diAlbert Camus TEATRO SlABILE lDRINO TEATRO DE GLI INCAMMINATI Teatro Stabile Torino LA PESTE di Albert Camus traduzione di Beniamino Dal Fabbro regia di Claudio l onghi Edizione del Teatro Stabile Torino a cura di Andrea Porcheddu Adriano Berrorro, Com-dina111ento Editoriale Ave Fontana, Redazione P ierro Crivellaro, Responsabile Centro Studi Carla Gall iano, Capo Settore Stampa e Comunicazione Collaborazione di Antonino Varsallona, Gianpao lo Alci ari Tmduzioni dal francese di Ave Fontana e Pietro Crivellaro Foto di scena Marcello Norberrh Stampa Arri Grafiche Rocc ia, Torino In copertina André Gamer, Ta1'ascon, 1946 Teatro della Cavallerizza - Torino 4 maggio 2004 T EATRO STABILE TORINO A ssemblea dei Soci Città di Torino Regione Piemonte Provincia di Torino Compagnia di San Paolo Fondazione CRT Presidente p. 5 Indice 11 l5 Flavio Dezzani Manuela lamberti Antonella Parigi Rolando Picchioni laura Salvetti Firpo Albert Camus Ora no 19 Albert Camus Conferenza sull' avvenire della tragedia Guido Boursier Consiglio d'Amministrazione Albert Camus lettera a Roland Barthes Agostino Re Rebaudengo Vice Presidente Albert Camus (19 13 - 1960) 25 Stefano Tomassini Scritture e metafore sulla peste 31 Lucrezio De rerum natura 35 Alessandro Manzoni la madre di Cecilia Direttore Walter le Moli 39 Claudio L onghi la peste è la vita Vice Direttore Artistico (intervista di Andrea Porcheddtt) Mauro Avogadro Collegio dei Revisori dei Conti 5l locandina dello spettacolo Maria Pia Scoppola Umberto Bono Alberto Ferrera 52 Marcello Norberth Segreteria del Consiglio Giovannina Boeretto Foto dello spettacolo 69 Albert Camus la Peste 1913 N asce il 7 novembre a Mondovi (Algeria). 1914 Scoppia la Prima guerra mondiale. Il padre muore in seguito alle ferite riportate nella battaglia della Marna. La madre si t rasferisce con i due figli ad Algeri, dove lavora come domestica e dove vivono con una nonna autoritaria e uno zio macellaio. Albert Camus 1913- 1960 1918 Alla scuola comunale, un maestro, Louis Germain (al quale saranno ded icati i Discours de Suède in occasione del conferimento del Premio Nobel) , lo prepara e lo presenta al concorso per la borsa d i studio. 1923 Entra al Liceo di Algeri. «Soprattutto, è per questo che ho tanto amaro il mio gruppo, per la gioia delle vittorie, così meravigliosa quando si accompagna alla fatica che segue lo sforzo, ma anche per questa stupida voglia di piangere dopo una sconfi tta.,, ("Hebdomadaire du R .U.A") 1930 Si d ip loma. G ioca come portiere ne l Ra cing Universitaire d 'Alger. Compaiono i primi sintomi della tubercolosi. Lascia la fam ig lia e si stabilisce, prima presso uno zio, bottaio, di tradizioni anarchi che, poi in diversi quartieri di Algeri dove vive sia solo che con altri. 1932 Prosegue g li studi in Lettere ed incontra il professore e filosofo Jean Grenier, col quale manterrà una duratura amicizia. Pubblica quattro articoli sulla rivista "Sud". 1933 Il 30 gennaio Hitler prende il potere. Camus milita nel movimento antifascista fondato da Henri Barbusse e Romain Roland. Si interessa alla arti figurative e scrive la cronaca delle mostre su "Alger Ètudiant ", il giornale dell'D niversità. 1934 In giugno sposa Simone Hié. Aderisce al Partito Comunista. 1935 Inizia a scrivere i Carnets. Dirige, con qualche amico, la Mai so n de la Culture e fonda il "Théatre du Travail" . Continua gli studi di filosofia e, per mantenersi, lavora al servizio meteorologico dell 'Università, vende accessori per automobili, è impiegato come sensale marittimo (come Meursault) e in prefettura (Grand sarà un impiegato comunale). <> Potrei sviluppare ulteriormente il mio punto di vista. Ma già, se mi sembra possibile ritenere insufficiente la morale che si vede all'opera ne La Peste (bisogna dire allora in nome di quale morale più completa), legittimo anche di criticarne l'estetica (molte della sue osservazioni vengono chiarite dal semplice fattO che io non credo al realismo nell'arte), mi sembra molro difficile, al contrario, affermare a questo proposito, come lei fa in chiusura, che il suo autore rifiuta la solidarietà alla nostra storia presente. Difficile e, me lo lasci dire da amico, un po' rattristante. In ogni caso, la domanda che lei pone, «Cosa farebbero i combattenti de La Peste di fronte al volto troppo umano del flagello?>> è ingiusta nel senso che deve essere scritta al passato e, dunque, ha già ricevuto la sua risposta, che è positiva. Ciò che questi combattenti, dei quali ho trasmesso un po' di esperienze, hanno fatto, lo hanno fatto proprio contro degli uomini , e ad un prezzo che lei conosce. Lo rifarebbero sicuramente, di fronte ad ogni terrore, qualsiasi forma abbia, perché il terrore ne ha tante, il che giustifica ulteriormente il fatto che io non ne abbia nominata nessuna in particolare, per poter meglio colpirle tutte. Senza dubbio, è questO che mi si rimprovera, che La Peste possa servire a tutte le resistenze contro tutte le tirannie. Ma è una cosa che non mi si può rimproverare, non mi si può soprattutto accusare di rifiutare la storia, se non a condizione di dichiarare che il solo modo di entrare nella storia è quello di legittimare una tirannia. So bene che non è il suo caso; quanto a me, sono così perverso da pensare che rassegnarsi a un'idea del genere ci riporta in realtà ad accettare la solitudine umana. E invece di sentirmi collocato in un destino di solitudine, sento piuttosto di vivere grazie e per una comunità che niente finora nella storia ha mai potutO intaccare. Ecco, troppo succintamente, ciò che tenevo a dirle. Vorrei solo assicurarla per concludere che questa discussione amichevole non toglie nulla alla stima che ho per il suo talento e la sua persona. 1944. If colonnello André Malraux in visita alla redazione di "Combat" 1944. Direttore di "Combat" , che è divenuto un importante giornale della sinistra Albert Canuts Club, rivista del Club du meilleur livre, febbraio 195 5 12 13 Orano da "Il Minotauro o la Sosta di Orano" Camus in Algeria negli anni '30 H o spesso se nt itO degli abi tanti di Orano lamentarsi d ella loro città: «Non c'è un posto interessan te. » Eh , perbacco, non lo vorreste. Qualche spirito buono ha cercato d i acclimatare in questO deserto costumi di un altro mondo , fedeli al princip io che non si possa servire bene l'arte o le idee senza essere in molti. Ne risulta che g li unici luoghi istruttivi restano quelli dei g iocatori di p oker, degli amant i della boxe, dei g iocatOri di bocce e delle società regionali. In quei posti , almeno, reg na il naturale. Dopo tutto, esiste una certa grandezza che non aspi ra all'elevazione . È infeconda per natura. E quelli che desiderano trovarla, lasciano i «luoghi » per scendere in strada. Le strade di Orano sono votate alla polvere, alle p ietre e al calore. Se p iove è il d iluvi o e un mare di fango. Ma, pi oggia o sole, i negozi hanno la stessa aria stravagante e assurda. Tutto il cattivo gustO dell'Europa e dell'Oriente ci si è dato appuntamento . Vi si trova un' accozzaglia di levrieri di marmo, balleri ne col cig no , Diane cacciatrici in galatite verde, discoboli e mietitori, rutto ciò che serve per i regali di compleanno o di matrimonio, rutta una moltitudine desolante che un genio commerciale e burlone non smette di far apparire sopra i nostri caminetti . Ma questo impegno nel cattivo gustO assume qui un'aria barocca che fa perdonare tutto . [ ... ) Si possono trovare a Orano: l. Dei caffé col banco verniciato di grasso, cosparso di zampe e ali di mosche, con il padrone sempre sorridente, malgrado la sala sia sempre deserta. Il <> costava dodici soldi e il grande diciotto. 2. Dei negozi di fotografi in cui la tecnica è rimasta ai tempi dell 'i nvenzione della carta sensibile. Espongono una fauna singolare che è impossibile incontrare per le vie, dal pseudomarinaio col gomito appoggiato su una mensola fino alla giovane da marito, infagottata, le braccia ciondoloni davanti a un fondale silvestre. Si può supporre che non si tratti di ritratti al naturale: sono creazioni. 3. Un 'edificante abbondanza di pompe funebri. Non è che a Orano si muoia più che in altri posti, ma immagino che vi si facciano solo più storie. La simpatica ingenuità di questo popolo di mercanti si rivela anche nella pubblicità. Leggo, sul programma di un cinema di Orano, l'annuncio di un film di terza categoria. Mi colpiscono g li aggettivi «fastoso», <>, <> e «formidabile>> . Per concludere, la direzione informa il pubblico dei considerevoli sacrifici cui si è sottoposta per poter presentargli questa stupefacente <> . Malgrado tutto questo, il prezzo dei big lietti non verrà aumentato. Si avrebbe torto a credere che si tratti del gusto dell'esagerazione proprio del Mezzogiorno. In verità, gli autori di questo meraviglioso programma danno prova del loro acume psicologico. Si tratta di vincere l'indifferenza e l'apatia profonda che si prova in questo paese quando si tratta di scegliere fra due spettacoli, due mestieri e, spesso, anche due donne. Si decide solo se forzati . E la pubblicità lo sa bene. Prenderà proporzioni americane, avendo gli stessi motivi, qui e là, di esagerare . Le vie di Orano, infine, ci informano dei due piaceri fondamentali della gioventù locale: farsi lucidare le scarpe e portare a spasso le stesse sul boulevard. Per avere una giusta idea del primo di questi piaceri, bisogna affidare le proprie scarpe, alle dieci, una domenica mattina, ai lustrascarpe del viale Gallieni. Installato su di un'alta sedia, si potrà allora godere della soddisfazione particolare che dà, anche a un profano, lo spettacolo di uomini innamorati del proprio mestiere come lo sono visibilmente i lustrascarpe oranesi . Tutto è curato in ogni dettaglio. Molte spazzole, tre tipi di stracci, la cera combinata con la benzina: si può credere che l'operazione sia conclusa davanti al perfetto splendore che nasce sotto la spazzola morbida. Ma la stessa mano accanita passa nuovamente la cera sulla superficie brillante, la strofina, la appanna, fa penetrare il lucido fino al cuote delle pelli e fa allora scaturire, sotto la stessa spazzola, un doppio e veramente definitivo splendore uscito dalla profondità del cuoio . Le meraviglie così ottenute vengono in seguito esibite davanti ai conoscitori. Per apprezzare questi piaceri che offre il boulevard, bisogna assistere ai balli in maschera della gioventù che si tengono tutte le sere sulle grandi arterie della città. Fra i sedici e i vent'anni, in effetti, i giovani oranesi della <> prendono in prestito i loro modelli di eleganza dal cinema americano e si travestono prima di andare a cena. Capigliature ondulate e impomatate, che sporgono da un cappello inclinato sull'orecchio sinistro e tirato sull'occhio destro, il collo chiuso in un colletto abbastanza considerevole da arrivare ai capelli, il microscopico Clark Gable Marlene Dietrich nodo della cravatta sostenuto da una spilla rigida, la g iacca a m ezza coscia e la vita abbassata sulle anche, i pantaloni chiari e cort i, le scarpe luccicant i sulla loro tripla suola, questa g ioventù, tutte le sere, fa risuonare sui marciapiedi il suo imperturbabile aplomb e la p unta ferrata delle sue scarpe . Si impegna in rutti i mod i a imitare l'andatura, la disinvoltura e la superiorità di M . Clark Gable. Per questa ragione, gli spiriti critici della città definiscono questi g iovani , grazie alla pronuncia spensierata, i «Clarque>> . Ad ogni modo, i grand i boulevards di Orano, alla fine del pomeriggio, sono invasi da un'armata d i simpatici adolescenti che si danno un gran daffare per sembrare cattivi soggetti. Poiché le ragazze oranesi si sentono promesse da sempre a questi gangsters dal cuore tenero, anch'esse adottano il trucco e l'eleganza delle grandi attric i americane . Gli stessi spiriti maligni le chiamano, di conseguenza, delle «Marlene>> . Così, quando sui boulevards, alla sera, dalle palme sale verso il cielo un rumore d i uccelli, dozzine di Clarque e di Marlene si incontrano , si scrutano e si valutano, felici di vivere e di apparire, consegnati per un'ora alla vertigine delle esistenze perfette . Si ass iste allora, dicono gli invidiosi, alle riunioni della commissione americana. Ma si sente in queste parole l'amarezza degli ultratrentenni che non hanno più nulla a che fare con questi giochi . Disprezzano questi incontri quotidiani della gioventù e del romanzesco. Sono, in verità, i parlamenti di uccelli che si ritrovano nella letteratura indù. Ma sui boulevards di Orano non si dibatte il problema dell'essere e non ci si preoccupa del cammino verso la perfezione. Non resta che il battito d'ali, delle ruote di penne, grazie civettuole e vittoriose, rutto lo sfavillio di un canto spensierato che scompare con la notte. Sento da qui Klestakoff: «Bisognerà occuparsi di qualcosa di elevato>> . Ahimè! Ne è ben capace. Se lo si spinge popolerà questo deserto in pochi anni . Ma, per il momento, un'anima un po' segreta deve liberarsi in questa città facile, con la sua sfilata di ragazze truccate, eppure incapaci di affettare l'emozione, che simulano così male la civetteria che l'inganno viene subito svelato . Occuparsi di qualcosa di elevato! Guardate piuttosto: Santa Cruz cesellata nella roccia, le montagne, il mare piatto, il vento violento e il sole, le grandi gru del porto, i treni, gli hangars, i viali e le rampe gigantesche che si inerpicano sulla roccia della città 17 16 e, nella città stessa, questi g iochi e questa noia, questo multo e questa solitudine. (. ..} U n saggio orientale, nelle sue preghiere, chiedeva semp re alla divinità di risparmiargli d i vivere in un'epoca inte- tu - Costretti a vivere di fronte ad un ammirabile paesaggio, gli Oranesi hanno raggirato questa temibile prova coprendosi di costruzioni ben brutte. Ci si aspetta una città aperta sul mare, pulita, rinfrescata dalla brezza della sera. E, a parte il quartiere spagnolo, si trova una città che volge le spalle al mare, che si è costruita girando su se stessa, come una chiocciola. Orano è un grande muro circolare e giallo, ricoperto da un cielo duro . All'inizio, si erra nel labirinto, si cerca il mare come il filo di Arianna. Ma si gira intorno nelle strade selvagge e opprimenti, e, alla fine, il Minotauro divora gli Oranesi: è la noia. Da molto tempo, gli Oranesi non errano più. Hanno accettato di essere mangiati. ( ... } (Albert Camus, Le Minotaure ou la Halte d' Oran, In L'Èté, op. ci t. ) Questo saggio è datato 193 9. Il lettore dovrà ricordarsene per giudicare che cosa potrebbe essere la Orano di oggi. Appassionate proteste giunte da questa bella città mi assicurano in effetti che sono state (o saranno) rimediate tutte le imperfezioni. Le bellezze esaltate in questo saggio, al contrario, sono state gelosamente protette. Città felice e realista, Orano ormai non ha più bisogno di scrittori. Aspetta i turisti. (1953) Conferenza sull'avvenire della tragedia ressante. La nostra epoca è assolutamente interessante, cioè trag ica. Abbiamo almeno, come catarsi della nostra infelicità, il teatro della nostra epoca o possiamo sperare di averloì In altri termini, la d omanda che vorrei pormi oggi è se sia p ossibile la tragedia moderna. Ma questa domanda è ragionevole? N on è del tipo: <> Dopo questo b el grido, seg uito dalla creazione del Vieux-Colombier, ed è il nostro debito inestinguibile verso Copeau, il teatro da noi, ha ritrovato poco a poco le sue 21 prerogative di nobiltà, cioè uno sti le. G ide, Marti n du Gard , Giraudoux, Montherlant, Claudel e tanti altri g li hanno ridato un fasto e delle ambizioni scomparse da un secolo. Nello stesso tempo un movimento di idee e di riflessione sul teatro, il cui prodotto più significativo è il bel libro d i Antonin Artaud Le Théatre et son doub!e, l'influenza di teorici stranieri come Gordon Craig e Appia, hanno collocato la dimensione tragica al centro delle nostre preoccupazioni. Confrontando tutte queste osservazioni, potrei dunque stabilire limiti chiari al problema che volevo trattare d avanti a voi. La nostra epoca coincide con un dram ma d i civiltà che potrebbe favorire, oggi come già accaduto in passato, l'espressione tragica. Nello stesso tempo molti scrittori, in Francia e altrove, si preoccupano di dare all'epoca la sua tragedia. Questo sogno è ragionevole, questa impresa è possibile e a quali condizioni? Ecco la domanda di attualità, secondo me, per tutti quelli che si appassionano al teatro come ad una seconda vita. Beninteso nessuno oggi è in grado di dare a questa domanda una risposta decisiva del genere: «Condizioni favorevoli. La tragedia procede» . a Parigi, dopo il trionfo di "Oreste" di Alfieri Conférence prononde à Athènes sur l'avenir de la tragédie, in Albert Camus, Théatre Réàts Nouve!les, Bibliorhèque de la Pléiade, Gallirnard, Paris, 1962 (pp .l699-1702) t h é à t r e . du vieux colombier a ppel à la jeunesse. pour 1913 . Manifesto che annuncia l'apMura del "Vieux- Colombier" reagir contre toutes IPs la.cbetPs du tbeàtre mercantile e1 po11r defcodre les p1us llbres. les plus sinceres man1fe!'>~ tat10ns d'un art dramataque nouveau: au public lettré. pour entreteOII' le culte des cbels·d'reuvre classtques. frança.1s et etrangers. qu1 tormerontla base de san rcpert01re. à IOUS. pour souteo•r une eotrepnse qu• s'1mposera par le han marche de ses spe<.:tacles. par leur variete. la qùalite de leur 1nterpretauon et de leur m1se eo scéne. la di rection ouverture le 15 octobre 22 1957. Camus con Catherine Sellars durante una prova di "Requiem pour une nonne" da W Faulkner, adattato e diretto da Camus Scritture e metafore sulla peste breve saggio in forma bibliografica di Stefano Tomassin i Malati di peste in un'epidemia del Medio Evo Luogo della sospensione del combattimento , svelamento di un divino volere punitivo, elogio del d istacco spirituale dalla carne; origine di un doppio ludi co ed erotico della vita, momento basso del paradosso, constatazione e accett azione del m ale del mondo , nonché test imonianza della cristiana provvidenza o di un Male manicheisticam ente autonomo dall' opposto Bene: il tema della peste accompagna la letteratura fin dalle sue orig ini , affiorando continuamente in forme topiche e met aforiche q uali rappresentaz ioni di un viaggio interiore nella materia della scrittura e in quella dello spirito. La straordinaria fortuna del tem a della peste nella cultura della civiltà europea può essere storicamente scandita, almeno per l'epoca moderna, seguendo tre date fortemente simboliche. La peste nera (the black death) del 1348, che provocò un vero e proprio mutamento epocale, la fine d i un ev o ; la ' gra nd e ' peste del 16 30, la cui sto ria epidemiolog ica, il decorso eziopatoge netico del contagio, e in barba al suo mi to , epocale proprio non fu; la scoperta del b acillo d ella pe st e d a parte d el m ed ico sv i zzero A lexandre Yers in ne l 1894, è l'iniz io del definitivo debellamento virale con il declino dell'idea di trasmissione aerea del virus e della teoria de lla natura manufacta del contagio. Con la fine cli nica della peste non si arresta, però, la sua vitalità di luogo letterario connesso a u na <> diffusa, capace di inverare, nella forza del suo figurante, l'invocazione silenziosa di un rimosso: che, lungi dal disseminarsi in atemporali e stereotipe ripetizioni, segni sul passo lungo del 'luogo comune' la vitalità e l'intensi tà rischiarante di un contenuto. <CAt:SF~'>· DF)> ACCIDESS. E'll>El\ C: l,;RE D E LA P E S T r.-, ,<(,.. l - L"~'~~~~:.:'~'!::.:-.;:!:~~ ~~.;;!_r_:~-::>. :;.~~t:~~!'~=.&.(:.:;~-·"-·~·· ,. , ,., r r . •\I l'.:,. r ·. , •, · " : ~ : • :· .·: ~- ,,, ..... -.~· ;~:..:~'.:..:~ .it: =- i ~",_: Trattato delle cause, delle manifestazioni e della cura della peste, Parigi ( 1718) Dio manda la peste in Israele multiforme, simile a Proteo e ad Ercole. Un altro ge nere, prevalentemente d'area barocca italiana che si impone e si esau risce in quest i an ni, è que llo dell' epistolario sul t ema d ella peste, più spesso m otivato dalla ricerca di una fidata politica della 'preservazione' , e che finisce per essere l' incunabolo per il proli fe rare di u na vera e propria retorica della "salute pu bblica" - e siamo, qui , ag li a lbo ri d ell a clinic a mod e rn a - non solo appannaggio della classe dei medici ma finalmente di "dominio pubblico" , finanche di «Cavaglieri e le Dame stesse, le quali sarebbe troppo gran p regiuditio de gl'huomini, se mentre possiedono l' arte del ferire sé bene, non sapessero in parte ancora quella del m edicare», come un improvvisato medico genovese, a nome Mare' Antonio Orengo, affermava, nel 1630, intuendo un t6pos antichissimo e longevo, quello dell'am ore come peste (e fra i versi di Edoardo Sanguineti, ancora oggi, nel suo Novissimum Testanzentum, si legge: « ma adesso parlo di amore malato, e dico: amore è peggio che la peste» ). Il più noto carteggio seicentesco sulla p este, quello fra Claud io Achilli n i e Agostino Mascardi, arriva a testimoniare la verità indicibile di un'esperienza, come se da una nicchia più personale e sotterranea, nella prigione della solitudine e nei silenzi delle voci , i rumori e le dicerie si allarghino, anche, in cerchi di malinconia: l'ambigua reticenza nei confronti della nominazione del male, di cui si ricorderà il Manzoni, l'obbligo della preservazione e la paradossale necessità della parola come cura personale, domestica di fronte a un male che ha raggiunto, come scri ve l'Achillini nella sua risposta al Mascardi , l' «ineffabile>> . A differenza della trattistica italiana sulla peste, quella inglese, puritana e maggiormente rivolta alla presa di coscienza da parte del soggetto che la malattia è, anche, una questione individuale, inaugura invece una tradizione alla quale attingeranno Shakespeare, Defoe, e non ultimo Anthony Burgess. La peste come metafora del teatro inizia invece con la censura agostiniana della pestifera spettacolarità delle im- 27 magini teatrali , ripresa poi da san Carlo Borromeo che da una Milano prebarocca e postridentina, coglie perfettame~te, e non senza spigolosa perspicacia, la vera essenza della spettacolarità che spaura l'essere attraverso il sensorio, e non solo nell'atto spettacolare compiuto ed esauribile nel momento circoscritto della sua fruizione estetica, ma anche in potenza, proprio negli istituti e nei codici della teatralità che investono nel corpo la sogge ttivi tà . Una parabola emblematizzata nel <> . Ogg i, quando l'abuso linguistico di certe metafore invade il discorso dello stigma, rimettere in discussione l'assedio condizionante dell'informazione, con tutti i suoi tranelli metaforici sign ifica ritrovare nella salute psichica una guarig ione soprattutto m orale. Significa ritrovare alla parola non più interdetta, a quella << parola che non si può più mandare indietro» d i cui parlava già il Manzoni descrivendo la peste a Milano del 1630, la capacità di una sua restitu tio ad integrum, perché la parola <> disse : << non me la toccate per ora; devo metterla io su quel carro: prendete>> . Così dicendo, aprì una mano, fece vedere una borsa, e la lasciò cadere in quella che il monatto le tese . Poi continuò : «promettetemi d i non levarle un filo d'intorno, né di lasciar che altri ardisca di farlo, e di metterla sotto terra COSÌ>> . La colonna infame 34 Il monatto si mise una mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso, più per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato, che per l'inaspettata ricompensa, s'affaccendò a fare un po' di posto sul carro per la morticina. La madre, dato a questa un bacio in fronte, la m ise lì come sur un letto, ce l'accomodò, le stese sopra un panno bianco, e disse l'ultime parole: <>. Poi voltatasi di nuovo al m onatto, <>, d isse, <> . Così detto, rientrò in casa, e, un m omento dopo , s'affacciò alla finestra, tenendo in collo un 'altra bam bina p iù p iccola, viva, ma coi segni della m orte in volto. Stette a contemplare quelle così indegne esequie della p rima, finché il carro non si mosse, finché lo p oté vedere; p oi disp arve. E che altro poté fare, se non posar sul letto l'unica che le rimaneva, e mettersele accanto per mori re insiem e? come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme col fi orellino ancora in boccia, al passar della falce che p aregg ia t utte l'erbe del prato. Alessandro Manzoni, I promessi sposi, cap itolo XXXIV Giulio Einaudi Editore, Torino, 1972 • i J La peste di Milano nel '600 Maschera che, nel Medio Evo, i medici usavano per proteggersi dal contagio. Il becco conteneva erbe aromatiche. 36 37 La peste è la vita Intervista a Claudio Long hi di Andrea Porcheddu D ifficile impresa, portare sulla scena La Peste , opera cardine del percorso artistico, letterario e filosofi co di Albert Camus. Romanzo di sconvolgente ricchezza, di complessa e articolata attualità, di struggente amarezza e folgorante lucidità teorica, La Peste implica uno sguardo sul senso dell'esistenza e della vita, sull 'uomo e su D io , o sull'assenza di D io (<>. E nello stesso passo l'autore fa riferimento alla «retorica sfacciata di uno spettacolo >> . Ho usato quelle parole, dunque, perché trovo interessante in Camus la volontà di nominare certi impulsi primari, certi affetti primari, con il loro nome diretto, senza ricorrere al distanziamento ironico che fa parte ormai della nostra cultura postmoderna. Non dobbiamo avere paura di usare i "buoni sentimenti" quindi, anche se ci si seme un po' stupidi, un po' ingenu; in una cultura disincantata e cinica come la nost ra. D'altra parte c'è il problema della "retorica": il buon sentimento deve essere tale, e non deve stingere in una artefazione retorica . U n problema che trovo estremamente attuale della Peste è quello del linguaggio . , Non è un caso che tutti i protagonisti di questo romanzo, le figure di spicco, siano in qualche modo degli scrittori , o comunque persone che hanno un rapporto professionale con la parola. Rieux scrive la cronaca, Grand è un romanziere (e per Rieux è anche "l'eroe" di questa storia), Rambert è un giornalista, Tarrou scrive i suoi taccuini, padre Paneloux verga le recensioni per la Società Geografica di Orano ... Sono tutti, in qualche modo, scrittori professionisti . Ho la sensazione che uno dei temi forti del romanzo sia il rapporto che la Lingua intrattiene con la Realtà: la possibilità di "nominare" il reale e di "controllarlo" attraverso il linguaggio. È significativa la tirata di Grand, quando, a proposito del suo romanzo, afferma che la frase che scrive non riesce ad aderire completamente alla realtà. Anche questo è un piccolo specchio, una messa in cifra, dell'arrovellarsi di Rieux sul raccontare: più volte si parla dell'evidenza schiacciante dell'evidenza che vince su tutto, e della ricerca di una pa~ rola che la possa nominare. Camus scrive della impossibilità di dire i propri sentimenti: quando si parla dei senti - 40 m ent i, og nuno lo fa in base alle esperienze che elabora e matura nel profo ndo , ma poi questi sentimenti non trovano le parole per uscire e cascano nell'incapac ità di ascoltare di chi si ha davanti. A front e di questo scleroti zzarsi di un ling uagg io che è incapace di aderire alla realtà, c' è il riflusso verso il suono inarticolato: le g rida degli appestati l'urlo della sig nora Loret che ossessivamente risuona nelle orecchie di R ieux; i gemiti per la morte del fig lio di Othon che sono le grida di tutti gli uomini del mondo; il sibilo della peste.. . . Sembra quasi che il suono inarticolato , garantendo e certi fic ando una prese nza assoluta, riesca in qualche modo a sopperire ai vuoti del li nguaggio organizzato logicamente. D'altra parte, a fro nte di questa fuga verso un suono che maaari non riesce ad esprimere contestualmente ma che b garantisce una presenza diretta, c'è invece la strenua volontà di scrivere la cronaca. Ecco la volontà di diventare testimone di R ieux: la fiducia in una lingua che possa riscattare l' esiste nza. È fondamentale, da questo punto di vista, una affermazione di Camus, quando dice che non può esistere una letteratura dell'Assurdo, perché nel momento in cui scrivo postulo la presenza di u n asco ltatore, e in q ualche m odo questo ascoltatore mi è fratello , e quindi sto già uscendo dall'assu rdo ... Il linguaggio si sclerotizza, si rifugia nel suono, ma alla fine Camus cerca continuamente la parola, la scrittura. Trovo questa prospettiva molto attuale, sia per il contesto in cui viviamo, sia per il contesto teatrale in cui operiamo. Dopo la "posr-avanguardia", la "nuova spettacolarità", la "terza ondata", il resto è già stato riscoperto, ma è comunque un elemento che continua ad essere problematico nell' esperienza teatrale contemporanea. Credo che proporre, energicamente, un testo che rivendica di essere tale, da parte di attori che hanno fatto del rapporto con la parola l'elemento centrale della propria esperienza, sia u n elemento interessante di questa operazione ... E come avete lavorato sulla drammaturgia? La trasposizione per la scena di un romanzo complesso come La Peste non deve essere stata facile ... Devo fare due considerazioni a questo proposito. La prima è che il mio percorso teatrale è legato ad un nome forte del 41 del narratore. È per questo che abbiamo un R ieux g iovane teatro italiano che considero a tutti gli effetti non solo "un" maestro, ma il "mio" m aestro, ossia Luca R onconi. È una cosa di cui sono molto orgogli oso, e, tra l'altro, il mio percorso con Ronconi si è sviluppato proprio all' ombra del suo rapporto con la scrittura romanzesca: il primo speù acolo in cui gli ho fatto da assistente è stato proprio il Pasticciaccio di Gadda, e ho seguito poi le tappe successive de l Karamazov e di Qm/ che sapeva Maisie. Ovviamente, un percorso simile non poteva non cond izionarmi . Nel rapportarmi a La Peste, quindi , la scelta poteva essere quella di ricorrere ad un "adattamento" in senso classico, 0 di adottare il criterio delle "Edizioni teatrali" , come Luca Ronconi ha definito il suo percorso attraverso il Romanzo. Si tratta di limitarsi a tagliare, o ad interve ni re con anteposizioni o postposizioni di segmenti narrativi, ma senza attuare il passaggio dalla terza alla prima persona nella narrazione. È una via che ho trovato più interessante e p iù consona al tipo di scrittura che La Peste propone . Camus diceva di non appartenere all'Esistenzialismo: l'unico libro filosofico che ha scritto - il Mito di Sisifo - è, a sua detta, decisamente contro l'Esistenzialismo . Eppure Camus si muove all'interno di quella temperie culturale, e il libro cardine di certo Esistenzialismo novecentesco è Essere e Tempo. Dunque quella del Tempo è una dimensione nodale nella riflessione filosofica di Camus. Per lui, infatti, il problema non è solo che la vita è assurda, ma che l'uomo deve imparare a durare nell'assurdo, deve rapportarsi ad una dimensione temporale all'interno dell'Assurdo . Così, al centro de La Peste, c'è la dimensione temporale e della memoria. Alla fine del proprio percorso, Rieux si chiede cosa si possa guadagnare al gioco della peste e della vita, e la risposta è <>. Ognuno di noi è un appestato: agendo, la nostra inevitabile distrazione nell'agire non può non uccidere qualcuno. Nessuno può ag ire senza uccidere q ualcuno. E questo c1 rimanda all' adelchi ano << in q uesto m ondo non resta che fare torto o pat irlo» .. . Questo è solo uno dei tanti richiami alla letteratura italiana che mi è sembrato di ritrovare ne La Peste: al fondo del romanzo , infat ti, sta anche La ginestra di Leopardi , che è alla base di tanta letteratura del Novecento .. . Ma gli uomini provano a lavorare insieme. L'uomo, ci dice Camus, può vivere la stta Rivolta ... Sappiamo che, schem aticam ente, il percorso filosofico d i Camus è stato sempre imprigionato all'interno di una parabola che parte dall'Assurdo d i Caligola e fini sce con il Neo-stoicismo de La Peste .. . Ma a ben vedere, cronologicamente i conti tornano relativam ente: Camus ha riscritto per tutta la vita il Caligola, e se è vero che c' è Caligola dentro La Peste, c' è anche La Peste dentro Caligola . Però , di fatto, quella schematizzazione regge: è vero che al fondo de La Peste c'è la volontà di rifondare una Comunità. In ques to è emblematica, nel romanzo, la sequenza delle "Squadre sanitarie", il gruppo di volontari che coadiuvano i medici nella lotta contro la peste, e che nascono proprio sulla base del rapporto con il flagello e della riscoperta del senso dell'unione attraverso il flagello . Ed è importante che di fronte a questi gruppi, Rieux dica di non dare alle formazioni un'importanza superiore a quanta ne avevano in precedenza, altrimenti si renderebbe un omaggio indi~ retto al male: <>. E La Peste si conclude con una battuta celebre, contestabile e contestata: <> ... Ma forse è tempo d i lasciare chiose e cau tele di ling uaggio per passare al vero e proprio racconto. lNCIPIT RieuxV I cu riosi avve nimenti che costituiscono l'argomento di questa cronaca si sono ve n·f·1cat1· nel 194 . . . a Orano . Per opinione comune , non vi stavano alloro posto, uscendo un po' dall'ordinario. A prima vista, infatti, Orano è una città qualunque, nient' altro che una prefettura francese della costa algerina. Cottard Rambert La città in se stessa, bisogna riconoscerlo, è brutta. Di aspetto tranquillo, occorre un po' di tempo per notare cosa la re nda d iversa da tante altre città mercantili , sotto tutte le latitudini. RieuxV Come fare, per esempio, ad immaginare una città senza piccioni, senza alberi e senza giardini, un luogo neutro, insomma? Rambert Un modo facile per far la conoscenza d'una città è quello di cercare come vi si lavora, come vi si ama e come vi si muore . Rieux V Nella nostra piccola città, forse per effetto del clima, tut to q uesto si fa insieme, con la stessa aria frenetica ed assente: ossia, ci si annoia e ci si applica a contrarre delle abitudini. Cittadino l I nostri concittadini lavorano molto, e in primo luogo si occupano, com 'essi dicono, di concludere affari . Cittadino 2 Naturalmente, sanno anche gustare le cose semplici, am ano le donne, il cinematografo e i bagni al mare; Cittadino l Rieux V ma, con grande ragionevolezza, riservano i piaceri per il sabato sera e l~ domenica, cercando, negli altri giorni della settimana, di guadagnare molti soldt. Si dirà certamente che rutto ciò non è esclusivo della nostra città e che, in defi~i tiva rutti i nostri contemporanei sono fatti in questo modo. Ma o sono Citta e pae~i in cui le persone, di tanto in tanto, hanno il sospetto d'~altro' . In genere , questo non cambia la loro vita. Soltanto, c'è stato il sospett~, ed e sempre qualcosa di g uadagnato. Orano, invece, è apparentemente una Citta senza sospetti, vale a L AVVENTO Rieux V La mattina del 16 aprile il dottor Bernard Rieux, uscendo dal suo studio, inciampò in un sorcio morto. Davanti alla reazione di Michel, il portiere, si rese conto ancor meglio che la scoperta aveva qualcosa d'insolito. Mieh el La presenza del sorcio morto gli era sembrata soltanto strana, mentre per il portiere costituiva uno scandalo. RieuxV La sera stessa, Bernard Rieux cercava le chiavi prima di salire al suo appartamento quando vide sorgere dal fondo scuro del corridoio dello stabile un grosso topo. La bestia si fermò, sembrò che cercasse un equilibrio, girò su se stessa con un piccolo grido e poi cadde vomitando sangue dalla boccuccia semiaperta. Il dottore la guardò un momento, poi salì in casa sua. Non pensava al sorcio; quel sangue vomitato lo riportava alle sue preoccupazioni . Malata da un anno, sua moglie doveva partire il giorno dopo per la montagna. Rieux G Ella sorrideva. dire una città assolutamente moderna. Cittadino 3 Rambert Non è necessario precisare il modo in cui ci si ama, da noi . Gli uomini e le donne si divorano rapidamente in quello che si chiama l'atto d'amore o s'impegnano in una lunga abitudine a due. Rieux V Nemmeno questo è originale; a Orano, come altrove, in mancanza d i tempo e di riflessione, si è giustamente costretti ad amarsi senza saperlo. Richard Rieux G La cosa più originale, nella nostra città, è la difficoltà che si può trovarvi a morir:; difficoltà, d'altronde, non è la parola giusta e sarebbe più preciso parlare d1 scomod1ta. Non è mai piacevole essere ammalat i, ma vi sono città e paesi che ti sostengono nella malattia, in cui si può, in qualche maniera, lasciarsi andare. Un malato ha bisogno di dolcezza, gli piace appoggiarsi a qualcosa, è più che naturale . 70 71 RieuxV <>, lei disse. RieuxV Michel, pareva abbatt uto. Si fregava il collo con gesto meccanico. Rieux G Dormi se puoi, cara. Ti accompagnerò al treno di m ezzogiorno (le bacia la fronte). Rieux G R ieux gli domandò come si sentisse. Rieux V Il g iorno dopo, Michel Rieux G l 7 aprile , alle otto, Il portiere non poteva dire, beninteso, che non andava; soltanto , non si sentiva molto a posto. Q uei sorci l'avevano scosso e tutto sarebbe andato molto meg lio quando fossero scomparsi. Rieux V Rieux decise di cominciare il g iro delle sue visite dai quartieri esterni. In una via che stava percorrendo il dottore contò una dozzina di sorci gettati su stracci sporchi. Tutto il quartiere, poi, non parlava che dei topi. Terminate le visite, tornò a casa. Madre Rieux Ma la m attina d el g iorno dopo, 18 aprile, il dottore, ch'era andato a prendere sua madre alla stazione, trovò M ichel con una faccia ancora più scavata: D i sopra, c'è un telegramma per lei. Mie h el dalla cantina al g ranaio, una decina di sorci coprivano le scale. Mi eh el Il dottore domandò a Michel se avesse veduto degli altri sorci. Madre Rieux Sono cose che capitano. Rieux G No . Faccio la guardia, sa; e quei porci non osano. Rieux V Sua madre era una donnina di corporatura esile dagli occhi neri e dolci. Michel Il telegramma avvertiva Rieux dell'arrivo d i sua madre per il g iorno dopo; sarebbe venuta a occ uparsi della casa d i suo figlio in assenza della mog lie malata. Madre Rieux Sono felice di rivederti , Bernard. Contro questo, i topi non possono niente. Madre Rieux RieuxV Lui approvava; è vero che con lei tutto pareva sempre facile. Quando entrò in casa, Rieux vide sua moglie in abito da viaggio . Le sorrise: <> disse «molto bene>> . Poco dopo, alla stazione, la sistemava nel vagone-letto. Fu press'a poco a quest 'epoca, in og ni caso, che i nostri concittadini com inciarono a essere inquieti. Cittadino 4 A partire dal 18, i magazzini traboccarono, effettivam ente, di centinaia di sorci morti. Rieux G RieuxV È troppo caro per noi, non è vero? Rieux G È necessario. Cittadino 5 In alcuni casi, si fu costretti a finire le bestie , la cui agonia era troppo lunga. RieuxV Che storia è, questa dei topiì Cittadino 6 Dai quartieri esterni sino al centro della città, Rieux G Non so. È una cosa strana, ma passerà. Cittadino 7 dovunque si radunavano i nostri conci ttadini , RieuxV Poi le disse assai rapidamente che le chiedeva scusa, e che l'aveva molto trascurata. Cittadino 6 i sorci aspettavano a mucchi, nelle pattumiere, o in lunghe file, negli scoli. Rieux G Lei scuoteva la testa, come per significargli di tacere . Rambert La stampa, da quel giorno in poi, s'impadronì della facce nda e domandò se il municipio si proponesse, sì o no, di agire, per difendere gli amministrati dalla ripugnan te invasione. Prefetto Fu dato ordine al reparto di derattizzazione di raccogliere i sorci morti ogni mattina all'alba. Finita la raccolta, due furgoni del reparto dovevano portare le bestie all'inceneritore, per bruciarle. Cittadino 4 Ma, nei giorni che seguirono, la situazione si aggravò. Cittadino 7 Dagli stanzini, Cittadino 8 dai sottosuoli, Cittadino 9 dalle cantine, Cittadino 10 dalle chiaviche, Cittadino 4 salivano in lunghe titubanti schiere sino a vacillar nella luce, a girare su se stessi e a morire presso creature umane. Cittadino 8 La notte, nei corridoi o nei vicoli, si udivano distintamente i loro piccoli gridi di agonia. Rieux V <> . Un attimo dopo , lei gli voltava le spalle, guardando traverso il vetro. Rieux G Egli chiamò sua moglie per nome, e quando lei si voltò le vide il viso coperto di lacrime. <> . Grand (cercando le parole) L'ho staccato in tempo. Uscivo, app unto , e ho sentito rumore . Q uando ho veduto la scritta ... ho cred uto ad uno scherzo. Ma lui ha gettato un gemito strano, e anche sinistro, di rei . Naturalmente, sono entrato. RieuxV Rieux andò ve rso il letto. L'uomo non era cad uto da troppo in alto né troppo bruscamente, le vertebre avevano resistito. Beninteso, un po' d 'asfissia. Il dottore disse che le cose si sarebbero accomodate in pochi g iorni. Cottard (con voce soffocata) Grazie, dottore. Rieux G R ieux domandò a Grand se avesse avvertito il commissariato. Grand N o, no ... H o pensato che la prima cosa da fare ... Rieux V e G Ma certo; lo farò, io. Cottard Il malato si agitò e protestò che stava bene e che non ne valeva la pena. Rieux G Si calmi . Rieux V Non è un caso grave, mi creda, Rieux G ma bisogna che io facc ia la de nuncia. Cottard, gettandosi indietro, piange. morti . Cittadino 3 La città respirò. Rieux V Fu tuttavia in quello stesso giorno, Rieux G alle dodici, Rieux V che il dottor Rieux, fermando l'automobile davanti alla sua casa, scorse in fondo alla strada il portiere che veniva avanti penosamente, con la testa ciondoloni, simi- Grand Suvvia, signor Cottard . Cerchi di capire. Si può dire che il dottore è responsabile. Se, ad esempio, le venisse il ticchio di ricominciare . .. Cottard Ma Cottard, in mezzo alle lacrime, d isse che non avrebbe ricominciato, ch'era stato soltanto un attimo di pazzia, e che lo si lasciasse in pace. Rieux Ve G (scrivendo una ricetta) Siamo intesi. Lasciamo stare, tornerò tra due o tre giorni . Ma non faccia sciocchezze. Rieux V Sul pianerottolo disse a Grand ch'era costretto a fare la denuncia, ma che avrebbe domandato al commissario di rimandare l'inchiesta a due giorni dopo. Rambert Gli strilloni dei giornali della sera annunciavano che l'invasione d i sorci era bloccata. Rieux V Ma Rieux trovò Miche!, il suo portiere malato, che vomitava con grandi sforzi una bile rossasrra in un bidone d'immondizie. le a una marionetta. Miche! Miche! aveva gli occhi lucidi e la respirazione sibilante; non si era sentito molto bene e aveva voluto prendere aria; ma forti dolori al collo, alle ascelle e agli inguini lo avevano costretto a tornare indietro. Rieux G Coricatevi, misuratevi la temperatura, vi verrò a trovare nel pomeriggio. Rieux V Dopopranzo Rieux rileggeva il telegramma della casa di salute con l'annuncio dell'arrivo di sua moglie, quando suonò il telefono: era un suo vecchio cliente, impie- Rieux G Rientrato in casa, R ieux telefonò al suo collega Richard, uno dei m edici più importanti della ci ttà. RieuxV Bonario , sempre sorridente, sembrava essere amico d i t u tti senz' esserne schiavo. Richard No, non ho veduto niente di straordi nario. Cittadino l Rieux G N iente febbre con infiammazioni locali? Lo s'incontrava in tutti i luog hi p u bblici , sempre con un quaderno alla mano, intento a scrivere e a prendere appunti. Richard Sì, ma sì; due casi, con gang li m olto infiammati. RieuxV I suoi taccuini costituiscono anch 'essi, a loro modo, una cronaca di q uesto difficile periodo; Rieux V Anormalmente ? Tarrou Richard Ma lei sa, la normalità . .. Rieux V Il giorno dopo, 30 aprile, una brezza ormai tiepida soffiava in un cielo azzurro e umido, portando un effluvio di fiori dalle remote periferie. m a si tratta d 'una cronaca d ecisamente particolare: nel suo 'diario', Tarrou considerava cose e creatu re puntandovi su il binocolo dalla parte sbagliata. Nello sm arrim ento generale egli si applicava a farsi storico d i quello che non ha storia. RieuxV Le prime annotazioni di J ean Tarrou datano dal suo arrivo a G rano , e rivelano , sin dal princip io , una curiosa soddisfazione di trovarsi in una città così brutta in se st essa. Rieux G (sempre sf ogliando) Tarrou sembrava esser stato conquistato dal carattere m ercantile Rieux G Persino Rieux, rassicurato da una lettera della moglie, scese con leggerezza dal portiere. E infatti la febbre era caduta. Moglie di Michel Va meglio, dottore. Non è ve roì Rieux G Aspettiamo ancora. Rieux V Ma a mezzogiorno la febbre era salita con un solo balzo a quaranta gradi. Michel Erano ricominciati i conati. I gang li del collo g li facevano m ale. Rieux G Telefono all'ospedale ... lo trasporteremo in ambulanza. Rieux V piaceri normali , della città, Rieux V i passi del suo quaderno dedicati a questo arg omento, sono i soli luoghi in cui gli appunti del forestiero sembrano assumere un carattere personale. Solo, è d avvero difficile valutarne il significato e la seri età. Tarrou Due ore dopo, nell'ambulanza, il dottore e la moglie si chinavano sul malato. Dalla bocca ricoperta d i fungosità gli uscivano brandelli di parole: «l topi! », diceva. Verdastro, con le labbra ceree, le palpebre p lum bee, straziato dai gangli , sprofondato nella lettiga come se avesse voluto rich iuderla sopra d i sé o come se qualcosa, venendo dal fondo della terra, lo chiamasse senza tregua, il portiere soffocava sotto un peso invisibile. Ad esempio, Tarrou riporta una conversazione tra due tramvieri cui aveva assistito: «Tu hai conosciuto Camps>>, diceva uno . <> . << Ebbene, è morto>> . <> . <>. <> . <> . <> . <>, concluse il secondo, << non bisogna mai soffi are in un pistone>>. Rieux G Ecco, in ogni caso, notizie date da Tarrou, nei suoi taccuini, sulla faccenda dei topi: Moglie di Michel Non c'è più speranza, dottore? Tarrou Rieux G È morto. Rieux V La morte del portiere, si può dire, decretò la fine di questo periodo pieno di segni sconcertanti e il principio di un altro, relativamente più d ifficile, in cui la sorpresa dei primi tempi si trasformò a poco a poco in panico. Sul periodo appena descritto, è utile dare anche l'opinione d 'un altro testimone, Jean Tarrou. Tarrou Jean Tarrou si era stabilito a Grano alcune settimane prima, e alloggiava in un grande albergo del centro. All'albergo il portiere notturno mi ha detto che si aspetta una disgrazia, con tutti questi sorci. <>, gli ho detto, <<è trovare la pace interiore>> . Lui m i ha perfettamente capito. In città si parla molto della storia dei sorci . Il giornale se ne è occupato. La cronaca locale, di solito assai varia, adesso è presa per intero da una campagna contro il municipio. Cittadino 10 In apparenza, sembrava ricco abbastanza per vivere di rendita; ma sebbene la città si fosse a poco a poco abituata a lui, nessuno poteva dire da dove venisse né la causa che lo teneva in mezzo a noi . Rieux G Da qui in avanti, i taccuini di Tarrou cominciano a parlare con maggiore minuzia di questa febbre sconosciuta, di cui la gente ormai si preoccupa. Tarrou Dal principio della primavera, lo si era veduto molto sulle spiagge; e spesso nuotava, con un piacere evidente. Tarrou Si possono ormai citare una decina di casi di tale febbre, e per la maggior parte mortali . 76 77 RieuxV Le cifre di Tarrou erano esatte, il dottor R ieux ne sapeva qualcosa. Isolato il corpo del portiere, aveva telefonato a Richard per interrogarlo su quelle fe bbri ing uinali. Rieux G Aspetto il risultato delle analisi. Castel Io, lo so. E non ho bisog no d 'analisi. Parte della mia carriera l'ho fatta in Cina, e ho ved uto alcuni casi a Parigi, u na ventina d 'anni fa. Soltanto, non si è osato dar loro un nome , lì per lì . L'opinione pubblica è sacra: niente panico, soprattutto niente panico. E poi, come diceva u n collega: «È impossibile, tut ti sanno che è scomparsa dall'Occidente» . Sì, lo sapevano tutti, tranne i morti . Suvvia, Rieux, lei lo sa bene quanto me di cosa si tratta. Rieux G Dalla finestra dell'ufficio Rieux guardava il dorso petroso della scogliera chiudersi sulla baia, in lontananza. Sì, Castel. D ifficile a credersi, ma pare proprio che sia la peste. Richard Non ci capisco niente. Due morti, uno in quarantott'ore, l'altro in tre g iorni. L'ultimo, una mattina, lo avevo lasciato con tutti i seg':li della convalescenza. Rieux G Mi avverta, se le capitano altri casi. RieuxV Chiamò, poi, alcuni altri medici. Condotta in questo modo, l' inchiesta g li d iede una ventina di casi simili in pochi giorni. Medico l Quasi tutti erano stati mortali . Rieux V Domandò allora a Richard, segretario del sindacato dei medici di Orano, l'isolamento dei nuovi malati . Rieux GeV Richard Ma io non ci posso far nulla. Ci vorrebbero delle misure prefettizie. D 'altronde ch i le dice che ci sia rischio di contagio. Castel Lei sa cosa ci rispo nderanno. Sono anni che è sparita dai climi t emperat i. RieuxV (stringendosi nelle spalle) Cosa sig nifica spari re? Rieux G Niente me lo dice, ma i sintomi sono preoccupanti. Castel Sì . .. E non dimentichi: anche a Parigi, quasi ve nt'anni fa. Rieux V Richard, tuttavia, insisteva che lui «non era autorizzatO>> . Rieux G Tutto quello che poteva fare era di parlarne al prefetto. Bene. Speriamo che oggi non sia più g rave d'allora. Ma è veramente incredibile. Richard Rieux V Ma, mentre si discuteva, il tempo si guastò; il g iorno dopo la m orte del portiere grandi brume coprirono il cielo. Nella città, costruita come una chiocciola sul suo pianoro, regnava un tetro torpore: ci si sentiva un po' prigionieri del cielo. Castel si alza e si dirige verso la porta CoNSIDERAZIONI suLLA PESTE Impreparato, esitante, diviso tra inquietudine e speranza RIEUX -CASTEL Rieux V La parola << peste » era stata pronunciata per la prima volta. I flagelli sono u na cosa comune, ma si crede difficilmente ai flagelli quando ti cascano in tes ta. Ci sono state, nel mondo, tante pesti quante guerre; e tuttavia pesti e g uerre trovano gli uomini sempre impreparati . Quando scoppia una guerra, la gente dice: <>, <>, raccontava l'ometto. <> . Cottard Cottard era pieno di tali storie. Si diceva, ad esempio, che in pieno centro, un uomo, co1 segm .della peste .. nel deli rio della malattia si era precip itato fuori per gettars1 sulla pnma donna Jncontrata e abbracc iarla gridando di avere la peste. Bene . . . d1ve nteremo tut tJ pazzi, è cerro ! Rieux G Ma i più faticavano ad accettare la peste, ed accampavano le loro personali ragioni per sfuggune. Rieux V Tre settimane dopo la chiusura delle porte, Rieux trovò, all'uscita dell'ospedale, u n gwvane che lo aspettava. Rambert Suppongo che lei non m i riconosca. (Rieux esita) Sono venuto prima di questi ult1m1 trag1c1 avvem me nt1 per chiederle ragg uagli sulle condizioni di vita degli arabi. Mi chiamo Raymond Rambert. Rieux G Ma sì, cerro. Bene 1 adesso lei ha un bell'argomento per un reportage. Rambert No~ si tratta di questo . Sono venuta a domandarle aiuto . Mi scuso, ma in questa Rieux V I telegrammi restarono, allora, la nostra unica risorsa. Cittadino 3 Esseri legati dalla mente, dal cuore e dalla carne, furono in questo modo ridotti a cercare i segni della loro comunione antica nelle maiuscole d'un d ispaccio d i dieci parole. E siccome le formule che si possono adoperare in un telegramma si esauriscono in fretta, lunghe vite in comune si riassunsero rapidamente in uno scambio periodico di formule belle fatte come: <>. Rieux V In tali estremi di solitudine nessuno poteva sperare nell'aiuto del vicino e ciascuno rimaneva solo con la sua preoccupazione. Rieux G Rieux V Se uno di noi, per caso, cercava di confidarsi, o di dire qualcosa del suo sentimento, la risposta che riceveva, qualunque fosse, lo feriva, la maggior parte delle volte. Si accorgeva, allora, che il suo interlocutore e lui non parlavano della stessa cosa. Lui, infatti, si esprimeva dal fondo di lunghe giornate di rimuginii e sofferenze, l'altro, invece, immaginava un'emozione convenzionale, il dolore che si vende nei negozi, una malinconia di serie. Benevola od ostile, la risposta cadeva sempre nel falso, bisognava rinunciarvi. O almeno, coloro per i quali il silenzio era insopportabile siccome gli altri non potevano trovare il vero linguaggio del cuore - si rassegnavano ad adottare la lingua dei negozi, e parlare, anch'essi, nei modi convenzionali. Anche i dolori più veri presero l'abitudine di tradursi nelle formule comuni della conversazione. Soltanto a questo prezzo i prigionieri della peste potevano ottenere la compassione del loro portiere o l'interesse dei loro ascoltatori. CJtta non conosco nessuno e il corrispondente del mio giornale è un imbecille. Rieux G Rieux gli propose di andare a piedi con lui sino a un dispensario del centro. Rambert Rambert parlava, agitatissimo . Aveva lasciato sua moglie a Parigi; a dir la verità non era sua moglie ma era lo stesso. Lui ora aveva deciso di partire da Orano. Aveva potuto parlare col capo gabinetto della prefettura e gli aveva detto d i non avere rapport1 con Orano, che non toccava a lui rimanervi e ch'era giusto lo si lasciasse andare, anche se, una volta fuori, gli dovevano far subire una quarantena. Il capo gabmetro gll aveva detto che capiva molto bene, ma non si potevano fare eccezioni . La SJtuazwne era grave e non si poteva decidere nulla. Ma, insomma, io sono estraneo a questa città' Rieux G Certo: ma, dopo tutto, speriamo che l'epidemia non duri' E aveva tentato di consolare Rambert facendogli anche notare come a Orano potesse trovar materia per un reportage interessante. Mentre i nostri concittadini cercavano di adattarsi al subitaneo esilio, la peste metteva guardie alle porte e sviava i bastimenti che facevano rotta verso Orano. Nonostante tali spettacoli insoliti, i nostri concittadini, apparentemente, faticavano a capire quello che era capitato loro. Cittadino 6 C'erano i sentimenti comuni, quali la separazione e la paura. Madre Rieux Ma si continuavano anche a mettere in prima linea le personali preoccupazioni . 86 87 Rambert È stupido, dottore, mi capisceì Io non sono stato m esso al mondo per fare dei repor·tages, ma forse sono stato m esso al mondo per vivere con una donna. RieuxV Rie ux d isse che, quanto meno, era ragionevole. Rambert È che .. . lei ed io ci siamo incontrati da poco e· c'intendiamo bene. (Rieux tace) Ma io l'annoio . Le volevo soltanto chiedere se lei mi può fare un certificato in cui si Rieux G dal bene di ciascuno. Ma, ho torto ad andare in collera; e le ho portato via anche troppo tempo. Rieux V Rieux g li domandò di tenerlo informato dei suoi ten tativi e di non serbargli rancore. Sicuram ente c'era un p unto su cui potevano intendersi. Pausa dica che io non ho questa benedetta malattia. Rambert (assentendo) Stia certo che la capisco. Ma il suo ragionam ento non è corre tto. Io non posso fa rle il certificato in quanto ig noro se lei ha o no la m alattia e in quanto, anche in quest'ultimo caso, non posso attestare che tra il minuto in cui uscirà dal mio studio e il m inuto in cui entrerà in prefettura lei non sarà contagiato. E poi , Lo credo. Sì, lo credo mio m algrado e nonostante tutto quello che lei mi ha detto . Ma non la posso approvare . Rie ux V Dopo un attimo , il dottore scosse la testa. Il g iornalista aveva ragione nella sua impazienza di felicità, m a aveva ragione quando lo accusavaì <> . Rieux V Ma non tutti avevano un 'opinione così categorica; semplicemente, la predica rese più sensibile a molti l'idea, vaga sino ad allora, ch'essi erano condannati, per una colpa ignota, a un inconcepibile imprigionamento. Rieux G E mentre gli uni continuavano la loro piccola vita adattandosi alla clausura, per altri invece, d'allora in poi, l'unica idea fu quella di evadere dalla prigione. 91 ricordo dei genitori , m orti q uando lui era ancora giovane, lo addolorava. Infine riconosceva che la cosa che p iù amava al mondo era una certa campana del quartiere e i suoi dolci rintocchi verso le cinque di sera. R.AMBERT E LA FUGA Rambert Rambert, ad esempio, cercava d i fuggire da quell'aria d i panico nascente, con ostinazione e as tuzia, se no n con successo. Aveva quindi visitatO un gran numero di funzionari e di persone. Il contenuto del suo ragionamento consisteva sempre nel d ire che lui era estraneo alla nostra città e che il suo caso doveva essere esaminato a parte. In generale, gli interlocutori del giornalista ammettevano volentieri questo punto; m a di solito gli significavano che il suo caso era lo stesso per u n certo numero di persone e che , di conseguenza, non era speciale come lui immaginava. E se Rambert poteva rispondere che questo nulla mutava nel contenuto del suo ragioname nto , g li si rispondeva che mutava qualcosa nelle difficoltà am ministrative opponent isi ad ogni misura d i favore che rischiasse di creare, come dicevano, con espressione di grande ripugnanza, un precedente. Rieux V Rambert Secondo la classificazione proposta da Rambert al dottor Rieux, un tal genere di ragionatori costituiva la categoria dei formalisti. Al loro fianco esistevano poi i bei parlatori, i p rodig hi d i buoni consig li , gli importanti, i futili, i metodici, gli annoiati, e i conservatori, d i gran lunga più numerosi, che indicavano a Rambert un altro ufficio o un nuovo passo da fare. In questo modo il giornalista si era venuto esaurendo in una serie di visite e si era fatto un'idea esatta d i quel che poteva essere un m u nicipio o una prefettura, a forza d 'aspettare sopra una panchetta di tela cerata davanti ai grandi manifesti esortanti a sottoscrivere i buoni del Tesoro, esenti da imposte, o ad arruolarsi nell'esercito coloniale; a forza di entrare in uffici dove i volti lasciavano trasparire delle persone quello che, normalmente, lasciano trasparire i classificatori a scomparti e g li scaf- Grand Ma per evocare emozioni così semplici , la minima parola g li costava m ille pene. Rieux V «Dottore >>, diceva, «Vorrei imparare ad esprimermi ». Grand Q uella sera, dirigendosi verso i sobborghi, R ieux aveva preso il braccio dell'impiegato per trascinarlo . G rand trem ava nervosamente. Rieux G Sembrava a R ieux che l'oscurità fosse p iena di gemiti. In qualche zona del cielo nero, un sibilo sordo gli ricordò il flagello invisibile che agitava instancabilmente l'aria calda. Grand Per fortuna, per fortuna. Rieux G R ieux si domandava cosa volesse d ire . Grand Per fortuna, ho il mio lavoro notturno! Sto ... scrivendo . . . un romanzo .. . Rieux V Stranamente la notizia no n sorprese il dottore. Rieux G (educatamente) SP È un vantaggio. E, deciso a non ascoltare il sibilo, domandò a Grand se fosse contento del suo lavoro. G rand Ebbene, credo di essere sulla buona strada. Rieux G Ne ha ancora per molto:> G rand (animandosi) Non so. Ma la questione non è questa, dottore, no n è questa! (Nel buio, Riex indovina le sue braccia che si agitano. Sembm preparare qualcosa che viene all'improvviso, con volubilità) Q uello che voglio, vede, è che il g iorno in cui il manoscritto arriverà all'edi tore, questi, dopo averlo let to, si alzi e dica ai suoi collaboratori : «Signori , giù il cappello!». Sì, dev'essere u na cosa perfetta! Serate, settimane intere su di una parola ... e talvolta una semplice congiunzione. (Grand si ferma prendendo il dottore per un bottone del soprabito. Le parole escono vacillanti dalla sua bocca). M 'intenda bene, dottore. A rigore, è facile scegliere tra ma ed e; la d ifficoltà aumenta con poi e quindi; ma certamente la cosa più d ifficile è sapere se bisogna, o non bisogna, mettere una e. Rieux G Sì, capisco! G rand Giunti davanti a casa, dopo qualche incertezza, Grand invitò il dottore a salire un momento. Rieux accettò. Rieux V Nella sala da pranzo Grand lo pregò d i sedere a un tavolo pieno d i fog li coperti di cancellature su di una microscopica calligrafia. Grand Non guardi! È la mia prima frase che mi fa soffrire, molto soffrire. Rieux V Sieda, e me la legga Grand (Sorridendo con una sorta di gratitudine) Sì! Credo di averne voglia. Rieux G Grand indugiò un po', guardando un foglio. fali d'incartamenti . GRAND E IL SUO ROMANZO Rieux G Grand Pochi giorni dopo la predica di Padre Paneloux, una sera, Rieux commentava l'avvenimento con Grand, il suo vecchio cliente impiegato al municipio. A prima vistaJoseph Grand non era in effetti nient'altro che un piccolo impiegato al municipio di cui aveva tutti i modi. Lungo e magro, nuotava in mezzo a vestiti scelti sempre troppo ampi, nella illusione di poterli usare di più. Se si aggiunge al ritratto un'andatura da serminarista, un odore di cantina e di nebbia, si riconoscerà che non si poteva immaginarlo altrove che davanti ad una scrivania. Anche per uno spirito non prevenuto, egli sembrava esser stato messo al mondo per esercitare le funzioni discrete ma indispensab il i d'ausiliario municipale temporaneo a sessantadue franchi e trenta al giorno . Rieux G Infine, e soprattutto, Joseph Grand non trovava le parole. Non arrossiva nel riconoscere che amava i nipotini e la sorella. Ammetteva che il 92 93 Rieux V In quel mom ento, Rieux aveva una percezione straordinariam ente acuta della città distesa ai suoi piedi , Cittadino 5 del mondo chiuso che costituiva e dei terribili urli che soffocava nella notte. Grand In una bella mattina del mese di maggio, un 'elegante amazzone percorreva, sopra una superba giumenta sau ra, i viali fioriti del Bois de Boulogne. (Lunga pausa, poi, alzando gli occhi) Cosa ne pensa? Rieux V Rieux G RieuxV Rieux G È vero. Tarrou L'organizzazione del servizio sanitario non è all'altezza della situazione. Mancate di uomini e di tempo. Rieux G Lei è bene informato. Il malcontento ormai è grande, e il prefetto esita. Tarrou Perché non chied ere dei volontari ' R ieux rispose che il pri ncipio lo incuriosiva del res to; Rieux G È stato fatto , m a con m agri risul tati . ma l'altro disse che u n tale punto di vista non era quello giusto (batte le carte col palmo deLLa mano). Q uesta è solo u n'approssimazione. Quando sarò arrivato a rendere perfettamente il quadro che ho nella fantasia, quando la mia frase avrà la stessa andatura di quella passeggiata al trotto, un - due - tre, u n - due - tre, allora il resto sarà più facile, e soprattutto l'illusione sarà tale, si n dal principio, da far dire : «Giù il cappello>> . Mai avrebbe consentito ad abbandonare quella frase tale e quale ad un tipografo. N onostante la soddisfazione che talvolta g li dava, si rendeva conto che non aderiva ancora del tutto alla realtà e che, in una certa misura, serbava una facilità di tono che la imparentava alla lontana, ma tuttavia la imparentava, con un modulo bell'e fatto. <>. Tarrou È stato fatto, m a senza crederci. Q uello che manca, ai fun zionari, è la fantasia. Non sono m ai all'altezza dei flagelli; i rimedi che immaginano sono appe na al livello d'un raffreddore. Se li lasciamo fare, periranno, e noi con loro . Rieux G È probabile. Devo dire che, tuttavia, hanno pensato anche ai prig ionieri, per quelli che - si potrebbero chiam are - i lavori di fatica. Tarrou Preferirei che fossero uomini liberi . Rieux G Anche io. Rieux V Ma perché/ Tarrou Le condanne a morte m i fanno orrore. Ma Rieux stava ormai scendendo per strada. Rieux G Allora? Tarrou Allora, ho un piano per l'organizzazione di squadre sanitarie di volontari . Mi autorizzi a occuparmene e lasciamo da parte l'amministrazione. H o amici un po' dappertutto, che formeranno il primo nucleo. E naturalmente vi prenderò parte anch'io. Rieux V Beninteso non d ubi ti che accetto con g ioia. Si ha bisogno d'aiuto, soprattutto in questo mestiere. M 'incarico io di far accettare l'idea alla prefettura. Del resto, non hanno scelta. Ma . . . Ma il lavoro può essere mortale, lei lo sa. E in ogni caso, bisogna che io l'avverta di questo; ha ben riflettuto ? Tarrou Che ne pensa lei, dot tore, della predica di Paneloux/ PRIMO INCONTRO RIEUX- T ARROU Tarrou Era stato Tarrou a chiedere a Rieux l'appuntamento di cui parlava nei suoi taccuini. Madre Rieux Alla porta suonò il campanello. Tarrou Nella penombra del pianerottolo, Tarrou aveva l'aria d'un grosso orso vestito di chiaro. Rieux V In fondo al corridoio incontrarono la madre di Rieux, Tarrou il visitatore si presentò: Tarrou . Rieux G Un amico . Madre Rieux Sono molto lieta di conoscerla. Tarrou Quand'ella andò via, Tarrou si voltò ancora verso di lei. Rieux V Rieux fece sedere il visitatore davanti alla sua scrivania e lui rimase in piedi dietro la poltrona: erano divisi dalla sola lampada accesa nella stanza, sopra la scrivania. la domanda è posta con naturalezza, e Rieux risponde con naturalezza Tarrou So che con lei posso parlar chiaro. Rieux annuisce Tarrou Tra quindici giorni o un mese, voi medici non servirete più a nulla, qui, sarete superati dagli avvenimenti. 94 Rieux V H o vissuto t roppo negli ospedali per amare l'idea d 'un castigo collettivo. Ma, sa, talvolta i cristiani parlano così, senza mai pensarlo davvero. Sono migliori di quanto non sembrano. Tarrou Lei pensa, tuttavia, come Paneloux, che la peste porti un suo beneficio, che apra gli occhi, che costringa a pensare! il dottore scuote la testa con impazienza Rieux G Come tutte le malattie di questo mondo. Ma quel che è vero dei mali del mondo è vero anche della peste. Può servire a far maturare qualcuno . Però, quando si vedono la miseria e il dolore che porta, bisogna essere pazzi, ciechi o vili per rassegnarsi alla peste. (Rieux ha appena alzato il tono. Ma Tarrou gli fa un gesto con la mano, come per calmarlo; e sorride. Rieux alza le spaLLe) Mi scusi. (Pausa) Ma lei non 95 p ropongono. Forse, anche perché la vita era particolarmente dura per il fig lio d i un operaio come m e. E poi , ho dovuto ved er morire. Lei sa che ci sono persone che rifiutano di morireì Ha mai sentito una donna gridare : << No!» nel momento di morire? Io , sì . E mi sono accorto , allora, che non potevo abi tuarmici. Ero giovane allora, e il mio disgusto credeva d i sfidare l'ordine stesso del m ondo. Poi, sono diventato piii modesto. mi ha risposto ; ha riflettuto? Tarrou si erge un po' nella poltrona e pmtende la testa nella luce Tarrou Lei crede in D io, dottore ì anche questa domanda è posta con naturalezza, · ma stavolta Rieux esita Rieux G N o, ma che vuol di re q uesto ì Sono nella notte, e cerco di vederci chiaro. Rieux V Rieux V Da molto tempo ho sm esso di trovare originale la cosa. (monnorando) e G >, con un difficile sorriso. Una sera lesse ai due ascoltatori la prima frase del suo romanzo modificata in questo modo: <> : era la frase che riassumeva allora la sola speranza possibile. Impiegata municipale Pressappoco a quell'epoca ci fu anche una recrudescenza di incendi, soprattutto nei q uartieri eleganti, alle porre Ovest della città. Assunte informazioni, si trattava di persone ritornate dalla quarantena, che, impazzite per i lutti e le d isgrazie, appiccavano fuoco alle loro case nell 'illusione di farvi morire la peste. Si fece molta fatica a combattere tali imprese, la cui frequenza esponeva interi quartieri a un perpetuo pericolo, a causa del vento violento . Dopo aver dimostrato invano che la disinfezione delle case, fatta dalle autorità, bastava ad escludere ogni rischio di contagio, bisognò decretare pene severissime contro quegli incendiari innocenti . Impiegato municipale Tutte queste circostanze, aggiunte al vento, portarono l'esasperazione in cerri animi . Le porre della città furono attaccate durante la notte, e a più riprese, da gruppetti armati. Ci furono scambi di fucilate, dei feriti e alcune evasioni . I tentativi finirono abbastanza in fretta, tuttavia erano bastati per sollevare in città un soffio di rivoluzione che provocò altre scene di violenza. Alcune case, incendiate o chiuse per Cottard sussulta e si aggrappa alla sedia come se stesse per cadere. Riettx cessa di scrivere e lo guarda con aria seria e interessata Cottard (gridando) Chi glielo ha detto? Tarrou (sorpreso) Ma lei! O almeno, questo il dottore e io abbiamo creduto di capire. Cottard Cottard balbettava parole incomprensibili . Tarrou Non s'innervosisca. Né il dottore né io la denunceremo: la sua storia non ci rig uarda. Su, si sieda. Cottard (sedendosi e sospirando) È una vecchia storia che hanno ritirato fuori . Credevo fosse dimenticata. Ma uno ha parlato. Mi hanno fatto chiamare e mi hanno detto di tenermi a loro disposizione fino alla fine dell' inch iesta. H o capito che avrebbero finito con l'arrestarmi. Tarrou È grave ? Cottard Dipende da cosa intende lei per grave . Non è assassinio, in ogni caso. Tarrou Prigione o lavori forzati? Cottard (pama, poi con veemenza) Prigione, se ho fortuna .. . È un errore . Tutti fanno errori. E io non posso sopportare l'idea di esser portato via per questo, di essere stappato dalla mia casa, dalle mie abitudini, da tutti quelli che conosco. Tarrou Per questo, allora, ha progettato d'impiccarsi? Cottard Sì, proprio, una sciocchezza. Tarrou Mi sembra di capire che lei non entrerà nelle nostre formazioni. Cottard (alzando verso Tarrou uno sguardo incerto) Non bisogna serbarmene rancore. Tarrou No certo! (sorridendo) Ma cerchi almeno di non propagare volontariamente il microbo. Cottard Cottard protestò che lui non aveva voluto la peste, e che la peste era venuta com'era venuta, e che non era colpa sua se, per il momento, sistemava le sue faccende. (Pausa, quindi con un tremito nella voé·e) Del resto, la mia idea è che non approderete a nulla. 102 103 ragioni sanitarie, furono saccheggiate. A dire il vero, è difficile supporre che tali atti fossero p remedi tati. La m aggior parte d elle volte, un'occasione improvvisa conduceva persone, sino ad allora oneste, ad azioni riprovevoli che furono immediatamente imitate . E ci furono così forse nnati pronti a precip itarsi dentro una casa ancora in fiamme, in presenza del proprietario stesso, inebetito dal dolore . Davanti alla sua indiffere nza, l'esempio dei primi fu segui to da mol t i spettatori e nella strada buia, al bagliore dell'ince ndio, si videro fuggire da ogni parte ombre deformate dalle fiamme morenti e dagli oggetti o dai mobili che portavano sulle spalle. Richard RieuxV La sola misura che sembrò impressionare tutti gli abitanti fu l'istituzione del coprifuoco: dopo le und ici, immersa nella notte fo nda, la città era di p ietra. Sotto cieli d i luna immobili, Orano allineava i suoi muri bianchi e le sue strade retti linee, mai macchiate dalla massa nera d'un albero , m ai turbate dal passo d i un viandante né dall'urlo d i un cane. La città silenziosa non era p iù, in quei momenti, che un cumulo d i cubi massicci e inerti, tra i quali le statue taciturne dei grandi uomini del passato, poste a guardia di chiese e palazzi, sedevano sole, coi loro fi nti visi di pietra o di ferro, a evocare un'immagine d egradata d i quello ch 'era stato l'uomo . Tarrou Quegli idoli mediocri raffiguravano con discreta precisione il reg no immobile in cui eravamo entrati o almeno il suo ordine es tremo, quello d'una necropoli in cui la peste, la p ietra e la notte avrebbero fin ito col far tacere ogni voce. Impiegata municipale E bisogna pur parlare delle sepolture. Rieux V Il narratore se ne scusa: no n è che ci provi gusto per ques to genere di cerimonie, preferendo - al contrario- la compagnia dei vivi e, per esempio, i bagni al mare. Ma, insomma, i bagni al mare erano stati soppressi e la compagnia dei vivi rischiava, ogni santo giorno, di esser costretta a cedere il passo alla compagnia dei morti. Questa era l'evidenza. Certo, ci si può sempre sforzare d i non vederla, tapparsi gli occhi e rifiutarla, ma l'evidenza ha una forza terribile che finisce sempre col vincerla su tutto. Tarrou Come, per esempio, rifiutar loro la sepoltura, il giorno in cui, coloro che ami , hanno bisogno della sepoltura? Impiegata municipale Eh beh, quello che caratterizzava, in principio, le nostre cerimonie era la rapidità' Impiegato municipale Supponiamo che il decesso avesse luogo nell'ospedale ausiliario di cui si occupava il dottor Rieux. La scuola aveva un'uscita situata dietro l'edificio principale. Un ampio ripostiglio, sul corridoio, conteneva alcune bare. Nello stesso corridoio la famiglia trovava una sola bara già chiusa. Subito, si passava alla cosa più importante, ossia si facevano firmare le carte al capofamiglia. Si caricava poi il corpo su di un'autovettura: un vero e proprio furgone, o un'ambulanza trasformata. Impiegata municipale I parenti salivano su uno dei taxi ancora autorizzati e, a gran velocità, i veicoli raggiungevano il cimitero per strade esterne . 104 Impiegato municipale Alla porta, i gendarmi fermavano il convoglio, tim bravano illasciapassare ufficiale, senza il quale era impossibile avere diritto a q uello che i nostri concittad ini chiamavano l'ultima dimora, sparivano, e i veicoli andavano a parcheggiarsi presso un recinto dove numerose fosse aspettavano d i esser colmate. Un prete accoglieva il corpo, perché .. . i servizi fun ebri in chiesa erano stati soppressi. Il feretro era estratto tra le preci , lo si cingeva d'una corda, era trascinato, scivolava, batteva sul fondo, il prete agitava l'aspersorio, e già la prima palata di terra rimbalzava sul coperchio. L'ambulanza era parti ta un po' prima per sottoporsi a un'innaffiatura disinfe ttante Impiegata municipale e mentre le paiate d 'argilla risuonavano sempre più sorde, la famig lia si stipava nel taxi; un quarto d 'ora dopo, era restitui ta al dom icilio . Impiegato municipale Così, t utto si svolgeva d avve ro con la m assima rapidità e praticam ente senza rischi . Rieux V Certo, in principio almeno, è chiaro che la sensibilità delle famiglie ne fu urtata. Ma, in tempo di peste, queste sono considerazioni di cui non è possibile tener conto: era stato sacrificato tutto all'efficacia. Del resto , se, all'inizio, il morale della popolazione aveva sofferto di tali pratiche, perché il desiderio di esser seppelliti decentem ente è p iù diffuso di quanto non si creda, un po' p iù tardi, per fort u na, il problema del cibo diventò delicato e l'interesse degli abitanti si rivolse a preoccupazioni p iù immediate. Tarrou Assorbite dalle code da fare, dai passi da compiere e dalle formalità da adempiere se volevano m angiare, le persone non ebbero più il tempo di pensare alla maniera con cui si moriva intorno a loro e con cui sarebbero morte un giorno . Impiegato municipale E, così, tutto sarebbe andato per il m eglio se, come abbiamo visto, il contagio non si fosse esteso. Impiegata municipale Le bare si fecero allora più rare, mancò la tela per i sudari e il posto al cim itero . Bisognò provvedere. La cosa più semplice, e sempre per ragioni d 'efficacia, sembrò quella di raggruppare le cerimonie e, quand'era necessario, di moltiplicare i viaggi tra l'ospedale e il cim itero . Così, per q uanto rig uarda, ad esempio, il reparto d i Rieux, l'ospedale disponeva in quel momento di cinque bare. Una volta piene, l'ambulanza le caricava. Al cimitero le casse erano vuotate, i corpi, color del ferro, erano caricati su barelle e aspettavano in una rimessa, sistemata allo scopo. I feretri erano irrorati con u na soluzione antisettica, riportati all'ospedale, e l'operazione ricominciava tante volte quante occorreva. Prefetto L'organizzazione era quindi buonissima, e il prefetto se ne mostrò soddisfatto. Disse anche a Rieux ch'era meglio questo, in fin dei conti, delle carrette di morti guidate dai negri, come si trovavano nelle cronache delle antiche pestilenze. Rieux G Sì . È la stessa sepoltura, ma noi, facciamo delle schede, noi. Il progresso è incontestabile. Prefetto Nonostante i successi dell'amministrazione, il carattere spiacevole che vennero ad assumere le formalità costrinse la prefettura ad escludere i parenti dalla cerimonia. Si 105 tollerava soltanto che venissero alla porta del cimitero, e anche questo non era ufficiale. Rieux V Perché, per quanto riguardava l'estrem a cerimonia, le cose erano un po' mutate. Impiegata municipale In fondo al cimitero, in un terreno nudo, coperto da lentischi, si erano scavate due immense fosse. C'era la fossa degli uom ini e q uella delle donne. Da questo p unto di vista, l'amministrazione rispettava le convenienze e soltanto molto pii:1 cardi , per forza di cose, quest 'ultimo pudore scomparve, e si seppellirono alla rinfusa, g li uni su g li alt ri , uom ini e donne . Pe r fortu na, questa co nfu sio ne ultim a contraddistinse unicam ente i mom enti estrem i del flagello. Nel periodo di cui ci occupiamo la separazione delle fosse , invece, esisteva, Prefetto e la prefettura ci te neva molto. Impiegato municipale Sul fondo di ciascuna fossa, u n grosso strato d i calce viva fu m ava e ri bolliva. Sugli orli della buca una montagnola della stessa calce lasciava scoppiar le sue bolle all'aria aperta. Q uando i viaggi dell 'ambulanza erano terminati , si portavano le barelle in corteo, si lasciavano scivolare sul fondo i corpi spogliati e leggerm ente contratti e li si ricopriva di calce viva, poi di terra, m a fino ad una certa altezza soltanto, per preparare il posto ai futuri osp iti. Il giorno dopo i parenti erano invitati a firmare in un registro, il che st abiliva la d iffe renza che ci p uò essere tra gli uomini e, per esempio, i cani: il controllo era semp re possibile. Impiegata municipale Bene o male, e fino alla fine del mese d'agosto, i nostri conci ttadini poterono quindi esser condotti all'ultima dimora se non decentemente, almeno con l'ordine necessario a che l'amministrazione mantenesse la consapevolezza d i compiere il proprio dovere. Impiegato municipale Ma bisogna un po' anticipare il prosieguo degli avvenimenti per riferire g li ul timi passi a cui bisognò ricorrere . Impiegata municipale Al livello su cui la peste si mantenne, infatti, a cominciare dal mese d'agosto, l'accumulo delle vittime superò di molto le possi bilità che offriva il nostro piccolo cimitero. Si ebbe un bel demolire tratti di muro, aprire ai morti una via di fuga sui terreni circostanti; bisognò ben presto trovare altro . Impiegato municipale E i morti della peste furono portati alla cremazione. Si decise di utilizzare il vecchio inceneritore, che si trovava ad Est della città, fuori dalle porte. Un impiegato del comune facilitò molto il compito delle autorità consig liando di utilizzare per il trasporto dei corpi i tram che, un tempo, servivano la circonvallazione costiera, e che ora erano inutilizzati. A questo scopo, si adattò l'interno delle vetture e delle motrici togliendo i sedili , e si trasformò il forno in capolinea. Impiegata municipale E per tutta la fine dell'estate, come in mezzo alle piogge dell 'autunno, si poterono veder passare, lungo la strada costiera, nel cuore d'ogni notte, strani convogli di tram senza passeggeri; beccheggiavano, alti sul mare . Gli abitanti avevano finito col sapere cosa fossero . E nonostante le pattuglie che proibivano l'accesso alla strada costiera, gruppi di disubbidienti giunsero spesso a insinuarsi tra le rocce a strapiombo sulle onde, e a lanciar fiori sulle vetture, al passaggio dei tram. Si sentivano allora i veicoli sobbalzare ancora nella notte d'estate, col loro carico di fiori e di morti. 106 Impiegato municipale Verso mattina un vapore spesso e nauseabondo calava sui quartieri orientali della città. Rieux G R ieux sapeva che erano state previste soluzioni disperate, come il lancio dei cadaveri in mare; e riusciva ad immaginare senza fatica la loro schiuma most ruosa sull'acqua azzurra. Sapeva che se le st atistiche avessero continuato a salire, nessuna organizzazione, per quanto eccellente, avrebbe resistito , che g li uom ini avrebbero fini to col m orire a mucchi e con l'imp u tridire per strada, nonostante la p refettura, e che la ci ttà avre bbe veduto, sulle p ubbliche p iazze, i moribondi aggrapparsi ai vivi in un miscug lio di odio legittimo e stupida sp eranza. Rieux V Era questo tipo di evidenza o di timore, in og ni caso, che m anteneva nei nostri concittadini il senso del loro esilio e della loro separazione. Il narratore sa perfettam ente quanto sia d eplorevole non pot er riferire nulla, qui , che sia veram ente sp ettacolare, parlando, ad esempio, di qualche eroe edificante o di qualche gesto straordinario , simili a quelli che si trovano nei vecchi racconti. Il fatto è che nulla è m eno spettacolare d' un fl agello e, per la loro stessa durata, le grandi sciagure sono m onotone. Nel ricordo di coloro che le hanno vissute, le giornate terribili della peste non rivivono in figura di grandi fiammate crudeli , ma piuttosto come un intermi nabile calpestio che tutto schiaccia al suo passaggio. Rieux G N o, la peste non aveva nulla a che vedere con le grandi immagini esaltanti che avevano ossessionato il dottor Rieux all 'inizio dell'epidem ia. Era, p ri m a di tutto, un'amministrazione p rudente ed impeccabile, d i buon funzionam ento. Rieux V I nostri concittadini, quelli almeno che avevano pii:1 soffer to per la separazione, si abituavano alloro st ato ì Tarrou Non sarebbe del tutto corretto affermarlo. Sarebbe più esatto dire che, se al principio della peste si ricordavano nettamente del volto amato, nella seconda fase della peste, invece , persero anche la memoria. Non che avessero dimenticato quel volto, ma, ed è lo stesso, il volto aveva perduto la sua carne, non lo scorgevano più nell'intimo di se stessi. Rieux G Per la prima volta i separati non avevano ripugnanza a parlare dell 'assente, ad assumersi il linguaggio d i tutti. Mentre si no ad allora avevano sottratto ferocemente la loro sofferenza alla sciagura collettiva, accettavano adesso la confusione. Rieux V Senza memoria e senza speranza, parlati dal linguaggio comune, si andavano a stabilire nel presente. Tutto per loro diventava presente. Sì, bisogna ben dirlo. La peste aveva tolto a tutti la capacità dell'amore e perfino dell'amicizia. Perché l'amore richiede un po' di futuro, e non c'erano più per noi che attimi . In verità, tutto quel tempo non fu che un lungo sonno. La città era popolata di dormienti svegli che non arrivavano a sfuggire realmente alla loro sorte che quelle rare volte in cui, nella notte, la loro ferita apparentemente chiusa si riapriva all'improvviso . E risvegliati di soprassalto, ne toccavano allora, con una sorta di distrazione, le labbra irritate, ritrovando in un lampo la loro sofferenza, subito ringiovanita, e, con essa, il viso sconvolto del proprio amore. La mattina, ritornavano al flagello , ossia alla routine. 107 In ogni caso, supponendo che ci si voglia fare un'idea corretta dello stato d 'animo in cui si trovavano g li esiliati della nostra città, bisognerebbe di nuovo evocare quelle sere dorare e polverose che cadevano sulla cit tà senz'alberi, mentre uomi ni e donne si riversavano in tutte le strade. Perché, stranam ente, quello che saliva allora verso le terrazze ancora soleggiate, in mancanza dello strepito dei veicoli e delle macchine che di solito costituisce tutto il linguaggio delle città, non era che un enorme rumore d i passi e di voci sorde, il doloroso strusciare di m ig liaia di scarpe, ritmato dal sibilo del flagello nel cielo appesantito , un calpestio interminabile e soffocante, insomma, che riempiva a p oco a poco tutta la città e che, sera dopo sera, dava la sua voce più fedele e p iù tetra all'ostinazione cieca che, nei nost ri cuori, sostituiva, allora, l'amore . Tarrou Tarrou resisteva m eglio, m a i suoi taccuini rivelano che se in lui la curiosità non era meno profonda, aveva perduto in ampiezza. Durante tutto questo periodo, infatti, non s'interessava apparentemente che a Cottard. Cottard In tutta Orano il solo uomo che non pareva scoraggiato e che continuava ad essere la vivente immagine della soddisfazione era Cottard. Egli aveva scelto di vedere Tarrou tutte le volte che il lavoro di quest 'ultimo g lielo consentiva: «Con lui » aveva det to a Rambert <>, ma <>. Il caldo cadeva lentamente tra i rami delle agavi; il cielo azzurro della mattina si copriva rapidamente d'una coltre biancastra che rendeva l'aria più soffocante. Padre Paneloux (Da dietro) Perché parlarmi con tanta colleraì Anche per me, lo spettacolo era insopportabile. 114 Da quando era entrato nelle formazioni sanitarie, Paneolux non aveva p iù lasciato gli ospedali e i luoghi dove si incontrava la peste. Si era messo, tra i salvatori, al posto che gli pareva dovesse essere il suo, ossia il primo. Gli spettacoli di morte non gli eran mancati e sebbene, di regola fosse protetto dal siero, il pensiero della propria morte non gli era rimasto estraneo. (Padre Paneloux entra nello spazio di Rieux) Apparentemente aveva sempre conservato la calma, ma dal giorno in cui aveva guardato a lungo morire un bambino, sembrò cambiato; una tensione crescente gli si leggeva sul viso . Stava preparando un breve trattato sull'argomento. Il titolo? Un p1'ete può consultare un medico? 115 Padre Paneloux Da lunghi mesi la p este è in mezzo a noi, si sied e alla nostra tavola, al capezzale dei nostri cari, ci cammina accanto ... ci aspetta. Tuttavia in ogni cosa c'è sempre da imparare! La prova più crudele è sempre portatrice di bene per il cristiano. Vi sono cose che si possono spiegare riguardo Dio e altre . .. no! Ad esempio, il male apparentemente necessario e il male inutile. D on G iovanni sprofondato negli inferi e la morte di un bambino. Se è g iusto che il libertino sia fulminato , non si capisce la soffe re nza dell 'innocente, l'orrore che tale sofferenza si porta con sé e le ragioni bisog nerebbe trovarle. Qui la religione ci mette ai piedi di un muro. Noi siamo sotto le muraglie della peste e alla loro mortifera ombra bisogna trovare il nostro beneficio. Mi sarebbe facile dire che l'eternità di delizie che aspetta il bam bino possa compensarlo della sofferenza, ma in ve ri tà chi può affermare che una gioia eterna possa compensare un attimo del dolore umanoì N on un cristiano , sicuramente, il cui Maestro ha conosciuto il dolore nel corpo e nell'anima. N o. Padre Paneloux sarebbe rimasto ai piedi del muro, fedele al supplizio di cui la croce è il simbolo, di fronte alla sofferenza di un bambino. Il momento è venuto. Bisogna o tutto credere o tutto negare . E chi mai, tra di voi, oserebbe tutto negareì Prete anziano Paneloux ha ragione, quando cavano g li occhi all'innocenza, un cristiano deve perdere la fede o accettare che cavino g li occhi anche a lui. Paneloux non vuoi perdere la fede, andrà sino in fondo. È questo che ha voluto d ire . LA MORTE DI pADRE p ANELOUX Donna l La fes ta d'Ognissanti quell'anno non fu com'era d i solito. Il t empo sì ch'era di circostanza; i calori tardivi avevano infat ti ceduto di colpo il passo al fresco. Ma i segni della stagione non potevano far dimenticare che i cimiteri erano disertati. Cittadino 3 Q uell'anno , nessuno voleva pensare ai morti ; ormai vi si pensava, fo rse, anche troppo. Donna 2 Essi non erano più i trascurati, presso i quali ci si viene a g iustificare un g iorno all'anno; erano g li intrusi che si vogliono dimenticare. Tarrou Per questo il G iorno dei Morti , quell'anno, fu , in qualche maniera, sabotato. Cottard Secondo Cottard , og ni g iorno era il G iorno dei Morti. (pausa) E realmente i fuochi di g ioia della peste ardevano con allegria sempre più grande nel forno crematorio. Da un g iorno all'altro, il numero dei morti , è vero, no n aumentava; m a sembrava che la peste si fosse comod ame nte stabilita nel suo parossismo. Richard D i regola, e secondo il pensiero delle personalità competenti , era un buon segno. Il grafico dei progressi della peste, con la continua salita e il lungo piano che le succedeva, sembrava del tutto consolante al dottor Richard, ad esempio. <<È un buono, anzi un eccellente grafico>>, diceva, giudicando che la peste avesse raggiunto quello che lui chiamava un pianerottolo. Ormai, non poteva che decrescere. E ne attribuiva il merito al nuovo siero di Castel, che infatti, aveva ottenuto alcuni impreveduti successi. Quando Rieux uscì, un vento violento s'incanalò per la porta semiaperta, portando nella chiesa un odore di pioggia. Davanti a Rieux, un vecchio prete e un g iovane diacono faticarono a trattenere i cappelli. Castel Il vecchio Castel non contraddiceva, ma pensava che effettivamente non si potesse preveder nulla , comportando spesso, la storia delle epidemie, impreveduti salti Il più anziano non cessò, tuttavia, di commentare la predica; egli rendeva omaggio all'eloquenza di Paneloux, ma si preoccupava delle arditezze di pensiero che il Padre aveva dimostrato; gli sembrava che la sua predica rivelasse più inquietud ine che forza, e all'età di Paneloux, un prete non aveva il diritto di essere inquieto. Prefetto Padre Paneloux Quello che sto per dire non è facile a dirsi . .. bisogna volerla q uesta sofferenza, in quanto Dio la voleva. Soltanto per tal via il cristiano non avrebbe risparmiato nulla e, chiusesi tutte le uscite, avrebbe toccato il fondo della scelta sostanziale. Avrebbe scelto di tutto credere per non essere ridotto a t utto negare . No! Non c'è via di mezzo! Dobbiamo ammettere lo scandalo. Dobbiamo amare Dio o odiarlo? E chi oserebbe odiare Dio? L'amore di Dio è un amore difficile: suppone un totale abbandono di se stessi e il disprezzo per la propria persona. Ma solo lui può cancellare la sofferenza e la morte dei bambini . Solo lui p uò renderla necessaria in quanto è impossibile capirla. La fede! Crudele agli occhi degli uomini; decisiva agli occhi di Dio' In cima, tutto si confonderà e si eguaglierà. La verità sorgerà dall'ingiustizia apparente. Ecco, la difficile lezione che volevo dividere con voi, fratelli miei. Rieux V Tarrou all'indietro. La prefettura, che da tempo desiderava calmare la pubblica opinione, e a cui la peste non ne dava i mezzi , si proponeva di riunire i medici per chiedere loro un rapporto sull'argomento . Richard Ma proprio allora il dottor Richard fu portato via, anche lui , dalla peste, e preci samente sul pianerottolo della malattia. Prefetto Davanti a quest 'esempio, impressionante di certo, ma che, dopo tutto, non provava nulla, l'amministrazione tornò all'antico pessimismo con la stessa incongruenza dimostrata nell'accogliere la recente ondata di ottimismo. Giovane diacono Se un prete consulta un medico, vi è contraddizione. Castel Castel, si limitava a preparare il siero più accuratamente che poteva. Rieux V Rieux G Ma, in generale, e in virtù della relativa stabilità della peste a quell'epoca, l'organizzazione voluta da Rieux non fu per nulla soverchiata. Rieux V I medici e gli assistenti, che facevano uno sforzo estenuante, non erano obbligati ad Giovane diacono Il giovane diacono, con la testa bassa per difendersi dal vento, assicurò che frequentava molto il Padre, ch'era al corrente della sua evoluzione, che il suo trattato sarebbe stato molto più ardito e che di certo non avrebbe ottenuto l'imprimatur. Prete anziano Ma qual è la sua idea? A Rieux, che riportava le parole di Paneloux, Tarrou disse di conoscere un prete che aveva perduto la fede durante la guerra scoprendo il volto di un giovane a cui avevano cavato gli occhi. 116 117 immaginare sforzi ancora più grand i; dovevano soltanto continuare ... con regolarità, se così si può dire, q uel lavoro sovrumano. Le forme polmonari del contagio, che ormai si erano manifestate, si moltiplicavano adesso ai quat tro angoli della città, come se il ve nto accendesse e alimentasse incendi nei petti. Rieux G Tra violenti conati di vomiti sanguigni, i malati se n'andavano molto più rapidamente. E fu allora la volta di Padre Paneloux. (Azione scenica) Paziente Rieux G Rieux V Sì , sento am icizia per lei; ma sinora ci è mancatO il tempo. Alla fine di novembre, intanto, le mattine diventarono freddissime. RiexV Tarrou Fu quel giorno, verso le dieci, dopo una lunga ed estenuante giornata, che Tarrou accompagnò Rieux in una visita serale. Tarrou Se si crede ai taccuini di Tarrou, a trentacinque ann i l'uomo aveva giudicato di aver fatto abbastanza, e si era coricato per non rialzarsi p iù. Moglie Paziente Volendo credere a sua moglie, del resto, aveva dato giovanissimo i segni della sua vocazione. Niente, infatti, lo aveva mai interessato, né il lavoro, né gli amici , né le donne, né le passeggiate. Paziente Non era mai uscito dalla sua città, all'i nfuori d 'un giorno in cui , costretto a recarsi ad Algeri per affari di famiglia, si era fermato alla stazione più vicina a Orano, incapace di spingere oltre l'avventura; ed era tornato a casa col primo treno. A Tarrou che aveva avuto l'aria di meravigliarsi della sua vita claustrale, l'uomo spiegò, pressappoco, che secondo la religione la prima metà della vita umana era un'ascesa e l'altra metà una discesa; che nella discesa le giornate dell'uomo non gli appartenevano più, che gliele potevano togliere in qualsiasi momento, che quindi l'uomo non poteva farne nulla e che il meglio era proprio non fare nulla. Aveva detto poco dopo a Tarrou che certamente Dio non esisteva; infatti, nel caso contrario, i preti sarebbero stati inutili. A compiere il ritratto del paziente, vi era poi un desiderio, che sembrava profondo e che parecchie volte egli disse davanti ai suoi interlocutori: sperava di morire vecchissimo. Tarrou «È un santoì,, si domandava Tarrou. E rispondeva: «Sì, la santità è un complesso d'abitudini>>. Rieux V Essi sentirono camminare, di sopra. Moglie paziente Notando l'aria interessata di Tarrou, la moglie del paziente spiegò che le vicine erano sulla terrazza. Rieux V Seppero poi che c'era una bella vista, da lassù, e che, essendo spesso le terrazze in comunicazione, era possibile alle donne del quartiere farsi visita senza uscire di casa. 118 Sì. Si sta bene. (Andandosi a sedere) R ieux, lei non ha m ai cercaro di sapere chi sono Rieux G Rieux V Rieux V (Sedendosi) Si sta bene. È come se la peste non fosse m ai salita qui. io ? Lei sente amicizia per m e? SECONDO INCONTRO RIEUX- T ARROU Il paziente aveva accolto Tarrou con sogghigni e strofinii di mani. Era a letto, appoggiato al cuscino. «Un altro ancora!>> aveva detto vedendo Tarrou . <<È il mondo alla rovescia, più medici che malati . Il fatto è che la cosa cammina in fretta, no? >> . R ieux e Tarrou trovarono la terrazza deserta, con tre sed ie. Da una parte non si scorgevano che terrazze a perdita d'occhio. Dall'altra, lo sguardo si tuffava in un orizzonte dove il cielo e il mare si confondevano in un palpito indistinto. Il silenzio era assoluto. Tarrou Paziente Sì! andate su: l'aria è buona. RiexV Tarrou È una cosa che mi dà sicurezza. Vuole che sia questo il momento dell 'amicizia? Per tutta risposta, Rieux g li sorrise . Ecco .. . (Si alza e si siede ml pa1'apetto della terrazza di fronte a Rieux). Se non fosse troppo semplice d irei che io soffrivo già della peste molto prima di conoscere questa città e questa epidemia. Nella peste, dottore, ci siamo tutti. Ma alcum _che non lo sanno, 0 magari ci si trovano bene, e altri invece lo sanno e vorrebbero usCirne . Io, ho sempre voluto uscirne. Quand'ero giovane non avevo particolari problemi. Mi riusciva tut to , ero abbastanza intelligente. Se avevo qualche inquietudine, passava com'era venuta. Cerro, devo ammettere che non ero povero come lei, dottore. Mio padre era un Pubblico Mmistero. Si è occupato d i m e con afferro, e credo che cercasse perfino di capirmi. Mia madre era semplice e discreta, e non ho mai smesso di amarla; ma preferisco non parlarne. Oggi sono certo che mio padre avesse delle avventure fuori casa, ~a sono ben lontano dall'indig narmene. Ora che è m orto m i rendo como che se non e v1ssuro come un santo non è stato nemmeno un uomo malvagio. Era quel tipo d 'uomo verso cui si prova un affetto . . Ma mi sro lasciando andare, e rischio di dare a quel brav'uomo troppa Importanza. Mio padre , tutt'al piLl , mi ha dato un'occasione. Avevo diciassette anni quando m 'invitò ad andarlo a sentire in Corte d 'Assise. Accertai, solo per fargli p1acere. In tut ti questi anni ho conservato di quel giorno un'immagine sola, quella del colpevole e poco importa se lo fosse veramente, un ometto di pelo rosso che aveva l'aria di un gufo intontito da una luce troppo viva; con il nodo della cravatta che non si adattava al giro del collo e che si rosicchiava le unghie della mano destra: l'immagine di un uomo vivo. Da quell'istante ogni mia attenzione non fu rivolta che a lui . Non ascoltavo più niente in quell'aula, sentivo solo che volevano uccidere quell'uomo vivo. Allora un istinto formidabile come un'onda mi trascinò al suo fianco con una specie di accecamento testardo. Non mi risvegliai veramente che alla requisitoria di mio padre. Capii che chiedeva la morte di quell'uomo in nome della società, chiedeva che gli si tagliasse la testa, e, in nome della giustizia, mio padre ottenne quella testa. Da allora ebbi con quello sciagurato un'intimità ben più vertiginosa di quella che ebbe mai mio padre. 119 Più tardi venni a sapere che lui stesso aveva dovuto assistere parecchie volte a quelli che si chiamano elegantemente gli 'ultimi momenti ', all'assassinio. Questo avveniva in quei g iorni in cui doveva alzarsi p restissimo. Si aspetta che le d ica che me ne andai subito. A casa sono rimasto ancora un anno. U na di quelle sere, p rim a di coricarmi , incontrai lo sguardo di mio padre che, seduto sul letto, caricava con cura la sveglia. Il giorno dopo, quando lui tornò, me ne ero andato. Molto tempo dopo, tornai a trovarlo e capii di non avere alcuna animosità contro di lui , soltanto un po' di tristezza nel cuore. Q uano m orì , presi mia madre con me e sarebbe ancora con m e, se non fosse morra anche lei. Ho insistito molto su questo inizio perché, effettivamente, fu l'inizio di tutto. Ho fatto mille mestieri per guadagnarmi la vita. Ma quello che continuava a ossessionarmi, era la condanna a morte. Volevo regolare il conto col gufo rosso. Entrai in politica. Ho creduto che la società in cui viviamo fosse fondata sulla condanna a morte e che, combattendola, l'avrei sconfitta. Io l'ho creduto, altri, come me, lo hanno creduto e non c'è paese in Europa di cui con loro non abbia condiviso la lotta politica. Intendiamoci, sapevo che anche noi, in certi casi, pronunciavamo condanne a morte, ma mi dicevo che quei pochi morti erano necessari perché si arrivasse a un mondo in cui non si sarebbe più ucciso nessuno. Di sicuro c'è che esitavo. Ma pensavo al gufo, e tutto poteva andare avanti. Fino al giorno in cui ho visto un'esecuzione. Ha mai visto fucilare un uomo, dottore? N o, certo; sono cose che, generalm ente, si fanno su invito, e il pubblico è scelto prima. Sta pensando a una benda, un palo, e a distanza alcuni soldati. Ebbene, no! Lei sa che il plorone d'esecuzione si mette invece a un metro e mezzo dal condannatoì Sa che se il condannatO facesse due passi avanti urterebbe i fucili col petroì Sa che a questa distanza, i soldati concentrano il tiro sulla zona del cuore e che tut ti vi fanno un buco dove si potrebbe mettere dentro un pugno? No, lei non lo sa, perché sono particolari di cui non si parla. Il sonno degli uomini è più sacro della vita per gli appestati . Non si deve impedire alla brava gente d i dormire. Durante tutti quei lunghi anni in cui con tutta la m ia anima credevo di lottare contro la peste, non avevo mai smesso di essere un appestato . Mi resi conto di aver indirettamente firmato la condanna a morte di migliaia di uomini, ritenendo giuste le azioni e i principi che l'avevano fatalmente determinata. A quel tempo mi dicevo che aspettando avrei evitato di trovare una giustificazione a tutto questo. Scelsi quest'accecamento testardo aspettando di vederci più chiaro. E ora anche se sono pronto a capire che allora non potevamo fare a meno di uccidere o di lasciar uccidere perché è nella logica in cui viviamo, mi vergogno di essere stato anch'io un assassino. Mi sono semplicemente reso conto che non è possibile fare anche un solo gesto in questo mondo senza che qualcuno debba morire. Ho capita che siamo tutti degli appestati, dottore, per quesro ho perso la pace. La cerco ancora oggi. Tarrou RieuxV uccida 0 g iusti fichi che si uccida. Ecco perché - anche - l' epidemia non m'insegna nulla, se non che bisogna combatterla al suo fianco, R ieux. So con scientifica certezza, (sì R ieux io so tutto della vita, lo vede bene) che ognuno di 'noi la porta in sé, la peste, e che nessuno , no , nessuno al mondo ne è immune : E che bisog na sorvegliarsi senza tregua per non essere spmtt , m un atomo d t dtstrazto~ ne, a respirare sulla faccia d'un altro e a tras mettergli l'infezione: r uomo onesto, eh~ non infetta quasi nessuno , è chi ha le minori distrazioni posstbtlt. E ce ne vuole dt volontà e di tensione per non essere mai distratti' Sì, R ieux, è molto fancoso essere appestati. Ma è ancora più faticoso non volerlo essere. Tarrou H o capito come tutte le disgrazie degli uomini derivino dal fatto che essi non si attengono ad un linguaggio chiaro. Allora ho deo so dt parla~e e dt aglfe chtara. . , m ente. Per questo, dico che ci sono flagelli e vttnme, e ment altro.. Bisognerebbe, cerro , che ci fosse una terza categoria, q uella det ve~t medto , ma e evidente che non è facile incentrarne di guestt medto, e che dev essere dtff~ole diventarlo. Per questo ho deciso di mettermi dalla parre delle vttnme. Perche tra loro io possa incontrarli e così trovare la pace. RieuxV D opo un silenzio , il dottore, sollevandosi un poco, domandò se Tarrou avesse un'idea della strada da prendere per arrivare alla pace. Tarrou Sì, la simpatia. (Pausa) Insomma, quello che m 'interessa è sapere come si diventa un santo. RieuxG Tarrou Ma lei non crede in Dio. Appunto. Si p uò essere u n santo senza Dio? È l'unico vero problema che io conosca oggt. P ama Rieux G Sa io mi senro pii:l solidale coi vinti che coi santi. Non ho inclinazione, credo, per l'e~oismo e per la santi tà. Quello che mi interessa, è di essere un uomo. Tarrou Sì, noi cerchiamo la stessa cosa, ma io sono meno ambizioso. RieuxV Rieux pensò che Tarrou scherzasse, e lo guardò. Ma nel vago bagliore che veniva dal cielo vide un volto triste e serio. Tarrou Sa cosa dovremmo fare per l' amicizia? RieuxG Quello che vuole . Tarrou Un bagno in mare; è un piacere onesto anche per un futuro santo. Rieux V La cerco ancora oggi, Rieux V R ieux sorrideva. Tarrou tentando di capirli tutti e di non essere il nemico mortale di nessuno . Tarrou Coi nostri lasciapassare, possiamo andare sul molo . Insomma, è. troppo stupido vivere soltanto nella peste. Certo, un uomo deve battersi per le vttttme . Ma se ha Rieux V tentando di capirli tutti e di non essere il nemico mortale di nessuno. Tarrou E per questo ho deciso di rifiutare tutto quello che, Rieux G Rieux V da vicino o da lontano, per buone o cattive ragioni, Tarrou 120 smesso di amare ogni altra cosa, a che serve che si barraì Sì . Andiamo. Un momento dopo l'automobile si fermava presso i cancelli del porto. 121 Rieux V Mostrarono i documenti ad una guardia, che li esaminò a lungo e presero la direzione del molo. Tarrou Poco p rima di g iungervi, l'odore dello iodio e delle alghe annunciò il m are· poi ne sentirono il rumore. ' Rieux V Il mare ansava dolcem ente ai p iedi degli sco~li , e quando essi li ebbero superati, apparve spesso come un velluto, flessibile e liscio come un animale. Tarrou Davanti a loro la notte era senza lim iti. Rieux V Rieux era pieno d' una strana fel icità. R ivolto verso Tarrou, indovinò sul viso calmo e grave dell'amico quella stessa felicità che non dimenticava nulla, nemmeno l'assassinio . Rieux G R ieux aspettò la pubblicazione delle statistiche generali , che si faceva al principio d'og ni settimana: rivelavano un reg resso del contagio . Rieux V Sebbene l'improvviso regresso della malattia fosse insperato, i nost ri concittadini non si affrettarono a rallegrarsi. Cittadino 2 I mesi passati avevano insegnato loro a contare semp re m eno su di una fine prossima del contagio. Cittadino 5 Ciononostante, il fa tto nuovo era sulle bocche di tutti , e m fondo ai cuon Cittadino 8 Le nuove vittime della pest e pesavano ben poco a paragone del fatto Cittadino 10 straordinario Tarrou Si spogliarono. R ieux si t uffo per prim o. Cittadino 8 che le statistiche indicavano u na diminuzione. Rieux V Fredde quando si tuffo, le acque g li sembrarono t iepide q uando risalì , del tepore de1 man autunnali, che tolgono alla terra il calore accumulato per lunghi mesi. Egli nuotava regolarmente. Cittadino 10 Uno dei segni che l'èra della salute, Cittadino 8 senz' essere apertamente sperata, Tarrou Un tonfo pesante gli fece capire che anche Tarrou si era tuffato. Rieux V Rie ux si g irò sul dorso, rimanendo immobile sotto un cielo pieno di luna e di stelle. Respirò a lungo . Poi percepì sempre p ii:1 d isti ntam ente un rumore di acqua battuta. Tarrou si avvicinava, presto ne sentì il respiro . Rieux si rigirò, si m ise al fianco dell 'amico e nuotò con lo stesso ritmo. Tarrou Tarrou p rocedeva con maggior energia di lui , RieuxV e Rieux dovette affrettare l'andatura. D urante alcuni m inuti p roced ettero con la stessa cadenza e con lo stesso vigore, li berati fi nalm ente dalla città e dalla peste. R1eux si fermò per primo, e tornarono lentamente. Tarrou Cittadino 10 Cittadino 8 sebbene con aria d'indifferenza, Cittadino 10 di come la vita si sarebbe riorganizzata dopo l' epidemia. Cittadino 9 Cittadino 7 Rieux V Lo Cittadino 2 Prefetto Tarrou Rieux G La ragazza era in pieno delirio e presentava tutti i sintomi della peste polmonare. Ma la mattina del giorno dopo la febbre era calata. Il dottore credette di riconoscere la tregua mattutina, tuttavia a mezzogiorno la fe bbre non era salita e la mattina dopo era scomparsa. Sebbene indebolita, la ragazza respirava liberamente, nel letto . Cottard 122 Si sarebbe detto che stesse perdendo l'efficacia matematica e sovrana che aveva fatto La popolazione visse in questa segreta agitazione sino al 25 gennaio . Quella settimana le statistiche precipitarono a tal punto che la prefettura annunciò che il contagio poteva considerarsi arginato. Il comunicato aggiungeva che, in uno spirito di prudenza, le porte della città sarebbero rimaste chiuse ancora per due settimane. Durante questo periodo, al minimo segno che il pericolo potesse ricom inciare, «lo status quo doveva essere mantenuto e le m isure ristabi lite». Tut ti, però, furono d'accordo nel considerare tali aggiu nte come clausole di stile, e la sera del 25 gennaio un'allegra agitazione colmò la città. Pressappoco a quella stessa epoca, portarono a Rieux una malata di cui egli giudicò disperate le condizioni e che fece isolare non appena giunta all'ospedale . Rieux d isse a Tarrou che si era salvata contro tutte le regole. Ma in settimana altri quattro casi simili si verificarono nel reparto del dottore. D u rante il m ese d i gennaio, la peste, in tre settimane e con successive cadute, semb rò esauri rsi nei cadaveri sempre m eno numerosi che allineava e in poco tempo perdette quasi del tutto le fo rze che per tanti mesi aveva accumulato . la sua forza. Rieux V Rieux V era tuttavia aspettata in segreto, è che i nost ri concittadini parlarono volentieri, dopo d'allora, Rivestiti, andarono via senza aver pronunciato una parola. Ma avevano lo stesso cuore, e il ricordo di quella notte era dolce per loro. Quando scorsero da lontano la sentinella della peste, Rieux sapeva che Tarrou si era detto, come lui, che la malattia li aveva dimenticati per un po', che tutto ciò era un bene, e che adesso bisognava n cominCiare. SCEMARE DEL FLAGELLO SI agitava una g rande speranza inconfessata. Ma nel momento in cui la peste sembrava allontanarsi in silenzio, c'era almeno qualcuno in città costernato da questa 'partenza' : era Cottard. Da quando le statistiche avevano cominciato a scendere, Cottard aveva fatto parecchie visite a Rieux, adducendo pretesti vari; Rieux G Cottard Rieux G ma, in realtà, ogni volta g li domandava pronostici sull'andamento del contagio . Crede che possa fin ire da un momento all'altro, senza preavvisoì Su questo punto, almeno, Rieux era scettico, e lo dichiarava. 123 Cottard Ma, col passare dei giorni, quest'ulti ma persuasione del dottore sembrò sempre meno ferma. E Cottard oscillava tra il malumore e l'abbattimento. Fino a che, il g iorno della dichiarazione prefettizia, egli scomparve completamente dalla circolazione. Tarrou Due giorni dopo Tarrou lo incontrò mentre vagava per le st rade. Cottard Cottard gli domandò di unirsi a lui . Tarrou Cottard Tarrou Tarrou era lungo disteso. D isse a R ieux che s1 trattava di sintom i vaghi , che potevano essere anche di peste. Rieux G No, niente di p reciso ancora. Rieux V Ma Tarrou era divorato dalla sete. Nel corridoio , il dottore d isse a sua madre che poteva essere il p rincipio della peste. Camminando, i due erano g iunti nei pressi d ella casa di Cottard. Madre Rieux Ma non è possibile. Ora! (Pama) Teniamolo qui , Bernard. Questi si era animato, si sforzava all'ottimismo; immaginava la ci ttà m entre di nuovo incominciava a vivere Rieux G N on ne ho il di ritto. Ma si stanno per apri re le porte. Sarebbe, credo, la prima libertà che m i prenderei, se non ci fossi tu. Tarrou Erano davanti alla porta e si stri ngevano la mano. Madre Rieux Bernard , tienci tu tt'e e due. Sai che sono stata vaccinata di nuovo. Cottard Lei ha ragione, partire da zero sarebbe una bella cosa. Rieux G Rieux V Dall'ombra del corridoio sbucarono due uomini. Avevano un'aria di funzio nari vestiti a festa, e domandarono infatti a Cottard se il suo nome fosse Cottard. Anche Tarrou lo era, ma, forse per stanc hezza, aveva tralasciato l'ultima iniezione di siero o d imenticato qualche precauzione . Q uando il dottore tornò nella camera, Tarrou vide che portava il siero. Cottard Questi, gettando una sorda esclamazione, g irò su se stesso e si era ormai tuffato nella notte prima che gli altri avessero avuto il tempo di abbozzare u n gesto. Tarrou Ah ! Si t ratta di ques to allora. Rieux G No, Tarrou Passata la sorpresa, Tarrou domandò ai due uomini cosa volessero. Rieux V è u na precauzione. Guardia Essi presero un'aria riservata e gentile per dire che si trattava d 'informazioni; e se ne andarono, con calma, nella direzione presa da Cottard. Tarrou Tarrou tese il braccio, assoggettandosi all 'interminabile iniezione, che lui stesso aveva praticato su altri malati. Tarrou Rientrato in casa, Tarrou riportava la scena sui suoi taccuini e subi to dopo Rieux V (Guardando Tarrou) Vedremo stasera. Rieux G (la scrittura n'era la prova) Tarrou E l' isolamento, R ieuxì Tarrou annotava la sua stanchezza. Poi aggiungeva che c'era ancora molto da fare, ma che questa non era una buona ragione per non tenersi pronti; e si domandava, appunto, s'egli fosse pronto. Rieux V Non è affatto sicuro che lei abbia la peste. Tarrou (Sm·ridendo a fatica ) È la prima volta che vedo iniettare il siero senza ordinare, insieme, l' isolamento. Rieux G (Voltandosi) Mia madre ed io la cureremo. Starà meglio qui . Rieux V Aveva il viso stanco, ma gli occhi grigi erano calmi . Rieux g li sorrise. Rieux G Dorma, se può; tornerò tra poco. Rieux G Rispondeva, in conclusione, Rieux V e qui terminano i taccuini di Tarrou, Rieux G che c'era sempre un'ora del giorno e della notte in cui un uomo era vile, e che lui non aveva paura se non di questa ora. MORTE DI Rieux V Rieux sta per uscire ma viene fermato dalla voce di Tarrou T ARROU Due giorni dopo, e pochi giorni prima dell 'apertura delle porte, il dottor Rieux tornava a casa a mezzogiorno, chiedendosi se avrebbe trovato il telegramma che aspe ttava. L'attesa della liberazione definitiva aveva dissipato in lui ogni stanchezza. Rieux G Sperava, adesso, e n'era contento. Madre Rieux Ma in quello stesso momento apriva la porta e sua madre gli venne incontro, annunciandogli che il signor Tarrou non stava bene. La signora Rieux era inquieta. Rieux G Forse non è nulla di grave. 124 Tarrou (Silfabando) Rieux, bisognerà dirmi tutto, ne ho bisogno. Rieux G Glielo prometto. Tarrou (Sorridendo a fatica) Grazie . Non voglio morire e lotterò; ma se la partita è persa, voglio fare una buona fine . Rieux V (Stringendogli una spaLLa) No, per diventare un santo bisogna vivere. Lei deve lottare. Madre Rieux Nel corso della giornata il freddo, ch'era stato vivo, diminuì un po', ma per cedere, nel pomeriggio, a violenti scrosci di pioggia e d i grandine. Rieux tornò a casa in serata. Sua madre lavorava a maglia. Tarrou sembrava non essersi mosso dal suo posto , ma le labbra, illividite dalla febbre, dicevano la lotta che stava sostenendo. 125 Rieux G Allora? Tarrou Allora, perdo la partita. Rieux V Il dottore si chinò su d· 1 · D · 1· · · . I UJ. eJ gang I SI erano annodati sotto la p elle ardente il ~erto sembrava n sonasse dJ turri i rumori di un 'officina sotterranea. Sollevand;si Ieux d rsse che d Siero non aveva ancora avu to il tempo di p rodurre tutto il su; :ferro. Un fwrro dJ febbre, irrompendogli nella g ola, annegò le poche parole che .~.arrou cercava d1 pronunciare. Tarrou (Con voce soffocata ) La febbre sta per ricominciare, non è vero , Rieux' Rieux G Sì, ma a mezzogiorno sarà stabile. Dopo cena R ieux e sua m ad re andarono a mettersi vicino al m alato. La notte cominciava per lm nella lotta, e Rieux sapeva che il duro combattimento con l'an elo della peste avre bbe dovuto durare fino all'alba. Le spalle solide e il largo perr! di Tarrou non erano le sue arm 1 migliori, Tarrou È lunga. Madre Rieux Alle sette la sig nora Rieux rientrò nella stanza. Tarrou teneva la testa rivolta verso di lei. Guardava la p iccola ombra vicina a lui , rannicchiata su di una sedia, con le m ani g iunte sulle cosce. E la contemplava con una tale intensità che la sig nora Rieux si mise un d ito sulle labbra e si alzò per spegnere la lampada notturna. Ma dietro le re nde il giorno filtrava rapidamente, e poco dopo, quando i lineamenti del malato emersero dall'oscurità, la sig nora Rieux poté vedere che lui la guardava semp re. Si chinò su di lui , gli aggiustò il guanciale e, rialzandosi, posò per un istante la mano sui capelli bagnati e intoni. Sentì allora una voce fat ta sorda, venuta di lontano, dirle grazie e che ora tutto andava bene. Q uando fu seduta di nuovo, Tarrou aveva chiuso gli occhi , e il volto esaurito, nonostante la bocca sigillata, sembrava sorridere di nuovo. Rieux V A mezzogiorno la fe bbre era al culmine. Rieux non aveva più davanti a sé che una maschera ormai inerte , in cui era scomparso il sorriso. Quella forma umana che gli era stata così vicina, sprofondava sotto ai suoi occhi nelle acque della peste , e lui non poteva nulla contro questo naufragio . Rieux G Doveva restare a riva, con le mani vuote e il cuore st retto, senz'armi e senza risorse, una volta di più, contro il disastro. Tarrou E alla fine , furono proprio lacrime d'impotenza che impedirono a Rieux di veder Tarrou voltarsi improvvisamente contro la parete, e spirare con un lamento profondo, come se da qualche parre in lui una corda essenziale si fosse rotta. Rieux V La notte seguente non fu della lotta ma del silenzio. Il silenzio che avviluppava ora il suo amico, era così compatto, così strettamente intonato al silenzio delle strade e della città liberata dalla peste, che Rieux sentiva bene che si trattava stavolta del disastro definitivo, quello che dà fine alle g uerre e fa della pace stessa una sofferenza senza possibilità di guarigione. Il dottore non sapeva se, in conclusione, Tarrou avesse trovato la pace, Rieux G ma, almeno in quel momento, credeva di sapere che non ci sarebbe mai più stata pace possibile per sé, non più di quanto ci sia armistizio per la madre amputata del figlio o per l'uomo che seppellisce il suo amico. Madre Rieux Fuori era la stessa notte fredda, di stelle gelide in un cielo chiaro e ghiacciato. Vicino alletto, la signora Rieux stava seduta, nel suo atteggiamento familiare. Al centro della stanza, R ieux aspettava, nella sua poltrona. Rieux G G li veniva il pensiero di sua moglie, ma ogni volta lo respingeva. Madre Rieux Hai pensato a tutto' Madre Rieux Rieux G Madre Rieux Rieux G Madre Rieux Rieux G Madre Rieux Rieux siede a i piedi del letto; si sente vicine le gambe del malato, lnnghe e dure come le membra di chi giace. Tarrou respira più forte ma piuttosto quel sangue che Rieux poco prima aveva farro zampillare sotto il suo ago, e, nel sangue, quello che c'è di più intim o di q uanto non sia la stessa anima e che nessuna SCJenza porrebbe rivelare. E lui doveva soltanto g uardar lottare il suo amico .. Quello che stava per fare, gli accessi che doveva favorire, i tonici che biso~n~va moc~lare, parecch r mesi di scacchi ripetuti g li avevano insegnato a valutarne e ICaCJa. suo solo comprto, m verità, era di dare delle occasioni a quel caso che troppo spesso non agrsce se non provocato E bisog nava eh .l . · e 1 caso agisse. Tarrou lottava, immobile. Non una sola volta, nel corso della notte oppose l'agitaziOne agli assalti del male. ' E nemmeno una.~ola volta parlò, confessando quindi , a suo modo, che la distrazione non gli era pm possibile. Poco prima dell'alba, Rieux si chinò verso sua madre: . . Dovresti andare a distenderti un poco per darmi il cambio alle otto Fa' l . . pnma di coricarti . . e IrngazronJ, ~a signora Rieux si alzò e si diresse alletto . Sospirò e il m alato aprì g li occhi d VISo dolce chrno su di lui e, sulle onde della febb . . . . . ancora. M a gli occhi SI nchmsero subito. Rieux V Vide 'l . . . re, I sornso tenace ncomparve Rimasto ,solo, Rieux si sistemò nella poltrona che aveva lasciato sua m adre. La rima auro dell alba lo trasse dalla sonnolenza. Alla finestra, il g iorno era ancora bui~. Rieux G Ha dormito, non è vero' Tarrou Sì. Rieux G Respira meglio' Tarrou Un po'. Vuoi dire qualcosa ' Pausa. Rieux G Tarrou Tarrou chiude gli occhi, come raccogliendo le forze. Un'espressione di stanchezza gli si legge in faccia No, Tarrou, non vuol dir niente. Conosce quanto me la tregua mattutina. (Approvando) Grazie, mi risponda sempre con precisione. 126 127 Semplicem ente, egli sapeva, dicendo questo, che la sua sofferenza non aveva sorprese. Da mesi e da due g iorni, era lo stesso dolore che conon uava. Rieux G Sì, ho telefonaco. Madre Rieux Poi avevano ripreso la loro veglia si lenziosa. La signora Rieux guardava di ranco in tanto suo figlio; quando lui sorprendeva uno d i questi sguardi , le sorrideva. Rieux G Egli sapeva cosa pensava sua madre, e che in quel momento lei lo am ava. Ma sapeva, anche, che non è gran cosa amare un essere o almeno che un amore non è mai così forte da trovare la propria espressione. Così , sua mad re e lui si sarebbero amati per sempre in silenzio. E lei sarebbe morta a sua volta- o lui - senza che, durante la loro intera vita, avessero potuto andar oltre, nella confessione del loro affetto. Nello stesso modo egli era vissuto accanto a Tarrou , e q uesti era morto, quella sera, senza che la loro amicizia avesse avuto il tempo di essere veram ente vissuta. Rieux V Madre Rieux Tarrou aveva perso la partita, come diceva; ma lui, Rieux, cosa aveva guadagnato? Aveva soltanto guadagnato di aver conosciuto la peste e di ricordarsene, di aver conosciuto l'amicizia e di ricordarsene, di conoscere l'afferro e di doversene un giorno ricordare. Turco quello che l'uomo poteva guadagnare, al g ioco della peste e della vita, era la conoscenza e la memoria. Forse era questo che Tarrou chiamava guadagnar la partita! Rieux V Sì, si sarebbe riposato lassù. Perché noì Sarebbe stato anche un pretesto per la memoria. Ma se era questo guadagnar la partita, come doveva esser d uro vivere soltanto con quello che si sa e che si ricorda, e privati di quello che si spera. Era così, di certo, che aveva vissuto Tarrou, e lui era cosciente di quanto c'è di sterile in una vita senza illusioni . Non c'è pace senza speranza, e Tarrou era vissuto nello strazio e nella contraddizione, non aveva mai conosciuto la speranza. Era per questo che aveva voluto la santità e cercato la pace nel servizio agli uominiì In verità, Rieux non ne sapeva niente, ed importava poco. Le sole immagini di Tarrou che avrebbe conservato sarebbero state quelle d 'un uomo che stringeva a piene mani il volante della propria auto per guidarla o del suo corpo spesso, disteso, ora, senza moto. Un calore di vita e un 'immagine di morte, era quella la conoscenza. Fu senza dubbio per questo che il dottor Rieux, la mattina, accolse con calma la notizia della morte di sua moglie . Era nel suo studio. Sua madre era venuta quasi correndo a portargli un telegramma. Madre Rieux Bernard 1 Rieux V Il dottore lo esaminò con aria distratta. Madre Rieux Il telegrammaì Rieux G Sì, è accaduto . Otto giorni fa. Rieux V La signora Rieux voltò il capo verso la finestra. II dottore taceva. Poi disse alla madre di non piangere, che se lo aspettava, ma ch'era lo stesso una cosa difficile. 128 Le porte della città finalmente si aprirono, all'alba d i una bella mattina di febbraio, salutate dal popolo , Cittadino dai g iornali , Cittadino dalla radio Cittadino e dai comunicati della prefettura. Cittadino Cittadino Grandi festeggiamenti erano stati organizzati per la giornata e per la notte. I treni cominciarono a fumare sui binari me ntre i bastimenti volgevano ormai la prua verso il nostro porto. Cittadino I convog li che durante il g iorno entrarono nella nostra stazione non erano meno carichi di quelli che ne uscirono . Cittadino Ma certo, mamma. Rieux V Madre Rieux Bisognerà che tu vada a riposarti in montagna, lassù. Rieux G Rieux G EXPLICIT Cittadino Cittadino Certi viaggiatori che si avvicinavano alla nost ra città non er~no del tutto ~iberi d'apprensioni : se per lo più conoscevano la sorte dei loro pm stretti congmntl, ignoravano invece tut to degli altri e della città stessa, alla quale davano un volto temi bile. Ma questo è vero soltanto per q uelli che non bruc iavano di passione. G li innamorati, infatti, erano solamente in preda alla loro Jdea fi ssa. . . acu to in loro di tanti mesi d 'amore perduti, faceva sì che Il senso vago e msJeme , bb l t uesti ~l timi esigessero confusamente una specie di compenso: avre ero ,vo u o ;he il tempo della gioia trascorresse due volte meno in fretta del tempo dell attesa. Cittadino E chi li aspettava? Rieux G Chi li aspettava in una camera o sulla banchina, come Rambert, la cui donna, avvertita da settimane, aveva fatto il necessario per arnvare, erano nella stessa impazienza e nello stesso smarrimento. Rambert Rieux G L'amore che i mesi di peste avevano ridotto all'astratto, Rambert ora aspettava di confrontarlo con la creatura di carne che n'era stata 11 sostegno. Avrebbe desiderato ritornare l'uomo che al principio della peste aveva voluto corre,. ·· 1· h ava· ma sapeva che non era p m re fuori dalla città e slanCJarsJmcontro a co eJ c e am , . . ossibile. Era cambiato. La peste aveva messo in lui una dJstrazwne che con tutte ie sue forze egli cercava di negare e tuttavia continuava 111 lUI come una s~rda . p ·t momento però egli voleva fare come tutti coloro che avevano l ana angosCia. er 1 , ' h ·1 . d . lul· che la peste può venire e andarsene senza c e J cuore d 1 ere ere, mtorno a , dell'uomo ne sia in alcun modo segnato. Tutti, del resto, erano come lui, più o meno cosc ientemente. 129 Cittadino St retti gli uni contro g li altri , t ut ti allora tornarono a casa, ciechi al resto del mo ndo, d iment ichi di quelli che, arrivati con lo stesso treno , non avevano t rovato nessuno ad aspettarli e si preparavano ora ad accog liere in sé la conferm a dei timori che u n lungo silenzio aveva ormai fatto nascere nei loro cuori . Cittadino Per costoro , madri, sposi, am anti che avevanÒ p erduro og ni g ioia insiem e alla creatura che proprio adesso scoprivano essere ormai dispersa in una fossa anonima o confusa in un m ucchio di cenere, era sempre la peste. Madre Rieux Ma chi pensava a tali solitudini ? Cittadino Si ballava su tut te le p iazze. Q ueste coppie estatiche, strettam ente unite e avare di parole, affermavano che la pes te era fi nita e che il terro re aveva fat to il suo tempo. Negavano tranquillamente, contro og ni evidenza, che noi avessimo mai conosciu to un mondo insensato, in cui l'uccisione d'un uom o era quotidiana al pari di quella delle mosche, negavano quell'odore di morte che istupidiva tutti quelli che non uccideva, negavano che noi eravamo stati un popolo stordito, di cui tutti i g iorni una parte, stipata nella bocca d'un forno, evaporava in fum i grassi, mentre l'altra aspettava il suo turno. R ieux V Rieux G Sì è tempo che il dottor Bernard R ieux confessi di esserne l'autore. Chiam ato a testimoniare, in occasione di una specie di delitto, egli ha,~antenul~o un cerro riserbo , come si conviene a u n testimone d! ~uona volonta, ma ne o o d eliberatamente il partito della vittima e ha voluto umrs1 stesso temp O ha Pres . · li uomini concittadini suoi, nelle sole certezze che avessero m comune, ossia a~ e l'esilio Di modo che non vi è nessuna angoso a de1 sum ' fr 1 amore e 1a so rerenza · . l concittadini che lui non abbia condivisa, nessuna situazione che non sia stata anc 1e la sua. RieuxV · cedele egli doveva riferire sop rat tutto le azioni , i docuPer essere un t estimone t' , m enti e le voci; ma quello che personalm ente aveva da d ire,_la sua attesa, le sue rove, doveva tacerle. S'egli se n'è servito , è soltanto per capire o far capire l suoi · d " · Q uand 'era tentato di unire direttam ente la sua confessiOne alle mille p cono tta 1111. ~ l voci degli appestati , lo fermava il pensiero che non c'era una sola sof eren:a sua c 1e non fosse anche quella degli altri , e che in un mondo 111 cm Il dolore e sovente solitario, beh! questo è un vantaggio. Rieux V . · dal suo malato la notte aveva orm ai divorato tutto il cielo. Q uand o R 1eux gm nse , Hanno ragione di dive rtirsi!

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