Orgia (1968/69) - Massime dell'autore
Comunicato stampaMassime da esporre nell'ingresso dei locali dove veniva rappresentato lo spettacolo. - Dattiloscritto con annotazioni autografe di Pier Paolo Pasolini.
- Lo spazio teatrale è nelle nostre teste.
- Qui non esistono spettatori: il teatro è UNO.
- Dopo che noi abbiamo parlato con voi, applaudire o fischiare è inutile: parlare coi con noi.
- L'attore è un critico.
- Il regista è un critico.
- Lo spettatore è un critico.
- L'autore è soggetto e oggetto critico.
- Gli scandali avvengono fuori da questo luogo: qui noi siamo a compiere un RITO TEATRALE.
- Il teatro non è un medium di massa. Non potrebbe esserlo neanche se lo volesse. Qui dentro Siamo in pochi: ma in noi c'è Atene.
- Non vogliamo avere successo.
- Siamo in pochi perché siamo uomini in carne e ossa tutti quanti: i corpi non sono aristocratici.
- Non cercate qui lo specifico teatrale né l'idea del teatro.
- Nel momento in cui la CULTURA è RITO, cessa di obbedire alle sole norme della ragione, e ridiviene anche passione e mistero.
- Il teatro e una forma di lotta contro la cultura di massa.
- Decentramento!
- Né l'autore né gli attori vogliono dare scandalo a voi: dobbiamo darlo insieme.
- Non vogliamo rivolgerci al vecchio pubblico borghese neanche per scandalizzarlo: perciç siamo qui.
- Povertà!
- Perdonate l'accendersi e lo spegnersi delle luci e l'uso di strumenti meccanici: ma si tratta del minimo indispensabile alla forma esterna del rito.
- Abbasso tutti i teatri anti-accademici che sostituiscono un teatro accademico che non ci può essere.
- La cultura italiana non è nazionale: 1) perché non ha una tradizione unitaria 2) perché si fonda sulla repressione e sul privilegio. Questo teatro è dunque anti-nazionale.
- Questo teatro si chiama Majakowsky: e ciò significa: viva Siniawky e Daniel, viva Charles e Smith.
- Il teatro è attuale perché è anacronistico: i corpi degli attori e i corpi degli spettatori non possono essere fatti in serie.
- Chi davanti alle innovazioni delle forme e alle novità dei problemi ha l'abitudine di scandalizzarsi, ha fatto male a entrare in questo luogo: infatti noi non vogliamo scandalizzare LUI.
- Abbasso il teatro fàtico a ogni livello semiologico!
- Solo il rigore di un RITO CUTURALE può ricordare il sacro orrore del RITO RELIGIOSO che fu il teatro delle origini.
- "La soddisfazione dell'uomo è legata al sentimento dell'inatteso che sorge dall'atteso..." (Poe citato da Jakobson).
- Ricordate anche che in Italia l'"Atteso" non è stabilito: perché in Italia non esiste, né può esistere, un teatro accademico.
- Ricordate che l'italiano non si è ancora stabilizzato?
- Avete ragione di disapprovarci: 1) quando il fascino dell'attore prevale sul senso di ciò che dice; 2) quando il regista regredisce a fare del teatro un RITO SOCIALE o un RITO TEATRALE anziché un RITO CULTURALE.
- Costi quel che costi: rigore.
- Il teatro può essere come RITO perché ci sono i corpi.
- Potete spesso chiudere gli occhi: la voce e le orecchie fanno infatti parte dei corpi.
- IL teatro come RITO CULTURALE è teatro di parola. Parola scritta che è insieme parola orale NON RIPRODOTTA.
- Il teatro facile è oggettivamente borghese; il teatro difficile è per le élites borgesi colte; il teatro difficilissimo è il solo teatro democratico.
- Operaio, la tua fatica a comprendere questo teatro consiste in una pura e semplice mancanza di quegli strumenti che la società non ti ha dato.
- C'è un rapporto diretto tra uomini di cultura e operai: non c'è bisogno dunque che il teatro come RITO CULTURALE sia letteralmente fatto per gli operai.