TEATRO STA P ~g_ TO -, O Vi a Fogin o 8 · 10123- Utal1t l es. T A C,. ' 1f -? Z PARTE PIRANDELLO ~ P R I MA E' da tanti anni al servizio della mia arte una servetta sveltissima. Si chiama Fantasia. Ebbe, parecchi anni or sono, la cattiva ispirazione o il malaugurato capriccio di co~ durmi in casa tutta una famiglia, non Sc1prei dir dove né come ripescata, ma àa cui, a credere, suo avrei potuto cavare il soggetto per un magnifico romanzo. Mi trovai davanti un uomo sulla cinquantina , in giacca n .::: ra e calzoni chiari, dal1 7 aria ag grottat a e dagli occh i scontrosi per mortificazione; una pove1~a donna in gramagli~ vedovi li che aveva per mano da un lato una bimbetta di quattro anni, vestita di bianco con un 8 fa scia di seta nera alla vita, e con, dall' altro, uno squallido giovine~to stito di nero, con un'ari a quasi smarrita; e una di 14 anni, ve- ti~ida, giovi ~ etta afflitta ardita e cace, vestita anch'essa di nero, ma con ~ pr~ uno sfarzo equivoco a sfrontato, tutta un fremito di gaio sdegno mordente contrc quel vecchio nortificato e contro un giovane sui 20 anni che si tenGva discosto e chiuso in sè,cone se avesse in dispetto tutti quanti. Attendevano, U _ presenti, ciascuno con. il s uo torcento segreto e tutti uniti dalla nascita e dal vilup po delle vicende reciproche, ch'io li facessi entrare nel condo dell'arte, conponente deLLe loro p·e rsone, delle loro passion :!. e dei loro casi, un ror1a nzo, un dramna o alneno una no ~ TE.CTF'O STA 'T O - 2 vella. Nati vivi, volevano vivere. PADRE Nati come siano per la scena FIGLIASTRA Ah, la mia vita! Che scene, che scene anda vaco a proporgli PIRANDELLO ~ A ma non è oai bastato rappresentare una figu ra d'uomo o di donna per il solo gusto di raE presentarla. Io ho un profondo bisogno spiri tuale che non amnette figur e , vicende, passag gi che non s'imbevano, per cosi dire, d'un particoJ. a re sens:> della vi t a, e non acq uistino con e sso un va l ore universale. Od io l'arte simbolica in cui la - r~ppresenta zione perde ogni movimento spontaneo per diven tare mac china, allegoria; sforzo vano e malin teso, perché i l solo fatto di dar senso a llegorico a un a rappresentazione dà a veder e chia ramente che già si tien que a~ a la che non ha per se stesaa in conto alcu n~ favo d~ verità, né fantastica né effettiva, e che è fatta per la dimostrazione di una qualunque verità morale. Qual bisogno spirituale d i cui io parlo non si può appagare, se non qualche volta e pe~ un fine di superiore ironia (coo'è per esacpio n,3 Il 'Ariosto) di un tale sinbolismo alle gerico. Questo parte da un concetto che fa, ~ o cerca di farsi, irrunagine; quello cerca inve ce nell'immagine, che deve restare viva e libera di sè in tutta la sua espressione, un senso che gli dia valore . Ora, per quanto cerè ass i , io non riusc i vo a scoprire questo senso in quei s e i per s ona ggi .. Li allontanavo da me. O piuttosto, fa~evo di . 3 tutto per allontanarli. Ma non si dà vita invano a un personaggio Essi seguitavano a vivere per conto loro. Co glievano certi momenti della oia giornata per riaffacciarsi a me nella s olitudine del nio studio ..... ST p, .•.. comparendogli ora io, ora lei, ora quel- PADRE la povera madre .... FIGLIASTRA Per tentarlo, nella mc":tlinconia di quel suo scrittojo, all'ora del crepuscolo, quand'egli, abbandonato su una poltrona, non sapeva risolversi a girare la chi2vetta della luce e lasciava che l'ombra gli invadesse ! .a ~ ·!.: an za, e qu(-1ll 'ombr e: bruJ i cassc di noi, · che andavamo a tentarlo .... PIRANDEi...LO ~ tJ\ o.(, Per un momento :Y.o mi lasciavo vincere; e ba- stava ogni volta questo mio condiscende:r.e,que sto !asciarci prendere per po', perché es- UP si ne traessero un nuovo 9rof i tto d i vita, un accrescimento d'evideriz~, 8 efficacia persuasi va su me. anche, perciò, d' 5>1 (J ~ FIGLIASTRA Io, io lo tentavo pià di tutti PADRE Già! Ma forse è stato proprio per causa tua; appunto per codeste tue troppe insistenze,per . le tue troppe incontinenza! FIGLIASTRA PIRANDELLO Ma che! Se egli stesso rJ'ha voluta cosi! ~ Creature del mio spirito, quei sei già viveva no d'una vita che era la loro propria e non più la mia, d'una vita che non era più in ~io potere di negar loro. Ne ebbi a un certo pua- to una vera e propria ossessione. PADRE' Gli autori nascondono di solito il travaglio della loro creazione. Quando i personaggi sono vivi, veramente vivi davanti al loro autore, questo non fa altro che seguirli nelle parole, ' nei gesti ch'essi appunto gli propongono; e bisogna che egli li voglia come essi si vogliono; e guai se non fa cosi. Quando un personaggio è nato, acquista subito una tale indipendenza anche dal suo dattowtore, ~he essere da tutti . immaginato in tant'al t re può si- tuazioni in cui l'autore non pensò di metterlo, e acquistare anche, a volte, un signi fica to che l' autor3 non sognò mai d i dargli. P I RANDELLO Han . laaciato me, i personaggi, e si sono messi a rappresentare tra loro le scene del ro- manzo, cosi come dovrebbe essere. Me lo ra ppresentano davanti, come se io non ci fessi, come se non dipendesse da mG, come se io non potessi in alcun modo impedirlo. PADRE Come dentro ci urge la passionG! FIGLIASTRA La passione mia per lui! PADRE Tu statti a posto, per ora! E ti prego di non (risata) ridere cosi. FIGLIASTRA No? E allora, mi permettano; benché orfana da appena due cesi, stiano a vedere lor signori coma canto e come danzo! (cnnto) Senta) per favore, ce lo faccia ra~pr~sentare subito, questo dranma, perché vedrà che a un 5 certo punto, io -quando quest'amorino qua vede com'è bellina? cara! cara! • ebbene, do quest'amorino qua Dio la toglierà qua~ d'i~prov viso a quella povera oadre: e quest' i mbecilli no qua farà la più grossa delle corbellerie, proprio da quello stupido che è - al l ora vedrà che io prenderò i l volo! Sissignore! prenderò il volo! il volo! E non mi par l'ora, creda, non mi par l'ora! Perch é, dopo quello che è avvenuto di molto intimo tra oe e lui (Padre) non posso p iù vedermi in questa conpa gnia, ad aasistere allo straz t o di que lla ma dre per quel tomo là (Fi glio) -lo guardi! lo guardi! ~i ndifferente, geli do lui, perch é è il figlio l egi t t imo, lui! pieno di sprezzo per me , pe r que l lo là 1 pe~ ché siamo bastardi - ha quella creaturi na; c ~pi to? questa pcvera madre - lui - che è la mune òi tutti noi - non E bastnrdi. co ~adre }a vuol riconoscere per madre anche sua- e la considera da l l'alto in basso, lui, come madr e soltant o di noi tre bastardi -vile! MADRE Signore, in no1ae di supplico ... di queste due creaturine , la impedire ~ quest'uomo di ri duE re a effetto il suo proposito, che per me è orribile! PADRE La guardi, signore, la guardi ... Ella ebbe un altro uomo. Un altro uomo che dovrebbe es sere qui! MADRE ·FIGLIASTRA No! no! Per sua fortuna è morto: d~ due mesi,gliel 'ho detto. Ne portiar.to ancora il lutto, come vede . 6 PADRE Ma non è qui, veda, non già perché sia morto. Non è qui perché - la guardi signore, per fa• vore, e lo comprenderà subito! I l suo non potè consistere nell'anore di due drar~a uo~ini; per cui ella, incapace, non poteva sentir nu! la-altro, forse, che un po' di riconoscenza {non per me: per quello!) - Non è una donna: è una madre! E il suo dranuna - (potente, stgno re, potente!) - consiste tutto, difatti in questi quattro figli dei dua uomini ch'ella ebbe. MADRE Io, li ebbi? Ha il coraggio di dire che fui io ad averli, eone se li avessi voluti? Fu lui, signora! Ma lo diede lui, quell'altro, per forza! Mi costrinse, mi costrinse ad andar via con quello! FIGLIASTRA Non è vero! MADRE Come non è vero? FIGLIASTRA Non è vero! Non è vero! MADRE E che puoi saperne tu? FIGLIASTRA Non è vero! Non ci creda! Sa perché lo dice? Per quello li, lo dice. Perché si 1;1acera, si strugge per la noncuranza di quel figlio li, a cui vuol dare ad intendere che, se lo abban donò di due anni, fu perché l.ui la costrinse. MADRE Mi costrinse, m:t costrinse, e ne chiamo Dio in testimonio! Lo dot:1andi a lui se non è vero. Lo faccia dire a lui. Lei ..• non può saperne nulla. "l FIGLIASTRA So che con oio padre, finché visse , tu fost i sempre in pace e contenta. Negalo, se puoi ! MADRE Non lo nego, no ... FIGLIASTRA Sempre pieno d'anora e di cure per te! MADRE Perché vuoi farmi credere un'ingrata, figlia? Io non voglio nica offendere tuo padre! Ho risposto a lui che non per mia colpa né per mio piacere abbandonai la sua casa e mio figlio! PADRE Se si potesse prevedere tutto i l malo che può nascere dal bene che crediamo di fare! Ln mia pietà, tutta la mia pietà per questa donna è stata assunta da lei coma la piò feroce delle crudeltà. MADRE Ma se n'hai scacciata! PADRE Ecco, la sente? Scacciata! Le è parso eh~ io l'abbia scacciata! MADRE Tu sai parlare; io non so._. Ma creda, signore, che dopo avermi sposata ... chi sa perché! (ero una povera, umile donna ... ) PADRE Ma appunto per questo, p~r la tua uoiltà ti sposai, che amai :tn te, credendo ..• No, vede? Dice di no! Spaventevole, signore, creda,spaventevole, la sua sordità mentale! Cuore, s i , per i figli! Ma sorda, sorda di cervello, sor da, signore, fino alla disperazione ! FIGLIASTRA ~ Si, ma si faccia dire, ora, che fortuna è sta ta per noi la sua intelligenza! PADRE Veda, signore, c'era con me un pover uom.o,mio subalterno, mio segretario, pieno di devoz ic'- 8 ne, cha sa la intendeva in tutto e per tutt o con lei, senz 'ombra di x:1ale - badiamo r - buono, umile cooe lei, incapaci l'uno e l'altra, non che di farlo, oa neppure di pensarlo, il male! FIGLIASTRA Lo pensò lui, invece, per loro - e lo fece! PADRE Non è vero! Io intesi di fare il loro bene - e anche il mio, si, lo confesso! Signore, ero arrivato al punto che non potevo dire una parola all'uno o all'altra, che subito non si scaobiassero tra loro uno sguardo d'intelligenza; che l'una non cercasse subito gli occhi dell'altro per consigliarsi, eone si dovesse prendere quella mia parola, pe:r non far mi arrabbiare. Bastava questo, lei lo capisce, per tenermi in una rabbia continua, in uno stato di esasperazione intollerabile. Lo cacciai. Ma vidi allora questa povera don nn restarmi per casa come sperduta, coce una di quelle bestie senza padrone , che si rac ~ colgono per carità. MADRE Eh, sfido! Mi aveva tolto prima da l petto il figlio, signore! PADRE Ma non per crudeltà! Per farlo crescere sano e robusto, a contatto della terra. Lo avevo dato a bàlia in campagna, a una c o n tadina, non parendomi lei forte abbastanza, benché di umili natali. E' stata la stessa ragione per cui avevo sposato lei. Ubbie,for se; ma che ci vuol fare? Ho sempre avuto eH queste maledette aspirazioni a una certa solida sanità morale! (figliastra ride) (scena) 9 Io non potei più vedermi accanto questa donna . Ma non tanto, creda, per il fastidio, per l'a fa - vera afa - che ne avevo io, quanto per la pena - una pena angosciosa - che provavo per lei. MADRE E mi mandò via. PADRE Ben provvista di tutto, a quell'uomo, sissignore - per liberarla di mer MADRE E liberarsi lui! PADRE Sissignore, anch'io -lo ammetto! E n'è seguito un gran male. Ma a fin di bene io lo fe c i ... e più per lei che p8r me: lo giuro Ti perdei mai d'occhio, di', ti pe~dei ~ oai d'occhio finché c ului non ti portò via ? La nia casa, signore, andata via let, oi par ve subito vuota. Era il mio incubo; r:1a me la riempiva! Solo, mi ritrovai per le stanze co r.J.è una mosca senza capo. Quello li, allevato fuori - non so - appe na ritornato in casa, non ni parve più mio.Mancata tra me e lui la madre, è cresciuto per sè, a parte, senza nessuna relazione affettiva né intellettuale con me, E allora ( sarà strano, signore, ma è cosi), io fui incuriosi to pri.c a, poi can mano attratto verso la f ao.i gliola di lei, sorta per opera mia: il pensi~ ro di essa cooinciò a rieopire il vuoto che ci sentivo attorno. Avevo bisogno, proprio bi sogno di crederla in pace, tutta intesa alle cure più semplici della vi t a, fortunata pe r •» ché fuori e lontana dai complica ti torme nt i del mio spirito. E per averne una prova , and a vo a vedere quella bambina all'uscita da lla scuol a. 10 FIGLIASTRA Piccina piccina, sa? Con le treccine sulle spalle e le outandine pià lunghe della gonna - piccina cosi - ne lo vedevo davanti al portone della scuola, quando ne uscivo. Mi segui va per via: mi sorrideva e, giunta a casa, mi salutava con la mano -cosi! Lo guarda-s.-o con tanto d'occhi, scontrosa. Non sapevo chi fosse! Lo dissi alla maoma. E lei dovette subito capire che ara lui. Dapprima non volle mandar ci pià a scuola, per parecchi giorni. ci tornai, lo rividi all'uscita- Quando buffo! - con un involtone di carta tra le nani. Mi si avvicinò, mi carezzò; e trasse da qucll'invo_! to una bella, grande paglia di Firenze con una ghirlandina di rose di maggio - per ne PADRE Colui li portò via da un giorno all'altro, a mia insaputa, in un altro paese, scioccanente impressionato di quel mio interessarJento puro, puro, signore, creda, senza i l oinimo secondo fine ... Aveva trova t o fuori non so che collocamento. Non mi fu possibile rintrac ciarli. Il dra~~a viene adesso, signore! nuovo, coo- plesso. FIGLIASTRA Appena morto cio padre .. PADRE .... la rJiseria, signore! Ritornano qua, a mia insaputa. Per la stolidaggine è.i lei. Sa seri vere appena_; ma poteva farmi seri vere dalla figlia, da quel r a gazzo, che erano in bisogno MADRE Mi dica lei, signore, s e potevo indovinare in lui tutto questo sentimento. 11 PADRE Appunto questo è il tuo torto, di non aver mai indovinato nessuno dei miei sentimenti MADRE Dopo tanti anni di lontananza, e tutto ciò che era accaduto ! PADRE E' colpa mia, se quel brav'uomo vi portò via cosi? Per forza venne meno il mio interes samento, per tanti anni. Io non potevo sapere che, morto là quell'uomo, e ritornati essi qua in miseria, per provvedere al sostentamen to dei figlioli, essa si fosse data attorno a lavorare da sarta, e che giusto fosse andata a prender lavoro da ... madama Pace. l FIGLIASTRA Sa, signore? Una di que).le Jladame ch ·a con la scusa di vendere Robes e Manteaux attirano nei loro ateliers noi ragazze povere, di buo na famiglia. MADRE Mi crederà, signore, se le dico che non mi passò neppur lontanamente per il capo il sospet to che quella megera mi dava lavoro perché aveva adocchiato mia figlia. FIGLIASTRA - Povera mamma! Sa 1 signore, che cosa faceva quella 11, appena le riportavo il lavoro fatto da lei? Mi faceva notare la roba che aveva sciupato, dandola a cucire a mia nadre; e dif falcava, diffalcava. Cosicché, lei gavo io, men~re capisce,p~ quella poverina credeva di s~ crificarsi per me e per quei due, cucendo anche di notte la roba di Madama Pace. PADRE I l dramma scoppia, signore, impreveduto e vio léiH:d, ·. a:f.16rché io, purtroppo, condotto dalla mia carne ~hcota viva ... 12 FIGLIAS'rRA Vedrà che scena da rappresentare! Superba! PADRE Col sopravvenire di lei, della madre ... FIGLIASTRA PADRE quasi a tempo ! No, a tempo, a tempo! Perché, per fortuna, la riconosco a tempo! E me li riporto tutti a casa, signore. Lei si immagini, ora, la situazione mia e la sua, una di fronte all' altro: ella, cosi, come la vede; e io che non posso più alzarle gli occhi in faccia FIGLIO Lei s'immagini un figlio, a cui un bel giorno, gentre se ne sta tranquillo a casa, tocchi di ve der arriva,re, tutta spavalda, "cosi", con 11 / gli occhi alti", una signorina che gli chie- de del pnd re, a cui ha da dire non so che cosa; e poi la vede ri t ornare, senpre con la stess'aria, accompagnata da qu0 lla piccolina là; e infine trattare il padre - chi sa perché - in un modo molto amb i guo e "sbr:;.gab.vo" chiedendo danaro, con un tono che lascia s upporre che lui deve, deve d arlo~ perché ha tutto l'obbligo di darlo. PADRE Ma l'ho difatti davvero, quest'obbligo: è per tua madre! FIGLIO E che so io? Quando mai l'ho veduta, io, signore? Quando mai ne ho sentito parlare? Me la vedo comparire un giorno con 1·9i, con quà. ragazzo, con quella bambina; lili dicono:"Oh, sai? è anche tua madre!". Hiesco a d intravve dere dai suoi modi per qual motivo, cosi d u un giorno all'altro, sono entrati in c a sa. 13 FIGLIASTRA ~ Fummo gli intrusi, che ven:i.vamo a invadere il regno della tua "legittimità". E' stato proprio per c odesto suo contegno, se mi sano avvalso ~i quella ragione eh' egli chiama vile; la ragione per .cui entrai nella casa di mia madre - che è anche sua madre -da padrona PADRE E' lui quasi il pernio dell'azione. Guardi quel ragazzo, che se ne sta se~pre presso la madre, sbigottito, umiliato ... E' così per causa di lui! Si sente estraneo, più di tutti; e prova, poverino, una mortificazione angosciosa di ess0re accolto in casa - cosi,per carità .... FIGLIASTRA Quel povero ragazzo, smarrito, che ritorna dalla scuola e si a·ggira come un'ombra per le stanze, nascondendosi dietro gli usct a meditare un proposito in cui .. si dissuga ... crescendo soltanto negli occhi ... la bambina che gioca, ignara, nel giardino ... Nel sole, si- gnore, felice! Lui, che se ne sta sempre chiu so in camera, appartato! Questo tuo appartarti, così che, rientrata qua ti Ecco li sl tiene lontano: FIGLIO "as-sen-te!" 14 Come non c'entri ? FIGLIO Non c'entro, e non voglio entrarci, perché sai bene che non son fatto per -figurare qua in mezzo a voi! FIGLIASTRA Gente volgare, noi! Lui, fino! -Ma lei può vedere, signore, che tante volte io lo guardo per inchiodarlo col mio disprezzo, e tanta S E C O N DA P! RANDELLO PARTE · Essi si sono già staccati da ~e; vivono p e r conto loro; hanno acquistato voce e movir.1en-· t o; sono già divenuti di per se stessi in q ti~~ sta lotta che han dovuto soste nere con me per la loro vita, personaggi draa"J.atici, personag gi che possono da soli muoversi e parlare; v e dono già se stessi co~e tali; hanno inparato a difen dersi da me; sapranno ancora difendersi dagli altri. E allora, ecco, lasciamoli a~ dare dove sono soliti d'andare i personaggi dramma tic i per aver vita: su un palcoscenico. E stiar!.lo a veè ere che cosa ne avverr~. VO.LO, signore, quanov Ci.\,;'-a.uo 'iu:c.a._._ -..., cuot:: ~ o l!' oeve accadere - proprio per l'odio che sento per lui - proprio per non vedermalo pià davanti ebbene, se io sano ancora qua, e sopporto sua vista e la sua può c~mpagnia la - si figuri se andarsene via lui che deve, deve r s star qua veramente con questo bel padre, e quella 14 't'f~- - PADRE Come non c' e ntri ? FIGLIO Non c' e ntro, e non voglio entrarci, perché sai bene che non son fatt o pe r ·figurare qua in mezzo a voi! FIGLIASTRA Gente volgare, noi! Lui, fino! -Ma lei può vedere, signore, che tante volte io lo guardo per inchiodarlo col mio disprezzo, e tante volte egli abbassa gli occhi -perché sa i l male che mi ha fatto. ' FIGLIO Io? FIGLIASTRA Tu! Tu! Lo devo a te, caro, il marciapiedi! A te! PADRE Dice che non c' e ntra, mentre è lui quasi il pernio dell'azione! FIGLIO Mi lascino stare. Non ho proprio nulla, io, da far qui! Me ne lasci andare! PADRE D~ ve ~apprasent a re la terribil e scena del giardino con sua madre ! FIGLIO Io non rappresento nulla! E l 'ho dichiarato fin dal principio FIGLIASTRA Ebbene, vattene! - Non può, vede? non può! Deve restar qui, p e r forza, l e gato alla cat ena, indissolubilmente. Ma se io,che prendo il volo, signore, quando accada quello che deve accadere - proprio per l'odio che sento per lui - proprio per non vedermelo pià davanti ebbene , se io sono ancora qua, e sopport o sua vista e la sua c~mpagnia la - si figuri s e può andarsene via lui che deve, deve r e s t ar qua verame n t e con questo bel padre, e quell a 1.5 nadre là, senza più altri figli che lui. - E su, su, mamma! Vieni ! -Guardi, s'era alzata, s'era alzata per trat tenerlo ... -Vieni, vieni. - Immagini che cuore può aver lei di mostrare qua ai suoi attori quello che prova; ma è tan ta la bramosia d'accostarsi a lui, che -ecco la, vede? - è disposta a vivere la sua scena! FIGLIO Ah, ma io no! Io no! Se non me ne posso andare, resterò qua; ma le ripeto che io non rappresento nulla! PADRE Lei può costringerlo, signore! FIGLIO Non può costringermi nessuno ! Non c'è stata nessuna scena tra ne e lei. E' inutile! Io non mi presto! Me ne andai; me ne andai per non fare una sce na. Perché non ho mai fatto scene, io; ha capito ? MADl-1E E' vero! E' vero! è vero! Io sono qua! Magari mi desse lei i l modo, signor.a, di potergli parlar ~:.. un morJento, d i po t o rgli dire tutto quello che mi sta nel cuore. PADRE Tu lo farai! per tua madre! per tua madre! FIGLIO Non faccio nulla PADRE Per Dio, obbedisci! Obbedisci! Non senti come ti parla? Non ha viscere di figlio ? FIGLIO No! No! e finiscila una buona volta MADRE Per carità! Per car i tà! PADF..E Devi oooedire! Devi obbedire! 16 FIGLIO Ma c ha cos'è codesta frenesia cha t'ha preso? Non h a ritegno d i por t· re davanti a tutti sua vergogna e la nostra! Io non Eli la presto! non mi presto! E interpreto cosi la volontà di chi non volle portare i \l~ ·). ')._ f Ma sulla scena dica, dica lei almeno che cosa c'è stato! Se n'è uscito dalla sua stanza senza dir nulla! FIGLIO Nulla ... Attraversando il giardino .... FIGLIASTRA La bambina .... Là. FIGLIO Nella vasca ... PADRE E lai lo seguiva . ... FIGLIO Accorsi, mi precipitai per ripescarla .... Ma a un tratto mi arrestai, perché dietro quegli alberi vi di una cosa che mi gelò: il ragazzo, il ragazzo che se ne stava li f e rno, con oc- chi da pazzo, a guardare nella vasca la sorel lina affogata. Feci per accos..;tarmi ; e allora .. .. . (rivoltella). ~~. !:J v-J\r~ '\1'-\.c:a.~ 18 può ridersi anche della morte. Non muore più! Morrà l'uomo, lo scrittore, strumento della creazione; la creatura non muore più ! E per vivere eterna non ha neanche bisogno di straordinarie doti o di compiere prodigi. Chi era Sancho Panza? Chi era Don Abbondio? Eppure vivono eterni, perché -viv i germi -ebbe- ro la ventura di trovare una matrice feconda, una fantasia che li. seppe allevare e nutrire, far vivere per l'eternità. Ma veniamo al fatto. Ma un fatto è come un sacco: vuoto,non si regge. Perché si regga, bisogna prima far~ ci entrar dentro la ragione e sentimenti che lo han determinato. FIGLIASTRA _____,--"""_ Qui non si narra! qui non si narra! ~~----------~---~--· Senza volerlo, s s nza saperlo , nella ressa de l l'animo esagitato, ciascun d 'essi, per difen-· de~si ~alle accuse dell'altro, esprime come s ua viva passione e nuo torme n to quelli per tanti anni sane stati i travagli che ~ el mio spirito ... '':rh~\> ~ PADRE Non sono forse a bi tua t i l .c,:r- si gnorì a vedere balzare vivi quassù, uno di fronte all'altro, i person ~ ggi creati da un autore? Forse per- ché non c'è là un copione che ci contenga ? FIGLIASTRA Creda che siamo veramente s a i personaggi, si gnore, in t eressantissimi! Quantunque, sperduti. PADPJ!: Sì, sperduti, va bene! N2l senso, veda, ch e l'autore che c i creò, vivi, non volle voi , o non potè materialmente, mettere i al l' a rte. E fu un ver·'i:) de-l i mc ~ ct o tto, s i gnore c hi ha la ventura cli nascere 5 de~ p e !:' r. 1.1':) p a rson~ggio v i vo , 18 può ridersi anche della morte. Non muore più! Morrà l'uomo, lo scrittore, strumento della creazione; la creatura non muore più ! E per vivere eterna non ha neanche bisogno di straordinarie doti o di compiere prodigi. Chi era Sancho Panza? Chi era Don Abbondio? Eppure vivono eterni, perché -vivi germi -ebbe- ro la ventura di trovare una matrice feconda, una fantasia che li seppe allevare e nutrire, far vivere per l'eternità. Ma veniamo al fatto. Ma un fatto è come un sacco: vuoto,non si regge. Perché si regga, bisogna prima far~ ci entrar dentro la ragione e sentimenti che lo han determinato. FIGLIASTRA Qui non si narra! qui non si narra! PADRE Ma io non narro! voglio spiegargli. FIGLIASTR/i Ah, bello, s'! A. modo tuo! PADRE Ma se è tutto qui il male! Nelle parole! Abbiamo tutti dentro un mondo di cose; ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intende~ ci se nelle parole ch'io di co metto il senso e il valore delle cose come sono dentiO di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sè, del mondo com'egli l'ha dentro. Crediamo d'intenderei; non c'intendiamo taai. reg.PADRE Mu },( Il dramma scoppia, signore, impreveduto e vio lento, al loro ritorno; allorché io, purtroppo, condotto dalla oiseria della mia carne an cora viva .... 1 -- ..... PADRE Ah, Di. e s r i 8, .: ri& v e :>."aDc n te , per u n n t s~. (.~ uor:S. 'J solo, che non abbia voluto l e gami a vvile nti ; non ancora tant-::> vecchio d n poter fare a me r1o della donna, e non più tanto giovane da pot e r facilmente a s e nzn vergogna and a rne i n c e r~a ~ Miseria? Che dico! orr 'J re, orrore : perché nessuna donna pià gli può da re amore. - E quando si capisce questo, se na do v rebbe far 0 a meno ... Mnh! Si gno re, ciasc~mo - f uori, da - vanti agl i altr i - è vestito di dignità: ma dentro di s è sa bene tutto ciò che nell'i n ti mità con se stesso si passa, d'inconfessabil e . Si cede, si cede alla tentazi6ne; per ririlzar cene, subito dopo, nagari, con una gr an frett~ di ricomporre i ntera e solida, CLme una pi e tra su una focsa, la nostra dignità, che nasconde e seppellisce ai nostri stessi o cchi o gni segno e il ricordo stesso della vergogna. E' .cosi di tutti! Manca solo il coraggi o di dirle, certe cose! FIGLIASTRA . PùDRE Perché quello di farle, poi, lo hanno tutti Tutti ! Ma di nascosto! E ?erciò ci vuol pià coraggio a dtrle! Perché basta che uno le dica - è fatta! -gli si appi oppa la tacci a di cinico. Mentre non è vero, signore: è co- me tutti gli altr l ; migliore, pe~ché non ha paura di a nzi , m igl~ore scoprir~ col lume del l'intelligenza il rosso della vergogna, là, nella bestialità umana, che chiude sempre gli occh i per non vederlo. Ln do nna - ecco - la do n na, infatti, com'è? Ci gua rda, a izz ase , i nvit an t e . L'affe rri! Appa na ~ t rett a, subi t o g l i o c ch:i. . E' i l segn o d >::lla ca t i , ~- G so n c :tecn l". c hi ~Je 'Jì.l !l ·1 ~~ d 1 - FIGLIASTRA se n- E quando non li chiuda piò? Quando non te pià il bisogno di nas~ondere a se stessa , chiudendo gli occhi, il rosso della sua vergogna, e invece vede, con occhi ormai aridi e impassibili, quello dell'uooo, che pur senza amore s'è accecato? Ah, che schifo, allo- ra, che schifo di tutte codeste complicazioni intellettuali, di tutta codesta filosofia che scopre la bestia e poi la vuol salvare, scusa re ..... Non posso sentirlo, signore! Perché quando si è costretti a "semplificarla" la vi ta - cosi, bestialmente - buttando via tutto l'ingombro "umano" d'ogni casta aspirazione, d'ogni puro sentimento, i dealità, doveri, il pudore, la vergo gna, niente fa più sdegno e nausea di certi rimorsi: lagrime di coccodril lo! reg.PADRE \li-a~ Lei s'immagini ora la situazione mia e la sua, una di fronte all'altro: ella, cos i come la vede ; e io che non posso più alzarle gli occhi in faccia! FIGLIASTRA Buffissimo! Ma possibile, Signord, pretende- re da oe - "dopo" - che I':le ne stessi come una signorinetta modesta, bene allev~ta e v i rtuo- sa, d'accordo con le sue maledette aspirazi o -ni "a una solida sanità morale"? PADRE Il dramma per I:le è tutto qui, signore: nella coscienza che ho, che ei ascuno di noi - veda si crede "uno" ma non è vero: è "tanti" , s i~ gnore, "tan ti" secondo t utte l e possibi li tà d'essere che sono i n noi: "uno" con c,:, ues to, "uno" con quello - di versissini ! E c on l ' :n .. lusione, intanto, d'essere sempre "un:) per- tutti" , e senpre "quest' unor' che ci credtm'ì1o, in ogni nostro attQ. Non è vero! Non è vero ! Ce ne accorgiamo bene, quando in qualcuno dei nostri atti, per un caso sciaguratissimo, stin.Du nll: inprov-vino eone age;nnciatt e ~e · s o sp~ si: ci accorgiamo, vogl1o dire, di non essere tutti in quell'atto, e che dunque una atroce ingiustizia sarebbe giudicarci da quello solo, tenerci agganciati e sospesi, alla gogna, per un':tntera esistenza, come se questa fosse assommata tutta in quell'atto! Ora lei intende la perfidia di questa ragazza? M'ha sorpreso in un luogo, in un atto, dove e come non va conoscermi, cooe io dov~ non potevo e s sere per lei; e mi vuol dare una realtà, quale io non potevo mai aspettarmi che dovessi assumere per lei, in un momento fugace, vergognoso, delh mia vita! Questo, questo, signore io sento soprattutto. E vedrà che da questo il dramma acquisterà un grandissimo valore. FIGLIASTRA Egli vuol subito arrivare alla rappresentazio ma io voglio ne dei suoi travagli spir ~. · ~ Jali; rappresentare i l mio dra~al Oh, infina, il suo! .Non c'è soltanto i l suo, i l mio! scusi! C'è anche quello degli altri. Tutta codesta furia dilaniatrice, codesto disgusto esasperate ..... quando lei stessa, mi scusi, ha confessato di essere stata con altri, prima che con lui, (}a MadaLla Pace, più di una volta! FIGLIASTRA E' vero! Ma pensi eh~ quegli altri s0no e- gualmente lui, per me. Per chi cn.de ne1J.n colpa, signore, il responsabile di tutte le colpe che seguono, non è s e mpre chi d~terminO 7 prino, la caduta? E per ce, è lui, anche da prioa che io nascessi. Lo guardi; e veda se non è vero. Benissioo! E le par poco il peso di tanto rimorso su lui? Gli dia modo di rappresentarlo! FIGL!flSTRA E come, scusi?, )i co, come potrebb·.:: rappresen tar ~a tutti t suoi "nobili" riraorsi, tutti i suo:t t0rLlenti "norali", se lei vuol risparmiar gli l'orrore d'essersi un bel giorno trovata tra le braccia, dopo ~rerla invitata a toglie_!: si l'abito Jel suo lutto recente, donna a .già caduta, quel l n bar4bin3., signore, quella bam- bina ch'agli si recava a vedere uscire dalla s cuola ? ~ Noi siamo qua tra noi, adesso, ignorati anco- ra dal pubblico. Lei darà domani di noi quello spettacolo che crederà, concertandolo a suo r.10do. Ma lo vu0l vedere davv.aro, il drar.uaa? S~oppiare davvero, con 1 è stato ? Venga qua! Finga d'essere entrat0! Ecco: e io me ne sto qua a testa bass2 - modesta -. E su! Metta fuori la voce! Mi dica con voce nuova, come uno che venga da fuori: "Buongiorno, si . ... " gnor1na PADRE Buon giorno, signorina. FIGLIASTRA Buon giorno. PADRE Ah, ma dico, non sarà ln pxi1:1a volta, è vero? eh~ FIGLIASTRA lei viene qua? No, signore. PADRE C'è ve n ut a qualche altra ~olta? Pi ~ d ' una? R d u nque, vi a ... non d ovrebbe più essere c o s i .. . Permetto che le l.:~vi io c oJest o cé1.p p '<'Jlli n-:.> ? FIGLIASTRA No, signore: me lo levo da me! MADRE Oh, Di o , Dio mio PADRE Ecco, mi d ia: lo poso io. Ma su u na b ella, c~ -ra testoli n a come la sua, vorrei che figuras se un più degno cappellino. Vorrà aiutarci a di Mad a- scegliarna qualcuno, poi, tra que st i ma? - No? FIGLIASTRA No, grazie, signore. PADRE Eh via, n on mi d ica di no ! Vo rrà ac ca ttarmelo. Me n' a vra i a mal e ... Ce n'è di belli,gun~ di! E poi farem.I!!O conten ta Mad ama. Li Elette appunt 0 qua in mostra ! FIGLIASTRA Ma uo, signore, guardi: non potrei nea nc~e portar l o . PADRE Dice forse per ciò che ne penserebberc a casa, vedendola rientrare c o n un cappellino nuo vo? Eh vi a ! Sa come si f a ? Ccme si d ice a cas a ? FIGLIASTRA Ma no n per quest o , signore! Non p ot r ~-: i p m>~ tarlo, p a rcbé sono .... come mi ve de : avre bb9 già potuto a ccorgersene ! PADRE A lutto, già ! Mi scusi. E' v e ro, v ado. Le chi e d o per do no. Creda c he sono v e r amRnte nortific ato . FIGLIASTRA z i arla; e non a le i di ruor t ifi c ars i flt ggers :.. . Hor.. b a di p:L1; la ~~;l'egc ~ 0 a d ' ~i~ G.l~.C::'J c l:_.(, le ho detto. Anche per me, capirà ... Bisogna proprio eh' io non pensi, che son;::;. vestita c o·· si ... MADRE Oh ... FIGLIASTRA Faccia uscire quella madre. MADRE (urlo) No, no! Non lo permetta, signore! Non lo percetta! CAPOC. "''\ ~')..1} ~# • ' ' Io non posso, non posso ~ADRE CA.POC. Ma è solo per vedere, signora ~1-- ~ ~"~\ À~1 Ma se è già tutto avvenuto, scusi~ Non capi- sco! MADRE No, avviene ora, avviene s e mpre ! Il nio stra zio non è finto, signore! Io sono viva e presente, sempre, in ogni momento d e l rJio strazio, che si rinnova, vivo e presente sempre. Ma quei due piccini là, li ha lei sentiti par , lare? Non possono più parlare, signore! Se ne stanno aggrappati a me, ancora, per tenermi vivo e presente lo strazio: ma essi, per sè, non sono, non sono più! E questa, signore, se n'è fuggita, è scappata via da me e s'è perdu ta, perduta ... Se ora io me la vedo qua è ancora per questo, solo per questo, seopre, sem pre, per rinnovarmi sempre, vivo e presente, lo strazio che ho sofferto anche per lei! PADRE Il momento eterno, come io le ho de tt o , sig n.~~ re! Lei è qui per coglterrai, fissanai, t enermi agganciato e sospeso in et8rno, alla ~~g~a, in quel solo mocento fuggevole e vergosncso della mia v:ita. Non p w ) rinunziarv~., 2 le:L , signore , non può veramente ris~arciarmelo. Perché è la mi.a condanna, signore: tutta l u nostra passione, che deve culminare nel grido finale Ji lei ! FIGLIASTRA L'ho ancora qui negli o recchi! M'ha reso f o lle quel grido! Stanclo cosi, con la testa a :;;1.. poggiata c o si, e le braccia c o si ~l suo collo, mi ved evo pulsare qui, nel bracci o qui, na vena; e allora, cooe se soltanto que lla vena viva ni facesse ribrezzo, strizzai gli occhi, cosi, cosi, e J affondai la testa nel suo petto ! Grida, grida, nanma! Grida, eone hai gridato allora! MADRE No! Figlia , figlia mia! Bruto, bruto, è mia figlia! Non vedi che è mia figlia ? L 9 ·\,.. .. .L. ,1-f ~ . }"'\ l .p Vì f) \ \0 f {.rVI 28 E va bene: C.t'iPOCOMICO "i personaggi"; 1:1a qua, caro si- gnore, non recitano i persor.~cei. Qua recita- no gli attori. I pdrsoneggi stanno li nel copione, quanJo c'è un copiane. IL PADRE. Appunto! Poiché non c'è e !or signori hanno la fortuna d'averli qua vivi davanti, i personaggi ... IL CAPoco~nco. Oh bella! Vorrebbero far tutto da sé? recitare, presentarsi loro claYanti al pubblico? IL PADRE. Eh già, per 1 come siamo . . IL CAPOCOMICO. Ah, le assicuro che offrirebbero un bellissimo spettacolo! L.;~~~~~T ::..O ~ R~ E. E e ci staremmo a fare nojaltri, Non s'immagineranno mica di saper recitare loro! ·anno ridere ... Gli difatti, rideranno. Ecco, 1\fa già, a proposito bisognerà ass<"gnar le parti. Oh, è facile: sono già di per sé assegnate: alla Seconda Dùlliza: lei, signora, Lo\ MADRE. Al Padrt: IL PADRE. E perché no, scusi? se si chiama cosi... Ma gii, se dev'essere la signora ... A ccennerà ajJjJ.·na con la mano alla Seconda Donna. Io vedo questa Bisognerà trovarlc un nornc. IL PADRE. Amalia, signore. IL CAPOCOMICO. 1\fa questo è il nome della sua signora. Non vorremo mica chiamarla col suo vero nome! accennerà alla . Madre com e Amalia, signore. lVIa faccia lei ... Si smarrirà sempre pùl. Non so piu che dirle ... Comincio già ... non so, a sentir come false, con un altro suono, le mie stesse pamlc . . IL cAroco~nco. 1\i[a non se ne curi, non se ne curi, quanto a questo! Penseremo noi a trovare il tono giusto! E per il nome, se lei vuole « Amalia "• sarà Amalia; o ne troveremo un altro. Per adesso designeremo i personaggi cosi : all' Attor Giovane: lei IL FIGLIO; alla Prima Attrice: lei, signorina, s'intende, LA FIGLIASTRA. LA FIGLIASTRA (esilarata). Come come? lo, quella li? Scoppierà a ridere. IL CAPOCOMICO (irato). Che cos'ha da ridere? LA PRIMA ATTRICE (indignata). Nessuno ha mai osato ridersi di me! Pretendo che mi si rispetti, o me ne vado! o o r ___ s_ E_· I_ P_E_·R_ ~s_o_N _ A_G_G_I_I_ N _C_I:._i_ ~· C_A _ D' _A _ U_T_O_R_E_ _7~3 SEI PERSONAGGI IN CERCA D 'A L ., LA FIGLIASTRA. Ma no, scusi, 10 parte la figura - sarà piuttosto com'egli interp reterà ch'io sia, com'egli mi sentirà - se mi sentirà - e non com'io dentro d i m e mi sento. E mi pare che di questo, chi sia chiamato a giudicare di noi, dovre bbe tener conto. non rido di lei. IL CAPOCOMICO (alla Figliastra). Dovrebbe sentirsi onorata d'esser rappresentata da ... LA PRIMA ATTRICE (subito, CO /l sdegno). - «quella Ji ! » IL CAPOCOMICO. Si dà pensiero dei giudizi della critica LA FIGLIASTRA. l\1a non dicevo per lei, creda ! d iceYO per me, che non mi vedo affatto in Ici, ecco. Non so, non ... non m'assomiglia per null a ! adesso? E io che sta vo ancora a sentire! Ma lasci che dica, la cri ti ca . E noi pensiamo piuttosto a metter su la commedia, se ci riesce! IL PADRE. Già, è questo; veda, signore ! La nostra Staccandosi e guardando in giro: espressione - Su, su l È già disposta la scena? IL CAPOCOMICO. - ma che loro e ~ prc s ~io n c ! Credono d'averla in sé, loro, l'esprrssionc? Nient'affatto! Agli Attori e ai Personaggi: Si levino, si levino d'attorno! Mi lascino vedere. IL PADRE. Come! Non abbi:1.mo la nostra espressione? Discenderà dal palcoscenico. IL CAPOCOMICO. Nient' affatto! La loro espressione di- Non perdiamo altro tempo! venta materia qua, a cui dan corpo c figura, voce e gesto gli attori, i quali - per sua norma - han saputo dare espressione a ben piu alta materia: dove la loro è cosi piccola, che se si reggerà sulla scena, il merito, creda pure, sarà tutto dci miei attori. Alla Figliastra: Le pare che la scena stia bene cosi·? LA FIGLIASTRA. Mah! io veramente non mi ci ritrovo. IL CAPocowco. E dàlli! Non pretenderà che Je d IL PADRE. Non oso contraddirla, signore. Ma creda che è una sofferenza orribile per noi che siamo cosi edifichi qua, tal quale, quel retrobottega che lei conosce, di Madama Pace! come ci vede, con questo corpo, con questa figura- Al Padre: M'ha detto una saletta a fiorami? IL CAPOCOMICO (troncando, spazientito).- ma si rimedia col trucco, si rimedia col trucco, caro signore, per ciò che riguarda la figura! IL PADRE. Già; ma la voce, il gesto -"! __.......--== IL CAPOCOMICO. - oh, insomma! Qua Ici, come lei, non può essere! Qua c'è l'attore che lo rappresenta; e basta! IL PADRE. Ho capito, signore. Ma ora forse indovino anche perché il nostro autore, che ci vide vivi cosi, non volle poi comparci per la scena. Non voglio fare offesa ai suoi attori. Dio me ne guardi! Ma penso che a veder mi adesso rappresentato ... -non so da chi ... J:l' IL PRIMO ATTORE (con alterigia alzandosi e venendogli tncontro, seguito dalle gaje giovani Attrici che rideranno). Da me, se non le dispiace. lIL PADRE (umile e mellifluo). Onoratissimo, signore. l IL cAPOCOMico. Non è bianca; è a strisce; ma poco importa! Per i mobili, su per giu, mi pare che ci siamo~ 6 - ; ..,, , [) ( i . .. <-Ll, · ~, \;~ ~~ ~.u.tq_. /)~U Q.... \ scenZ della Signorina con Madama Pace. Oh, si smarrirà, guardandosi att~rno e risalirà sul palcoscemco e questa Madama Pace? IL PADRE. Non è con noi, signore. IL CAPOCOMICO. E come si fa? IL PADRE. Ma è viva, viva anche lei! IL CAPOCOMICO. Già! Ma dov'è? 1 IL PADRE. Ecco, mi lasci dire. S'inchinerà. Ecco, penso che, per quanto il signore s'adoperi con tutta la sua volontà e tutta la sua arte ad accogliermi in sé ... Si smarrirà. IL PRIMO ATTORE. Concluda, concluda. :#' IL PADRE. Sissignore. Bianca. Risata delle Attrici. Rivolgendosi alle Attrici: s~ loro signore mi volessero far Ja grazia di da rmi per un momento i loro cappellini. LE ATTRICI (un po' sorprese, un po' ridendo, a ro).- Che? - I cappellini? -Che dice? -P J -------- IL PADRE. Eh, dico, la rappresentazione che farà, anche forzandosi col trucco a somigliarmi ... -dico, con quelft-~... lf\o._f'P' Si ,,,ou· cc~p tutti gli Attori rideranno ~ difficilmente potrà essere una rappresentazione di .me, com'io realmente sono. Sarà piuttosto - a IL f':APOCOMICO. Che vuoi rare coi cappellini delle signore? Gli Attori rideranno. IL P_ADRE. Oh nul!a, posarli per un momento su questi attaccapanm. E qualcuna dovrebbe essere cosi gentile di levarsi anche il mantello.){ PADRE. Per appenderli, u~ m~mcntino ... Mi facciano questa grazia. Voghono. LE ATTRICI (levandosi i .cappellini e qualcuna anche i~ mantello, seguitando a rzd~re, ed andando ~d appenderlz qua e là agli attaccapannz ). - E perche no? __ Ecco qu~~a~'----------------- -- 1 a ate che è buJTo sul serio! -"("Dobbiamo metterli in mostra? L IL PADRE. Ecco, appunto, sissignora: cosi in mostra! IL CAPOCOMICO. Ma si può sapere per che farne? IL PADRE. Ecco, signore: forse, preparanclole meglio la scena, attratta dagli oggetti stessi d:l suo commercio, chi sa che non venga tra nm ... Invitando a guardare verso l'uscio in fondo della scena. Guardino ! guardino ! L'uscio in fondo s'aprirà e verrà avanti di pochi passi Madama Pace, megera d'enorme grassezza, con una pomposa parrucca di lana color carota e una rosa fiammante da un lato, alla spagnola; tu.tta ritinta, vestit.a co.n !{of!a eleganza di seta rossa sgargzante, un ventaglzo dt pzume in una mano e l'altra mano levata a sorreggere tra due ~ita ~a sjgr::retta accesa:~trhiirJ, all'Oljif;~" iz!mtt, ~ LA FIGLIASTRA (accorrendo). Eccola! Eccola! IL PADRE (raggiante). È lei! Lo dicevo io? Eccola qua! IL CAPOcmnco (vincendo il primo stupore, indignato). Ma che trucchi son questi? j IL PRIMO ::_TToRE (quasi contemporaneamente). Ma dove s1amo, msomma? ' L'ATTOR GIOVANE (c. s.). Di dove è comparsa quella li? l-' 4 TTRIBE GIOVANE (t. s.). La tcnetmtu 111 sct e&t- _LA PRIMA ATTRICE (c. s.). Questo è un giuoco di bussolotti! IL PADRE (dominando le proteste). Ma scusino! Perché vogliono guastare, in nome d'una verità volgare, di fatto, questo prodigio di una realtà che nasce, evocata, attratta, formata dalla stessa scena, e che ha piu diritto di viver qui, che loro; perché assai piu vera di loro? Quale attrice fra loro rifarà poi Madama Pace? Ebbene: 1\'ladama Pace è quella! Mi concederanno che l'attrice che la rifarà, sarà meno vera di quella -che è Ici in persona! Guar_dino: mia figlia l'ha riconosciuta e le si è subito accostata! Stiano a vedere, stiano a vedere la scena l ~wluuw,..il Csp1J6fJf'I'H66 1 gli 4tt9ri r:isalimrzrzg 181 prrttoscenico. ll JIJIII già la scena tra la Figliastra e Madama Pace, ~~91its ~ fJ':6fe16i! eieglt Au..,, i e fu ti:sposza u'tl Pd~ sarà comznczata, sottovoce, pianissimo, insomma naturalmente, come non sarebbe possibile farla avvenire su U.tt ~ ~ <:-{11 vz.> IL CAPOCmnco. Ma no, aspetti! Lasci far prima a Ici IL CAPOCOMico. Lei è una maleducata! ecco quello che è! Una presuntuosa! indicherà la Prima Attrice il cenno di si. « C'è venuta qualche altra volta?» La Prima Attrice solleverà un po' il capo socchiudendo penosamente, come per disgusto, gli occhi, e poi a un c Giu" del Capocomico crollerà due volte il capo. LA FIGLIASTRA (irresistibilmente). Oh Dio mio! l J zio ne provare davanti agli autori l Non sono mai contenti! ~ Rivolgendosi al Padre e alla Figliastra: IL CAPOCOMICO. ••. strano? che strano? perché strano? IL PADRE. lo ammiro, signore, ammiro i suoi attori: il Signore là, indicherà il Primo Attore ~u~ riattacc~1iamo .con loro; e vediamo se sarà possibile che lei non nda piu. L~ FIGLIASTRA. Ah, non rido piu, non rido piu! Viene Il bello adesso per me; stia sicuro! la Signorina, indicherà la Prima Attrice IL CAPOCOMICO. Dunque: quando lei dice: c Non badi piu, la prego, a quello che ho detto .•• Anche per me- capirà!»- ma, certamente... ecco, non sono noi ..• IL CAPOCOMICO. Eh sfido! Come vuole che siena, «loro», se sono gli attori? r èhe lei attacchi subito: «Capisco, ah capisco ••. ,, e che immediatamente domandi - LA FIGLIASTRA (interrompendo).- come! che cosa? IL CAPOCOMICO.- la ragione del · IL CAPOCOMICO. Ma come non è? Che cos'è allora? IL CAPOCOMICO.- e dunque, basta! Rivolgendosi agli Attori: Vuoi dire che faremo poi le prove tra noi, come vanno fatte. È stata sempre per me una maledi- rivolgendosi al Padre: b~sogna IL PADRE. Appunto, gli attori! E fanno bene, tutti e due, le nostre parti. Ma creda che a noi pare un'altra cosa, che vorrebbe esser la stessa, e intanto non è! IL PADRE. Si, capisco, capisco ... - IL CAPOCOMICO (risalendo sul palcoscenico). Che wole che perdoni! È un'indecenza! IL PADRE. Sissignore, ma creda, creda, che fa un effetto cosi strano -,>o E subito si porrà una ma~o sulla bocca per impedire ·. . la rzsata. . IL PADRE. Una cosa, che ..• diventa di loro; e non più nostra. IL CAPOCOMICO. Ma questo, per forza! Gliel'ho già detto! IL PADRE (cercando d'interporsi). Sissignore, ~ vero, ~ verq; ma la perdoni... J SUO lutto! LA ~IG~I~STRA. Ma no, signore! Guardi: quand'i~ gh ~hssi che bisognava che non pensassi d'esser vestita cosi, sa come mi rispose lui? c Ah, va bene! E to.g~iamolo, togliamolo via subito, allora, codesto vesutmo!,. IL CAPoèoMrco. Bello! Benissimo l Per far saltare coaf tutto il teatro? LA FIGLIASTRA. Ma- è la verità! IL CAPO~OMICO. Ma che verità, mi racda il piacerei Qua siamo a teatro! La verità, fino a un certo . punto!\ · IL cAPOCOMICO (spazientito). Ho capito, h ca pito! E si terrà conto di questo in principi sopra tutto! . .l Non du 1JIU. · r • • 1 l LA MADRE (supplic!levole). Ma acc.ia che. si capis,~a . bene, la prego, signore, r la mm coscienza, eh IO cercai in tutti i mo · - (int Tompendo con sdrgno, e sPguitando). ·, di consigliarmi che qucstq dispetto fatto ! Al Capocomico: IL CAPOCOMICO. Si, quando il pubblico era forse come quella bambina li! LA PRIMA ATTRICE. E l'illusione, piu facile! IL PADRE (con uno scatto, alzandosi). L'illusione? Per carità, non dicano l'illusione! Non adoperino codesta parola, che per noi è particolarmente crudele! L CAPOCOMICO. Vogliamo .ÌoR€QIRIH~ comincia~ ~ Secondo Atto? . IL CAPOCOMICO. E come dovremmo dire allora? L'il· lusione da creare, qua, agli spettatori- LA FIGLIASTRA. Perché lui indicherà di nuovo il Figlio se ne sta sempre chiuso in camera, appartato! E poi, in casa, c'è da svolgere tutta la parte di quel povero ragazzo li, smarrito, come le ho detto. l_ .t9Il;/~o~ • l IL CAPOCOMICO (stordito). E perché, scusi? t IL PRIMO ATTORE.- con la nostra rappresentazioneIL CAPOCOMICO. -l'illusione d'una realtà! J1 IL PADRE. Comprendo, signore. Forse lei, invece, non· può comprendere noi. Mi scusi! Perché- vedaqua per lei e per i suoi attori si tratta soltanto- cd è giusto- del loro giuoco. LA PRIMA ATTRICE (interrompendo sdegnata). Ma che giuoco! Non siamo mica bahtbinil Q.ua ai recita sul serio. =-::-·---· .~L dico·:; no. E ;nt>,1\1en~r: un uomo- 1,1011 dico lei, adesso- un uomo cos1 1n genere, puo non c~scr << nessuno>>. IL cAPOCOMICO. Già! 1\1a lei lo domanda a mc, elle sono il Direttore! il Capocomico! Ha capito? , IL PADRE (quasi in sordina, con melliflua umiltà). Soltanto per sapere, signore, se veramente lei com'è adesso, si vede ... come vede per esempio, a distanza di tempo, quel che lei era una volta, con tutte le illusioni che allora si faceva; con tutte le cose, dentro e intorno a lei, come allora le parevano,- ed erano, erano realmente per lei! - Ebbene, signore: ripensando a quelle illusioni che adesso lei non si fa piu; a tutte quelle cose che ora non le <> come lei ora si sente, tutta la sua realtà d'oggi cosi com'è, è destinata a parerle illusione domani? IL CAPOCOMICO (senta aver ben capito, nell'intontimento della speciosa argomentazione ). Ebbene? E che vuoi concludere con questo? IL PADRE. Oh, niente, signore. Farle vedere che se noi (indicherà di nuovo sé e gli altri Personaggi) oltre' la illusione, non abbiamo altra realtà, è bene che anche lei diffidi della realtà sua, di questa che lei rl 92 · oggi respira e tocca in sé, perché - come quell di jeri- è destinata a scoprirlesi illusione do m an IL CAPOCOMICO (risolvendosi a prender/a in riso). Al benissimo! E dica per giunta che lei, con codest commedia che viene a rappresentarmi oua, piu vero e reale di me! - IL PADRE (con la massima serietà). Ma questo senza club bio, signore! IL CAPOCOMICO. Ah si? IL PADRE. Credevo che lei lo aves.,e già compreso fir da principio. IL CAPOCOMico. Piu reale di me? IL PADRE. Se la sua realtà può cangiare dall'oggi al domani ... IL CAPOCOMICO. Ma si sa che può cangiare, sfido! Cangia continuamente; come quella di tutti! IL PADRE (con un grido). Ma la nostra no, signore! Ve?e? L~ differenza è questa! Non cangia, non puo cangtare, né esser altra, mai, perché già fis.. sata- cosi- «questa» - per sempre - (è terribile, signore!) realtà immutabile, che dovrebbe dar loro un brivido nell'accostarsi a noi!. IL CAPOCOMICO (con uno scatto, parandoglz"si avanti Il' un'idea che gli sorgerà all'improvviso). Io rrei sapere però, quando mai s'è visto un pe naggio che, 28 CAPOCOMICO E va bene: "i personaggi"; oa qua, caro si- gnore, non recitano i personaggi. Qua recitano gli attori. I pdrsonnggi stanno li nel col pione, ~quanJo c'è un copione. l I_~ r IL PADRE. Appunto! Poiché non c'è e signori hanno la fortuna d'averli qua vivi davanti, i personaggi ... IL CAPOCOMICO. Oh bella! Vorrebbero far tutto da sé? recitare, presentarsi loro davanti al pubblico? 1 IL PADRE. Eh già, pcrJ cdme ~siamo. IL CAPOCOMICO. Ah, le assicuro che offrirebbero un hellissimo s~ettacolo! IL PRIMO ATTORE. E e ci staremmo a fare nojaltri, qua, allora? · IL CAPOCOMIC Non s'immagiJicranno mica di ~aper recitare loro! 'anno ridere ... difatti, rideranno. Ecco, 1\b già, a proposito bisognerà asse-gnar le parti. Qh, è facile: sono già di per sé assegnate: IL PADRE- E perché no, scusi? se si chiama cosi... Ma già, se dev'essere la signora ... alla S11conda Dùww: lei, signora, LA MADRE. l Accennerà ajij1ma con la mano alla Seconda ·nonna. Al Padrt: Io vedo •questa Bisognerà trovarle un nome. // accennerà alla . Madre come ,<1\m;tlia, ~nor~. Maffraccia lei ... IL PADRE. Amalia, signore. /f IL CAPOCOMICO. l\fa questo è il nome della sua signora. Non vorremo mica chiamarla col suo vero nome! 1 . , ' . .__ / , , \ "' .. l Si, nnarrirà sempre piu. NPn so pit'! che dirle ... Comincio già ... non so, a sentir come· false, con un altro suono, le mie stesse . parole .. IL cAPOCOMico. Ivia non se ne curi, non se ne curi, quanto a questo! Penseremo noi a trovare il tono giusto! E per il nome, se lei vuole « Amalia», sarà Amalia; o ne troveremo un altro. Per adesso designeremo i personaggi cosi : all' Attor Giovane : · lei IL FIGL!O ; alla lfrima Attrice: lei, signorina, s'intende, LA FIGLIASTRA. LA FIGLIASTRA (esilarata). Come come? Io, quella li? Scoppierà a ridere. IL CAPOCOMICO (irato). Che cos'ha da ridere? '; - -) o LA PRIMA ATTRICE (indignata). Nessuno ha mal osato ridersi di me! Pretendo che mi si rispetti, o me ne vado! SEI SEI PERSONAGGI IN CERCA D'AUTORE IN CERCA D'AUTOR 71 LA FI~LIASTRA. Ma no, scusi, io non rido di lei. IL CAPOCOMICO (alla Fl~!!,firzslrrr). Dovrebbe sentirsi _ onorata d'esser rappresentata da... · LA PRI~fA ATTRICE (.whifo, ro11 sdegno). -«quella li!» LA FIGLIASTRA . .l\ fa n> LA FIGLIASTRA. Si, mi perdoni. .. mi perdoni ... IL cAPOCOMICO. Ma no, aspetti! Lasci far prima a lei indicherà la Prima Attrice J il cenno di si. «C'è venuta qualche altra volta?» ,· La Prima Attrice solleverà un po' il capo socchiudendo penosamente, come per disgusto, gli occhi, e poi a un c Giu » del Capocomico crollerà due volte il capo. LA FIGLIASTRA (irresistibilmente). Oh Dio mio! IL CAPOCOMICO. Lei è una maleducata! ecco quello che è! Una presuntuosa! IL PADRE (cercando d'interporsi). Sissignore, ~ vero, ~ verq; ma la perdoni ... IL CAPOCOMICO (risalendo sul palcoscenico). Che vuole che perdoni! È un'indecenza! IL PADRE. Sissignore, ma creda, creda, che fA un effetto cosi strano -.)o . E subito si porrà una mmio sulla bocca pet impedite . la risata. . IL cAPOCOMICO. ...strano? che strano? perché strano? zio ne provare davanti agli autori l Non sono mai contenti! ~ Rivolgendosi al Padre t alla Figliastra: IL PADRE. lo ammiro, signore, ammiro i suoi attori: il Signore là, indicherà il Primo Attore ~u~ riattacc!1iamo _con loro; e vediamo se sarà possiblle che lei non nda piu. L~ FIGLIAST~. Ah, non rido piu, non rido piu! Viene Il bello adesso per me; stia sicuro! la Signorina, indicherà la Prima Attrice IL CAPOCOMICO. Dunque: quando lei dice: c Non badi piu, la prego, a quello che ho detto ... Anche per me- capirà!»- ma, certamente... ecco, non sono noi ... IL CAPOCOMICO. Eh sfido! Come vuole che sieno, «loro», se sono gli attori? .& ' r IL PADRE. Appunto, gli attori! E fanno bene, tutti e due, le nostre parti. Ma creda che a noi pare un'altra cosa, che vorrebbe esser la stessa, e intanto non è! b~sogna che lei attacchi subito: «Capisco, ah capisco ... » e che immediatamente domandi - LA FIGLIASTRA (interrompendo).- come! che cosa1 IL CAPOCOMICO,- la ragione del SUO lutto! IL CAPOCO~IICO. Ma come non è? Che cos'è ;:tllora? l IL PADRE. Una cosa, che ... diventa di loro; e non piu nostra. l IL CAPOCO!drco. Ma questo, per forza! Gliel'ho già detto! l IL PADRE: Si, capisco, capisco ... - l l" IL CAPOCOMICO.- e dunque, basta! RivolgP.ndnsi flgli Attori: rivolgendosi al Padre: J Vuol dire che faremo poi le prove tra noi, come van.no futte. È stata se1nprc per mc una maledi- LA ~IG~I~STRA. Ma no, signore! Guardi: quand'i~ gh dissi che bisognava che non pensassi d'esser vestita cosi, sa come mi rispose lui? c Ah, va bene! E togliamolo, togliamolo via subito allora codesto vesti tino!» ' ' IL CAPOCOMICO. Bello! Benissimo! Per far saltare coli tutto il teatro? LA FIGLIASTRA. Ma· è la verità! IL CAPO~OMico. Ma che verità, mi faccia il piacerei Qua siamo a teatro! La verità, fino a un certo punto!\ CAPOCOMICO E si terrà conto di Non dubiti! J,A PRIMA ATTRICE. non Al Capocomico:la contenti, perché è vero! Io ne g-odo perché, intanto, si può \'celere: Ici ' cosi supplice, piu tenta d'entrargli nel cuore, c piu quello H si tien lontano: «as-sen-te!,, Che gusto! o tissJmo, .· ~ Vogliamo .~B-&Q;m,m;o comincia~ Secondo Atto? L CAPOCOMICO. Nmx paxls pi&~ badi che svolgerlo tutto nel giardino, come lei vorrebbe, non sarà LA FIGLIASTRA. h. CAPOCOMICO h. PADRE. ]\fa scusi? ! IL CAPOCOMICO. E come lusione da creare, qua, JL PRIMO ATTORE.- IL CAPOCOMICO. IL PADRE. con -l'illusione possibile! IL CAPOCOMICO. LA FIGLIASTRA. Perché non sarà possibile' può comprendere noi. Mi scusi! qua per lei e per i suoi attori si è giusto - del loro Perché lui indicherà di nuovo il Figlio se ne sta sempre chiuso in camcra, appartato! E poi, in casa, c'è da svolgere tutta la parte di quel povero ragazzo li, smarrito, come le ho detto. PADRE. Non dico Ji no. E intendo, infatti, il giuoco della loro arte, che deve dare appunto -come dice il signore - una perfetta illusione di realtà. IL CAPOCOMICO. Ecco, appunto! LA PRIMA ATTRICE giuoco! Non siamo sul IL CAPOCOMICO. Gli Attori rideranno. IL PADRE. IL PADRE. Ora, se lei pensa che noi come noi e _lei può dunque obbiettarmi che "v'""''"v gmoeo signore non abbiamo altra realtà fuori di questa illusione! indicherà il Primo Attori! IL CAPOCOMICO (stordito, guardando i suoi Attori rimasti anch'essi come sospesi e smarriti). E come sarebbe a dire? Breve pausa. Si avanzerà di qualche passo verso il Capocomico, e soggiungerà: che è «lui,, dev'esser «me,, che viceversa sono « questo"· Vede che l'ho colto in Gli Attori torneranno IL PADRE. No, no. Non volevo dir la invito anzi a uscire da guardando la Prima Ma non soltanto per noi, del resto, badi! Ci pensi -d'arte! d'arte!- che lei è solito di suoi attori; e torno a domandarle seriamente: è lei? Lo guarderà negli occhi. Mi sa dire chi è lei? IL C~Pr)r;oMl'"O (turbato, con un mezzo sorriso). Come, ch1 S0n=---c~ m~a,--1-asB:i-rune-s-t-a:r--t <:: ac o questa serenza d'aver t ~) - crede lei in co' avu o ragron d' ~ ' ostante che io . . e I lar questo on Jen - presente suo fratello A SSUNTA (cercando d'. t .. tutt o, c·rampa! zn~erromper!o). Ma ,, sappiamo FIFi. Che finanche le ~,p aste qua vostra mo lie! CrAMP A. Permettano g re a lei !J erché ~~/~rm:ttano... - lascino diastante tutto abbia l arsr ch.e la signora, non ' vo uto col prre anche me, ere- 201 dendo d'aver tutta la ragione di farlo. È cosi, signora? Mi risponda - in coscienza! BEATRICE (esitante). No ... io ... io, a voi ..• SPANÒ. La signora non voleva colpir ·, caro Giampa! Tant'è vero che vi voUe_:Jl tanare, mandandovi a P alermo! ~ BEATRICE. -~ . io.'.. come dice il Delegato ... AMPA. Ah, no, signora! Che lei non abbia pensato a me, non è possibile! Perché per ben due ore io qua, jeri, non feci altro che mettere le" mani avanti! BEATRICE. Si, si. E appunto per questo volli mandarvi a Palermo! Per aver mano libera, qua, su vostra moglie e su mio marito! GIAMPA. Senza pensare a me? BEATRICE. Senza pensare a voi. GIAMPA. E che cos'ero io? Niente? Pietra d'affilare? Mi gettava a terra; mi prendeva cosi, con due dita, come uno strofinaccio qualunque; mi buttava in un canto, proprio come se non ci fosse da fare nessun conto di me ... - Ma voglio ammettere tutto, signora! voglio entrare nella sua coscienza, fino in fondo, e ammetter pure che Ìei non si sia fatto scrupolo di colpire anche me, perché io - secondo lei - sapevo tutto e mi stavo zitto. È cosi? Mi risponda. È cosi? \. \ 202 LUIGI PIRANDELLO IL BERRETTO A SONAGLI BEATRICE. Eh · ·· pmc . lle' lo dite voi stesso . ' ' pno cosi. ··· Sl, e proCLUIPA_. Ah! E allora, a uno ch e - poniamo _ è guerc1o, lei gli a1)pende un carte 11mo . alle spalle : <( P o polo! È guercio! >> _ ? BEATRICE. Ma no ... che c'entra! CrAMPA. Lasciamo il guercio di cui tutti . " accorger~ senza bisogno di cartellino s~p.osslono provarm1 eh . · e1 c evr:: e uno, uno solo, Signora in tutto 'l se potesse sospettare di me quello' eh l . hl pae. duto! che l . e Cl a ere[; . un~' uno so o potesse vemre a èirmi m accia: - ((Giampa, tu sei becco, e lo sai j >>- l FrFi (subito). M a no! M a chi? M a n ess uno! SPANÒ (contemporaneameute) Ma a h' in mente! . c l poteva ven iJ e • .L AssuNTA c temporaneamente) . Ma che di'te , Gia mpa ~~ (contem~ora_neamente). Veram~nte ~r<.Signore Iddw, m coscienza! anessuno Cr~MPA (dominando le esclamazioni simultanee) M l signora potrebbe dire·· - Se non l o sapevano .. a ]'a · a l tn,? era noto a voi e tanto b asta.l - E, vero>g .l vero. Non lo neghi! Io h o bisocrno della ' c scienza ' signora: · sua ?conon del verbale "'.' DI'ca·. e, vero. BEATRICE. È vero, si. Movimento di ·sorpresa .dolorosa . e d'.zntensa costemr7.;:,zone neglz altrz. Silen;:,io . 203 GIAMPA (ferito, tentennando il capo) . Ah, signora. Io ora parlo ... non per me ... parlo in generale ... - E che può saper lei, signora, perché uno, tante volte, ruba; perché uno, tante volte, ammazza; perché uno, tante volte - poniamo , brutto, vecchio, povero - per l' amore d'una donna che gli tiene il cuore stretto come in una morsa, ma che intanto non gli fa dire: -ahi! -che subito glielo spegne in bocca con un bacio, per cui questo-povero vecchio si strugge c s'ubriaca- che può saper lei, signora, con qual doglia in corpo, con qua·le supplizio questo vecchio può sottomettersi fino al punto di spartirsi l'amore d i quella donna con un altro u omo - ricco, giovane, b ello - - specialmente se poi questa donna gli dà la soddisfazione che il padrone è lui e ch e le cose son fatte in modo che n essuno se ne potrà accorgere? - Parlo in generale, badiamo! Non parlo per me! - È come una piaga, questa, signora: una piaga ver gognosa, nascosta. E lei che fa? ste9pc la m ano e la scopre cosi... pubblicamen te? -f9"Lasciamo questo di scorso, e veniamo a noi! - Io, signora, sapeYO che lei aveva sospetti ' u mia moglie e su suo marito. Gelosia! - Chi non ne ha, quando si vuol b en e ? - Compatisco anche i delitti, signo ra; si fig uri se non avrei compatilo lei per la gelosia! Ero venuto q ua, j eri, apposta per fa rla parbre, per farla sfogare. - Aveva un sospetto? - ::\on glielo volevo levare ! Perché so che codesti sospetti, p iu si vogliono lev are, e piu si raffermano! - Se lei aves- LUIGI PIRANDELLO - se parlato seriamente con . . nato a casa e avr . d me,_ IO me ne sarer torer etto a mra m r Fagotto e · 1 . • • og re: - << Pst! ' VIa. >) - Ogcrr IDI . signor I" o sarer presentato al cava Iere· - (< s· . mani: non . .r~nor cavaliere, bacio le caro c· p~sso star p m con lei! >> << Perché rampa · >> << Perché ' con lei: ho altri affari >> ~0~1 po~so star piu - E perché crede che .io l Cosr sr ~a, srgn?r~ mi~! mocrlie ;~ Ma per c: l e portar qua, Jen, mra 1 ar a scattare si a "' • scatenare dalla bo, ' onora, per farle cca tutta la te h . covava dentro! Glie! "d . fi mpesta c e ler parli! » - E l . o gn ar. nanche: - <> - E come resto io? - Lei, signora, poteva prendersi questo piacere, se credeva che suo marito si fosse messo con qualche ragazza, senza però -badiamo - né padre, né fratelli. Dava una lezione a suo m:uito - non c'erano altri uomini di mezzo - e tutto si sarebbe accomodato alla meglio. Ma qua c'era un uomo di mezzo, signora! Come non pensò a me, lei? 1Jt che ero niente, io? - Lei ha --scherzato; s'è passato questo piacere; ha fatto ridere tutto un paese; domani rifarà pace con suo marito ... - e io? per lei sarà finito tutto - ma io? resto col verbale, che non c'è stato nulla? E debbo sopportarmi che tutti, domani, vengano a dirmi in faccia, con occhi dolenti: - <> Con scatto improvviso: Signor Delegato, qua, mi tasti il polso! Gli porge il polso. SPAKÒ (stordito) . Come? perché? CrAl\IPA. Mi tasti il polso. Dica se ci avverte un battito di piu. Io dico qua, con la massima calma, testimonio lei, testimonii tutti , che questa sera stessa, o domani, appena mia moglie ritorna a casa, io con l'accetta le spacco la testa! Subiio: LUIGI PIRANDELLO I L BE R RET TO A SONAGLI E. non ammazzo soltanto lei, perché forse (a. rer· u pracere co SI~' a Il a Signora! · . ' Ammazzo anche lu· n'l signor cavaliere - per forza . . . I, I forza! ' srgnori miei! per 1..!:1.F~ e SPANÒ (afferrandolo, mentre le tre dom 'd pzangono). Che è? che avete detto? V . ze_grz ono e zo! Chi ammazzate1 ~ or Siete p az·~ · Cr~MP ~ P(pal~do' stravolto, quasi sorridente). Tutti e 'hue. ler ~rza! Non posso farne a meno' · Non l o vo uto IO! ~e~? ~o: ~nJ;~zzat: nes?uno/ perché non ne . ne Jntt ne ragrone! llla se pure l'aves te CI saremo qua noi a impedirvelo! ' SPAKÒ. Ci sono io! CrAMPA. Signor Delegato, me l''Impedisce oggi ... _ SPANÒ. - anche domani t _ CrAMPA. .- . ma dom an l' a ltro l ' ammazzo t Lei sa come si drce da noi. _ , all'imjJrovviso, assorto in una idea che gli balena li jm li, raggiante). Oh D io! O h ch e bellezza! O h che bellezza! Signori, p acificam ente! Oh che b ellezza! Sissignori ... sissignori ... Si può aggiustar tutto ... pacificam ente .. Ah , che respiro ! Mi metterei a ballare... a saltare... per· il gran peso ch e mi son levato dal p etto! L e mie mani ... le mie mani p ossono r estar pulite ... pulite, e me le bacio! m e le bacio ! - L ei, signor a, vada a prepararsi ... Sub ito, subito! BEATRI CE (trasecolata , come tutti gli altri) . Io? Perché? 208 LUIGI PIR ANDELLO IL BERRETTO A SONAGLI GIAMPA. Dia ascolto a m d . · e, va a a prepararsi 1 Non · perdramo te m p o ! BEATRICE (indignata). Ma ci andrete voi, al manico .. mio!/voi! Uscite fuàti! fu6ri di casa mia! subito fuori! Guarda l'orologio. Ci arriva! ci arriva! GIAMPA, Signora, dove mi manda? Badi che nel suo interesse io parlo! Ma pocché? a oho co,. anivo? j Che dice? -~ BEATR o ~rconosc e 1l Delegato; ~~, lo nconoscramo tutti· e d 'r . . pazza! Pazza, e se ne va l . . ~nqu~ er r. . . . . a mamcom10 .1 E sem p llCISSimo) f FIFf. Come? Chi ? Assu-NT<~Mìafigha . e h e-clite-?BEATRICE. AI manicomio? io? . · • 10, I SPANÒ. Ma vi sembra che siano proposte da fare, codeste? l..frFi. Dove siamo? CIAl\1PA. Anche lei, signor hfi? Non compre1·1de che questo è l'unico rimedio? Per lei stessa! Per il signor cavaliere! Per tutti ! Non capisce che sua sorella ha svergognato anche il signor cavaliere, e che deve dare anche a lui una riparazione di fronte al paese? Si dice : -È jJazza! - e non se ne parla piu! - Si spiega tutto! -Pazza, jJazza da chiudere e da legare! -E solo cosi io non ho piu niente da vendicare! Mi disarma. Dico: - <<È jJazza! Posso j;iu farmene d'una pazza? )) E basta cosi! Il cavaliere non avrà pi1'1 da m0rtilìcarsi, domani, comparendo tra i suoi amici; e la signora va a farsi tre mesi di villeggiatura ! --·Via, via, sbrighiamoci, che meglio di cosi non si potrebbe fare ! Ma deve p artire assolutamente q ucsta sera stessa! l..I2.!J· Si, si, a manicomio? GIAMPA. Lasciamo il manicomio' I salute, signora! T re mesi v-·11 .. n una casa di · I eggratura. è giusto ! è giusto! A Beatrice: ~apisci ? È per fin ta ! 14 · VII . a.' 2IO LUIGI PIRANDELLO ·-- - - - -- - - - - - -·-· ---- - ··· - -BEATRICE. Ma chi? io? Tu sei pazzo! Io, al manico. , mio?~~s~~em.ioL 'i:::? \ l~\., rifi '1-\. f'o-Assu.m. ~g~~ per rimedio, non senti? SPANÒ. Per rimedio, signora! Sembra anche a me la risoluzione migliore! }Pensi anche al signor cavaliere, signora... j BEATRICE. Ma ch e dite? Volete davvero che passi p er pazza davanti a tutto il paese? GIAMPA. Ma davanti a tutto il paese, lei, signora, non ha bollato con un marchio d'infamia tre persone? Uno, d'adulterio; un'altra, di sgualdrina; e me, di becco? Ah, lei vorrebbe dirlo soltanto d 'aver commesso una pazzia? Non basta, signora! Deve dimostrare d'esser pazza- pazza davvero.,.._ da chiudere! BEATRICE. Pazzo da chiudere sarete voi! GIAMPA. Nossignora. Lei . Per il suo bene! E lo sappiamo tutti qua, che lei è pazza. E ora deve saperlo anche tutto il paese. Non ci vuole niente, sa, signora mia, non s'allarmi! Niente ci vuole a far la pazza, creda a me! Gliel'insegno io come si fa. Basta che lei si metta a gridare in faccia a tutti la verità. Nessuno ci crede, e tutti la prendono per pazza! BEATRICE (furente, convulsa) Ah, dunque voi lo sapete che io ho ragione, e che avevo ragione di far questo? IL BERRETTO A SONAGLI 2II . . l CrAMPA. N 0 · Ah· ' no ·l Volti la pagma, signora ,, iu. Se lei volta la pagina, vi legge c1le nm: c el p l ondo di chi crede d'aver ragwne . pazzo a m · d" fare da! vada! si prenda questo piacere, l V. 1a,tre va mesi la pazza per d a:-rvero .1 .L e par cosa er . daFare il pazzo! Potessi farlo w, come piace rebbe a me! Sferrare, signora, qua ~ulla? Indica la tempia sinistra col solito gesto: davvero tutta la corda pazza, cacciarmi ?no orecchi il berretto a sonagli della pazzla e ag l d . pl. azza a sputare in· faccii-L all;;J,. gente scen ere ln c ~ orte la verità. La cassa dell'uomo, signora, com ~ rebbe di vivere, non cento,. m~ . duece?t an~l. Sono i bocconi amari, le ingmstlzre, le mfa~le, le re otenze, che ci tocca d'ingozzare, c~e c m~ lo stomaco! il non poter sfogare, .·- e 1a valvola il non potere apm . - della l Sp o.zzm , la· Lei può aprirla: ringrazii Dw, signora.. ~ra sua' salute, per altri cent'anni! - CommCI, cominci a gridare! pe~. p . frà~id~no signo~a; BEATRICE. Comincio a gridare? GIAMPA. S1,' ecco .l Qual· in faccia a suo fratello! Glielo spinge davanti. For za! in faccia al Delegato! Glielo spinge davan ti. a l In faccia a me! E si persuada,_ s_ign?ra, eh~ Folrz da pazza lei poteva pigliarsl 11 placere dJ so am _ . , ., . liTidarmi in facCia : « Beee.1 >> b ~nte BE/\TRiCE. 11 si: JJ,,;(; .. ve lo Jn si: b,ic,;! b, .; ; ! Bcutricc! . l nua. AssuNTA debbo pazza! ·-Z<1 '~ chiudcrLJ! ,~-- Balla dalla conteni, ;:_za, b:!ltuzdo le mrmi. !t fomento anche alle t pazza! È pazza! d~, l11Zll11C0ffll0 T 32 LUIGI PIRANDELLO COSf È (SE VI PARE) SIGNORA FROLA (alzandosi). Oh, si! gliel'ho detto. Perché è tanto buono - credano! Come non potrebbe essere di piu! - Abbiamo ognuno le nostre debolezze, e bisogna che ce le compatiamo a vicenda. SrGNORA CINI (dall'angolo della stan::;a, dove si sarà rincantucczala per nascondere il jJianto, con stridula esplosione). Le lagrime le tremavano nella voce! Saluterà la signora Amalia. Signora. Saluterà le signore Sirelli e Cini, poi Dina; poi llo/gendosi al Consigliere Agav;i: Mi avrà scusato.~ , . T ri/} 4 ~~ " ~U<- \ AGAZZI. Oh, signora, che di ce ! Le siamo gratissimi deiia visita. {v~·~) AMALIA. Già! quando ha detto che altro che cento scalini salirebbe, pur di stringersi al cuore la figliuola! LAUDISI. Io per me ho notato sopratutto uno studio, dico di piu, un impegno di guardare ùa. ogni sospetto il genero! SIGNORA SIRELLI. Ma che! Dio mio, se non sapeva come scusarlo! f SrRELLI. Ma che scusare! la violenza? la barbarie? SIGNORA FROLA (saluterà col capo Sirelli e Laudisi, poi volgendosi alla signora Amalia). No, prego ... stia, stia, signora .. : non s'incomodi ... A AMALIA. Ma no, è mio dovere, signora. l La signora Frola esczra accompagnata dalla signora Amalia, clze rientrerà poco dopo. ~._.r-../'• l SrRELLI. Ma che! ma che! Vi siete contentati deiia (. . ') l. spiegazione? ..e:. ?.. .6. ...~...v T p .u..~ ,. " 1\.GAZZI: M~ . ~ Qua ci deve esser sotto chr sa che mrsJ.tto~.J:Vv~ ~ i&L~>l.<.N> • SIGNORA SrRELLI. E chi sa quanto deve soffrire quel povero cuore di madre! DrNA. Ma anche la figliuola, Dio mio! Pausa. 33 SCENA QUINTA CAMERIERE, DETTI, poi d SIGNOR PoNZA. CAMERIERE (presentandosi sulla soglia) . Signor Commendatore, c'è il signor Ponza che chiede d'esser ricevu to. SIGNORA SrRELLI. Oh ! lui! S01presa generale e movimento di curiosità ansiosa, an;d quasi sbigottimento. AGAzzr. Ricevuto~ da me? ~~ l CAMERIERE. Sissignore. Ha detto cosi. SIGNORA SrRELLI. I Per cari:à, Io riceva qua Commendatore! - t Ho q uas1 pau ra; ma una grande curiosità di vederlo da vicino, questo mostro! ~·V 34 LUIGI PIRANDELLO COSI È ( sE VI PARE) AMALIA. Ma che vorrà ?j . AGAZ~r. Sentiremo) Sedete, sedete. Bisogna star seduti. ::_) j,_~ Al cameriere: Fallo passare. {l cr:zmeriere s'inchinerà e andrà via. Entrerà poco dopo zl szgnor Ponza. Tozzo, bruno, dall'aspetto quasi truce tutto vestito di nero, capelli neri, fitti, fronte bassa' grossi baffi neri. Stringerà continuamente le pugna ; parlerà con sforzo, anzi con violenza a stento contenuta. D1: tratto in tratto si asciugherà il sudore con un fazzo letto listato di nero. Gli occhi, parlando, gli resteranno costantemente duri, fissi, tetri. ( 11 rfr"- ~ ) '~ ) AoAZzrL Venga, venga avanti, signor~ Ponza !J .J ~!At--Ò l~ Presentando/o: l Il nuovo segretario signor Ponza: la mia signora la signora Sirelli - la signora Cirri - la mia figliuola - il signor Sirelli - Laudisi mio cognato. -{_S'accomodi . j 35 PoNZA. - non per questo signor Commendatore. LTengo anzi a far sapere che la signora Frola, mia suocera, sarebbe venuta senza dubbio prima che la sua signora e la signorina avessero la bontà di degnarla d'una loro visita, se io non avessi fatto di tutto per impedirglielo, non potendo pennettere che ella faccia visite o ne riceva. _ (/ ~ ~ AGAZZI (c?!!._fieTO ri!!!!_timento). Ma per~~ scusi? ( {M.J ~) PoNZA (alterandosi semjm piu, nonostante gli ·sforzi per contenersi). Mia suocera avrà parlato a l or signori della sua figliuola; avrà detto che io le proibisco di vederla, di salire in casa mia? AMALIA. Ma no! La signora è stata piena di riguardo e di bontà per lei ! DINA. Non ha detto di lei altro che bene! AGAZZI. ~che s'ast~alire in casa della j' ~-r; ~ figliuo la, per un riguardo a un suo sentimento, ~~~ Ì che noi francamente le diciamo di non compr\ndere. l PoNZA. Grazie. Un momento solo e tolgo l'incomodo. ~{):)~.W_. ) <-v ..,<. AG$ r. Anche quando{ i siajla mamma da andare "" l -1. a vedere ~ la mammar:he non sta piu con noi? ~~ ~ COSf È (sE VI PARE) rà ca, quando poi abbia lassu il premio di potersi stringere al cuore la propria figliuola. AMALIA. Ma la signora andrà lei a vedere la figliuola! SIGNORA SrRELLI (trionfante). Ah, ecco ! Lo dice\·amo noi, signora! Ci dev'essere una ragione! SIGNORA FROLA (subito). Ah, certo! Come no? Una o due volte al giorno ci vado! AMALIA (con intenzione). C'è, vedi, Lambcrto? c'è una ragione! f SIRELLI. E sale, una, due volte al giorno, tutte quelle scale, fino all'ultimo piano di quel casone? fSrRELLI (pronto). Suo genero, eh? SIGNORA FROLA (smorendo, tentando ancora di volgere in riso il supplizio di quest'interrogatorio). Eh, no; non salgo, veramente. Ha ragione, signore: sarebbero troppe per me. Non salgo. La mia figliuola s'affaccia dalla parte del cortile é... e ci vediamo ci parliamo. ' r- SrGNORA FROLA. Oh, ma per carità, non__pensino male di lui! È un cosi bravo giovine! Lor signori non possono immaginare quanto sia buono! Che affetto tenero e delicato, pieno di premure, abbia per me! E non dico l'amore e le cure che ha per la mia figliuola. Ah, credano, che non avrei potuto desiderare per lei un marito migliore! SIGNORA SIRELLI. Cosi soltanto? Oh! Non la vede mai 'da vicino? DINA (cingendo col braccio il collo della madre). Io, figlia, non pretenderei che mia madre salisse per me novanta, cento scalini; ma non potrei contentarmi d_i vederla, di parlarle da lontano, senza abbracciarla, senza sentirmela vicina. SIGN~RA FROLA (vivamente turbata, imbarazzata). Ha ragwne! Eh si, ecco, bisogna che io dica. -Non vorrei che l~ro pensas~ero della mia figliuola quello c~e non. e; che abbia per me poco affetto, poca considerazione. E anche di me che sono la mam~a ... ~ovanta, cento scalini non possono essere Impedimento a una madre, sia pur vecchia e stan- SIGNORA SrRELLI. Ma ... allora? SIGNORA CrNr. Non sarà lui, alloraÌ la ragione! lvv ,P., , t-· ~ \ f.:,.K:> ~ /' / ]. . l_ AGAzzt 1vfa certo. Non mi s'é"mbra almeno E.Q§Sibile · H-v llltn ~ ~.t,"' i;;__, ch'egli proibisca alla mtglief di andare a trovar la B 1J. madre\( o alla madre di salire in casf pcr stare un po' insieme con la figlietla! h-\,., V.). SIGNORA FROLA. Proibire, no! Io non ho detto che sia lui a proibircelo! Siamo noi, signor Consigliere, r io ~mia figlia: ce ne asteniamo noi, spontaneamente, creda, / er un riguardo a lui. . . J. ~ ' AGAZZ{I. E come, scusi, di che potrebbe offendersi Le lui? Non vedo ! p-· .:?'- Ì.Ov~V0 u.~ ·~ (f'w_ ~ ~ r--.: ~evn· -t~) r i r vv LUIGI PIRANDELLO COSI È (SE VI PARE) /r , 'S'IGNORA FROLA: Non offendersi, signor Consigliere. --: È ~n s.entlmento ... - un sentimento, signore mre, drfficrle forse a intendere. Quando si sia inteso, però, non piu difficile - credano - a compatire; quantunque importi senza dubbio un sacrifizio non lieve, tanto a me quanto alla mia figliuola.. ' "'"~ AGAZZI. · Rrconoscera che almeno è 1strano, tl{;to ~ue~to_che_ki ci dice, signora. f ' . -.__ . l SIR~.L~I: Già, e tale da suscitare e legittimare ]a cunosrta. n o. - ( . . r:r l ~ '-[1;.,;2.. l~ \M....z_ ) AGAZZI. Anche, fdiciamo, [qualche .sospetto. SIGNORA FROLA. Contro di lui? No per carità non . .'Ch e sospetto, srgnor · ' ' d rea Consigliere? v\1\ _,- ~ . ~GAZZI. Nessuno! Non si turbi. Dico/che si potrebber •l sospettare." .. ._ SIGNORA FROLA. No, no! E di che? Se il nostro accordo. è perfetto! Siamo contente, contentissime, tanto 10, quanto la mia figliuola. SIGNORA SIRELLI. Ma è gelosia forse? SIGNORA FRou.. Per la madre? Gelosia? Non credo che si possa chiamare cosi. Benché, non saprei veramente. - Ecco: egli vuole il cuore della moglie tutto per sé, fino al punto che anche l'amore che, la mia figliuola deve avere per la sua mamma (e ~ ~mmette, come no? altro!) Ma vuole che mi arnvr attraverso lui, per mezzo di lui, ecco! ' /)M. '/ JR.wUVVJ.t,·or-:> h -V: AGAZZI. Oh! Ma scusi . Mi sembra una crudeltà \ bella e buona,~codesta ! SIGNORA FROLA. No, no, non crudeltà! non dica crudeltà, signor Consigliere! È un'altra cosa, creda! Non riesco a esprimermi ... -·Natura, ecco. Ma no ... Forse, oh Dio mio, sarà magari una specie di malattia, se vogliono. È come una pienezza di amore - chiusa - ecco, si, esclusiva; !J.ella quale la moglie deve vivere, senza mai uscirne; ·e nella quale nessun altro deve entrare. DINA. Neppure la madre? l SrRELLI. Un bell'egoismo, direi! SIGNORA FROLA. Forse. Ma un egoismo che si dà tutto, come un mondo, alla propria donna! Egoismo, in fondo, sarebbe forse il mio, se volessi forzare questo mondo chiuso d'amore, quando so ch e la mia figliuola ~i vive felice; cosi adorata! Questo, a una madre, signore mie, deve bastare, non è vero? - Del resto, se io la vedo la mia figliuola e le p arlo ... Con graziosa mossa confidenziale: Il panierino che vado a tirare là nel cortile, porta su e giu, sempre, due paroline di lettera, con le notizie della giornata. - Mi basta questo. - E ormai; già mi sono abituata; rassegnata, là, se vogliono ! Non ne soffro piu. AMALIA. Eh, dopo_tutto, se son contente loro!

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