A N N O X - N . IS O —MMaMBM— M— — — L t r e i f 5 —— ■■— — —— — '© tS F 1 B 1 R A I O — —w'1 -1- — i— —* P a o I * M & stb& m i e & l u l í c .S á& sm l E D I T R I C E “ L E G R A N D I F I R M E ” - T O R I N O ; S I G A R E T T E o n r \ «* Ì 9 s i g a r e t t a e g i z i a n a f a b b r i c a t a e s c l u s i v a m e n t e a l C a ir o e I n v e n d i t a p r e s s o ! e p r i n c i p a l i r i v e n d i t e d i t a b a c c h i e l o c a l i d i lu s s o ■ S o c. À n . " Le G r a n d i F ir m e „ V i a G . B o v e / 2 - T o r in o - T e l. 5 3 - G 5 0 r i v i s t a q u ir s d ie in a B e i l l u s t r a t a d i g r a n d e a t t u a l i t à , d i r e t t a d a P i r i g r i l l i S E S S À N T A Q U À T T R © P A G !H E S T A M P A T E I N T IE F O F F S E T • DIECI AR TIC O LI - U N A NOVELLA C E N T O F O T O G R A F IE m AL PO S B U C O : U s c ir à p r o s s i m a m e n l e e s a r à lin a r iv is t a v e lo c e A l CO LLABO RATO R I : D U IL E L I R E F A S C IC O L O #) Q U A L IR E N A R A N T A L ’ A B B O M E N T O Mi occorrono fotografie nitide e a rti coli brevi. Istantanee in bianco-nero, senza ritocco. A rticoli senza letteratura, senza frasi in lingue morte, senza punti esclamativi. Notizie precise, dati esatti, idee chiare, sintesi convincenti. Scrivete in uno stile da enciclopedia. Usate le parole come se fossero sottoposte alla tariffa telegrafica. Non raccontate i vostri stati d’animo. Se intervistate qualcuno, trascrivete ciò che vi ha detto lui, non ciò che gli avete risposto voi. Le fotografie saranno pagate in ragione del loro grado di Interesse e gli articoli in ragione della loro brevità. ■nini—niii ---r | I L R B O V C O M M E D IA I N E IN G IU S E P P E O S r'— rrtr.—iTri«~fi~Tiiìr'i«nr~irri C C TRE O I A ATTI L f “ -'■■-ri-nir'W li'rwhMVli.-irnrii O A L L A \< N Z ◄ ! «j 9w E &, a, Iw DI 3 SI L A N Z A E Rappresenfafe con grande succesco dalla Compagnia di Camillo PiloNo Giuseppe Lanza fu rivelato a! gran pub blio® da un concorso bandito da IL DRAM MA. Si è spesso gridata la croce addosso ai ceri carsi. Questo fu un caso fortunato. Da! concorso fu messo in luce un autore autentico: valoroso, severo, originale. Fu questa l’opinione dei pubblico che una se ra dei febbraio 1829, richiamato anche da un discorso di presentazione di Sabatino Lopez, affollava straordinariamente il tea tro Eden di Milano dove la Compagnia del Teatro d’Arie rappresentava la com media del Lanza IL PESCATO, pubblicata poi in « DRAMMA ». Ed ecco ora questo, iL BINOCOLO AL LA RQVESCSA, che ora pubblichiamo; la voro giocoso, ma con un fondo molto se rio e un po’ amaro. E’ stato recitato da Gamiiio Pilette con molto successo. Due opere assai notevoli e in cui isi ri velò ¡'arie del Lanza, ia quale poi mani festò una complessità maggiore neile com medie ESILIO e RITORNI, pubblicate nel 1929 dai Fratsiij Buratti di Tarino (una casa editrice che per i suoi criteri di scel ta dava già col suo nome garanzia di qualità eccezionale) e nei volume di no velle ALL’ALBERGO DEL SOLE pubbli cato nei 1932 dalle Edizioni di Soiaria. E forse sorprese ancora più grate ci serbano le ultime due commedie del Lanza, an cora inedite: Zìi DA e LA BUONA SEMENTA L’arte di Giuseppe Lanza, siciliano bruno e riarso, asciutto e chiuso in sé, alia ri cerca sempre di se stesso e di sempre più profondi motivi, è sobria e severa, umanissima, senza amplificazioni lette rarie. Secca e tagliente, tutta cose, il dia logo; avvincente e dinamica sempre l'a zione, anche quando, come ad esempio in ESILIO, si svolge in movimenti di com posta disperazione. «Autentice» è forse ii qualificativo che meglio si confà a queste giovane scrit tore e all’arte sua nobilissima di cerninedlografo e di novelliere. CESARE VIGO LODOVICI < a ut O u < «n MJ 3 S0 I o t ut es Ul X y nifi se tu 3 a 0 ss Ul 1 3 Z 0 1 t/> O OS a ' mJ Ul z •J§£*8.s&.ì? «BC ( «• «HCW & q M u £ J u c f a r u m S U w x n b L U U JF F fi C I » V I A UN FASCICOLO o c J k , h C I O R £ l l < I B o é E a 3 n , c U N T m * M E V & E N IO 0 ’ N E IIE (Viaggio «la sriioirsna «5»fiUS£,Pl?£. B£VH,A.C®UA. é^2«3S» «si iijscSsiai SAPETE C R O N A C A &LE D IS C H I u A l & c o I & 1A C O M 0 BOVE. 2 - X © ÌA 1 N © L. i,Affi - A B B O N A M E N T O A M T O O IL. SO - S A S A f iia o I . O j? E S E L I& iO POSSENTI £ (f v i 2 £ a LO a i i r m P A O L A S E K lO M N» T e l . 6 3 -OSO 5LSTE..R© a., «so B O R B O M I G IU L IO S T IP A I, Quanti sono gii attori ancora giova ni ohe nella scala dei vaiori del no stro teatro, si contendono il prima to? Molti certamente, che da qualche anno hanno raggiunto ia celebrità dei giovanissimi, in rapporto — s’in tende — all’età nelìa quale eravamo abituati a considerare celebri gii at tori. Ma in tanto spirito di rinno vamento italiano, anche il teatro Ita avuto le sue forze nuove, e fra que ste — in primissimo piano — tro viamo Paola Borboni e Giulio Sti vai. Non a caso la nostra copertina il unisce, e nemmeno perchè fanno parte quest’anno della medesima Compagnia (Buggeri); ma perchè in sistente è la voce, da noi divulgata per primi nella rubrica « Se non lo sapete... » che questi due bravissimi attori, formeranno una nuova Com pagnia, delia quale, naturalmente, sarà titolare la bella e incantevole Paola e primo attore Giulio Stivai. Realizzazione., questa, che ii pubblico vedrebbe con grande simpatia per chè l’entusiasmo delie platee, in que sti ultimi anni, lascia supporre ad ima ben gradita maggiore afferma zione della Borboni. Da parte nostra auguriamo a questi due attori cosi intelligenti e moderni di poter dare il meglio deile loro forze al nostro teatro, col proprio nome a con la propria riconosciuta volontà e abilità. A L E E R T O RO SSI &S3Ì&1CIìSa ¿ e l C i a c sra AUGUSTO G E N IN A usslG z u P i g Di questa commedia, Ma rio Intaglietia ha scrit to neiia GAZZETTA DEL POPOLO: Ci siamo imbattuti in un amenissimo personaggio comico, uno di quei tipi lepidi e gioiosi capaci da soli di riempire la sce na: nel pigro per tem peramento e per con suetudine, E’ costui Pan crazio: scansafatiche del la più bell’acqua, volut tuosamente adagiato nel più completo quieto vi vere, buongustaio del dolce far nulla, sibari ta delle lunghe persi stenti ore di assoluto ri poso. « Pigrizia » lo chia mano gli amici e pigri zia è il suo motto. Panciutello, rubicondo, gio viale, Pancrazio non è un ozioso per infingar daggine; no: è ozioso per passione, anzi l’ozio è ia sua passione. Ricco, felice, fortunato, non comprende perchè do vrebbe lavorare se nulla gli manca; e casi si ada gia in una esistenza co moda, lontana da ogni lusinga, priva di ogni commozione. Ha una bella moglie ohe l’adora e che adora, un nipote il quale ogni giorno gli porta le notizie del mon do, un discreto gruzzolo ohe gli permette di vi vere. Unico passatem po ed occupazione che si offre è quello di im bastire sciarade sdraiato in una comoda poltro na. Questi è Pancrazio; un tipo, ripetiamo, fat to apposta per una com media comica senza om bre, per una garbata ca ricatura senza amarezza, r i z i a C O M M E D IA m Tititi A m o SS ^1 ► S A B A T IN O L O P E Z o E L IG IO P O S S E N T I o z PIGRIZIA P E R S O N A t t i P ancra zio Ca*»avelSi * A,j»inalbe rando il suo più affabile sorriso. Un istante do po la porta si apre ed entrano Driscoll, Cocky, Ivan e Olson. Driscoll è un irlandese alto e robusto, Cocky un ometto atticciato con due baffetti grigi, Ivan un contadino goffo e impac ciato e Olson un norvegese di mezza età con ro tondi occhi azzurri. I prim i tre sono ubriachi fradici, specialmente Ivan, che si muove con difficoltà. Olson solo è perfettamente sobrio. Tutti indossano i loro abiti di festa e hanno Varia assai impacciata. Driscoll si è sbottonato il colletto duro e ha perduto la cravatta. Nick scivola nella stanza dietro di essi e va a sedersi a un tavolo nel fondo. I marinai si seggono in torno a un tavolino, sul davanti). Joe (con cordialità affettata) — Avanti, ra gazzi! Ben tornati a casa! D ris c o ll (si volta, barcollando e gli lancia un’occhiata) — Ali, siete voi? (Si guarda in torno, come riconoscendo i l locale) E’ la stessa sporca topaia, già! Cinque o sei anni fa, r i cordo, fu qui che m i addormentarono e mi por tarono via fino all’ultimo centesimo. (Con furia improvvisa) Che Dio vi maledica! Non v’az zardate a giocarmi un altro dei vostri tir i in fami, o io... (Mostra i pugni a Joe). Joe (interrompendo in fretta) — V i dovete sbagliare. Questo è un locale rispettabile... Cocky (con tono derisorio) — Sentitelo! E lui è un galantuomo, senza dubbio! Ivan (levandosi i l cappello e rimettendoselo EUGENIO Or NEILL subito dopo in testa, lamentosamente) — Non m i piace questo posto! D ris c o ll (si avvicina al banco. La sua furia è sbollita improvvisamente. Con tono gioviale) — Beli, non pensiamoci più, è acqua passata. Non voglio litigare appena messo il piede a terra, dopo essermi ubriacato come un prin cipe. (Tende la mano a Joe che la prende, im barazzato) Dacci da bere, principale! Whisky per tu tti e tre... whisky irlandese! Cocky (beffardo) — E un bicchiere di ga zosa per il bambinello! (Indicando col pollice Olson). Olson (con una risata bonaria) — Questa sera voglio fare il bravo ragazzo, per una volta. D ris c o ll (urlando, e indicando Nick, mentre Joe serve il whisky) — E vedi che cosa vuole quel maledetto figlio di rechilatori... e fate ognuno il comodo vostro. (Si toglie una sterlina di tasca e la butta sul bancone). N ick — Damimi un bock di birra, Joe. (Joe spilla hi birra e la porta a ll’altra estremità del bar. Quando Nick si avvicina per prenderla. Joe gli lancia un’occhiata significativa, accen nando con la testa verso la porta di sinistra. Nick gli fa cenno a sua volta che ha capito). Cocky (col bicchiere in mano, spazientito) •— Ho la gola secca, io! (Alzando i l bicchiere, a Driscoll) Alla tua salute, vecchio! D ris c o ll (intascando il resto del denaro, sen za guardarlo) —- Alla tua: e che l ’inferno arro stisca quel demonio di un nostromo! (Beve). Cocky — Ben detto! Che Dio lo accechi! (Vuota i l bicchiere). Ivan (mezzo addormentato) —- Ben detto... (Inghiotte il contenuto del suo bicchiere senza riprendere fiato. Olson intanto centellina la sua ginger ale. Nick, dopo aver bevuto un sorso di birra, esce di dietro i l bancone e si avvia verso la porta a sinistra). Cocky (tirando fuori un’altra sterlina) — Ehi, lì, Fatty! Daccene un altro! Joe — Dello stesso, ragazzi? Cocky — Sì. D ris c o ll — Per me un litro di birra! Sono asciutto come una pomice! Ivan (alzandosi improvvisamente in piedi e rovesciando quasi il tavolo) — Voglio delle ra gazze... molte ragazze! (Lamentosamente) Que sto pos... posto non mi piace! Voglio ballare con delle ragazze. D ris c o ll (respingendolo a sedere ruvida mente) — Chiudi i l becco, orsacchiotto mal lec cato! Bel Romeo che saresti, nel tuo stato. (Ivan balbetta proteste incoerenti poi, improv visamente, cade addormentato). Joe (portando le bottiglie, a Olson). — E tu, camerata? Olson (scuotendo1la testa) — Per me niente, grazie. Cocky (ironicamente) — Vuol risparmiare il suo denaro, vuole. Torna a casa, dalla mamma! Dice che vuol comprare un podere e ripulire la casa! (Sputando con disgusto) Bel tipo di marinaio, per Dio! Olson (sempre con lo stesso sorriso soddi sfatto) — Questo piace a me, Cocky. Quand’ero piccolo stavo sempre in campagna. D ris c o ll — Lascialo stare, mascalzone! Fa sempre piacere vedere un uomo con due soldi di buon senso in testa fra tanti pazzi come noi. Vorrei avere anch’io la mamma viva. Forse, a quest’ora, non sarei ubriaco in questo covo maledetto ! Cocky (incominciando a piangere forte) — Oh, non parlare, Drisc! Non posso sopportare di udirti! I-o non l ’ho mai avuta la mamma, mai... D ris c o ll — Chiudi i l becco, scimmione, smetti di fare quel baccano! Se tu potessi ve dere la tua bratta faccia, con quel gran naso rosso e bitorzoluto come un cavatappi non spar geresti più una lacrima per tutto il resto della tua vita. (Mettendosi a cantare con voce sten torea) « Non siamo i bravi di We-e-exford, ar mati di cuore e spada! » (Parlando) A ll’inferno Ulster! (Beve e gli altri ne seguono l ’esempio) E accopperò ogni cittadino di Londra che non alzi i l bicchiere! (Lancia uno sguardo feroce a Joe che vuota immediatamente il bicchiere. Nick rientra dalla jwrta di sinistra, e avvicinan dosi a Joe gli parla all’orecchio. Quest’ultimo piega i l capo, approvando. Minaccioso, a quei due) Che altro complottate, voialtri? (Batte il pugno sul tavolo) Carte in tavola, o avrete a che fare con me! Joe (iti fretta) — Noi non complottiamo nul la, amico! Che Dio mi fulm ini se non dico la verità ! Nick (indicando Ivan che russa) — I l vostro compagno voleva delle ragazze e io stavo pen sando di farne venire un paio per tenervi al legri. Joe (strizzando l ’occhio) — Ma che siano bel le ragazze, e robuste, ehi, Nick? Nick — Si capisce. Cocky — Àaah! Le conosco le tue ragazze, le conosco ! Brutte come la fame! Non so che far- VIAGGIO DI RITORNO mene delle tue ragazze, vecchio Fatty. Io e Drisc conosciamo un posticino... ehi, Drisc? Briscoli. — Perdio se lo conosciamo! E tra un minuto saremo tutti lì. C’è musica e danze, lì, e un uomo può stare allegro. jOE — Nick, senti, non ci potresti suonare qualcosa? "Nick — Perchè no? Joe — E potrete ballare nel retrobottega, se volete. D ris c o ll — Urrà! Ora parli bene! (Due donne, Preda e Kate, entrano dalla sini stra. Freda è una piccola bionda sparuta, Ka te è grossa e bruna). Cocky (urlando, a Driscoll) — Ohi! guarda te! Non sono orribili? (Le donne si avvicinano ai tavoli inalberando il loro miglior sorriso). Freda (con voce rauca) — Ciao, ragazzi. Kate — Avete fatto buon viaggio? D ris c o ll — Pessimo, ma non imporla. Ben venute, come si dice, e sedetevi. Volete bere qualcosa? (A Kate) Siediti vicino a me, cara. Come ti chiami? Kate (con un sorriso idiota) — Kate. (Rima ne in piedi accanto alla sedia di Driscoll). D ris c o ll (circondandole la vita col braccio) — Un buon nome irlandese, ma tu sei una ma ledetta inglese, credi che ¡non lo capisca? .Ma non importa. Sei bella grassa, cara mia, e io non ho mai potuto sopportare le donne ossute. (A Freda, che, lanciandogli un’occhiata viperi na, si siede accanto acl Olson) Che cosa pren di, tu? Olson — No, Drisc. A questa qui ci penso io. (Si toglie dalla tasca interna della giacca un gruzzolo di, monete e ne mette una sul tavolo. Joe, Nick e le donne guardano il denaro con occhi avidi. Ivan russa rumorosamente). Freda -— Sveglia il tuo amico! Non mi piace sentir russare! D ris c o ll (improvvisamente, batte il cap pello duro di Ivan sulla sua testa) — Hai sentito che la signora ti parla, orso mal lecca to? (Ivan seguita a russare. Driscoll seguita a percuoterlo col cappello ammaccato) Alzati, sporco ubriaco! (Ivan continua a russare. Le donne ridono. Driscoll lancia la birra, rimasta nel suo bock sul viso di Ivan: il russo apre gli occhi sternutando e sputando. Le risa aumen tano). Ivan (indignato) — Ehi... questi modi non mi piacciono, sai! Cocky — Non sprecare quella buona birra, Drisc. Ivan (borbottando) — Non è giusto, però... D ris c o ll — E’ colpa tua, Ivan. Sei stato tu a reclamare le ragazze e quando finalmente a rri vano te ne stai lì a grugnire come un porco. Non bai educazione? (Ivan, vedendo finalmen te le donne, ride stupidamente). Kate (sorridendogli) — Animo, vecchio mio. Sei russo? Ivan (compiaciuto, mettendosi la mano in ta sca) — Pago da bere! Olson — No: spetta a ine. (A Joe) Ehi, F atty ! Joe — Che cosa vuoi, Kate? Kate — Gin. Freda — Cognac. D ris c o ll — E pei- gli altri, ivhisky irlandese, tranne per il nostro santarello, che Dio ne ab bia pietà! Freda (a Olson) — Non bevi? Olson (umiliato) — No. Freda (con un sorriso allettante) — Non fai male. Hai buon senso, tu. Io non bevo che un bicchierino di cognac, di tanto in tanto, per la mia salute. (Joe porta i bicchieri e i l resto di Olson. Barcollando, Cocky si alza in piedi e solleva il bicchiere). Cocky — Ecco un buon brindisi: le donne, Dio le... (esita, poi aggiunge borbottando) be nedica ! Kate (sghignazzando) — Ehi! Tu non volevi dir questo, Cocky! (T utti bevono). Briscoli, (a Nick) — Non avevi promesso di suonare? Nick — Venite di là e suonerò. D ris c o ll (alzandosi) — Venite tutti, ragazzi. Faremo qualche giro di ballo, se non sono trop po ubriaco per ballare, che Dio ini aiuti. (Co cky e Ivan si alzano barcollando. Ivan si regge appena in piedi. Strizza l ’occhio a Kate sghi gnazzando inverecondamente. I tre, guidati da Nick, arrivano alla porta a sinistra. Kate li se gue. Olson e Freda rimangono seduti). Cocky (voltandosi prima di uscire) — Vieni a ballare, Olson. Olson — Sì, vengo. (Si accinge ad alzarsi. Dal retrobottega viene il suono di un organetto e la voce avvinazzata di Driscoll, seguita dai tonfi pesanti dei ballerini). Freda — Senti, non andarci. Rimani qui a discorrere un po’ con me. (Sorridendogli) Se te ne vai lì dentro, penserò che non ti piaccio. Olson (confuso) — Lei si sbaglia, signorina Freda. Io... volevo dire che lei mi piace molto. Freda (posa la mano su quella di Olson, sor- EUGENIO O’ NEILL ridendo) — Anche tu mi piaci. Sei un signore. Tu non ti ubr.ia.obi e non insulti le povere ra gazze come me, che fanno una vita così disgra ziata. Olson (lusingato, ma sempre più confuso, svincolando la mano) — M i sono ubriacato mol te volte, signorina Freda. Freda •— E allora perchè stasera, non bevi? (Scambia con Joe un rapido sguardo interroga tivo, poi continua con tono insinuante) Dimmi qualcosa di te. Olson (con una goffa risata) — Non c’è mulla da dire, signorina Freda. Io sono un povero diavolo di marinaio, ecco tutto. Freda — Dove sei nato... in Norvegia? (Ol son scuote il capo) In Danimarca? Olson — No. Provi ancora. Freda — Allora dev’essere la Svezia. Olson — Sì. Sono nato a Stoccolma. Freda (fingendo un vivo piacere) — Oh, che strana concidenza. Ci sono nata anch’io... a Stoccolma. Olson (stupito) — Lei è nata a Stoccolma? Freda — Sì. Tu non lo crederai, ma è la ve rità di Dio. (Batte le mani, con allegrezza). Olson (illuminandosi tutto) — Parla dun que lo svedese? Freda (sforzandosi di sorridere mestamente) — No. Ecco: i miei vecchi verniero in Inghil terra quando io ero piccina e quando fu i abba stanza grande per capirli, loro parlavano già l ’inglese. Cosi lo svedese non l ’ho mai impara to. (Mestamente) Vorrei averlo imparato ! (Con un sorriso) Come ci saremmo divertiti! Olson — Fa piacere di udire la propria lin gua, ogni tanto. Freda — Certo! Non c’è nulla che valga la patria, secondo me. E tu, te ne vai a Stoccolma prima die il tuo bastimento riparta? Olson — Sì. Me ne tomo a casa direttamente di qui. (Con orgoglio) Come passeggero! Freda — E t ’imbarcherai di nuovo, dopo le tue vacanze? Olson — No. Non voglio navigare mai più. Ne ho abbastanza del mare, per tutta la vita. E’ un lavoro troppo duro per così poco denaro. Sui bastimenti non si fa che lavorare lavorare. Ne ho abbastanza! Freda — Sì, capisco. E’ per questo che hai rinunziato a bere. Olson (sorridendo) — Quando bevo m ’ubria co e spendo tutto il mio denaro. Freda — Ma se non farai più i l marinaio, che cosa farai? Sei stato in mare tutta la vita, no? Olson —- No. Fino a diciott’anm ho lavorato in mia fattoria. Mi piaceva molto lavorare nei campi. Freda — Ma Stoccolma non è una città come Londra? E a Londra non ci sono fattorie. Olson — Noi, mia madre e mio fratello, cioè, perchè mio padre è morto, noi abitiamo in mia fattoria nei dintorni di Stoccolma. Ora che ho messo da parte un bel gruzzolo, tornerò a casa e comprerò un altro podere. (Illuminandosi) Niente più mare, niente più cibi guasti, niente più tempeste, soltanto lavoro nei campi, come piace a me. Freda — Chissà come sarai contento! Forse hai anche deciso di sposarti, no? Olson (molto imbarazzato) — Non io so. Mi piacerebbe, se trovassi una buona ragazza, si capisce. Freda — Non c’è qualche ragazza che t ’aspet ta a Stoccolma? Scommetto di sì. Olson — No. Ne avevo mia, prima di imbar carmi. Ma io non tornavo più, e lei si stancò di aspettarmi e sposò un altro. (Ride). Freda — Be’, è sempre una bella cosa torna re a casa ! Olson — Sì. Certo. (Dalla stanza di sinistra giunge un gran fra casso: la musica improvvisamente s’interrompe. Un istante dopo Cocky e Driscoll entrano, sor reggendo la forma inerte di Ivan, ubriaco fra dicio, incapace di muovere un dito. Nick li se gue e si va a sedere al tavolo nel fondo). D ris c o ll (mentre si avvicinano barcollando al bar) — Mi sembra morto : è pesante come un cadavere! Cocky (scoppiando a ridere) — Dio, se è pe sante ! D ris c o ll (schiaffeggiando Ivan con la mano libera) — Svegliati, ehi, bamboccio! Macché, è inutile. Nemmeno la tromba di Gabriele potreb be svegliarlo! (A Joe) Dacci da bere: muoio di sete. E’ stata una bella fatica, portarlo fin qui. Joe — Whisky? D ris c o ll — Whisky irlandese, bada. (Butta una moneta sul banco. Joe serve Cocky e D ri scoll. Dopo aver bevuto, i due s’avvicinano al tavolo di Olson). Olson — Siediti, Drisc. D ris c o ll —• No, Ollie, bisogna ohe portiamo a letto questo ragazzo. E’ troppo giovane per rimanere fuori la notte. E non mi fiderei di la sciarlo in questo covo di ladri, ubriaco e con la paga in tasca. (Agitando il pugno verso Joe) Ehi, conosco i tuoi imbrogli, vecchio volpone! VIAGGIO DI RITORNO Jqe (con aria offesa) —- Eccolo che ricomincia cola, hai capito? (Joe torna al bar facendo cen no a Nick di avvicinarsi al tavolino. Nick ob ad insultare un onest’uomo. bedisce, collocandosi in modo che il marinaio Cocky — No, stallo a sentire! Allungagli un non possa vedere quello che fa Joe). ■pugno, Drisc! Nick (per distrarre l ’attenzione di Olson) — Olson (ansioso di evitare una zuffa, si alza) Dove sono andati i vostri compagni? (Joe versa — Vi aiuterò a portare Ivan a ll’albergo. Preda (protestando) — Oli, non vorrai mica intanto i l contenuto della bottiglietta nel bic lasciarmi sola, di’ ? Si stava discorrendo tanto chiere di birra di Olson). Olson — Sono andati a portare a casa Ivan, bene! che si è ubriacato. Ma torneranno. (Joe porta Briscoli. (strizzando l ’occhio) — Dà retta al la ragazza, Olile. Farai meglio a rimanere, mo la birra ad Olson). Joe (irritato, a Nick) — Sbrigati, tu! Di là dello d’ogni virtù! Noi non abbiamo bisogno di c’è da fare! Muoviti! aiuto. La via non è lunga e siamo due pezzi Nick — Non v i arrabbiate, vecchio gabbia d ’uomini, anche se si è bevuto un po’ troppo. Ma se vuoi, puoi aprirci la porta, Ollie. (Olson va no, vado. (Corre verso i l retrobottega. Joe tor ad aprire la porta) Su, Cocky, non ti addormen na al suo posto dietro i l bancone). Olson (dopo una pausa, preoccupato) — Sa tare anche tu. (Si avvicina barcollando alla por ta. Uscendo, Driscoll si volta a gridare) Torne rà meglio che vada. Anche Cocky era molto ubriaco, e Drisc... remo fra poco, certamente. Aspettaci qui, Ollie! Freda — Macché ! I l grosso irlandese stava Olson — Va bene. Ti aspetterò, Drisc. (S’inbenissimo. Non bai udito che tornerà certa dugia esitante, presso la porta, mentre Joe fa a Froda cenni energici di farlo rientrare. Avvi mente e clic devi aspettarli? Olson — Sì, ma se non tornano, andrò a ve cinandosi a Olson, Freda gli circonda le spalle dere all’albergo che cosa fanno. col braccio. Intanto Joe va a chiamare Nick Freda — Dov’è l ’albergo? nell’altra stanza, e i due si scambiano qualche Olson — Poco distante di qui, in questa stes frase eccitata, a bassa voce). Freda (con voce insinuante) — Non vorrai sa strada. Freda — Ci abiti anche tu? mica lasciarmi, caro? (Irritata) Per amor di Olson — Sì, finché i l bastimento partirà per Dio, chiudi quella porta! Sono mezzo morta dal freddo! (Olson torna in sè, trasalendo, e chiu Stoccolma, per due giorni ancora. Freda (guarda di tanto in tanto Joe e si sfor de la porta). Olson (umilmente) — Mi scusi, signorina za di far parlare Olson per impedirgli di (nu darsene) — Tua madre sarà contenta di rive Preda. Freda (riconducendolo al tavolo, tra due col derti, eh? (Olson sorride) Sa che stai per ar pi di tosse) — Mi paghi ira cognac, di’ ? Ho rivare ? Olson — No. Ho pensato di farle una sor tanto freddo! Olson — Tutto quello che vorrà, signorina presa. Le ho scritto da Buenos Aires, ma non Freda. (A Joe, che sta ancora bisbigliando istru le ho detto che tornavo a casa. Freda — Dev’essere vecchia, no, la tua zioni a Nick) Ehi, Joe! Un cognac per la si mamma? gnorina Freda! (Posa una moneta sulla tavola). Olson — Ormai li a ottantadue anni. (Sorri Joe — Subito! (Versa i l cognac e lo porta al de, perduto nei suoi pensieri) Sa, signorina Fre tavolino) E voi, non volete nulla ? OLSON — No. (Indicando il proprio bicchie da, non vedo mia madre uè mio fratello... mi re con un sorriso) Questa è lavanda per lo sto lasci pensare... (conta con fatica sulle dita) de v’essere da più di dieci anni. Le scrivo ogni maco, eh? (Ride). Joe (ansioso) — Vi porto io qualcosa di tanto, e lei mi scrive spesso, e anche mio fra tello mi scrive. Mia madre mi dice in ogni let buono ! Olson — Mi piacerebbe, ma preferisco rinun tera che devo tornare a casa. Anche mio fratel ciarci. Se bevessi un bicchiere, non la finirei lo m i scrive lo stesso. Vuole che l ’aiuti in cam pagna. Io rispondo sempre che toi-nerò presto, più. (Ride). e alla fine di ogni viaggio decido di tornare a Freda (obbedendo a un cenno energico di casa. Ma poi scendo a terra, bevo, mi ubriaco, Joe) — Su, prendi qualcosa. Non vorrai mica spendo tutto i l mio denaro e devo arruolarmi lasciarmi bere sola. Olson -— Portami mia piccola birra, ma pic per un altro viaggio. Così, questa volta mi so- EUGENIO O’ NEILL no detto: non berrai nemmeno un bicchiere, Ollie, altrimenti è certo che non torni a casa. E questa volta ho proprio voglia di tornare, di rivedere i miei, di tornare a lavorare iin cam pagna. E’ per questo che stasera non ho bevu to che la... lavanda di stomaco! (Scoppia a rì dere, infantilmente, poi ridiventa a ll’improv viso serio) Sa, signorina Freda, mia madre è molto vecchia, e voglio rivederla. Potrebbe morire... Freda (commossa suo malgrado) — Oh, non parlare così! Non posso sentir parlare di morte! (La, porta che dà sulla strada si apre, ed entra Nick, seguito da due omaccioni mal vestiti dal l ’aria spericolata con sui berretti, due cappucci, calati fin sugli occhi. Si seggono a un tavolo presso la, porta, e Joe porta loro da bere.. Se gue fra i tre un discorso sommesso, con rapide occhiate verso Olson). Olson (accingendosi ad alzarsi preoccupato) —1Bisogna che vada all’albergo. Dev’essere ac caduto qualcosa a Drisc e a Cocky. Freda — Ma no, inon te n’andare. Non sono mica bambini: sanno quel che fanno. Aspetta un momento. Non hai ancora bevuto. Joe (avvicinandosi in fretta al tavolo e indi cando i due uomini col pollice) — Uno di quei tipi v’invita a bere con loro. Freda — Benissimo. (A Olson) Beviamo p ri ma questo. (Alza il bicchiere, imitata da Ol son) Voglio farti mi brindisi al successo della tua fattoria e alla tua felicità in patria! Skoall (Inghiotte il cognac. Olson, dopo aver bevuto, posa i l bicchiere ancora pieno per metà). Olson — Skoall (Posa di nuovo il bicchiere). Freda (con finta ìndign azione) I l mio brindisi non ti piace? Olson (illuminandosi) — Sì, mi piace. E’ molto gentile da parte sua, signorina Freda. Freda — Allora vuota il bicchiere, come me. Olson — E va bene! (Inghiotte il, resto) Fat to! (Ride). Freda — Bravo! Uno dei due uomini (con una risata) .— L’Amindra, ohe! Nick (per attirare la loro attenzione) — Ssst! Olson (voltandosi verso i due) — L ’Amindra? E’ in porto? Molto tempo fa feci un viag gio anch’io... un tre alberi... Intendete quello? Uno dei due uomini (sghignazzando) — Sì. Olson (con collera) — Lo conosco, quel ma[edetto bastimento... il peggior bastimento che corra il mare. Cibo nauseabondo e lavoro da schiavi, l i capitano e i l nostromo erano addi rittura belve. Nessun marinaio, che abbia la te sta a posto, s’imbarcherebbe su di un basti mento simile. Dov’è diretto? L'uomo — A l Capo Hom. Partirà all’alba. Olson — Per Dio, mi fanno davvero pietà, i poveri diavoli ohe vanno al Capo Horn in questa stagione! Scommetto che qualcuno di lo ro non rivedrà più un porto. (Si passa la mano sugli occki, con una specie di stupore. La sua voce, si fa più debole). Per Dio, mi gira la te sta. La stanza mi gira intorno come se fossi ubriaco. (Si alza con fatica) Buona sera, signo rina Freda. Non mi sento bene. Se viene Drisc... gli dica che sono andato a casa. (Fa un passo verso la porta, cade su di una sedia e ro tola a terra, dove giace privo di sensi). Joe (di dietro i l bar) — Presto, ora! (Nick precipita, seguito da Joe. Freda è già ingi nocchiata presso il marinaio incosciente e gli ha estratto dalla tasca interna della giacca il ro tolo delle monete e i biglietti. Furtivamente, sottrae al mucchio un biglietto e tenta di nasponderselo in petto, ma Joe la vede. Preda tende il denaro a Joe, che lo intasca. Nick fru ga intanto le altre tasche posando una man ciata di spiccioli sul tavolo. Spazientito) Sbrigatevi, vi dico! I suoi compagni sa ranno qui a momenti. ( / due reclutatovi si avanzano) Su, voialtri, prendetelo sotto le brac cia, come se fosse ubriaco. (/ due obbediscono) Portatelo sull’Amindra —- sapete dov’è? — al terzo dock. Nick vi accompagnerà. E tu, Nick, non. scendere da quel maledetto bastimento fin ché il capitano non ti avrà versato un mese an ticipato di paga: cinque quid, hai capito? Nick — Non dubitate, vecchio gabbiano. (I tre portano Olson fino alla porta). Uno dei due re c lu ta to ri (mentre escono) — Che bella sorpresa per questo stupido, quando si sveglierà a bordo! (Ridono. La porta si chiude dietro di loro). (Freda si avvicina rapidamente alla porta a sinistra, Ma, Joe corre a fermarla). Joe (minaccioso) — Che cos’hai nascosto? Freda — Nascosto? Ti ho dato tutto! Joe — Bugiarda! Credi di poterla fare a Joe? Stai fresca! (Furioso) Dammi quel denaro, brutta donnaccia! (L ’afferra per il braccio). Freda — Lasciami! Non ho preso nulla! Joe (la percuote con forza, sulla guancia. Fre da si rannicchia sul pavimento) — Così impa rerai! (Si china su di lei, fruga nella sua cami cetta, ne estrae una banconota che intasca con un grugnito di soddisfazione. Kate apre la porta a sinistra fa cendo capolino. Vede Freda, si precipita ver so di lei e la prende, fra le braccia). Kate (con dolcezza) — Povera cara! (A Joe, con un’occhiata di odio) L ’hai battuta di nuovo, eh, brutto vigliacco? Joe — Sì, e ne avrai anche tu se non tieni chiuso il becco. Portali» via di qui! (Kate porta Freda, so stenendola, nella camera attigua. Joe tor na dietro il bancone. Un istante dopo la porta si apre ed en trano Diàscoli e Cocky). D ris c o ll — Ollie, dove sei? (Improvvi samente s’accorge che Olson non c’è più. Volgendosi a Joe) — Dov’è andato ? Joe (strizzando l'oc chio) Lui e Freda se ne sono andati insie me cinque minuti fa. Se la intendevano per fettamente. D ris c o ll (sghignaz zando) — Ah, è così? Chi l ’avrebbe creduto die Ollie fosse un don Giovanni? Meno male che non era ubriaco, altrimenti quella pol lastra gli avrebbe por tato via fin l ’ultimo centesimo. (A Cochy che batte sonnacchio samente le palpebre) Che cosa bevi, tortorella? (A Joe) Ehi, porta del whisky, whi sky irlandese! IL . © ’ M e i l l Ai cornici italiani fu sempre riconosciuta U N R I C O R D O una eccezionale virtù, quella della improv visazione, segno manifesto di ingegno pron to e versatile. Di questo dono andarono famosi, per più di due secoli, gli attori che traducevano secondo lo stile della commedia premeditata dell’arte la loro improv visazione e vennero perciò considerati, in Italia e fuori, dei comici-autori per eccellenza. Ma l ’eredità lasciata copiosamente dai diversi Francesco Andreini, prodigioso improvvisatore nelle bravure di Capitan Spavento, dai Domenico Biancolelli, che in Francia ebbe fama al pari d’un Re, dai Tiberio Fiorilli, il versa tissimo napoletano che tenne per mezzo secolo sotto il nome di Scaramuccia lo scettro dell’arte comica al di là dell’Alpe e non ebbe — si dice — chi potesse superarlo nel creare all’improvviso; e da tutti i Pier Maria Cecchini detto Fritellino, i Flaminio Scala, i Luigi Riccoboni, gli Andrea Ferrucci e gli altri moltissimi della razza vagabonda dei comici antichi e magnifici non è, questa eredità, andata perduta. Uno dei nostri più recenti improvvisatori, e attore grandissimo, è stato Ermete Novelli, che possedeva al sommo il dono dell’invenzione immediata e la duttile prontezza dell’imitazione, e questa e quella sapeva suscitare anche in quanti gli erano intorno. Io, ancora molto giovane, fui con lui col ruolo di brillante nel triennio in cui diede vita, al Valle di Roma, ¡il suo grande sogno d’un teatro d’arte prettamente e nobilmente italiano: la «Casa di Goldoni». Soprattutto nel terzo aiuto il Novelli dovette ridursi a mettere in scena, al Valle, anche certi lavori che non erano i più degni e adatti alla « Casa di Goldo ni ». Tra gli altri, ne aveva impegnato uno, tradotto dal francese, che proprio se ne era accorto alle prime prove — non si reggeva in piedi. Era una bruttissima, sconclusionata commedia parigina, dal titolo Un fidanzato per forza. Sull’esito non si nutrivano dubbi, in Compagnia; ma c’era un impegno con l’importatore, e non si poteva mancarvi. Novelli scelse, per quella che doveva essere la prima e sicu ramente unica rappresentazione del Fidanzato per forza, una di quelle serate che noi chiamiamo, in gergo teatrale, « stanche ». Di pubblico, al Valle, ne veniva oramai piuttosto pochino; ma quella sera si poteva contale sopra un mezzo «for no », perchè al vicino Teatro Argentina, v’era una rappresentazione di gala. Erano le nove e minuti cd il campanello aveva già dato il segnale « di scena », quando Novelli, scostata leggermente la tenda del sipario e gettata un’occhiata nella sala, ebbe un moto di viva sorpresa. — Olga, — esclamò, con una smorfia buffissima. — Olga... la sala è piena! La ragione di quelFinalteso avvenimento l’apprendemmo subito dal bravo e i solerte direttore del Teatro, il buon Restale!i, scomparso diversi anni or sono dalla \ scena della vita. All’ultimo momento avevano dovuto sospendere lo spettacolo di j gala all’Argentina, ed una grande quantità di quel pubblico, elegantissimo, non sapendo più come passare la serata, si era riversato al Valle.Novelli, come un 1 bravo capitano che non si perde d’animo nel momento più pericoloso della bai- ; taglia, riunì tutti i comici e disse che bisognava compiere un miracolo: far pas- : sare quella commedia, che era bruttissima. — Non vi preoccupate del suggeritore disse. — State attenti a quello che j farò io: seguitemi e coadiuvatemi... Clic cosa non fece, per tre atti, Novelli!... Con l ’abbondanza dell’istinto e del- i l’ingegno, con gli inesauribili espedienti della sua esperienza scenica, improwi- ; sando senza posa, con irruenza sfrenata, fu inesauribile di trovate, fu molteplice ; dentro e fuori di sè. La battute, nuove o di cento altre commedie, gli sgorgavano j inesauribilmente dalle labbra. Pareva avesse il dono dell’ubiquità. Fu più che il ; vero avvocato difensore di quella farsa; ne fu l ’inventore. Ed il bello è che ot- j tenne persino da noi di seguirlo per la stessa strada e di imitarlo nel procedimento. La commedia fu ridotta lì per lì; e fu quella una forma di interpretazione tanto arbitraria nell’apparenza quanto nella sostanza. Si era tornati ai tempi e ai costumi dei « Gelosi », la celebre Compagnia di Francesco e di Isabella Andreini. Il pubblico comprese la smisurata fatica di Ermete Novelli, e dei suoi attori, quella sera, e senza riflettere su ciò che vedeva e sentiva, senza voler discernere se in quelle scene c’era un nesso logico, o almeno del buon senso, si diverti, rise di cuore e applaudì alla fine di ogni atto, calorosamente. Insomma, fu un succes sone. Alla fine dello spettacolo, il buon Restaldi arrivò, tutto raggiante, in palcoscenico. « Replichiamo, replichiamo, non è vero? » diceva. Ma Novelli gettò su bito una doccia fredda su quell’entusiasmo. « Impossibile — disse, scuotendo il ; testone. — Chi ne ricorda più una battuta? ». E di fatti. Il fidanzato per forza non \ fu più recitato. A n tc n io fcamdusie ® A Londra, nel padiglione del Marble Arch, si sta proiettando in questi giorni un film, il quale, se fosse stato presentalo sotto la sua forma originaria, avrebbe mantenu to lo schermo per 35 ore consecu n o * z tive. Si tratta di un film dovuto al fa moso regista russo Eisenstein, un do 0 cumentario girato al Messico, dal ti tolo a Thunder over Mexico » (Tuo no sul Messico). Quando Eisenstein fu espulso da gli Stati Uniti, senza aver avuto il tempo di girare un solo film a Hol lywood, Upton Sinclair, il grande sentato in un solo teatro, al Barbe scrittore socialista, e i suoi amici rini di Roma. vennero in suo soccorso e gli trova Ü3 Tre nostri attori di prosa assai rono i fondi necessari per allestire noti, Memo Beiiassi, Augusto Mal un documentario al Messico. vacci e Nicola Pescatori, si prepara Ma Vimmaginazione e il genio di no a far parte della nuova Compa Eisenstein trasformarono immediata gnia, guidata dal regista Guido Sal mente questo documentario in un vini, che metterà in scena all’Excelvero e proprio filini a intreccio. Poi sior di Milano e poi al Teatro del ché i fondi a disposizione del regi Casino di San Remo, la famosa ope sta consentivano un ampio svolgi retta di Giovanni Strauss « Il pipi mento del lavoro, esso acquistò una strello », con la messinscena ideata divisione in cinque parti. E’ la sto da Max Reinhardt. ria del Messico dagli Atzechi ai no- §3 Per le annunciate recite di Sa stri giorni. cha Guitry in Italia, che a Milano, A film ultimato, la pellicola misu come s’è detto, sono state fissate per rava 56 chilometri. Al padiglione del il 15 e 16 febbraio al Manzoni, le Marble Arch, tale com’è stato proiet commedie scelte dal Guitry nel suo tato, il film deve avere evidentemen repertorio sono le seguenti', per la te subito qualche taglio poiché lo prima recita « L’illusionista », tre spettacolo non dura che tre ore. alti, e « La volpe e la rana » un at © Alei prossimo aprile avranno luo to non mai rappresentato in Italia; go a Firenze i Liltorali universitarii, per In seconda « Il doppio e la me e in quella circostanza verrà allesti tà », tre atti; un atto nuovo, a La to, nel campo delle corse al galop scuola dei filosofi », e una « chiac po, un primo grandioso spettacolo di chierata » dello stesso Guitry che ha masse e per le masse, cui sta alten- per titolo « I miei ricordi ». dando il Gruppo Sindacato scrittori SS Le rappresentazioni drammatiche di teatro. Si rappresenterà uii>ope durante il Festival di Venezia, che ra scenica, appositamente preparata si svolgerà quest’anno in occasione con la collaborazione di vari scrit della Biennale, avranno luogo al tori, dal titolo « Il camion di guer Teatro della Fenice dal 7 al 17 lu ra », alla cui realizzazione parteci glio. Saranno invitate a parteciparvi peranno come interpreti oltre due una o più Compagnie drammatiche mila persone. italiane, per la rappresentazione di £8 Quest’anno le prime Compagnie quattro lavori (due italiani e due che si scioglieranno, avendo assolto stranieri) presentati da registi ita i loro impegni contrattuali, saran liani. no, a fine marzo, quella guidata da BS Gaby Morlay, la squisita attrice Renzo Ricci; in aprile la Palmer- che lo scorso anno recitò in Italia, Cimara-Pilotto, e il 30 maggio la disgustata dai metodi dell’industria Galli-Gandusio. cinematografica francese, ha costitui SI La Compagnia costituita da Pio to una Società a suo nome per poter Campa, con Alessandro Moissi e lavorare liberamente per lo schermo. Wanda Capodoglio, rappresenterà nel Suo primo film sarà « Giovanna », suo rapido giro nelle principali cit l’umana commedia di Henri Duvertà d*Italia anche « La leggenda di nois, che abbiamo conosciuto nella Ognuno » di Hoffmanstal, tradotta e interpretazione di Emma Gramaridotta per le scene italiane da Italo tica. Zingarelli. Come si ricorderà, que ES8 II Tribunale della Senna ha giu sta specie di mistero sacro fu mes dicato che gli accidenti che possono so in scena restate scorsa, con lo capitare agli artisti sul palcoscenico, stesso Moissi, nét chiostro di S. durante uno spettacolo, debbano es Ambrogio a Milano, e poi rappre sere riguardati, ad ogni effetto, come n k ® ccinfortuni sul lavoro ». L’accidenta ta ch’era ricorsa ai lumi giuridici, si chiqmava Renata Garda, ferita ad un braccio da un colpo di fucile spa rato tra le quinte dal regista Philip pou, mentre ella, alla ribalta, inter pretava lu commedia « Terra d’esi lio ». Quel colpo faceva parte della rappresentazione, perciò l’attrice non aveva diritto di richiedere nessuno speciale risarcimento civile e neppu re un’adeguata soddisfazione pende, dovendosi appagare delle modeste riparazioni che consente la legge su gli infortuni nel lavoro. SI Cinque mila rappresentazioni! Un bel numero! Lo ha raggiunto il a Beffardo » di Nino Berrini con la recita che, sere sono, ne diede al l’Odeon di Milano la Compagnia Gramatica-Betrone-Carini. Ed il poe ma che conserva freschezza poetica e suggestione teatrale, una volta an cora, fu acclamato e fu festeggiato anche l’autore. èli Piero Meda, il capocomico della fortunata Compagnia degli « Spetta coli gialli », si propone di offrire nuove sensazioni di orrore e di ter rore persino a suon di musica. Sta allestendo, difatti, varie produzioni che saranno intramezzate da canzo ni e musiche, come « L’espresso sot terraneo », di Madison, « Stazione radio » di tre autori inglesi e « Roxi Bar » di Dumnig, questo con com menti musicali di Nino Ravasini, il noto compositore di « Caterinette ». Si Alle musiche ed alle riviste è ri tornato anche il caricaturista Manca che ha creato « Clown », una giran dola di quadri che la Compagnia Maresca-Mariani — appositamente costituita — presenterà sul finir del mese. SS A Parigi, la canzone torna in voga. Da Montparnasse a Montmar tre, dai « boulevards » ai quartieri della periferia, si vuole sentir can tare. Dopo che gli spettacoli-rivista han no raggiunto il « diapason » del fa sto, si torna al gusto semplice del canto leggero, dei « couplets » che SE NON EO SAPETE... passano di bocca in bocca. E, in at tesa di nuove canzoni, si toma a quelle del principio di secolo. E con le canzoni, tornano i divi di altri tempi. Yvette Guilberi ripren de a cantare, esumando pettinature romantiche. Mayol, che aveva giura to di non cantare più, si ripresenta all’Alcazar. Si parla di vecchi teatri che saran no riadattati a caffè concerto, si par la di locali all’aperto, come nel buon tempo antico era il « lardili de Pa ris ». E si riesumano le fiammelle a gas, in mezzo agli alberi. Dal retrospettivo si passerà poi al le nuove canzoni... e allora il caffèconcerto tramonterà un’altra volta! @ Somerset Maughani, il notissimo commediografo inglese la cui produ zione è molto apprezzala anche in Italia, ha terminato lo scenario di un film, espressamente scritto per la interpretazione di Greta Garbo. Sa rà il « Velo dipinto ». SS II Teatro Nazionale di Praga, come preannunciammo, ha festeg giato in questi giorni il cinquantenario della sua fondazione, con una grande « Settimana celebrativa ». Sulle scene del glorioso teatro, con siderato il tempio dell’arte e dello spirito nazionale, i festeggiamenti hanno rivestilo un carattere di nobi le sobrietà: oltre alle opere di Sme lano, presentale in eccezionali edi zioni sceniche, si sono date la « Marycha » di Mrstik e la « féerie » sla va « Raduz e Mahulena » di Giulio Zeyer. SS Munir Hairy Bey è stato nomi nato, a Istanbul, capo della sezione teatro nel ministero della Pubblica Istruzione. Egli, è una personalità del teatro turco, poiché oltre ad es sere un abile uomo di teatro, è an che autore applaudito di molte com medie. Insediandosi nel suo nuovo ufficio, ha fatto queste dichiarazio ni sul teatro turco: « Noi consideriamo il teatro come il più importante mezzo di istruzio ne e di educazione del popolo; del resto la passione per il teatro è sta ta in tutti i tempi assai viva tra i turchi, tanto che noi possiamo van tare una tradizione antichissima, e ben pochi sanno che il teatro turco è ancor più antico di quello greco. Le opere di questo, che è un poco il nostro teatro classico, possiedono altissimi pregi e sono ancora vive tanto, che vengono spesso rappre sentate ed il pubblico accorre nu meroso ad ascoltarle. Uno di questi lavori antichissimi turchi lo si sta adesso traducendo in tedesco e ver rà presentato a Vienna nel suo testo completo. E’ venuta, poi. Vinfluen za araba che è stata esiziale all’origingie sviluppo del nostro teatro, il quale, dopo 600 anni ha potuto ri prendersi assumendo forme simili a quelle della commedia dell’arte ita liana. Dopo la costituzione, il teatro turco ha subito l’influenza francese; numerosissimi lavori francesi sono stati tradotti e rappresentati ed al loro carattere, più o meno, si sono ispirati gli autori turchi. Infine, do po l’avvento della Repubblica, il Ga zi ha preso assai a cuore le sorti del teatro e l’attuale Ministro della P. 1. che era prima a capo della organiz zazione educativa del popolo, ha dit to uno straordinario sviluppo a quei teatri di amatori che rappresentano una delle più geniali istituzioni del nuovo regime e dai quali accenna a svilupparsi quello che sarà il nuovo teatro turco. Per questi teatri d’ama tori i professori, gli intellettuali so no stati invitati non solo a scrivere drammi e commedie turche, ma an che ad inscenarli e persino a inter pretarli come attori. « Si pensi, poi, che il. turco ha un naturale, sviluppatissimo talento per l’arte comica e così anche questi professori, questi intellettuali sanno spesso raggiungere effetti come fos sero consumati attori. In tutti gli elementi che concorrono a queste rappresentazióni vi è un entusiasmo, una disciplina ammirevoli ed il re gista è seguito e ubbidito con uno spirito che facilita enormemente il suo compilo. Il pubblico ammesso senza pagare a queste rappresenta zioni. vi accorre sempre numeroI grandi successi di gennaio sono stati: L’ O M B R A D I E T R O L A P O R T A TRE ATTI DI ALESSANDRO DE STEFANI (Compagnia de gli Spettacoli gialli). L O H E N G R IN TRE ATTI DI ALDO DE BE NEDETTI (Compagnia TofanoRissone-De Sica). TEDDY A N D PARTNER TRE ATTI DI YVAN NOE (Compagnia Sergio TofanoRissone-De Sica). Sii PUBBLICHEREMO QUESTE COMMEDIE PRESTISSIMO. sissimo, prendendovi enorme inte resse ». $8 A Berlino ha avuto luogo la pri ma di un nuovo grande film politi co: si intitola a Horst JVessel» e vuole essere una esaltazione del pri mo caduto berlinese per la causa na zionalsocialista. lì lavoro — tecni camente eccellente e, dal punto di vista della propaganda, efficacissimo — ha avuto accoglienze entusiastiche. Artisticamente, il film è inferiore a « Hitlerjunge Quex »; anche l’inter pretazione lascia qua e là a desidera re. Alla prima hanno assistito il Can celliere Hitler e il Ministro della Pro paganda Goebbvls. S3 Tutta l’America si sdilinquisce perchè Baby Le Roy, il fanciuUino di Papà cerca moglie, ha detto la sua prima parola davanti al microfono. Girava insieme a Dorotea IVieck nel teatro di posa, quando, tra la graiide stupefazione dei circostanti, egli tese le bracane verso di lei, e pronunziò distintamente: « Mamma! ». Non si può descrivere la scena che successe. Attori, attrici, elettricisti si fecero intorno al piccolo prodigio. Persino i due colossali detectives che accompugnano dovunque il divo poppante per proteggerlo dagli eventuali rapi tori, si asciugavano gli occhi. Natu ralmente il microfono ha registralo alla perfezione le due sillabe stori che... Per trovarle, le trovano bene. §2 II « Paris-soir » commenta nei fatti diversi »: L’altra sera un inglese avvicinava l’agente di servizio in piazza della Madeleine e gli domandava: — Scusi, signor poliziotto, io vor rei sapere dove si rappresenta sta sera una commedia di Sacha Guitry. L’agente dell’ordine rispose sorri dendo : — Un po’ dappertutto, signore, un po’ dappertutto. In questi ultimi tempi, al teatro della Michodière, l’autore di « Pa steur » e di « Mozart » si è mostrato molto eclettico nella scelta dei gran di uomini da dipingere, sofferman dosi quindi sulla figura di S. Anto nio da Padova. Generalmente s’invoca questo pro tettore quando non sappiamo più a quale altro santo votarsi, e, partico larmente, quando si è perduto qual che cosa. Tuttavia Sacha Guitry non ha perduto la sua verve celeberrima, pur avendone prodigata moltissima nel colorire questa sua nuova inter pretazione. i l i o d r a i n i i ! a fosse entrato verso le no I E H i Chi ve dellrt sera in. quella scuo• E LE P O S S IB iLB T À 01 O G G I letta della periferia di Torino (o di una qualsiasi altra città dTtalìa) e, attraverso corridoi bui, avesse raggiunto la vasta palestra mala mente illuminata — ed era molto che fosse concesso tanto spreco — da un unica lampadina, sicché le poche persone che vi si trovavano raccolte in conversazione sommessa avevano strane facce giallastre, solcate da lunghe ombre che li facevano parere spettri malinconici, avrebbe provato Timpres sione di partecipare a non so quale misteriosa cerimonia. Nella sorda palestra della minuscola scuola si adunavano invece per sone delle più differenti condizioni (impiegali, signorine, operai, stu denti, persino ufficiali dell9Esercito) e, dopo aver atteso qualche po9 — in conversazioni in cui ricorrevano spesso le parole arte, passione, avan guardia, passatismo e nomi di scrittori, di critici, di attori — finche uno dopo Veltro fossero giunti tutti, iniziavano il loro rito nel quale subito si poteva riconoscere qualche cosa di molto simile alle prove di mia conipagaia drammatica regolare. Lo stesso silenzio intorno, ossequiente, quasi religioso, la stessa serietà, la stesso ordine, ma in più un fervore, un trasporlo in tutti i partecipanti, come non sempre si possono incontrare nei professionisti. Così. fino a qualche anno fa, la prova di una compagnia filodram matica. Sacrificando le serate agli altri divertimenti — fuorché al teatro: una « prima » importante era motivo sufficiente per sospender la prova — questi volonterosi lottavano, è questa la parola, per riuscire ad. espli care il loro programma che, se aveva lo scopo essenziale di permetter loro di affrontare le ribalte a scartamento ridotto di teatrini improvvisati, dì protxtre in tono minore la gioia dell9interpretare, del comunicare il pen siero di uno scrittore ad un. pubblico e di riceverne Vapplauso che en tusiasma e commuove anche se tributato da un uditorio straordùuuiamente benevolo, raggiungeva pur sempre il fine di coltivare in questi giovani la passione per una forma d?arte che ha piu d9ogni altra il potere di educare lo spirito e faceva sì che il teatro giungesse, attraverso loro, a pubblici che altrimenti non vi si sarebbero forse avvicinati. Ma accadeva che, essendo le ragioni vere dell9attività filodrammatica quelle e non queste, frequenti erano gli screzi nelle stesse compagini di appassionati, di breve durata le formazioni, frequenti le composizioni e gii scioglimenti delle compagnie. Era sempre difficile la nomina di un direttore, scarsa la sua autorità quando avesse assunto le redini della ba racca: ognuno si sentiva uno Zucconi o una Duse, e così diventava dif ficile ottenere Vaffiatamento che particolarmente tra i filodrammatici è condizione indispensabile ad una buona realizzazione scenica. Oggi non è più così. Ormai i filodrammatici non « lottano » più. Il Re gime che ha riportato VItalia al suo rango di illuminatrice del pensiero mondiale sicché essa, come nei suoi tempi più fulgidi, segna la strada in cui gli altri cammineranno nei campo politico, in quello sociale, in quello economico, il Regime che è sorto e si è imposto combattendo contro utopisti che predicavano il disordine e la lotta come fattori di benessere, il Regime Fascista, che cura l9educazione del popolo per renderlo degno del suo passato, htì disciplinato anche queste manifestazioni della innata sensibilità artistica della nostra razza. L'Opera Nazionale Dopolavoro, genialissima istituzione voluta dal Duce appunto perché si assumesse Volita missione di indirizzare i lavoratori, nelle ore di riposo, agli svaghi più consoni ai nuovi tempi e al nuovo ritmo della vita italiana, mentre ha dato il massimo impulso ai diporti fisici, ha riconosciuto la grande importanza morale dell’attività filodrammatica e ne. ha avocati a sé Vorganizzazione e il controllo. A .» £ te c & n A l& il 1 E N T A T S V I D I l i ò l l e Fra i complessi fiIcdrammatici che il Fascismo, crean do o avvicinando alle dipendenze dell’istituzione do polavorista, ha or mai potenziato in irradia T O R I N O autentiche zioni cultural:, To rino è indubbiamente in prima linea fra ii centri più cospicui di numero e di signorilità organizzativa. La caratteristica dilettantistica, inte sa Goward: La dolce intimità. dio - 16. Delaqu-ys: Mia moglie > 84 . Falena: Il favorito. 85 Chiarelli: Le lacrime e le 141 . Hart e Braddel: Nelle migli» 17. Ridenti e Falconi: 100 donne t i nude • 18. Bonell'i: Il medico del ri famiglie. la signora malata . 19. Ferdinand: 86 - Cenzato: La vita In due. 142 . De Stefani: L’amore canta. Un uomo d’oro • 20, Veneziani: 87 - Achard: No.i vi amo. 143 - Fodor: Roulette. Alga marina - 21. Martinez Sierra 88 . Ostrovski: Colpevoli eonza 144 - Amiel: Tro, rosso, dispari. colpa, 145 - E. Garcia e MuAoz-Seca: I e Maura: Giulietta compra un fi <4 glio! • 12. Fodor: Amo un'attrice • 89 • Cavacchioll: Cerchio della milioni beilo zio Peteroff. morte. 23. Cenzato: L’occhio del re • 14. 146 - Gordin: Oltre l’oceano. 90 . Tonelli: Sognare! 147 • G . Zorzi e G. Sclafani: La Molnar: La commedia del buon fiaba dei Re Magi. ouore • 15. Madis: Presa al laooio 91 • Crornmelynck: Lo scultore di 0 maschero. 148 - Haiòsz: Mi amerai sempre? . 18. Vanni: Una donna quasi one 149 - Maugam: Gran mondo, sta - 27. Bernard e Frémont: L’at- 81 • Lengyel: Beniamino. 150 • John Colton: Scfangai. taohé d’ambasciata - 18. Quintero: 83 - Ilèp&ci: L'attesa, Le nozze di Quinita - 19. Braga- 94 . Maitinez Sierra: Dobbiamo 161 . E. Carpenter: Il padre celibe. £ esser feliel. 162 . Eger e Letraz: 13 a tavola. t lia: Don Chisciotte • 30. Bonelli: torlenko • 31. Mirande e Madis: 98 • Ros»o di San Secondo: Le 163 • De Benedetti: Non ti aonoeoa Simona è fatta cosi . 31. Molnar: più. esperienze di Giovanni Arco. Prologo a re Lear • Generalissimo 86 • Bajard e Vailler: La tredice 154 - Fodor: Il bacio davanti allo M specchio. - Violetta di bosco • 33. Veneziani: sima sedia. Il signore è servito - 34. Blanohon: 97 . D’Ambra: Montecarlo, 155 - Jerome K. Jerome: Robina In Il borghese romantico • 35. Conty 98 . Mancuso e Zucca: Intorno 1, cerca di marito. t i e De Viss-ant Mon béguin piazzato Intorno 8, Intorno 7. 156 - Alessi: Il colore dell’anima. e vincente - 36. Solari: Pamela di 98 - Apel: Giovanni l’idealista. 157 - Ladislao Bus Fekete: La ta baccheria della Generalessa. t i vorziata - 37. Vanni: L’amante del 100 • Pollock: Hòlel RHz, alle otto! sogno - 38. Gherardi: Il burattino 101 . Veneziani: L’antenato. 158 - Cesare Vico Lodovici: Ruota. . 39. Paolieri: L’odore del sud • 182 . Duvernois: La fuga. 169 • Michel Mourguet: Amicizia. 40. Jerome: Fanny e I suol dome 103 - Cenzato: La maniera torto. 160 - Molnar: Armonia. « < stici - 41. Colette: La vagabonda - 104 - Molnar: 1, 2, 3 e Soupor. 161 - Enrico Roma: La eorsa dietro 41. Antonelli: La rosa dei venti - 105 • Sturges: Pooo per bene. l’ombra. 43, Cavacchioli: Corte dei miraoott 106 . Guitry: Mio padre aveva ra 162 - Ferdinando Nozière: Quella • 44. Massa: L’oeteria degli im gione. vecchia canaglia... mortali • 45. J3org: Nuda • 6. Bo 107 . Martinez Sierra: Noi tre, 163 . Lonsdale: Aria nuova. nelli: Il topo - 47. N-rvoix: Èva nuda 108 • Maugham: Penelope. 164 . A. Debenedetti: M. T. - 48. Goetz: Giochi di preetigio Vajda: Una signora ohe vuol 165 - André Birabeau: Baoi perdute . 1 49. Geyer: Sora d’inverno - 60: Sa- 109 • divorziare. 1 Antonelli: Avventura voir: Passy: 08-45 - 61. Birabeau: 110 • Wolff: La eeuola degli a. 66 - Luigi sulla spiaggia. Peccatuccio - 62. Giachetti: Il mio 167 - Chiarelli: Fuochi d’artificio. dente e il tuo ouore - 53. Falena: H1 . manti. . 168 - Galar e Artù: Il trattato Il signor Vernet. La regina Pomarè - 54. Gabor: L’o 112 • Renard: scomparso. Wexley: Keyetone, ra azzurra - 55. Molnar: Il cigno Engel e Grunwald: Dolly o II 169 • Giuseppe Bevilacqua: Not t i 56. Falconi e Bieneoli: L’uomo di 113 • tuo ballerino. turno del tempo nostro. Birzulan - 57, Amiel: Il desiderio t70 - Barry Conners: Roxy. M . 58: Chiarelli: La morte degli 114 - Herczeg: La volpo azzurra. 171 . A. Varaldo: Il tappeto verde. • Falena: Il duca di Mantova, amanti - 59: Vanni: Hollywood - 115 115 . Hatvany: Questa sera o mai. 172 • Dino Falconi: Joe il rosso. t i 60. Urvanzof: Vera Mirzeva • 61. 117 173 Ladislao Bus-Fekete: Ferika. . Quintero: Tamburo » sonaSavi otti: Il buon Silvestro . 62. 174 - Laszlo Aladar: Mancia corri. glio. Amiel: Il primo amante - 63. Lanpetente, t i za: II peccato • 64. Birabeau: Il sen 118 - Frank: Toto. 175 - W. S. Maugham: Lo Scanda tiero degli scolari - 65. Cenzato: 119 - Maugham: Vittoria. lo Makenzie. La moglie Innamorata • 66. Ro- 120 • Casella: La morte in vacanza. 176 - Luigi Antonelli: L’uomo ohe mains: Il signor Le Trouhadeo si 121 . Quintero: Il centenario. £ incontrò se stesso. lascia traviare • 67, Pompei: La 122 • Duvernois: Cuore. signora che rubava I cuori . 68. 123 - Fodor: Margherita di Ha. 177 - Marcel Achard: La signora vestita di bianco. varra. giapek: R. U. R. - 69. Gian Capo: S L'uomo in maschera - 70. Armoni: 124 - Veneziani: La finestra sul 178 - Rosso di San Secondo: Trap pola per vecchia letteratura. mondo. Audace avventura • 71. De Ange179 • Giovanni Cenzato.- Dopo la lis: La giostra dei peccati - 72. 125 - Kistemaekere. L’istinto. o gioia. Ostrovsk-i: Signorina senza dote • 126 - Lenz-: Profumo di mia moglie. 73, Mazzolotti: Sei tu l'amore? - 127 - Wallace: Il gran premio di 180 - Sabatino Lopez e Eligio Pos w senti: Pigrizia, Asoot. 74. G. Antona Traversi: I giorni i numeri arretrati dai N. 1 ai N. 100 costano lire cinque la copia; dal N. 101 al N. 150, lire tre la copia; lutti gli altri una lira e cinquanta la copia. I numeri 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9. 10, 12, 16, 17, 18, 20, 21, 22, 23, t i 24, 32, 33, 37, 40, 42, 49, 59, 65, 73, 74, 77,81, 83, 96, 101, sono esauriti. Ogni richiesta di copie arretrate deve essere accompagnata dall'importo anche In francobolli, ma non mai marche da bollo, Non si spedisce t i in assegno. 0 ■ il P R E Z Z O DELLE S IG A R E T T E "L U C K Y S T R IK E —

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Il dramma : rivista mensile di commedie di grande successo. - Torino : Grandi firme, 1925-1992.

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