio ! Eleonora — Ingomma si vivrà come si potrà!... Non avrò più i miei vestiti di seta, le mie pellicce, i miei gioielli, l ’automobile? Andiò a piedi con un vestitino di balista. E abite remo in una soffitta. A lfredo — Eh? Eleonora — Una soffitta unta linda, tutta gaia, piena di luce!... Alla finestra un vaso di ge rani fio riti, una gabbia con i canarini, e da vanti a noi il cielo azzurro con i suoi t'oli di rondini; cip... cip... cip... cip!... Alfredo — Già... cip... cip... Eleonora — E alla mattina, appena levata, spalancherò la finestra, e cantando qualche allegro stornello, farò il caffè... Poi... via al lavoro. E la sera, quando tornerò a casa — perchè a mezzogiorno farò colazione al labo ratorio: un po’ di pane, un po’ di salame, un’arancia — ... la sera, via il cappellino, via il vestitino di batista... e, presto, preparerei il nostro pranzetto... E poi ci metteremo se duti vicino alla finestra, con la luna, come questa sera, le mani nelle mani, gli occhi ne gli occhi... che dolcezza!... Alfredo — Già, le mani negli oc... cioè gli oc chi nelle ma... Sì, insomma, che dolcezza!... Eleonora — E dopo: è tardi!... via, a nanna!... e che notti!... A lfredo — Che notti!... (resta pensieroso). Eleonora — A che cosa pensi?... Alfredo (distratto) -— Penso... (scuotendosi) Sicuro!... E al più piccolo rumore balzare dal letto... stare in ascolto... Eleonora — Perchè? Alfredo ((miniandosi) — Perchè? Perchè?... ma perchè, credi che tuo marito, dopo la nostra fuga, non ri cercherebbe?... Questura, detective#, consolati, querela per adulterio, r i tratti sui giornali... Eleonora — Credi? Alfredo — Ne sono certo!... E allora clic vita sarebbe la nostra? Ci pensi?... E poi, non è una soluzione questa. Ti pare che sia un bel modo di affrontare il dramma, scappando, o andandogli incontro coi cip... cip, col pane e salame... Ah. no!... Qui bisogna trovare qualcosa di bello, di violento, di definitilo! Eleonora — E vero!... Ma che cosa?... (resta pensosa) Ecco: questa sera egli li ha insul tato, ti ha dato dello stupido... Alfredo — A me?... Non ricordo. Eleonora — Ricordo io. Lo sfidi a duello, vi battete, lo ammazzi!... A lfredo — Sì, questo è un progetto!... Una mattinata brumosa, in campo aperto, il fosco balenar degli acciari, e poi il sangue; là, tra fitto!... (con entusiasmo) Sì, sì, è bello, è vio lento, è definitivo!... Ed è il dramma!... Eleonora — E la libertà, la libertà sconfina ta!... Saremo felici, ci potremo sposare... Per chè lu i muore — non è vero? — ne sei sicuro. Tu sci un formidabile spadaccino... A lfredo — Io?... Eleonora -— No?... E... e... allora... se lui, in vece, ammazza te? A lfredo — Eli?... Eleonora -— Eh, sì, perchè egli è una lama temibilissima ! Alfredo — Ah, sì?!... Eleonora — Ti ammazza di certo!... Alfredo — Un momento, andiamo con ordine! Eleonora — Oh, Dio, mi sembra di vederti, là, disteso, in un lago di sangue. A lfredo -—- Calma... calma... Eleonora — E io, che cosa farò io .allora? Ci pensi? (Alfredo passeggia a lunghi passi) Ci pensi?... Già, tu non pensi che a te stesso! Sei un egoista!... Tu muori, e io... A lfredo — Tu muori... non precipitiamo!... Eleonora — Sì, tu muori e stai tranquillo... A lfredo — Ma che tranquillo... io non sto tranquillo niente affatto!... Eleonora — Va bene, e io? Alfredo — Appunto, tu... tu... E ’ naturale, io mi preoccupo di te... Per me, oh... morire per amore è la sorte degli eletti!... Ma tu, che faresti sola con lui? Chi ti difenderebbe? Chi ti sosterrebbe? Immagini come ti renderebbe la vita tuo marito? I sospetti, la vigilanza, le vessazioni, il disprezzo... No, no! Eleonora — E’ giusto!.,. r:un;i c h ia re lli Alfredo —* Niente duello! Non se ne parli più! Eleonora — E allora?... Eccoci da capo!... Alfredo — Ah, sì, ci troviamo in un bell'irnpiccio!... E lutto perchè?... Ma che bisogno avevi di fare qnelIa scena a tuo marito?.,. Eleonora — Te l ’ho detto: m’è venuta!... Alfredo — Bella ragione!... E li, già, sempre donne!... Aprile bocca, e là... senza pensa re!... Se non gridavi: «H o un amante!... » e sopra tutto non dicevi : « Eccolo lì, è lui, è lu i!... » le cose si sarebbero accomodate! Eleonora — Lo avrebbe indovinato che eri tu! Alfredo — Ma che!... Ci son tanti uomini!... Eleonora — Non ci sei che tu!... Alfredo — Sì, nei pasticci!... Eleonora — Ah, così mi ringrazi? Alfredo — Di che? Di avermi messo in questa situazione? Eleonora — Per amarti ho sfidato ogni peri colo ! Alfredo -— Tu li sfidi, e io debbo affrontarli!... Eleonora — Che cosa posso fare di più? Alfredo —• Di più?... Meno, devi fare!... Eleonora — Sei un ingrato!... Alfredo — Va bene!... Elf.onora — Sei un egoista!... A lfredo — Va bene!... Eleonora — Un bruto!... A lfredo —-Va bene!... Eleonora — T i detesto!... A lfredo — Va bene!... Eleonora — Vattene!... A lfredo — Va bene!... (siede). Eleonora — T i strozzerei!... A lfredo — Va bene!... Tanto è deciso che deb ba morire!... Eleonora ( beffarda) — Chi, tu?,.. Alfredo — Io, sì, proprio io!... Ormai che mi resta a fare? Minacciato dal marito, insultato dall’amante, caduta ogni illusione su quel grande sogno che è l ’amore, triste, solingo e misero, che far mi resta? Morire!.:. Oh, venga, venga la grande liberatrice, l ’amica degli afflitti, degli esuli, dei tapini, venga! Io l ’attendo con gioia!... Eleonora — Alfredo !... Alfredo — Muoio per te; ma ti perdono!... Eleonora — Basta, basta!... Come puoi parlare così, a me che ti amo tanto, che sono tua? Alfredo — Parole di donna !... Eleonora — Ne dubiti?... Ah, se tu mi amassi come io t ’amo!... Alfredo — E se non li amassi, sarei così dispe rato? Eleonora — Amore!... Alfredo — Passione mia!... (Si gettano nella braccia Vuno dell 'altro. Do po qualche momento, si ode la voce di Franco venire dal basso), Franco — Ehi, colombi!... Alfredo (sciogliendosi dall’abbraccio) — Co lombi?... Eleonora (ad Alfredo) — Chi è?... Franco — State ancora filando il perfetto amore?... Alfredo — Non so. Franco — Conte Salice... baronessa Belfonte!... Siete morti? Alfredo — E dagli col morto!... Ma chi è? Eleonora — La voce di Franco, la riconosco!... Alfredo — I l canadese? (va sulla terrazza) Che cosa volete? Franco — Oh, finalmente!... Perchè non r i spondevate? Stavate facendo a ll’amore? A lfredo — Ma parlate più basso!... Franco — E perchè? A lfredo — Volete comprometterei, pezzo di animale? Franco — Ma se lo sanno tu tti!... Eleonora (ad Alfredo) — Lo sanno tutti?!... A lfredo — Si può sapere che cosa volete? Franco — M i son trovato a passare per di qua, e allora ho pensato di darvi una notizia. Pos so salire un momento? A lfredo :— A quest’ora?... Franco — Disturbo forse?... A lfredo — Ma è tardi!... Franco — Un minuto solo!... Alfredo (ad Eleonora) — Ah, ma è noioso quest’uomo!... A quest’ora?!... Scommetto che ti fa la corte, e tu... Già, questi ex-fidan zati finiscono sempre per... Eleonora — Ma che dici: sei pazzo?... Francò (entrando dalla porta di fondo) — Ec comi qua!... Non ve l ’aspettavate questa bel la visitina, è vero?... Alfredo — Proprio no!... Franco (sorridendo) — Si capisce!... Alfredo — E allora, se si capisce, perchè siete venuto?... Franco — Per disturbarvi. Alfredo — Grazie!... Eleonora (impazientita) — E questa notizia?... Franco — Avete fretta di cambiare discorso?... E ’ naturale!... Sapete, dunque, che cosa è ac caduto al vecchio Gontrano di Santarsiero?... Alfredo — Non me ne importa niente!... Franco — E ’ morto!... LA MORTE DEGLI AMANTI decisione! (con entusiasmo) Ho trovato! Mo A lfredo (ad. Eleonora) — Ma è una persecu riamo insieme!... zione, stasera! A lfredo — Bisogna morire, è una fissazione!... Franco — Morto! Eleonora — Aon c’è altro da fare. A lfredo — Ho capito !... Franco — Era appena giunto a casa : è crollato A lfredo — E moriamo !... Ci daremo un appun tamento per domani... come un vecchio monumento !... Eleonora — Domani?... Subito!... Eleonora — Oh!... A lfredo — Eh?!... Alfredo — Requiescat in pace!... Franco — Ora la vecchia eredita i m ilioni! Eleonora — Domani sarebbe troppo tardi!... Alfredo — Ma a morire si è sempre in tempo! Alfredo — Meglio per lei! Franco -— Perchè non ve la sposate?... Sarebbe Eleonora — Ma non per noi!... Domani mio marito sarà tornato, avrà fatto lo scandalo, un ottimo affare per voi! ti avrà ucciso, io sarò perduta!... Eleonora — Che imbecille!... A lfredo — Ma guarda che bella prospettiva!... Alfredo — Grazie del consiglio! Franco — Vedete che prima o poi Iddio colpi Eleonora — Preferisci dunque sapermi vilipe sa, preferisci morire per mano sua... sce queste unioni illegittime! Alfredo — Ma io non preferisco niente!... E Alfredo — Sfido: aveva novantanni!... quando... dove... conteresti fare questa festa? Franco — Davanti alla giustizia divina abbiamo Eleonora — Subito, qui!... tu tti la stessa età! Badate a voi!... A lfredo — Ma sapete che siete indiscreto?... Alfredo — Qui?... Ma io non voglio morire in casa d’a ltri!... Indiscreto e impertinente!... D’altronde noi Eleonora — La casa della morte è da per tutto! non abbiamo nulla da temere!... Alfredo — Ma qui, no!... questo si chiama ap Franco — V ’illudete!... profittare dell’ospitalità!... Eleonora — Che cosa volete dire? ... Franco —- V i credete al sicuro perchè vostro Eleonora — Oh, fa conto d’essere a casa tua! marito non sa ancora nulla?... Ma ci può esse Alfredo — Come vuoi; grazie. E allora è deci so: io prima sparerò contro di te, poi... Si re chi gli riveli la verità, e allora... usa così adesso. Basta leggere i giornali!... A lfredo — E’ inutile: lo sa. Eleonora — No, è troppo comune!... E poi, se Franco — Eh?... tu non muori?... No, no! Ecco: ci abbraccia A lfredo — Sissignore!... mo e ci gettiamo in mare: Ero e Leandro!... Franco — Chi gliel’ha detto? A lfredo — Sì; ma poi essere rigettati sulla A lfredo — Lei! spiaggia dai flu tti, e restar lì, gonfi, livid i, al Franco — E lui? sole, esposti alla curiosità delle donnicciuole, Alfredo — E ’ felicissimo!... Lo vedete: ci dei ragazzi e delle mosche!... lascia la notte, soli, per non disturbarci. Eleonora — Ah, no, basta! basta!... Franco — Ah, ma è inaudito... è ripugnante!... A lfredo — Non si trova; temo che bisognerà A lfredo — Volete saper altro?... rinunciarvi ! Franco — Oh, no, ne so abbastanza!... Che fa Eleonora —- Rinunziarvi? Impossibile!... m iglia!... Arrivederci... a rivederci!... (esce per la porta, di fondo facendo gesti d’orrore). A lfredo — Ah, è vero!... Alfredo — Crepa!... (rientrando) Che razza di Eleonora — I l gas!... Alfredo — H gas?... cretino! Ma sono tutti così al Canadà? Eleonora —- Povero principe!... Chi sa che do Eleonora —- Lì c’è il rubinetto; l ’apriamo, ci addormentiamo, e non ci svegliamo più!... lore per quella povera madame Isabelle! A lfredo — Benissimo! A lfredo — Si consolerà con i m ilioni che le ha lasciato. D’altronde, o prima o poi, tu tti dob Eleonora —- E domattina, dopo averci cercato per tutta la casa, entreranno qui, e ci trove biamo morire!... ranno l ’uno accanto all’altra, col volto an Eleonora (come parlando a se stessa) — Già, cora illuminato dall’ultimo sorriso!... I gior prima o poi, tu tti!... nali pubblicheranno la nostra dolce e pietosa Alfredo — Se lasciassimo questi discorsi ma storia d ’amore, e stamperanno anche i nostri linconici, e ci occupassimo invece degli affa due ritratti. Come sarai bello : tu vieni così r i nostri?!... Pensa che abbiamo le ore con bene in fotografia!... tate! E quando tuo marito tornerà... Eleonora -— E’ vero! bisogna prendere una Alfredo — Sì, infatti vengo molto bene!... LUIGI CHIARELLI Eleonora — Mi pare di vederlo il titolo, su tre colonne: «La morte degli amanti». Alfredo — Asfissiati col gas!... A proposito, sai che cos'è il gas? Eleonora — I l gas?... Ma... veramente... E’ una puzza che esce da un rubinetto!.,. Alfredo — Non soltanto!... (mentre parla va dicendo sempre più grave : poi addirittura cupo) E’ il vapore idrogeno-bicarbonato pro dotto dalla distillazione secca del carbou fos sile. Esso si compone di... Eleonora — No, lascia andare il bicarbonato!... Alfredo — Come vuoi!... ( resta silenzioso). Eleonora — Che bai?... Alfredo — Penso al grave passo che stiamo per fare!... Dall’amore alla morte!... (prende, quasi senza averne l ’aria, a declamare « Amo re e morte.» del Leopardi); « Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte Ingenerò la sorte. Cose quaggiù sì belle altre il mondo non ha, non han le stelle ». Eleonora (dopo un silenzio) — Orsù, scuotia mo questo manto di tristezza che grava su di noi; dobbiamo morire in letizia!... (suona il campanello elettrico) Ci spegneremo fra le musiche e i profumi, conte l ’ultimo cande labro al termine di una festa nuziale!... ANNETTA (entrando da sinistra) — La signora ha suonato? Eleonora — Sì, Annetta. Portatemi qui tanfi fiori, tutti i fio ri che troverete, subito. Annetta — Sì, signora (esce). Eleonora — Noi esaleremo la nostra anima in sieme a quella dei fiori. Ci ubriacheremo dei loro profumi. A lfredo — Sì; e anche di champagne!... Fa portare champagne... ostriche... cioccolatini. Eleonora — E attenueremo queste lampade, perchè la loro luce sia sensuale e mistica co me quella di certi crepuscoli sul mare!... Annetta ( entra da sinistra con un cesto di fiori) — Ecco, signora. (depone il cesto sul divano) Ce ne sono ancora degli altri (esce). Eleonora — Brava, (vuota il cesto sul divano). Alfredo — Non dimentichiamo lo champagne. Eleonora — No, caro. Annetta (rientrando da sinistra con un altro cesto di fiori) — Ecco gli altri. Eleonora (vuota il secondo cesto sul divano) — Grazie, (prende a disporre i fio ri un po’ da per tutto). Alfredo (ad Annetta) — Sentite, Annetta, ci sono ostriche in casa? Annetta — Sì, signore; un cestino, freschis sime. A lfredo — Benissimo, le porterete qui tutte; limone e pepe! Annetta — Sì, signore. A lfredo — Cioccolatini non ne mancheranno, spero; anche di quelli, molti. Annetta — Sì, signore. A lfredo — Moltissimi!... E poi cliampagne, champagne come se piovesse. Annetta — Una bottiglia in ghiaccio? A lfredo — Una? Sei!... Annetta —- Una cassetta? Benissimo, signore. Alfredo — Andate. Eleonora — Annetta, portate via questi cesti. Annetta —- Sì, signora!... Alfredo (ad Annetta che se ne va) -— E, mi raccomando: che sia tutta roba di prima qualità ! Annetta —- Non dubiti, signore, (esce da sini stra, portando via i due cesti). Eleonora (spargendo ancora dei fiori p ir terra) — Ecco fatto. Ti piace così, amore?... Alfredo — Sembra il giardino di Armida!... Eleonora -— Ed ora bisognerà chiudere queste finestre!... Alfredo — Già, peccato! Viene una così dolce brezza marina, e la notte è così soave!... « Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, silen ziosa luna? ». Eleonora (reclinando il capo sulla spalla. di A l fredo) •—- Addio, mare!... A lfredo — Cielo, addio!... (restano un mo mento in silenzio. Poi chiudono le finestre) I l rubinetto del gas, dov’è? Eleonora — Là dietro. A lfredo — E la tubatura è in ordine, non ci sono guasti?... Eleonora — Speriamo di no, mio Dio!... Alfredo — Sarebbe un bel disastro!... Eleonora — Ed ora bisogna che lasci un bi glietto a lu i! Alfredo — Ah!... Eleonora — Si usa cosi!... (scrive) « Amico mio... amico mio... amico mio... ». A lfredo — Amico mio... Va avanti!... Eleonora — Non so che cosa dirgli. Detta m i tu. A lfredo — Io?... Ah, he’ !... Scrivi: «Amico mio... perdonami il dolore che ti do... ». Eleonora — Credi che ne proverà un gran do lore, poveretto?... Alfredo — Non lo so; ma questa è la formula. LÀ MORTE DEGLI AMANTI con i cioccolati ini, il secch io per lo champa Scrivi: «Avrei voluto essere la tua ledele gne, le posate, eccetera). compagna per tutta la vita. Ma le nostre ani Eleonora — Annetta, mi vuoi bene?... me non erano fatte per intendersi... ». Annetta (stupita) — Oh, signora, tanto!... Eleonora — Giustissimo!... A lfredo — Scrivi: « Sul mio cammino incontrai Eleonora — Se morissi ti dispiacerebbe?... hello e fatale un giovane... ci vedemmo, e ci Annetta — Che discorsi, signora!... Morire?... E ’ così giovane, bella, piena di salute!... amammo!... ». Eleonora — Dico così... per dire!... Annetta, Eleonora — Verissimo. Ricordi? (Rincontram ti sposerai presto?... mo una mattina alla passeggiata e nel pome Annetta — Sì, signora, subito dopo il battesi riggio venni da te, fui tua!... mo del mio bambino!... Alfredo — Scrivi : « Ho lottato lungamente Eleonora — T i auguro di essere felice!... contro questa passione funesta!... Ma il de Annetta — Grazie, signora!... stino è più forte di noi!... E non potendo es Eleonora (togliendosi un anello dal dito, e por sere sua per tutta la vita, muoio con lu i!... gendolo ad Annetta) — Prendi, questo anel E ’ mia, soltanto mia la responsabilità di que ti dono!... sta estrema decisione!... ». E ’ meglio mettere Annetta — Grazie!... Oh, com’è bello!... le cose a posto!... Eleonora — E... non li scordar di me!... Eleonora — Ma... Annetta —- Oh, mai, signora. E poi, io resterò A lfredo — Non m’interrompere. Scrivi: « Dal qui anche quando sarò maritata!... cielo veglierò perchè... perchè i tuoi affari Eleonora — Ed ora va... A li, a proposito: sai vadano Itene!... Addio... addio... addio! ». dove sono quegli scialli, quei veli colorati?... Firma... Annetta — Sì, signora. Eleonora — Ecco fatto!... (ella chiude la let Eleonora — Portane qui qualcuno. tera in una busta. Scrive l ’indirizzo) « A l ba Annetta — Subito, signora, (si avvia guardando Vanello). rone Sandro Belfonte ». (ella è molto triste. I l pianto trema nella sua voce) In fondo non Eleonora (la richiama) — Annetta!... era cattivo!... Mi faceva spesso dei regali... Annetta — Signora? E poi mi lasciava così libera!... Addio!... Ec Eleonora — Dammi un bacio!... co, mettiamo la lettera qui, bene in vista!... Annetta — Oli, signora!... (si baciano) Ma... signora... piange?... (depone la lettera. sul mobile) Povero Sandro! A lfredo — Ed ora... voglio che gli ultim i tuoi Alfredo (entra da sinistra con Rolando) — Ec coci qua!... momenti siano allietati dalla musica!... Scen do; spero di trovare ancora qualcuno sulla Eleonora (stupita, a Rolando) — Anche voi?... Che cosa fate in giro, a quest’ora?... spiaggia. Pagherò, perchè fra poco ci facciano Alfredo — L ’ho trovato sotto le finestre della una serenata!... maestrina di piano. Eleonora — Oh, che idea squisita !... Le nostre Rolando — Ma che finestre!... Passeggiavo, ec anime s’involeranno sull’ali del canto!... co tutto!... E siccome ho visto passare lu i di A lfredo — Allora vado!... gran furia... Eleonora — Torni, però!? Alfredo (ad Eleonora) — Tornavo a casa. A lfredo — Subito, (esce da destra). Eleonora (ad Annetta, che entra da sinistra Rolando —- A l contrarlo, andavi verso la città. Eleonora (ad Alfredo) — Verso la città? A che portando le ostriche) — Sei tu, Annetta?... fare ?... Annetta — Ecco le ostriche, signora. Appa Alfredo — Sbaglia!... Ero stato dai suonatori, recchio qui, non è vero?... (apparecchia). e tornavo... Eleonora — Sì! (la sua mente è lontana). Annetta — Ora porto lo champagne, (vede la Rolando — Se ti ho costretto io a tornare!,.. Mi hai detto che non avevi sonno, che... lettera, la prende, e se la inette in tasca. A lfredo —- Ma che diavolo racconti? Esce; poi rientra portando lo champagne). Eleonora (canticchia) — Morir sì pura e Rolando (a Eleonora) — E allora m’ha invitato ad accompagnarlo, a salire... bella... Alfredo (a Eleonora) — Così, per complimen Annetta — Che bella vocina che ha, signora! to!... Lui ha accettato subito!... Eleonora — I l canto del cigno!... Annetta — Ho quasi finito!... (esce; poi torna Rolando — Oh, adesso capisco!... Qui c’è ad- Luigi c h ia re lli dirittura una cena pronta! (ad Alfredo) Ma che pensiero gentile, grazie!... A lfredo — Prego, caro!... (con molta solleci tudine) Mettiti a sedere: mangia, bevi, tie nici compagnia. (Alfredo si comporta come se si disponesse ad un lungo pranzo. Mangiano e bevono) Hai mai visto sorgere Falba?... Eleonora — L ’alba?... Ab, no, amici miei, io casco dal sonno!... Alfredo — L ’aspetteremo noi, non è vero? Eleonora — Ma anche lu i avrà sonno. Alfredo — Se era sotto le finestre di Giana... Rolando — Ti ho delio che sbagli... A lfredo — Vorresti.darmi ad. intendere che fra te e quella ragazza non c’è nulla?... Rolando — Ti giuro, nulla!... E poi... non era nemmeno in casa!... Alfredo — F, dov’era?... Rolando — Mah!... A lfredo — Sarà andata anche lei a passeggiare, ad aspettare l ’alba. Se vedessi eoin’è bella, com’è poetica l ’alba!... Rolando — Oh, lo so!... A lfredo — Ma vista da qui, è un’altra cosa, non puoi immaginarlo... Eleonora — E ’ bellissima, ma la vedrete un’al tra volta!... Rolando (alzandosi) — La signora ha ragione. A lfredo — Dici così, perchè vuoi tornare sotto le finestre della maestrina!,.. Eleonora (a Rolando) — Andate a dormire, sarà meglio. Alfredo — Ah, don Giovanni!... A proposito: hai saputo che è morto il principe di Santarsiero ?... Rolando — Ho saputo!... Tutto un passato ro mantico che se ne va!... Eleonora — La grande tradizione che si perde! A lfredo — Pazienza!... Veramente bisognereb be andar subito a fare una visita a madame Isabelle, non ti pare?... Rolando — Adesso?... Ci andremo domani!... A lfredo —- Non sarà troppo tardi domani?... Chi sa com’è disperata, poveretta!... Rolando Ma no!... Buosia notte, signora; e grazie. Eleonora — Buona notte! A lfredo — Dunque te ne vai proprio?... Rolando — Si. A lfredo — Peccato!... Vuoi che t ’accompagni? Rolando — Ma no, grazie. Alfredo Sai, di notte, non si sa mai... Rolando — Ma che!... Arnvederci !... ( esce per la porta di fondo). ¿A Alfredo Arrivederci!... (tid Eleonora) Ah, è un bel seccatore!... Vado, vado, e non se ne andava mai!... Eleonora — E la serenata?... Alfredo — Tutto combinato; verranno fra poco. Eleonora — E ora, ora ti domando permesso per un momento. A lfredo — Dove vai?... Eleonora — Vado a farmi bella per te!... (esce da sinistra). A lfredo — Sì, fai, cara!... (prende a passeggia re., facendo dei gesti sconsolati). Annetta (entrando da sinistra, con gli scialli e i veli) — L i metto qua?... A lfredo — Che cos’è? Annetta — Sono gli scialli che... Alfredo ■ — E chi ve li ha chiesti? Annetta — La signora. Alfredo — Annetta, fatevi un po’ vedere. Sie te carina!... Annetta — Oh, signore! A lfredo — Non vi avevo mai guardata bene!... Molto carina!... Peccato!... Annetta — Che cos’ha?... A lfredo — Nulla!... Eh, la bellezza, la giovi nezza, la vita!... Annetta (accennando agli scialli) — Dove li metto? A lfredo — Ah, dove volete. Annetta — Ecco, (mette gli scialli sul divano. Poi vede la lettera di Eleonora; la prende senza che Alfredo veda). Alfredo (richiamandola) — Annetta?... Annetta — Signore? A lfredo —- Dammi un bacio!... Annetta — Per chi mi prende, signore? Sono una ragazza onesta!... Arrivederla, buona notte, (esce da sinistra). ¿Alfredo (fra se) — Stupida!... (comincia a mangiare le ostriche; e beve. Intanto fa dei gesti che rivelano un discorso interiore). Eleonora (entra da sinistra: ha indossato una vestaglia amplissima di veli intonati su un solo colore. Una corona di perle le recinge la fronte; e dei fiocchi di perle le cadono sul le orecchie) — Guardami!.1.. Alfredo (volgendosi) — Come sei bella... Eleonora — Ti piaccio?... Muoio felice!... Ec co i nostri ritratti. Alfredo — Per che farne?... Eleonora — Per i giornali!... ( li depone su un mobile, poi vi mette qualche fiore dinansi. LA MORTE DEGLI AMANTI Prende gli stimili, «s.n*•— ,\a!..j-.i J¿1O . LUIGI CHIARELLI Eleonora (ad Alfredo) — Hai sentito?... A lfredo — Buffi! Eleonora — Ci ri-dono in faccia!... Sandro Che cosa speravate?... Che vi facessero un monumento?... A lfredo — Ah, perbacco, finiamola!... Voi ave te tutta l ’aria di prendervi gioco di noi : ma sbagliate!... (a Eleonora) Dico bene? Eleonora — Benissimo!... Alfredo — Non vi è bastato di martirizzare questa donna, di renderla infelice, di soffo care ogni sua più pura aspirazione!... (a Eleonora) Dico bene?... Eleonora — Non ti occupare di me; va avanti! A lfredo — Non vi è bastato di averla costretta, povera anima torturata, a rifugiarsi in un affetto alto, puro, a chiedere appoggio ad un uomo generoso e nobile!... (si volge ancora a Eleonora per chiedere la sua approvazione). Eleonora — Concludi!... A lfredo — Ma ieri sera, quando questa santa donna, stanca di mentire, non reggendo più alla nausea di dover comprimere la sua na tura franca e sincera, vi ha gettato in faccia la tremenda verità, voi... voi ve ne siete an dato incurante e quasi beffardo, e per disprez zo, vi prendevate perfino il mio cappello!... Sandro — Ieri sera?... Ma ieri io non ho cre duto a ciò che mi ha detto quella donna!... Alfredo — Non avete creduto?... (a Eleonora) Lo senti? Non aveva creduto!... Sandro — Dico, datevi pure liberamente del tu, non fate complimenti per me; tanto io... A lfredo — Non è questo il momento di pensa re alla grammatica!... (a Eleonora) Hai sen tito? Non ha creduto!... Te lo dicevo io: non precipitiamo, andiamo con calma!... Ma tu invece... Ah, le donne!... Eleonora — Ah, il signore non ci aveva cre duto?... Eh, già, egli non può sospettare che una donna che ha la rara fortuna di es sere sua moglie, possa tradirlo, possa avere un amante!... Ora ci credi, sei soddisfatto, vuoi dell’altro? Sandro — Perchè, non t i sembra abbastanza?... Alfredo — Non facciamo chiacchiere!... Ma tutto questo sarebbe niente se, consapevole dei suoi torti, delle sue colpe, ci avesse la sciati morire in pace!... Nossignore!... Ap profittando che lu i possiede un’automobile, si precipita qui nel cuore della notte, spalan ca le finestre, chiude il rubinetto del gas, ci sveglia nel primo ed ultimo sonno... e... e ci chiude in quella camera, con la scusa che dobbiamo aspettare le sue decisioni!... Quali decisioni?... Siamo noi che dobbiamo pren derle le decisioni; e vedrete che decisioni prenderemo!... Eleonora (a Sandro) — Decisioni terribili!... Andremo fino in fondo! A lfredo — Sì, fino in fondo!... (ad Eleonora) Ma adesso con calma, però, eh?... Eleonora — V i batterete!... A lfredo — Eh?!... Eleonora — Queste onte non si lavano che col sangue!... A lfredo — Ma... (a Sandro) Ebbene, non dite niente? Ma che cosa siete, un burattino? Sandro — Ah, m ’insultate, anche?... V i farò vedere io!... Eleonora — Ecco: ci vuole del sangue!... Sandro (infastidito) -— Ma sì, sangue!... A lfredo (rassegnato) — Va bene, sangue!... Sandro (ad Alfredo) -— Ed ora andatevene! Alfredo (a Eleonora) — Andiamocene!... Sandro — Che?... Ho detto a voi, a voi solo!... Lei resterà qui!... Alfredo — Lei resterà qui?... Io separarmi da questa donna? Ah, mai!... Abbiamo giurato di vivere o di morire insieme, e nessuna for za umana riuscirà a separarci!... (ad Eleono ra) Ed ora andiamo a levarci questi stracci di dosso! Eleonora — Sarà meglio che io mi vesta addi rittura di nero, tanto fra non molto uno di voi sarà morto, (esce con Alfredo per la por ta di sinistra). Giana (entra da destra) — Ah, siete qua? Sandro — Che c’è ancora?... Giana — Che c’è?... Mi domandate che c’è? C’è che sono disonorata! E per colpa vostra! Sandro — Non esageriamo!... Giana — Foste rimasto vedovo, almeno, avreste potuto riparare!... Nossignore!... Ah, come sono vigliacchi gli uomini!... Ed ora che fac cio, me lo dite, ora che vi ho dato la mia pu rezza, il primo fiore della mia femminilità ? Sandro — Non esageriamo !... Giana — Approfittare così della inesperienza di una povera fanciulla!... Sandro — Dite un po’ : e Rolando?... Giana — Rolando?... Ma quello è un gentiluo mo!... Che cosa pensate! Egli mi amava di un amore puro, platonico, ideale! Ma dun que, non avete compreso che voi eravate il mio primo ed ultimo fallo?... Agite così per chè sono una povera ragazza senz’appoggio, tradita, abbandonata!... LA MORTE DEGLI AMANTI Sandro — V i ho pregata di non esagerare!,.. Giana — Dunque non volete riparare?... Sandro — Ma siete pazza!... Riparare che cosa? Giana — No? Ebbene, dirò tutto a vostra mo glie!... Sandro — Eli? Questo no, oh, questo no, non facciamo scherzi !... Giana — Glielo dirò, sì, glielo dirò!... Sandro (gridando) — Oh, perbacco! perbacco! Clara (entrando dall’uscio di destra) — Che cosa succede?... Sandro (dominandosi) — Niente!... (Giana esce lentamente sulla terrazza). Clara — Gridavate!... Sandro — Io?... Clara — Sì, perbacco!...' Sandro — Ah, dicevo così... perbacco... tanto per dire qualche cosa!.. Clara — E’ Giana che vi dà dei dispiaceri? Sandro — Dice che l ’ho disonorata, che vuol dire tutto a mia moglie!... Clara — Lasciateglielo dire!... Che vi impor ta? Tanto, al punto in cui siete con vostra moglie!... Sandro — Ah no!... Clara (sorpresa) — No?!... Sandro — No. Perchè altrimenti mia moglie si crederebbe giustificata dalla mia condotta. E poi ne ho abbastanza degli scandali!... Clara — Ebbene, facciamole una dote: metà voi, metà io, e ce la leviamo di torno. Sandro —• Credete? Clara — Certo!... La facciamo sposare al ca nadese. ■(vedendo Franco che entra) Eccolo a proposito, (a Franco) E la signorina Giana dove l ’avete lasciata?... Franco — Che cosa volete che ne sappia?... Clara — Oli, questi uomini!... Bel modo che avete di amare!... Franco — Amare chi?... Clara — Oh, sappiamo, sappiamo tutto!... E anche lei, Giana... Franco — Quella là? Grazie tante!... Clara — Perchè?... E’ una così buona ragazza! Ed ha anche una cospicua dote!... Franco — Ah, sì?... Clara — Non lo sapevate?... Oh, è veramente una brava figliuola!... Franco — Non lo metto in dubbio, ma... Clara — E vi ama!... E voi invece... (si allon tanano, ed escono per la porta di sinistra). (Isabelle entra dalla terrazza). Isabelle (a Sandro) — Ah. mon ami, mon ami, quel malheur!... Sandro (fra sè) — Quest’altra ci mancava!... (andandole incontro) Coraggio, signora!... Isabelle — Mi sembra di diventar folle! Sandro — Bisogna darsi pace! Clic volete far ci?... E’ il destino comune!... Isabelle — Darmi pace?... Impossibile!... Lo amavo tanto!... C’était tout mon amour!... E poi è morto in un modo!... Quando ieri se ra siamo sortiti di qui... Sandro (interrompendola) — No, non voglio che vi tormentiate! sappiamo già!... Isabelle — Ah, come siete buono!... Datemi la vostra mano, amico mio; so quello che vi è arrivato!... Vous aussi... quel malheur!... Sandro — Inutile: sono vivi!... Isabelle — Sì? Tarn mieux!... Meglio così!... (vedendo Rolando che entra da destra, gli tende le mani) Ah!... (sospiri e lacrime). Rolando — Coraggio, calmatevi!... Che volete? siamo nati per soffrire!... Avete veduto le si gnore?... Isabelle — No. Sandro (a Rolando) — Bravo, accompagnala da loro. Rolando — Dove sono? Sandro — In giardino, credo. Rolando (offrendo il braccio ad Isabelle) — Vo gliamo andare?... Isabelle — Ah, mon Dieu! mon Dicu! (escono per la terrazza. Alfredo entra da sinistra. Ha cambiato di abito). Alfredo (dopo essere restato sulla soglia della porta, in attesa che gli altri siano usciti) — V i avverto che stanno preparando il mio ba gaglio. Intendo lasciare questa casa al più presto! (sospira). Sandro — Benissimo!... A lfredo — Considerato che ci dobbiamo bat tere !... Sandro — Già !... A lfredo — Dal momento che voi non vedete altra soluzione!... Sandro — Io?... Alfredo — Eh ?... Sandro — Mi pare... A lfredo — Credevo... Sandro — Mah !... Rolando (tornando) — Madame Isabelle vor rebbe dei fio ri per... Sandro — Non c’è il giardiniere?... Rolando — Non so! Sandro (ad Alfredo, con un gesto conclusivo) —- E allora... A lfredo (rassegnato) '■ — E allora... LUIGI CHIARELLI {Eleonora entra dalla porta di sinistra. San dro e Rolando escono dalla terrazza). Eleonora — Stavate parlando ancora del duello ?... Alfredo ( di, pessimo umore) — Già!... Eleonora — Ma... non fate che... parlarne!... Alfredo — Prima se ne parla, poi... E’ la pro cedura!... Eleonora — Si venisse presto ad una conclu sione!... Io comincio ad essere seccata!... Alfredo — Figurati io!... Eleonora — Parlate, gridate, vi agitate!... E vi chiamano il sesso forte!... Guarda me, in vece, come sono calma!... Alfredo — Calma! Sfido io, non rischi nulla!... Eleonora — Non rischio nulla? Nulla, hai det to?... O li!... E la mia reputazione?... E la mia posizione?... Lasciare la mia casa, dare un addio alla mia vita comoda e tranquilla, per venire con te a fare la profuga... Nulla lo chiami questo?... Ah, voi uomini siete di un egoismo!... E pensare che avevo un marito che mi amava, mi adorava, che per me si sarebbe gettato nel fuoco!... Alfredo — Ah, benissimo, rimpiangi tuo mari to adesso!... Eh, c’era da prevederlo!... E forse forse, chi sa, se lui volesse, tu... Ah, le donne... ( / due signori vestiti di nero appaiono nel vano dalla vetrata. Sono in redingote, e cappel lo a. cilindro. La, loro gravità è funerea). Alfredo (vedendoli fa un passo indietro) — Ec coli!... Eleonora — Chi sono?... A lfredo — Non lo vedi?... I padrini di tuo marito !... Eleonora — A li!... Alfredo — Come lia fatto presto!... Eleonora (con un tremito nella voce, pren dendogli una mano) — Alfredo!... Alfredo ( marziale) — Che c’è?... Non faccia mo bambinate!... Sii forte! Guarda me!... Eleonora — Sei un eroe!... A lfredo — Sono... un uomo!... Va’, lasciami solo con loro!... Eleonora —- Ho paura!... A lfredo — Coraggio!... {la bacia in fronte) Va’ !... {ai due signori, facendo loro cenno di entrare) Signori, vi prego!... {ad Eleono ra) Va’ ! Eleonora — Alfredo!... (esce per la ¡anta di sinistra. Passando davanti ai due signori, avrà risposto leggermente al loro profondo in chino). ( I due signori avanzano col cappello in mano, a passi ritmici. Giunti dinanzi ad Alfredo fan no un profondo inchino). Alfredo {rispondendo all'inchino) — Signori! Primo signore — Ella forse... Alfredo — Prego, si accomodino... Primo signore — Grazie!... {restano in piedi). A lfredo — Dunque?... Primo signore — Certo ella immagina... A lfredo — Sì, perfettamente. Primo signore — La nostra missione è molto delicata... A lfredo — Delicatissima!... Primo signore — Troppo gentile!... E ’ super fluo dirle che noi siamo spiacenti, addolorati. A lfredo — Grazie!... Primo signore — Comprendiamo quanto sia penosa questa situazione... A lfredo — Infatti!... Primo signore — Ed ella capirà il nostro iaibarazzo!... A lfredo — Capisco benissimo!... Primo signore — Tuttavia siamo costretti... A lfredo — E ’ naturale: non hanno bisogno di scusarsi. Primo signore — Ella è molto gentile!... A lfredo — Prego!... Sono un gentiluomo!... {inchini reciproci) Dicano dunque: li ascolto! Primo Signore — Grazie!... M i permetta una domanda: lei è della famiglia? Alfredo — Quale famiglia?... Primo signore — Della famiglia... sì... dei due. Alfredo — Quali due? {Sandro entra dalla terrazza, e si ferma sulla soglia a guardare la scena). Primo signore —- Dei due... non so come dire! Alfredo {alzando la voce) — Ma dica!... {Eleonora., richiamata dalla, vivacità che as sume il colloquio, entra). Primo signore — Delle due... vittim e!... A lfredo — Quali vittime? Primo signore — I due suicidi!... Alfredo — Eh?... Ma... ma... loro non sono | padrini del barone Belfonte? Primo signore — Noi?... No. Alfredo — E chi son allora? Primo signore — Siamo due agenti dellTmpresa Pompe Funebri... A lfredo — Eh?!... Eleonora — Eh?... {Sandro rompe in una risata). Alfredo (smarrito) — Due... due... (resta a guardarli esterrefatto) Eleonora — Due.. (resta come fulminata), LA MORTE DEGLI AMANTI Primo SIGNORE — Sia, la nostra Ditta ha un ser vizio d’informazioni rapidissimo; ha saputo subito stamane quanto era qui accaduto, e immediatamente ci ha inviati a prendere i loro ordini, desiderosa di offrire una prova della sua sollecitudine!... A lfredo (come trasognalo) — Ma... ina... (si lascia cadere su mia poltrona). Eleonora (smarrita) — Erano venuti per noi due, credendo... A li!... (cade a sedere). Sandro (facendosi avanti, ai due signori) — Qui c’è un equivoco; loro sono stati male infor mati. Qui non... non è successo niente, in sonni! a!... Primo signore —- Oh, siamo desolati!... Sandro — Grazie!... Primo signore — Desolati... di averli disturbati inutilmente!... Sandro — Grazie ancora... Primo signore — Ma tuttavia... a nostra giusti ficazione... ei... ci avevano detto che qui si erano suicidati due amanti... INon è vero? Meglio così!... Tanto più che io non ho nes suna simpatia per questo genere di decessi!... Non sembra anche a lei, signore, che al giorno d’oggi due che si uccidono per amore sono enormemente ridicoli ?... Sandro — Può darsi!... Primo signore — E allora... ce ne andiamo, do mandando scusa del disturbo! Sandro — Prego!... Primo signore —• Arrivedei-la! (fanno un pro fondissimo inchino, ed escono per la terrazza). Sandro — Grazie, prego!... (Succede un lungo silenzio. Dopo s'ode ve nire dal giardino un grande scroscio di risa : sono gli amici. Alfredo ed Eleonora sentono arrivare la risata come un frustata. Con uno sforzo riescono a riprendersi; balzano come due indemoniati). A lfredo (a Sandro) — Che cos’è questo scher zo, eh?... Eleonora — Buffone!... Alfredo — A me, a ine un tiro simile?... Sandro — Ma io non ne so nulla!... A lfredo — I vostri padrini aspetto, i vostri pa drini!... V i ammazzerò come un cane!... Eleonora (insorgendo) — Ah no, eli?... Basta con queste buffonate!... Non voglio! basta!... (Clara e Rolando entrano dalla terrazza). Sandro — Ha ragione: basta!... Un duello dopo tutte queste buffonate? No!,.. Alfredo ( beffardo) — Ah, avete paura?... Sandro — Sì, del ridicolo!... Alfredo — Bella scusa!... E! allora? Sandro — Allora: la amate?... Non potete vi vere senza di lei?... A voi. (mette Eleonora sotto braccio ad Alfredo) Prendetevela, tenetevela, portatevela via; e siate felici!... Eleonora (smarrita) — Sandro!... Alfredo (dopo una pausa, a Sandro, trascinan dosi sempre dietro pel braccio Eleonora) — Un momento!... Sandro — Che cosa c'è? Alfredo — Ragioniamo!... Sandro — Ragioniamo pure. A lfredo — Niente fuga, niente suicidio, niente duello... Ma allora, come finisce questo dramma?... Sandro — Ve l ’ho detto. A lfredo (deluso) — Così?... Ma questa è... una rivoluzione!... Sandro — Sarà!... A lfredo — Quando mai si è usata una cosa si mile?... E le più sacre tradizioni dove vanno a finire? Tristano e Isotta, Paolo e Francesca, Ugo e Parisina... Sandro — Mah!... A lfredo — Ali, no!... Io non mi adatto ad una così volgare soluzione: io non accetto. Sandro — Questo è affar vostro. A me non in teressa che separarmi da mia moglie. Eleonora (con voce tremante) — Separarci?... Sandro — Legalmente!... Lo so. non è una solu zione romantica, come vorrebbe il signore, ma in compenso è pratica. D’altronde non c’è al tro da fare. Alfredo -— Come siete borghese!... Ma ve l ’ho detto: non accetto. E’ vero, io ho amato questa donna, l ’Ilo amata quanto nessuna donna è stata mai amata!... (ad Eleonora) Non è vero?... Eleonora — Ma io non so quanto siano state amate le altre! A lfredo — Lo so io!... L ’ho amata!... Trasci nato dalla passione sarei stato felice di sot trarla al vostro brutale dominio, e farne la mia soave compagna; ma ora else voi, sazio di lei, per disfarvene, me la gettate fra le braccia, così, come si getterebbe una cosa qua lunque, ora non più, signore mio. Vi ringra zio dell’offerta, ma rifiuto. Tenetevela! Le donne io le prendo, non nie le faccio cedere. Eleonora — Eh?... (scioglie, indignata, il suo braccio da quello di Alfredo). A lfredo — I miei tradizionali sentimenti ca-- LUIGI CHIARELLI vallereschi, la mia educazione morale, tutti i miei più sacri princìpi di uomo e di citta dino, si ribellano ,al pensiero di accettare un così vile accomodamento!... Sandro — Oh, guarda!... A lfredo (o Sandro) — E, veramente, non so come definire il vostro modo di agire!... In vece di tutelare il vostro onore, invece di di fendere gelosamente il possesso della vostra donna, voi... Ah, è ripugnante!... (« Eleono ra) Ed è ad un uomo simile che vi siete le gata per tutta la vita? E vi lasciavate cedere, così... ali!... Povera donna, vi compiango!... Speriamo che questa lezione vi serva almeno a qualche cosa!... In quanto a me... vi per dono la delusione che m ’avete dato!... Ad dio!... Dimenticatemi!... (esce da sinistra). Eleonora — A li, mascalzone!... Sandro — Ssst!... Non lo richiamare! Sembra che se ne vada per davvero... Eleonora — Che tipo!... Sandro — Ah, sì, hai avuto un bell’amante!... Eleonora — Eh?... Che cosa hai detto?... Amante?... Quell’uomo il mio amante?... Ma non m’ha, sfiorato nemmeno un dito!.,. Era un amore puro, ideale!... Sandro (ironico) — Sembra vero, che ne dite?... Clara — Ma è verissimo!... A me lo avrebbe detto !... Eleonora — Osi dubitare della mia parola?... Vuoi che te lo giuri?... Rolando — Se è disposta a giurartelo, mi pare! Eleonora — Ah, come sono disgraziata!... Mi sento svenire!... Rolando (sorreggendola) — Non vi disperate così!... Andiamo, venite a bere qualche cosa. (le offre il braccio, ed escono da destra). Clara (a Sandro) — Poverina, come soffre!... Volete continuare a torturarla?... Mi sembra che sia stata punita abbastanza! Ebbene, non dite nulla?... Lasciatevi consigliare dal vostro cuore !... Sandro — Ah, no! Clara — Più che giurare, che cosa volete che faccia?... Vedrete: la lezione che ha ricevu to l ’ha certamente guarita per sempre dalla indigestione di bassa letteratura che per poco non le è costata la vita!... Sarà una moglie perfetta!... Andiamo, venite di là con me; di tele una buona parola, e che non se ne par li più. Sandro — Oh!... F in e d e lia Clara — E poi, vi sentite in diritto di condan narla, voi, proprio voi che, al più tardi que sta notte, eravate con quella... (vedendo Gia na e Franco che appaiono sulla terrazza) Ec cola qua! (ai due sopravvenuti) Ebbene, co me vanno i nostri colombi?... Felicitazioni!... Franco — Grazie!... Clara (a Sandro) — Andiamo, andiamo!... (prende sottobraccio Sandro, e con lui, che si lascia un po’ trascinare, esce per la porta di destra). (Alfredo entra da sinistra. Ha in mano una valigetta e sotto il braccio la chitarra. Procede triste e lento). Franco (dalla soglia della terrazza) — Par tite?... A lfredo (con voce cupa) — Sì!... Franco — V i presento la mia fidanzata. Pren do moglie!... A lfredo — Faccia pure!... Franco — Arrivederci; e buon viaggio! (scom paiono). A lfredo — Disgraziato!... E così tutto finisce con un matrimonio, come nelle vecchie com medie!... Perchè poi le commedie che fini scono col matrimonio le chiamino a lieto fine, questo non l ’ho mai capito!... (egli si guarda attorno per vedere se trova un cappello. Alla fine, in un angolo, trova il cappello di Sandro, tutto ammaccato. Lo prende, lo guarda, poi melanconicamente se lo mette in testa, e fa qualche passo per uscire). Isabelle (entrando dalla, terrazza, e vedendo Alfredo) — Oh, mon ami, mon ami!... (ella ha un fascio di fio ri sul braccio). A lfredo — Oh, povera madame Isabelle!... So, so la sciagura che vi è toccata!... Isabelle — Non potrò mai darmi pace!... Alfredo — Però so che vi ha lasciato una ric ca eredità!... Isabelle — E ’ vero!... Ma che me ne faccio?... Je suis si seule!... A lfredo — Anch’io sono tanto seni!... Isabelle — Anche voi?... A lfredo — Ahimè!... (Si guardano teneramente. Poi, senza quasi accorgersene, ella lascici cadere un guanto. Egli lo raccoglie e glielo rende. Ella lo prende; poscia gli offre un fiore. Egli prende il fiore, le bacia la mano, e le offre il braccio. E così, lentamente, ella trotterellando aggrappata al braccio di Alfredo, escono per la terrazza). « d H im e d ifi T E A T Tournées — Si chiamano così delle rappresentazioni da te tra una stazione e un alber go. Gli attori che vi parteci pano non sanno sempre la par te, ma conoscono a memoria l ’itinerario delle ferrovie. Do po qualche mese di tournées, ritornano avendo speso tutto il denaro che hanno guadagnato per procurarsi un alloggio, ogni giorno, in una città di versa, e sono talmente este nuati che devono prendere qualche mese di riposo. Ingegno — Facoltà ordinaria che possiedono tutti coloro che fanno del teatro. Serve a con servare tanto le loro illusioni quanto le loro disgrazie, e procura qualche lacrima il giorno del loro funerale. Poeta — Un tipo che dà del tu al sole e bacia la luna. Religione della bellezza — Provi un autore a mettere in scena una donna brutta, e non tro verà un’attrice per interpretare la sua com media. Commedie a grande spettacolo — Commedia che rovina il direttore che la mette in scena e arricchisce gli scenografi. V i si vedono dei truc chi i quali provano che i macchinisti hamio più ingegno degli autori. V i si vedono anche dei cortei che stupiscono gli spettatori, perchè pro vano loro che c’è più gente sulla scena che nella sala. Rivista — La mostra delle infamie annuali; uno squadrone di donnine che rappresentano la Francia; dei versi spregevoli; una malinconia seminata di diamanti falsi. Genio — Si chiama genio un ingegno noioso. G io ie lli da scena — Fondi di bottiglie per attrici. -E’ dalla quantità di questi diamanti che si valuta il numero degli innamorati. Eloquenza — Quando un autore è eloquente non posso impedirmi di pensare : « 'Ma si crede di essere in una riunione pubblica? ». Diva di varietà’ — M ille code di struzzi sotto le quali c’è una donnina. R O Accappatoio da teatro —• Concorrenza felice alle carte trasparenti. Pelliccia — I l pudore del le ballerine. Uomo di teatro — Quando un autore non ha nè stile nè psicologia si dice che è un uo mo di teatro. Onesta’ —- Una donna one sta e diritta non può essere, in una commedia, che un perso naggio episodico. C ritico — Un signore che, non avendo niente da fare, va al teatro tutte le sere. Satira — I l miglior modo per un autore di provare il suo cattivo carattere. Sospiro — Attrice che esala l ’anima tutte le sere. Sillaba — Un niente desti nato a esser mangiato dagli attori. Ansimare — Due seni che si dibattono du rante una scena madre. Venere — Attrice che ha lasciato in camerino anche quel niente che distingue dalle altre le « donne nude ». Idolo — Colei che ha saputo superare la claque. Vipera —• Compagna che ha avuto affidata una bella parte. A u to ri — I portacarte dei teatri. Fiori — Gettati sul palcoscenico, lo fanno so migliare a una tomba. Ingenuità’ — I l trionfo finale della perseve ranza. Seduzione — Arte clic consiste nell’aver l ’aria di promettersi a ogni spettatore. Scena d’amore — Amanti che chiedono che qualcuno getti loro dei soldini. Grande commediografo — Quell’autore che, istintivamente, sceglie un soggetto impossi bile. Buca del suggeritore — La boa di salvezza delle celebrità. R e n é W ie n e r F i a W a v v e d u t a i n i r e a f f i e q u a i i r e q u a d r i eia M a r i e P e t n p e i A Dina Galli, che stanca del vecchio complimento che Le attribuisce vent’anni, volle dimostrare di averne dodici, o giù di li, recitando questa tavoletta P E R S O N A G G I P E R S O M A C .& I Pinco P a llin o * P elata fig lio la r Se conda f ig lio la *• X t r ia fig lic ta r M’arco Il s e n te d e lle m a r |? !ic r i< e JSo Attento ¿ ta rR in ie re r Ma rosA I t o ile tt i * Il p o s ltn o II p r in c ip e a v v e n e n te In ima delle tante stanze dell’apparta mento di Pinco Pallina. — Quando si alza il sipario sono in scena le tre figliole. — La Prima sta alla finestra, la Seconda si guarda nello specchio, la Terza lavora alla calza). La prima: Sono giovane, sono bella e mi voglio maritare. La seconda: Sono stanca d’aspettare resterò certo zitella. La prima e la seconda (alla Terza): E tu non ti lamenti? — sii sincera — li piace proprio tanto — lavorare — inverno — estate — autunno —- e primavera? La terza: Io vorrei, ma non lo so credo, sì, forse, però... T u tte e tre : Non c’è sposo nè ricco nè tapino per le tre figlie di Pinco Pallino. La prima -— Sto alla finestra tutto il santo giorno e pare impossibile che qualche bel cavaliere da queste parti non ci debba passare. La seconda — Consumo uno specchio per settimana e tanto, ditemi voi, a che vale? Guardate questo qui come s’è logorato, non siamo ancora a sabato e già lo dovrò ricomprare... La piuma — Per colmo di sventura sta per finire anche la stagione delle mar gherite. Non ci sarà più neanche quel conforto. Ecco, ce n ’è rimasta una sola, guardate : (coglie una margherita dal vaso posato sul davanzale e la sfoglia). Prima foglia, mi brama, seconda foglia mi ama, terza foglia mi vuol bene, quarta foglia, ohimè che pene, quinta foglia non ne li.a voglia... Capite? Non ne ha voglia e questa era l ’ultima foglia dell’ultima margherita del la stagione! Ditemi voi se si potrebbe es sere più disgraziate di così, (la Prima e la Seconda piangono). La terza — Su, andiamo, sorelline mie, non vi disperate in questo modo. Se nelle margherite trovate proprio tanto conforto beli, potrebbe darsi ohe, annaffiando la pianta ben bene ne spuntasse fuori qualche altra. Nati vi pare? Volete che proviamo? La prima e la seconda (asciugandosi le lacrime con dei fazzoletti di fine battista) ■— Sì, sì, proviamo. (La Terza annaffia abbondantemente la pianta in questione). I l seme delle margherite (sbucando dal vaso) — Io domando e dico, bambine mie, che modo sarebbe questo di volermi far nascere per forza? Ma non sapete che ogni cosa va fatta a tempo e luogo? Credete voi che si possa mangiare quando non si ha fame, dormire quando non si ha sonno, an dare a spasso per il Corso la domenica quando non si può camminare? Io posso fornirvi, care le mie bambine vanitosetle, dieci margherite per stagione e non più. Mi pare che da un seme piccolo co me me, vogliate pretendere un po’ trop po. E siccome le persone che non si con tentano mai vanno punite a dovere, io me ne vado per i fatti miei, ecco, e in quel vaso li non ci sto più. Non voglio mica restare a marcire lì dentro. Così quest’altra stagione avrete voglia ad aspettare le mie margherite. Arrivederci. La terza — Senta, signor seme, signor seme. I l seme — Mi lasciate andare, sì o no? La terza — Non se l ’abbia così a male di quell’innaffiatura... I l seme — Avermene a male! Ma sap piate bene, smorfiose mie, che, bagnan domi a quel modo, mi avete seccato ab bastanza... La terza — Ma via, le chiediamo scusa, non sia così sgarbato... I l seme — Ah, ab, sgarbato, vero? Ave te proprio ragione. Quando non alligno 10 sono sgarbato e maligno. E vi dico, vi dico... Le tre sorelle (ansiosamente) — Che cosa, che cosa? 11 seme — Io vi dico: bambine mie, state attente per Eavvenire. Chissà che non sia proprio una pianta la cagione del vostro pianto. Arrivederci (scompare). La prima (alla terza) — Hai visto che cosa hai combinato? Ho avuto una paiira terribile... La seconda (alla terza) — Se se ne accor ge il babbo che hai fatto scappare il se me delle margherite... La terza — Care sorelline, ma io cre devo... La Prima — Bisogna proprio essere sciocche come te per credere che da una pianta possano nascere i fiori fuori sta gione... La terza —- Care sorelline, ma io cre devo... La prima -— Che cosa credevi? La seconda — Credevi che cosa? La terza — Credevo di farlo per il vo stro bene, ecco. Dopo tutto quasi me lo avevate chiesto voi... La prima — Chiesto noi? Oh, che bu giarda! La seconda — Ali, che ipocrita! Se non c’era nemmeno passato per la testa! Pinco P allino (entrando) — Care le mie figliole, care le mie belle figliole, care le mie belle e brave figliole, anzi, care le mie belle, brave e buone figliole, ec comi qua. La prima — Buongiorno, papà. La seconda — Buongiorno, papà. La terza — Buongiorno, papà. (Una pausa). Pinco — Oli Dio, oh Dio, la mia testa!... Le tre fig lie — Perchè, babbo, che c’è? Pinco — C’è che non ricordo già più che cosa mi avete detto in questo momento... La terza — T i abbiamo augurato il buon giorno, caro papà. Pinco — Ah, sì, è vero, è vero, ora ram mento. E’ incredibile come sono smemo rato. E che cosa stavate facendo, care le mie figliole? La seconda — Stavamo parlando del pili e del meno, papà. Pinco — Brave, brave. Però voglio darvi un consiglio. Tra il più e il meno parlate sempre del più. Ricordatevi che a questo mondo è sempre meglio abbondare... La prima E la seconda — Grazie, papà. Pinco — Come si sta bene a casa pro pria, bambine mie. Dopo tanto girare, dopo tanto viaggiare, ora per un bel pez zo conto di non muovermi più (suonano). La prima -— Hanno suonato. La seconda — Mi sembra che abbiano suonato. La terza — Visto che nessuno si muove andrò ad aprire io. La prima — Uh, che ipocrita! La seconda — Uh, che ipocrita! I l fa tto rin o del telegrafo — C’è un te legramma per il signor Pinco Pallino. Pinco — Pinco Pallino sono io. I l fa tto rin o — Oh, finalmente! Sentivo sempre dire : « domandalo ,a Pinco Pal lino, raccontalo a Pinco Pallino ». Ora, finalmente, ho saputo chi è questo famo so Pinco Pallino. Pinco (congedandolo) — Eccovi uno scu do, brav’uomo. ( Il fattorino esce). Pinco ( aprendo i l telegramma) — Figlie care, un bastimento è allo scalo di Calais, devo andare, è lì per me, senza perdere un momento... Le tre fig lie : E ’ arrivato un bastimento carico di... carico di... ha sfidato pioggia e vento carico d i... carico di... ha passato tutto il mare carico di... carico di... acque dolci od acque amare carico di... carico di... Babbo, quando avrai finito di viaggiare, di lasciarci sole sole, notte e dì?... Pinco — Che volete, bimbe mie, come si fa? Questi affari non concedono ripo so. Anch’io sono, come voi, desideroso di godermi la tranquillità... Ma vuol dire, se sarete state buone, al ritorno voglio farvi un regalino... La prima — Babbo, a me quei bei mer letti di Lione... La seconda — A me l ’abito guarnito di ermellino... Pinco (alla terza) — E a te, cara, che regalo potrò offrire? ;La terza — Io non so, forse vorrei, chissà... Pinco — Che cosa ? La terza — Se potrai, babbo, riportami una rosa. La prima — Uh, che ipocrita! La seconda — Uh, che ipocrita!... La terza: V i sembra una cosa mai tanto curiosa ch’io chieda soltanto una rosa? Ch’io sia un poco meno di voi vanitosa? Ma pur di sembrare smorfiosa scontrosa sdegnosa io chiedo una rosa una rosa una rosa! Le sorelle — Uh, che ipocrita! La terza — E che cosa dice il telegrampna, papà, che devi partire molto in fretta ? Pinco — Peggio, bambine mie! La seconda — In quattro e quattr’otto? Pinco — Peggio, bambine mie! La prima — Subito, subito? Pinco — Peggio, peggio, bambine mie. Niente di meno devo partire immediata mente ! Le tre fig lie — Immediatamente. Pinco — Ecco qua: a Attendiamovi im mediatamente - Stop. Arrivato bastimen to... ». Oh, Dio, Dio, la mia smemoratezza... Le tre fig lie — Perchè, babbo, cosa c’è? Pinco — C’è che non ricordo più di che cosa è carico il bastimento e qui non c’è scritto... Oh, Dio, oh Dio, come si fa? La terza -— Ma non ti disperare, così, caro papà; vuoi che facciamo il giuoco del fazzoletto? Potrebbe darsi che ti aiu tasse a ricordartene... La prima — E’ arrivato un bastimento carico di M... Forse era carico di M, pa pà, pensaci bene... Pinco — Macché, macche... La seconda — E’ arrivato un bastimen to carico di... N... Non ti sembra che fosse carico di N, papà? Pinco — Niente affatto, niente affatto... La terza — E’ arrivato un bastimento carico di F... Speriamo che sia carico di fidanzati. Pinco — Carico di F, carico di F... E ’ vero, è vero, ora mi ricordo. Oh, Dio, oh, Dio, è carico di fiammiferi, fatemi sbrigare, per carità, che se se ne accende uno mi va per aria tutto il bastimento!... La prima — Babbo caro, ecco l ’ombrello. La seconda — Babbo caro, ecco il man tello. La terza — Babbo caro, ecco il cappello. Pinco — A presto, a presto, bambine mie... v !|$ ! La terza — Torna presto, caro papà. Pinco {parte. Dopo due minuti rientra a precipizio) — Oh, Dio, oh Dio! ho di menticato l ’ombrello. La prima — Ma l ’hai in mano, caro papà. Pinco — Oh, che smemorato, addio, ad dio! (parte). (Le tre figlie fanno per mettersi a sedere). Pinco (rientrando a precipizio) — Oh, Dio, oh Dio, ho dimenticato il mantello! La seconda — Ma l ’hai addosso, caro papà. Pinco — Oh, che smemorato, addio, ad dio! (parte). (Le tre figliole fanno per rimettersi a sedere). Pinco (rientrando a precipizio) — Oh, Dio, oh, Dio! ho dimenticato il cap pello ! La terza — Ma l ’hai in capo, caro papà! Pinco — E’ vero, è vero; addio, ad dio... (parte). (Le tre figliole lo salutano dalla finestra. Si sente il rumore dei sonagli che si al lontanano). Le tre fig lie (cantano)-. La settimana ha sette giorni, con trenta giorni si forma un mese, dodici mesi fanno un anno. Babbo, babbo, quando torni, se sapessi quanto affanno che ci danno queste attese. (Improvvisamente si sentono di nuovo i sonagli. Pinco Pallino rientra affanna tissimo). La terza — Hai dimenticato qualche al tra cosa, caro papà? Pinco — Che testa, che testa, bambine mie! Quando sono stato alla stazione ho dimenticato cosa dovevo fare!... Le tre fig lie — Ma dovevi partire im mediatamente, caro papà... Pinco — E’ vero, è vero, addio, addio!... Le tre fig lie : Pinco Pallino, Pinco Pallino, che cervello da bambino si ricorda del mantello e dimentica l ’ombrello, il vestito da lavoro se lo mette il dì di festa si ricorda del cappello e dimentica la testa. Tondo, tondo e piccolino, viva papà Pinco Pallino!... Pinco — Dovevo partire? E ’ vero, è vero! Sapete adesso che cosa faccio per non dimenticarmene più? Mi faccio un bel nodo al fazzoletto. Addio, addio, (esce. — Rientrando dopo un minuto come una palla) Bambine mie, mi trovo qui un nodo al fazzoletto e va a indovinare di che dia mine mi dovevo ricordare. Le tre fig lie — Pinco Pallino, Pinco Pallino, ecc. £$L á á a s e c o n d e (2VeZ giardino incantato. Fiori fantastici e cancelli d’oro). I FOLLETTI (sbucando fuori dai cespugli) : Primo f o lle tto — Guarda, guarda che tipo buffo sta venendo da questa parte!... Secondo f o lle tto — Viene proprio nel nostro giardino, ora si che ci diverti remo!... I I seme (sbucando fuori anche lu i) — Scusatemi tanto se metto bocca in un di scorso senza essere stato interrogato, ma sapete come si chiama quello lì?... Nien te di meno si chiama Pinco Pallino! I FOLLETTI: Pinco Pallino, Pinco Pallino, o che nome strampalato ci sei venuto o t i ci hanno mandato Pinco Pallino, Pinco Pallino!?... I I seme — Ce l ’hanno mandato, e ce lo hanno mandato le sue tre figliole, anti patiche, sciocche e dispettose! Così di spettose che a furia d’innaffiarmi fuori stagione mi hanno fatto scappare per di sperazione. Ma io gliel’ho detto a quelle ragazze. « Voi siete dispettose e io sono maligno ». E questa volta mi voglio pro prio vendicare. Secondo fo lle tto — Eccolo, eccolo. I l seme — Nascondiamoci, nascondia moci !... Pinco (entrando tutto sudato) —- Oh, che smeinoratezza! Ho incontrato uh ixmt»dino e gli ho detto : « Dimmi, dimmi, contadino — qui vicino c'è un giardi no?» e allora il contadino mi ha detto: e Di giardini ce ne sono parecchi, tanti a destra e tanti a sinistra ». E io gli ho detto: « Sono più belli quelli di destra o quelli di sinistra? ». E il contadino mi lia detto: « Sono tutti belli allo stesso modo, ina ce n ’è uno più bello di tu tti; bada, bada, Pinco Pallino, non entrare in quel giardino!... ». E come faccio io a sapere qual’è il più bello se non mi ricordo com’erano gli altri? (si guarda attorno) Anche questo è bello la parte sua, non dico di no, ma possibile che proprio debba essere i l più bello di tut ti?... E poi, a proposito. Dimenticavo che ormai ci sono e quello che è fatto è latto... Soltanto non mi ricordo più che cosa ci sono venuto a fari-'. E ’ incredibile come sono smemorato... Pensiamoci un po’ ... Che cosa pagherei per potermene ricordare... ( appare improvvisamente la panchina fatata) Oh, meno male che qui c/è una panchina... Chissà che quando non m i sia riposato non mi torni anche la memoria... (posa il cappello sulla panchina). I l seme (di dietro al cespuglio) — Pin co Pallino, Pinco fa llin o . Pinco (si volta. Spariscono la panchina c il cappello) — Curiosa! Mi sembrava che mi avessero chiamato!... (guardan dosi attorno) Ma siccome per essere chia mati bisogna che ci sia qualcuno e qui non c’è nessuno, è proprio segno che mi sono sbagliato!... Strano però! Mi sem brava di aver vista la panchina e di averci posato sopra qualche cosa, non mi ricordo bene che cosa... ah, di averci posato sopra il cappello. Ma siccome il cappello, senza dubbio l ’ho in testa e la panchina non c’è, è proprio segno che mi era sembrato... Peccato, peccato, per chè, non me ne ricordo proprio bene, ma mi sembrava d’essere stanco... (appare, la fontana fatata) Oh, che bella combi nazione! Certo è assai preferibile aver sete e trovare una fontana, piuttosto che essere stanco e non trovare una panchi na... (si accosta per bere). I f o ll e t t i (cantando di dietro i cespugli) Pinco Pallino, poveretto vuole bere ma è sudato. Asciugati col fazzoletto cercalo in terra che t ’è cascato! I I seme (sbucando dal cespuglio gli sfi la il fazzoletto dalla tasca). Pinco — Oh, curioso, curioso... Mi sem bra di aver sentito dire : a Asciugati col fazzoletto, ma cercalo in terra che t ’è cascato ». Questo è senza dubbio un sag gio consiglio. Infatti sono sudato e il faz zoletto mi è cascato in terra... E’ strano però... Chi può averlo detto se non c’è nessuno? Eh, ma diamine, non mi ricor davo più della coscienza! Non abbiamo tutti, chi più chi meno, la coscienza, Pinco — Ah, ah, ah, un uomo-gnomo! tranne quelli che non ce l ’hanno affatto? Questo sì che mi ha fatto ridere di cuo E non si dice sempre: « E’ la voce della re! Ci ha indovinato, devo cogliere un coscienza? ». Ora è chiaro che se non c’è fiore. Ma vaitela a pesca che fiore devo nessuno e ho sentito una voce che dice cogliere... Una fresia? Una viola? Più va: « Asciugati prima col fazzoletto... » ci penso e più lo scordo. Una primula, un eccetera eccetera, quella voce era la vo mughetto? Un giacinto? Un fior di pra ce della coscienza... Sicuro, m’asciugo to? Sembra fatto per dispetto! Ma per prima coscienziosamente col fazzoletto e bacco, quella cosa che comincia con un poi bevo, (la fontana scompare) Questa ro e finisce con un sa, cosa diamine sarà? sì che è bella! M ’è cascato il fazzoletto e ( / Folletti e il Seme sbucando fuori dal mentre mi chinavo per raccoglierlo ho cespuglio e facendogli intorno il giro dimenticato che cosa dovevo fare... Am tondo). mettiamo che io sia venuto per cogliere Lo GNOMO: qualche cosa... Ora, dico io; che cosa si L ’ha in punta di forchetta può cogliere in un giardino? (entra uno rosa e rosetta gnomo giardiniere tirando la carriola). ma è sciocco e non lo sa Lo gnomo (con una vocino sottile sottile) rosa e rosà... — Un albero... Pinco — Lo sapeste almeno voi che siete Pinco — No. così buffi!... Lo gnomo — Una siepe. Lo gnomo — Buffi?... Perchè non t i sei visto mai!... Hai un poticello sulla punta Pinco — No. Lo gnomo — Un cespuglio. del naso e il naso è storto e il collo è Pinco — E ’ impossibile! troppo corto. Tu sì, che sei buffo e non Lo gnomo — Aspetta, aspetta... Forse sei lo sai!... venuto per cogliere un fiore... Pinco — Z itti, zitti, l ’ho trovato, l ’ho Pinco — E’ vero, è vero, sono venuto per trovato, meno inale! Perchè certo quella cogliere un fiore... Ma mi levi una curio cosa che fa ro prima e poi sa, eh, ma dieo, è naturale, non può esser che la rosa! sità... Lei è un uomo o non è un uomo? Lo gnomo — Pinco Pallino, — Pinco Pal Ro-sa! La rosa che devo riportare alla lino, — io non sono — proprio — un mia cara figliola, perbacco! uomo — se non sai — come mi chiamo Ora dunque non mi resta — fatti un poco — più vicino — che se che di coglierla e d’andare no — divento roco. — Sono un uomo, — e speriamo mentre colgo ma per gioco — perchè sono — un uo- che non mi esca dalla te^ta. Dunque, rosa, rosa, elà... mo-jjaomo. (*sg<*). La rosa (scappando via): Pigliami, pigliami... Pinco Pallino son la più bella di tutto il giardino, non lo sai che il giardino è fatato, Pinco Pallino sciagurato? Pinco — Oh, Dio, oh Dio, è un giardino fatato. Povero me, che cosa mi succede? I f o ll e t t i — Scappa via — scappa via — scappa via a gambe levate — ora viene — per davvero — tutto nero — brutto, — sporco... Pinco — Chi verrà, chi verrà? I FOLLETTI (scappando a nascondersi) —L ’orco, l ’orco!... l ’orco, l ’orco!... L ’orco ( uscendo fuori a ll’improvviso) — Ladro!... Pinco — Sa, sono un mercante! L ’orco — Peggio, quattro volte ladro! Chi t i insegna, furfantello, a rubar la roba altrui? Sai ch’è male, o sia per cui non è proprio punto bello? Pinco — Ma mi lasci ragionare, signor Orco, io non rubavo... L ’orco — Non rubavi? Pinco — No, coglievo! L ’orco (a parte) — E’ anche sciocco, lo dicevo, è un po’ corto di cervello! Vieni qua, con me, rifle tti! Dunque: o bere o affogare Hai deciso? Non mi pare. 0 saltare questa minestra 0 mangiare quella finestra a sinistra oppure a destra hai capito? niente ancora vuoi che proprio te lo dica senza più delicatezza? Preferisci: che io mi prenda la tua figlia per isposa o che invece, è tale e quale io ti mangi rosolato come un piccolo maiale, vale a dire come un porco?... Perchè, intendi, disgraziato, niente meno io sono Forco!... Pinco — L ’or?... L ’osco — ... co!... Pinco : Per la pena e lo spavento non ci vedo e non ci sento non so più se sono desto, s’è bel tempo o tira vento. S’è già tardi oppure presto chi lo sa? come diamine si fa? 1 FOLLETTI (girandogli intorno): E tra le rose e le viole sei cascato nella rete l ’orco ha sempre fame e sete e così ti mangerà!... é & & ó** ** * m c (In un'altra delle tante stanze deU’appartamente di Pinco Pallino). Le tre fig lie (cantano): Rondinella nera e bianca vola vola e va lontano passa il monte e passa il piano passa il fiume e passa il mare e di’ al babbo che ritorni siamo stanche d’aspettare. La prima — Benedetto papà Pinco Palli no, questa volta che diamine fa? La seconda — A momenti sono passati tre mesi e ancora non se ne sa niente! La terza — Sorelline mie, è tanto sme morato cbe è capacissimo di essersi addi rittura dimenticato di tornare!... La prima — Vogliamo andargli incontro? La seconda — Davvero, che bell’idea, andiamogli incontro ! La terza — Andiamogli incontro, sorel line mie, ma facciamo presto perchè sto tanto in pensiero! La prima — Prima di pai-lire bisognerà bene che io faccia il bagno, mi lucidi le unghie, mi arricci i capelli, mi metta la cipria e mi prepari un vestito nuovo... La seconda — Questo viaggio non sap piamo quanto potrà durare. Lasciate al meno cbe io mi ricami quattro dozzine di fazzoletti... La terza — Ma sorelline mie. non c’è un minuto di tempo da perdere. Queste sono tutte vanità di cui potete benissimo fare a meno... La prima — ... lucidarsi le unghie?... £ e z © q u a d re La seconda — Ricamarsi i fazzoletti per il viaggio?... La prima e la seconda (insieme) — Tu le vorresti chiamare vanità?... Ma que sto, ipocrita mia, sono tutte ne-ces-si-tà... (lontano si sente un rumore di sonagliera e Pinco Pallino che canta): 0 cavallino, cavallo moro trotta e corri, corri e vola avrai biada e avrai ristoro, o cavallino, cavallo moro... La terza — Ecco il babbo, non mi sba glio!... La seconda — Senti? Viene la carrozza! La prima — Si conosce dal sonaglio... T u tte insieme — Hop, hop, hop, elà! viva, viva, il babbo è qua!... Pinco — Figlie cara, bimbe belle... Le fig lie — Dalla voglia di vederti non si stava nella pelle. Pinco — Care, care le mie figliole. Le fig lie : Con un uovo di piccione li faremo un frittatone o se hai fame una frittatina con un uovo di gallina. Pinco — Grazie, grazie, care le mie fi gliole. Piuttosto datemi un fazzoletto, per carità, e datemelo bello grande perchè devo piangere parecchio! Le fig lie — Papà caro, papà caro, cbe cosa t ’è successo? Pinco — Bambine mie, che cosa mi sia successo con precisione non me lo r i cordo, voi sapete che sono tanto sme- morato... Ma sono entrato nel giardino dell’orco, per cogliere la rosa, capite? ho visto l ’orco in persona e questo m’è rimasto bene impresso... Le fig lie — Oh, povere noi, oh, povere noi!... Pinco — E l ’Orco m’ha date ventiquattr ’ore di tempo per decidermi, ma io non mi ricordo più che cosa dobbiamo fare... Non mi ricordo più se vi vuole mangiare o se vi vuole sposare, se mi vuole sposare 0 se mi vuole mangiare, se vi vuole spo sare prima d’avervi mangiato, o se mi vuole mangiare dopo avervi sposato... Oh, Dio, oh, Dio, come si fa?... Bambi ne mie, questa è una grande calamità e bisogna partire senza perdere un minuto. Le fig lie : Babbo mio, babbo mio se tu piangi, piango anch’io. Se tu hai pianto piangerò con più impegno che potrò. Oh, che bel piagnucolio!... fe c o n d o e w — U r w a n t s o f f ette pubM icSiertm o Ir a due n u m e ri con (¡rande successo d a lla Com pagnia eli R A R I® M IC C O D E M I ^ n le r p r e li p r in c ip a li V E R A L U I G V E R G I € I M A A M I R A R e a liz z a lo p e r lo schermo da M A R IA 3 A C G B IN I Q uesia com m edia è n o ia in £%n4àa ¿1 p e r la sua o r i^ in a lilÀ V E R M a c A U T E R I O x» Il pittore Erberto Carboni, recandosi a Parigi per glie? Sono nove anni che non mi riesce di farla ri allestire la messinscena di una nuova rivista di Mi- pulire a spese del padrone di casa: se lei me la stinguette e Spadaro, si è fermato qualche giorno a fa per poco ¡pago di tasca mia... Torino perchè un mecenate della pittura, miliona Y Giuseppe Bevilacqua, ha avuto un grande suc rio, gli aveva fatto sapere che avrebbe acquistato cesso a Milano con la sua commedia veneta Vasta volentieri alcuni pannelli decorativi fatti da Carbo che te la diga o vusta che te la curila? Dopo il terzo atto, esausto per essersi presentato ni, die aveva avuto occasione -di ammirare in una venti volte alla ribalta e assordato dagli applausi, principesca villa del trentino. Erberto Carboni, più elegante di Brummel redivi si reca nel camerino della prima donna dove incon vo, si reca dal mecenate. Un’ora di conversazione tra un amico in compagnia di una signora. Effusioni, complimenti, ecc. sulla pittura dell’ottocento. Tè, — Sono stanco, sono stanco, pasticcini, molti cioccolatini — dice Bevilacqua al quale of unica consolazione di Carboni frono molte sedie. che non mangia pasticcini e E la signora che accompagna beve il tè soltanto di notte se l ’amico, candida: in presenza di un medico chia — Di chi è la commedia che mato di urgenza. si è rappresentata stasera? Ma dei pannelli nemmeno g « Arnaldo Fraccaroli è an una parola. Carboni si acco dato in india. Ecco che ci sia miata un po’ avvilito, ed esce. mo vendicati della venuta di Sulla porta di strada il portie Tagore in Italia! La nuova Ita re gli consegna una lettera. lia non dimentica e non per — Per me? — domanda Car dona ». boni ¡perplesso, poiché non ha Questo «motivo » del Gior l ’abitudine di farsi indirizzare nale dell'Arte, l ’intelligente set le lettere in casa dei suoi timanale diretto da Giuseppe clienti. Avuta risposta affer Silvani, è troppo bello per non mativa, legge. 11 munifico me farlo conoscere anche ai no cenate con parole di lode e stri lettori. con tatto veramente squisito La sera dell’inaugurazione gli dava un’ordinazione ma del teatro « Excelsior » di Mi gnifica per il soggetto intelli lano, il pubblico, mal soppor gente e per il compenso regale. tando il teatro di prosa fra i — Grazie, grazie, — dice diversi « numeri » dello spet Carboni, ancora dinanzi al tacolo, disapprovò il Topo di portiere, felice e sorridente. Poi, vedendo il suo imbaraz Alla «Comédie Champs-Elysées» di Pa Bonelli-Cetoff, deliziosa com media che rappresentata da zo, gli dice : — Ha ancora altro rigi, l’italiano Vittorio Podrecca, co! dieci compagnie ha sempre da darmi o da dirmi? « Teatro dei piccoli » ha dato il cambio avuto un grande successo. — Ecco, vede, — risponde il al « Siegfried » di Jean Giraudoux, riu Un amico di Boneili, incari portiere, — ho visto dall'indi rizzo che lei è pittore; non po. scendo a interessare la critica e a scuo cato di far sapere all’autoro, che abita a Firenze, l ’esito del Irebbe dare una ¡mano di co tere il pubblico (che è più difficile). lo spettacolo, gli telegrafò: lore alla camera di mia mo- TEHMOCÁUTEKIO « Non hanno voluto sentirlo ». Cetoff rispose: a Ripetete fino a quando non lo capiscono ». E le repliche continuano. 4F Dice Diego Calcagno: » Gli uomini sono come gli angoli. Quando sono troppo acu ti e quando sono troppo ottusi non possono mai essere retti ». m II Figaro ha fatto un’inchie sta sulle più belle frasi del tea tro antico e moderno. Di quello antico Charles Le Gollie sceglie una frase del » Mercante di Ve nezia » di Shakespeare. « Che ora è? » chiede un personaggio. » L’ora di essere un uomo one sto », risponde l ’interpellato. Edmondo Guiraud afferma che la frase, che preferisce, la tro va nel quarto atto del « Chantecler » di Rostand. Ed è il Rosignolo che la dice al Gallo: » Sappia dunque questa triste e confortante cosa: che nessun gallo del mattino nè rosignolo della sera ha dato tutto il can to che sognava di dare ». Enri co Kistcmaekers dice che per lui non vi è frase più efficace di quella di Corneille nel « Cid » quando lo fa esclamare: «Ah! se morissi! ». Alberto Thubandet trova la più grande comicità in una frase del « Giuocatore » di Regnard, quando il servo impe disce che « Valerio. » sfidi a duello colui che, tenendo il ban co, lo defraudava, dicendogli: « Che cosa vorreste farne, pa drone, del naso del mercato re? ». E’ la comicità che disar ma, perchè dopo di ciò « Vale rio » non può più tagliare il na so al suo nemico. Certo, che si mili frasi non possono avere il loro rilievo e significato che dal modo col quale l ’attore le pro nuncia, e allora esse restano nel teatro e nel ricòrdo di coloro che lo amano e lo frequentano. —- Sai che cosa mi piace in Dina Galli? — dice Toddi al ca ricaturista Onorato. — La gran ile sincerità del suo carattere. Essa è una donna straordinaria mente franca. — Fidati della gente! — ribat ta il giovane caricaturista. — Mi avevano sempre detto che la Galli è una falsa magra, g Prandi, Falconi, Biancoli, Monelli, Onorato, sono i cinque più grandi fredduristi del seco lo. In ogni numero delle nostre riviste vi sono delle loro battu to sotto zero da impaurire au- che i componenti della, nuova, spedizione Sud-polare. I L T E A T R O Calcagno tenta schiacciarli : « Gli alpinisti sono come le D ’ A. R T E stiratrici. I primi cercano le montagne, le seconde cercano i D I M I L A N O colli». « Carola Prosperi è una scrit trice che cadenza nel nome la felicità: Carola, prosperi». « L’onorevole Lanfranconi so miglia più alla lana che alla seta. Perchè non è « raso ». « Tra i medici di campagna avvengono delle cose stranissi me. Ne conoscevo uno di mora lità illibata che aveva una pes sima condotta ». « Ormai i music-halls somi gliano alle siepi. Sono pieni di more ». •+ Onorato accompagna una piccola amica in un negozio di mobili e la aiuta a scegliere le suppellettili necessarie a met tere su un appartamentino. — Questo armadio — fa la bella fanciulla —• mi piace mol to. Tu che ne dici? — Non te lo consiglio affatto. — Non ti piace? — Non è questo, piccola. E’ che questo armadio mi sembra molto malato. — Perchè? — E’ di-abete, — spiega il ca ricaturista, felice per aver bat tuto Prandi, Falconi, Biancoli, Monelli, Calcagno. }f La gioia di Onorato dura, un istante; ecco come Monelli lo supera : Un editore al quale Paolo Mo nelli ha promesso di dare un suo libro da molto tempo, va a fargli visita. Monelli che non ha ancora pronto il libro, cer ca di distrarlo, senza sapere che lo ucciderà di polmonite: — Avete pensato mai, caro amico, — gli dice, — che cosa avverrebbe se due lords salisse ro sul ring per misurarsi in un incontro di boxe? — No. — Due lords farebbero match nullo. — Perchè? ’* 9 ¿scsfvàsafis ¿«ella. — Perchè i lords sono pari. C0Xií£»edáa, s%<£2t la cciKtmedia f y Dino Falconi, nel torneo delle freddure, passa con som « C rs « 5 T L Ecco mo disprezzo. A Monelli e Ono rato che stanno rimettendosi %&Kk*5 <¿£e¿ «lei dall’emozione, domanda: — Sa pete quali sono i pesci che si somigliano tanto da non poter \ C APO li distinguere l’uno dall'altro? \ » Sono ¡-dentici! TERMOCAUTÈRIO U M B E R T O M E, B N A T I ha, come Armando Falconi, suo maestro, il gusto del personaggio, la interpretazione viva, la facile pron tezza, la oomunicativa immediata. Giovanissimo fra i più giovani del nostro teatro, ha cosi pochi anni da non poter dire di lui nemmeno una di quelle frasi che inchiodano di ve nerazione, incutono rispetto e fanno rimanere in ginocchio per una set timana: « Ha recitato con Tomaso Salvini ». No. Melnati non ha avuto questa fortuna comune a coloro che hanno soltanto quarantasei anni più di lui. Ma fra quarantasei anni esattamente si dirà di Melnati: « Ha recitato con Armando Falconi ». Sarà la sua gloria; e il biografo dirà, con le parole monumentali che fanno del vecchio attore celebre una lapide commemorativa, «fu il deli zioso interprete di tutti i tipi che per apparire stupidi alla ribalta ave vano bisogno di una intelligenza quattro volte superiore alla normale», Dopo Stanislao Ciarli nessun altro è riuscito, dicendo qualche volta po che parole, a comporre i personaggi come quelli che Melnati ci ha abi tuato a farci conoscere tutte le sere o sotto un trucco perfetto o con la sua eleganza da Menjou ringiovanito. Fortunatamente Melnati non è foto genico come Menjou; altrimenti avremmo un delizioso attore di meno, mentre Holliwood lanoerebbe a no stro danno un divo di più. Prandi guarda i suoi colleghi attraverso le sue enormi lenti, e con disprezzo dice ; — Chi non riuscirà mai nella carriera mi litare? Gli spilli: sono sempre appuntati! Dopo la rappresentazione della Padrona Ugo Betti conduce al ristorante, come s’usa, una delle sue gentili interpreti. All’anti pasto arriva, come s’usa, il solito amico ricco che chiede per messo, siede affettuosamente sul divano vicino all’attrice e si mette a confabulare. Durante tutto il pranzo l ’ingrata donna pencola verso il calvo e panciuto Dongiovanni e volge quasi le spalle al giovane au tore che pure non è ancora da buttar via. Le rosee intenzioni di Betti stanno diventando funeree. — Ti fa becco — maligna Erberto Carboni da un tavolo vicino, ammiccando. — Sai, la donna è una bilancia — giustifica Betti verde — e pencola dalla parte ove più riceve. w I DRAMMI DEL DESTINO di Cam; : ATTO PRIMO: II presagio. (La scena rappresenta II salotto di Miarka, Vextralucida). Miarka l ’extralucida —- Seduta fra un gufo imbalsamato e un corvo domestico, con un gatto nero sui ginocchi e con la mano destra posata su un teschio, io aspetto i clienti per le consul tazioni. I l signore previdentissimo (entrando) — Buongiorno. Quale sarà il mio destino? Miarka l ’extralucida — Per svelare l ’avvenire, bisogna anzitutto ch’io dorma (si corica in una grande culla). Fatemi una dolce ninna-nanna. I l signore previdentissimo (cullandola dolcemente) - Dormite o siete sveglia, Miarka l ’extralucida? Miarka l ’extralucida — Non dormo ancora. Mi canterò io stessa una ninna-nanna molto mistica e molto infallibile (canta). Do, !a, si, do, Re, mi, fa, sol, la, si, do, Do, la, si, do, Re, mi, fa, sol, la, si, do! I l signore previdentissimo — Siete addormentata, o Miarka l'e xtra] ucida? Miarka l ’extralucida — Profondamente! I l signore previdentissimo — Quale sarà il mio destino? Miarka l ’extralucida — Morirete in seguito a un accidente fer roviario. ATTO SECONDO : La forza del destino. I l signore previdentissimo (all'amico) — Dieci anni or sono, una veggente extralucida mi ha predetto una morte in seguito ad acci dente ferroviario. Da quel giorno ho preso in proposito tutte le precauzioni necessarie. Da quei giorno, io non sono mai più sa lito su un treno. Ho perfino soppresso il mio treno di vita. Posso dunque senza alcun timore guardare in faccia l’avvenire e ìdflschianmi altamente del fatale presagio. L’amico rassicurante — Nessuno, per quanto faccia, può sfuggire al suo destino. I l signore previdentissimo — Eccomi giunto davanti a casa mia. L’amico rassicurante — Affacciato alla finestra del quinto piano, tuo figlio ti chiama con voce allegra. I l figlio allegro (affacciato alla finestra) — Papà! Papà! Guarda che bel giocattolo! Me l’ha regalato un signore che conosce mammà! (prende il giocattolo e lo lascia cadere nella strada). I l signore previdentissimo (cadendo a terra) — Cielo! Questo gio cattolo, nel cadere, mi ha sfondato il cranio. Io muoio!... (all'a mico rassicurante). Come vedi, mio caro, Miarka l ’extraiucida aveva sbagliato, lo non muoio in seguito a un accidente ferro viario. L’amico rassicurante (mostrando il giocattolo al morente) — Guar da: il giocattolo uccisore è una locomotiva... Nessuno, per, quanto faccia, può sfuggire al suo destino!... SIPARIO PROPRIETÀ’ LETTERARIA E ARTISTICA RISERVATE 48 STAB. C. MULATERO E A. FERRERÒ - VIA MONTI, 9-11 - TORINO - ERNESTO SCIALPI, RESPONSABILE c ^ JO H N S O B N H S T E T s IjN a t s C p !\1 P A N Y N O V A LB E R T O Hi £ I I c a p p e p e r ie lio l i c e le i p ai m. i s ile n t e i _______ i rQ&$ruo I À . C O LA N T U O N I à *t i i a m n j6 i jr « 12 V M A R C E L L O i jS a» L. | \ : , ! T p e G A L L IA N d o n n a f a 1 1 G u fo T H Y d i l à e m a n z o r r « i r i f a t a i» i ( u < le l e c i ( ( à i t a l i a n e n e lle m a g n ific h e s a le cBeil’u n ic a c o n c e s s io n a ria A n o n i m a P i f t a l u a a

Documenti

Tipologia

Il dramma : rivista mensile di commedie di grande successo. - Torino : Grandi firme, 1925-1992.

Fondi collegati

appartiene a